28 giugno 2019

Il lai del caprifoglio:

Realizzo ora il proposito di un mesetto fa: esporre contenuti e analisi di uno dei testi che faceva parte del mio programma d'esame di Filologia romanza.
Si trattava di un corso obbligatorio sulle opere più importanti e più significative composte in Europa nel Medioevo, con approfondimento sulla figura di Maria di Francia e i suoi lais, ovvero, i suoi racconti in versi.
E questa è stata una buona occasione per me di imparare qualcosa in francese antico!

MARIA DI FRANCIA:
Maria di Francia, miniatura del XIII° secolo

Nella letteratura medievale, avere il nome di un autore è già molto, considerando che, sia in ambito artistico che in ambito letterario, l'anonimato era molto frequente.
In questo caso abbiamo un nome con un toponimo generico (la Francia).
Della biografia di quest'autrice non sappiamo nulla, anche se la critica le attribuisce ben tre opere: i Lais, l'Espurgatoire e l'Ysopet, tutte e tre composte nel corso del XII° secolo.
L'Espurgatoire racconta sostanzialmente le sofferenze del Purgatorio, l'Ysopet invece è una raccolta di favole che vede come protagonisti degli animali che incarnano dei ruoli e che rimandano a delle caratteristiche umane. Ad esempio, penso al riassunto di una favola il cui protagonista è un corvo ingannato da un volpe: il corvo affamato prende un pezzo di formaggio esposto su un davanzale e, successivamente, si posa sul ramo di un albero accanto alla finestra. Allora sopraggiunge la volpe che esalta la bellezza del corvo e lo esorta a cantare, con un discorso del genere: "Mi piacerebbe scoprire se il suo canto è bello come il suo aspetto!". Il corvo, nell'aprire il becco, fa cadere la sua razione di cibo e quindi la volpe, con questo stratagemma, riesce a rubargli il pranzo. 
In questa situazione dunque, la volpe è l'astuto, il corvo l'orgoglioso e il vanitoso.

Ad ogni modo, risulta pressoché impossibile attribuire un'identità precisa a Maria di Francia.
Studiare questa scrittrice è stato più o meno come studiare la complessità della figura di Omero in letteratura greca, perché anche Omero, nelle questioni letterarie, non ha affatto un'identità chiara e definita.
Sono state avanzate varie ipotesi per poter collegare il nome di Maria di Francia ad una persona veramente esistita.
Si è pensato che potesse essere o la sorellastra di Enrico II°, o la sorella minore di Thomas Beckett, oppure anche una figlia di Luigi VII° ed Eleonora d'Aquitania.
Addirittura, un filone della critica letteraria medievale sospetta che, dietro al nome di Maria di Francia, si celino molte identità, e che quindi i 12 lais della raccolta siano stati composti da varie mani.
Certo, è strano e notevole che degli scritti medievali siano stati ricondotti a un nome femminile.
D'altra parte, i "lais" erano un genere letterario che, secondo l'opinione dell'epoca, interessava soprattutto le donne, dal momento che le tematiche principali erano l'amore e l'avventura del viaggio.

LA FIGURA DI ENRICO II° PLANTAGENETO:

Secondo lo storico Pietro di Blois, Enrico II°, oltre ad essere dotato di grande abilità politiche e militari, era anche un sovrano di notevole cultura.
Dopo essere salito al trono e dopo il matrimonio con Eleonora d'Aquitania, si era subito preoccupato di espandere il regno, che in pochi anni andava dai Pirenei all'Irlanda del nord. Al 1154 risale la conquista dell'Inghilterra.

Presso la sua corte, Enrico II° aveva provveduto alla promozione della letteratura e della ricerca storica, per cui al suo servizio vi erano tutti gli intellettuali di spicco dell'epoca (Giovanni di Salisbury, Thomas Beckett e il già menzionato Pietro di Blois).

E' sempre Pietro di Blois a descriverlo come un carattere irrequieto (incapace di stare seduto), eloquente, brillante, amante della poesia e molto autorevole.
Nei suoi anni di regno, Enrico II, aveva saputo favorire un ambiente culturale cosmopolita, nel quale potevano convivere la sensibilità religiosa con tutte le implicazioni dell'amor cortese.

CHEVREFOIL:

Caprifoglio
E' questo il titolo in lingua originale. In italiano è "Il lai del caprifoglio", lungo 118 versi.
Ve lo propongo perché è uno di quelli che preferisco e perché il contenuto narra un episodio della storia di Tristano e Isotta che risulta assente in tutti gli altri manoscritti.

Il contenuto è questo: Tristano, a servizio di suo zio Marco re di Cornovaglia, si innamora, ricambiato, di Isotta. Per questo motivo, re Marco decide di esiliarlo e Tristano dunque si trova costretto a ritornare nella sua terra natale, il sud del Galles, e a languire lontano dall'amata.
In Galles rimane per circa un anno, finché, oppresso dalla nostalgia, decide di ritornare di nascosto in Cornovaglia, dove si rifugia presso contadini e boscaioli.
Poi arriva anche l'occasione di incontrare Isotta in assenza del re: alcuni contadini informano Tristano sul fatto che un corteo di cavalieri, conti e baroni si sta dirigendo a Tintagel per una festa regale fissata nel giorno di Pentecoste. Con loro ci sarà anche Isotta.
Tristano allora escogita una soluzione per poter riabbracciare la donna amata: 

vv. 49-60:

Sur le chemin que il saveit
Que la rute passer deveit,
Une codre trencha par mi,
Tute quarreie la fendi.
Quant il ad paré le bastun,
De sun cutel escrit sun nun.
Se la reïne s’aparceit,
Ki mut grant garde s’en perneit – Autre feiz li fu avenu
Que si l’aveit aparceü –
De sun ami bien conustra
Le bastun, quant el le verra.


Sul sentiero che egli sapeva
che doveva passare il corteo,
taglia a metà un nocciòlo,
lo fa squadrato,
e quando il ramo è pronto,
con un coltello ci scrive il suo nome.
Se la regina se ne accorge,
che molta attenzione ci porge,-
altre volte era accaduto
che così si era accorta di lui-
Del suo amato ben vedrà
il ramo, quando lì giungerà.

Il momento del loro incontro giunge: Isotta a cavallo scorge il ramo di nocciòlo, ordina al suo seguito di cavalieri di fermarsi, legge il nome di Tristano e si reca nella foresta per riabbracciarlo.

In questi versi qui sotto diviene anche comprensibile il motivo del titolo:  

vv. 68-76: 
D’euls deus fu il tut autresi
Cume del chievrefoil esteit
Ki a la codre se perneit:
Quant il s’i est laciez e pris
E tut entur le fust s’est mis, 

Ensemble poënt bien durer,
Mes ki puis les voelt desevrer,
Li codres muert hastivement
E li chievrefoilz ensement.

Di loro due avvenne
come del caprifoglio 
che sia avvinghiato al nocciòlo:
quando si è ben attaccato
e attorcigliato tutto intorno al fusto,
insieme possono durare a lungo,
ma se li si vuole dividere,
il nocciòlo muore rapidamente,
e il caprifoglio altrettanto.

Come Odoardo e Gildippe nella Gerusalemme Liberata, due coniugi cristiani che, nel XX° canto, durante la battaglia finale per la conquista del Santo Sepolcro, muoiono simultaneamente in battaglia, e vengono paragonati all'olmo e alla vite.

E' un lai che prevede il lieto fine: nonostante, dopo questo incontro, Tristano e Isotta si trovino costretti a separarsi, a fine esilio, re Marco permette di nuovo al nipote di ritornare nel regno.

*A fine post, preciso che molti lais di Maria di Francia portano come titoli i nomi di cavalieri, per cui nomi maschili ("Lanval", "Equitan", "Guigemar", "Yonec", "Milon", "Eliduc").
Non tutti interessanti ("Lanval" e "Guigemar" mi sono comunque piaciuti). Molti lais tendono a relegare ai margini i personaggi femminili, che di solito assecondano i desideri degli uomini.

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