20 marzo 2020

Gli haiku nella letteratura giapponese dal Seicento al primo Ottocento:

Bisogna amare l'autentico e l'essenziale 
per poter scorgere la bellezza.


Siamo in un periodo veramente molto difficile. Dobbiamo tutti rimanere nella nostre case per evitare di aumentare i contagi e di peggiorare ulteriormente una situazione già molto grave e drammatica. Ci saranno altre primavere, ci saranno mille altre occasioni per poter passeggiare all'aperto e per poter divertirsi in modo sano in compagnia. Ci saranno periodi migliori, ma vi prego: non siate egoisti, state a casa, come ha detto il presidente Conte. 
Abbiate almeno un po' di compassione per i familiari delle vittime di questa nuova "peste" che non possono celebrare i funerali e abbiate rispetto per il lavoro di medici e infermieri di tutta Italia. Volete liberarvi di questa polmonite contagiosa che può diventare letale? Allora seguite le regole di isolamento coatto. E forse, o quest'estate o quest'autunno o prima di Natale, potremo riavere le nostre vite sociali. Vi prego, vi prego, vi prego... 
Mi mancano i miei zii, i miei cugini, mi manca andare all'Università, mi mancano gli eventi culturali, lo sport, mi manca partecipare fisicamente alle iniziative del CPG (centro pastorale giovani). Vi prego, vi prego vi prego: comportatevi bene! Gli ospedali della Lombardia sono al collasso, a Parma e a Piacenza sono più i morti dei guariti... 
Io credo che in questo dramma dovremmo riservarci dei momenti di riflessioni, dei momenti delle nostre giornate divenute vuote e tutte uguali per leggere, interiorizzare racconti, romanzi, poesie, anche brani del Vangelo... Approfittiamo per rieducare noi stessi alla bellezza e al vero senso della vita.
Volete un consiglio? Spegnete la televisione (che ad ogni ora del giorno ci ricorda il Coronavirus) e cercate di combattere la paura, la noia e l'ansia con una piacevole lettura. 
Ho deciso che questo blog, da adesso, diverrà ancora di più una delle vostre fonti di letture per spunti di pensieri.
Oltre a studiare e ad essere quasi in pari con le video-lezioni, ho anche tempo per leggere dell'altro, sotto l'ombra di una pianta (=chiaro, è dal 9 marzo che non vado più in giro, ma la mia casa è fuori paese ed è circondata da tre campi recintati. E lo stesso non sto fuori molto, mi concedo solo un'oretta d'aria).


Le foto della natura che vedrete sotto sono state scattate in questi ultimi giorni. E' tutto rigorosamente dentro il recinto di casa mia.

COS'E' L'HAIKU?


Probabilmente avrete già sentito parlare di questa particolare forma poetica. Particolare sì, perché formata da soli tre versi: un quinario (5 sillabe) + un settenario (7 sillabe)+ un altro quinario (5 sillabe).
Originariamente era la prima strofa di un componimento più lungo ma, nel corso del XVII° secolo, aveva iniziato ad acquisire un'autonomia sempre più crescente, fino a divenire un genere a sé.
Un esempio concreto di haiku è questo: 


Piccoli fiori
nascono sugli alberi
scossi dal vento.


L'ho creato io. Se contate bene le sillabe delle parole capite anche che i conti tornano.
Gli haiku sono in prevalenza poesie su elementi naturali: vengono menzionati fiori, piante, fenomeni meteorologici (pioggia, grandine, temporali, vento), ambienti vasti e imponenti come il mare e la montagna. Ho notato inoltre anche che ricorre frequentemente il motivo del notturno, con la luna.

AUTORI DI HAIKU NEL SEICENTO:

ITO SHINTOKU (1634-1698):


Ito Shintoku, appartenente al ceto della borghesia mercantile, era nato a Kyoto nel 1634 e aveva ricevuto, a partire dall'adolescenza, una formazione letteraria e artistica. Durante i suoi viaggi per affari, era venuto a contatto con la Scuola di Danrin, circolo poetico situato ad Edo (odierna Tokyo).
Di Shintoku propongo due haiku:

1) pioggia:
attraversa il mio cancello
un mazzo di iris

Precisazione che vale anche per i prossimi componimenti: nella traduzione italiana il conto delle sillabe non torna perché c'è già nella versione in giapponese che qui non viene riportata. 
Non è un blog di lingue orientali, è un blog gestito unicamente da una giovane appassionata di letteratura, in particolare di quella italiana.


Carina l'immagine dei fiori che "si fanno strada" attraverso un manufatto umano. Il mazzolino di iris che attraversa il cancello della casa dell'autore è un'immagine semplice e pura e, a mio avviso, ricorda a tutti noi che la natura è un dono da scrutare e da amare. La  semplice bellezza della natura è un dono. 
Mi ritorna in mente allora un aforisma di Ungaretti, poco noto: Tra un fiore colto e l'altro donato, l'inesprimibile nulla. Da adolescente ero affascinata da queste espressioni, e le avevo interpretate così: il fiore colto è il dono ricevuto, il fiore donato è un qualcosa dato con amore. L'inesprimibile nulla è fatto di piccole cose che però danno un senso alla vita.
Prima che si sapesse dei contagi da Coronavirus ho ricevuto uno dei più confortanti doni che un essere umano possa ricevere nel corso dell'esistenza: una sera io e un ragazzo siamo andati ad un evento al quale entrambi volevamo partecipare e lì c'è stata l'occasione di parlarsi per davvero e per la prima volta... Abbiamo parlato molto, ascoltandoci... E alla fine ci siamo salutati con un abbraccio. Lui ha preso l'iniziativa, e io l'ho ricambiato volentieri, perché mi sono sentita compresa, accettata, non derisa. E' stato come se l'avessi sentito di fianco a me (a dire il vero, era seduto di fianco a me!!) lungo una strada larga, deserta e silenziosa nel buio di una notte senza stelle.
Di questo avrò bisogno, quando il virus sarà morto: di ritrovare fiducia negli altri.

2) plenilunio d'autunno:
illuminerà anche
delle nascite

In questo haiku c'è una luna piena, in una notte d'autunno, che sembra "benedire" delle vite in arrivo. Non c'è paesaggio: non c'è erba, né acqua, né fiori, né piante.
L'autunno in letteratura (a partire dalla Grecia antica fino a Ungaretti compreso) spesso richiama alla decadenza della vita, alla precarietà dell'esistenza, al tempo che, nella vita di ognuno, scorre inesorabilmente. Ma qui invece l'autunno è pienezza, stagione che favorisce nuove vite.
Per concludere, vorrei rimandarvi all'incipit di un componimento di D'Annunzio: 

O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,

o falce d’argento, qual mèsse di sogni

ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!



La luce lunare brilla sull'acqua (probabilmente su un mare calmo) ed è una falce argentea al cui chiarore "ondeggiano" i sogni degli uomini (sogni non intesi soltanto come sogni notturni ma anche come desideri, speranze, aspirazioni).
La nascita è gioia e speranza, i sogni sono speranze di realizzazione.

MATSUO BASHO (1644-1694):


Preciso subito che "basho" in giapponese è l'albero di banano. Era il suo pseudonimo.
Basho proveniva da una famiglia di samurai. Nel 1666 era avvenuta una svolta importante nella sua vita: a seguito della morte di un amico aveva deciso di vivere una vita ritirata e aveva iniziato a scrivere poesie. Nel 1672 si era trasferito a Edo ed era entrato a far parte della scuola di Danrin ma, 10 anni dopo, quando un incendio su Edo aveva bruciato la sua casa, aveva iniziato a viaggiare, divenendo un eremita errante. A Osaka, assalito da una febbre, era morto nel 1694.

1) malattia nel viaggio:
i miei sogni si librano
sui campi desolati

Per come ho voluto leggerla io, trovando dei significati inerenti all'esistenza e alla psiche umana:
-il viaggio è il viaggio della vita.
-la malattia può essere la tristezza, il dolore, lo scoraggiamento presente.
-i campi desolati potrebbero essere simbolo di un presente deludente e arido, senza relazioni vere.
-i sogni rappresenterebbero dunque le speranze e la fiducia nel futuro.

2) chiare cascate:
tra le onde si infilano verdi
gli aghi dei pini.


Ecco, questa immagine delle cascate mi rimanda alle mie vacanze e alle mie gite (i bei tempi in cui si poteva viaggiare e allontanarsi da casa!) alla foresta di Camaldoli (appennini aretini) e ai torrenti del Trentino.
In che senso però tra le onde si infilano verdi/gli aghi dei pini? Si infilano perché le loro immagini si riflettono nell'acqua grazie al sole che genera le loro ombre? Oppure si infilano perché semplicemente sono caduti dai pini a cui appartenevano?

AUTORI DI HAIKU NEL SETTECENTO:

YOSA BUSON (1715-1783):

Era conosciuto, anche in Giappone, soprattutto come pittore. Era figlio di agricoltori. A 20 anni però aveva lasciato le campagne per trasferirsi a Edo, dove si era dedicato alla pittura e alla poesia. Aveva inoltre approfondito le sue conoscenze letterarie grazie ai discepoli di Shintoku e di Basho. Nel 1751 si era trasferito a Kyoto, dove si era sposato e aveva auto una figlia. La sua pittura si era fatta sempre più raffinata ed era divenuto una figura di considerevole rilievo presso i circoli letterari della città.
In poesia "traspone sulla carta ciò che vede con vivida grazia". 
"La sua è una poesia dell'occhio, sensuale e immediata". Una poesia visiva insomma.
E' il mio autore preferito di haiku.

1) Cade
nel buio del vecchio pozzo
una camelia


Concentriamoci prima di tutto sulla disposizione delle parole. E' un haiku in cui il soggetto di "cade", ovvero, la camelia, è separato da due sintagmi: "nel buio" è il primo (complemento di luogo circoscritto) e "del vecchio pozzo" (complemento di specificazione) è il secondo.
E' una poesia retta da un iperbato. 
E' una camelia che cade o il fiore di una camelia? Sicuramente si trova sull'orlo di un pozzo.
Io mi sono chiesta: perché quel fiore cade? Perché c'è il vento? O perché è appassito?

2) chiaro di luna
il pruno bianco torna
albero invernale



E' una sera primaverile. La luce lunare crea il "magico" effetto di far assomigliare alla neve dei fiori bianchi. La delicata luce della luna fa sembrare innevati i rami degli alberi.
Notate quanto Buson è preciso nel lessico botanico e floreale? Prima ha detto "camelia" e ora scrive "pruno". 
Se poteste leggere una poesia di Zanzotto, contenuta in "Dietro il paesaggio" e intitolata "Via di miseri", notate che ricorre più di una volta il sintagma "peschi rosei", invertito anche in "rosei peschi".
Pruno bianco: sostantivo + aggettivo, e più precisamente: tipo di pianta+ aggettivo cromatico/ peschi rosei: anche qui, sostantivo+ aggettivo e soprattutto: tipo di pianta + aggettivo cromatico.
Zanzotto si riferisce ai peschi che, intorno a Pasqua, fioriscono sulle colline trevigiane. Durante una sfilata di carnevale a Pieve di Soligo era stato fatto sfilare su un carro un pesco cin dei fiori finti.

3) si oscura la montagna,
e ruba il rosso
alle foglie dell'autunno.


E' un haiku formato da due frasi legate da uno stesso soggetto (la montagna) e dalla congiunzione "e". Qui il sole è tramontato da poco. La montagna è "ladra di luci" e di riflessi di colori caldi: gli ultimi riflessi di un sole che sta scomparendo appaiono sulle rocce della montagna, non più sulle foglie, già colorate dalla stagione autunnale.

TAKAI KITO (1741-1789):

Era nato a Kyoto e suo padre ed era divenuto discepolo di Buson.

1) monti lungo la costa:
tra i pini piccoli
le acque di primavera.


Questa è una poesia nominale, come alcune poesie di Pascoli. Voglio dire che è senza verbi. 
Belli risultano quei luoghi in cui l'impeto del mare si concilia con l'imponenza dei monti, come succede nei dintorni di Trieste.
Non è molto chiaro il senso dell'ultimo verso "le acque di primavera". Quali acque? 
Si tratta di un fiume o di torrente che scorre lungo i pendii del monte, in mezzo a una zona ricca di pini? In questo senso, il fiume/torrente sarebbe emblema della freschezza primaverile.
 O si tratta forse di pioggia che cade? O di gocce di pioggia da poco caduta su aghi di pini?

AUTORI DI HAIKU TRA SETTE E OTTOCENTO:

KOBAYASHI ISSA (1763-1828):

Anch'egli era figlio di agricoltori.
La sua vita è stata molto infelice: a due anni era rimasto orfano di madre e pochi anni dopo il padre si era risposato con una donna che tiranneggiava Kobayashi. Per salvarlo dalle angherie, il padre aveva deciso di mandarlo a studiare a Edo. Kobayashi aveva dunque compiuto studi letterari e rivela un'intelligenza notevole. Una volta conclusi gli studi aveva intrapreso molti viaggi. Le sue peregrinazioni giovanili ricordano quelle di Basho.
Dopo la morte del padre e della matrigna aveva dovuto risolvere una dolorosa controversia ereditaria con il fratellastro.
Nel 1812 si era sposato. I suoi 4 figli sono tutti morti in tenera età e anche sua moglie è morta molto prima di lui. La nuova moglie, che naturalmente era molto più giovane di lui, era rimasta vedova al sesto mese di gravidanza, nel 1828.

1) perle di rugiada:
in ognuna vedo 
il mio villaggio

Ha ragione Issa, a paragonare a delle perle le gocce di rugiada. Anche a me sono sempre sembrate così. Deve aver scritto questo haiku nel periodo dei viaggi, in una mattina in cui la rugiada sull'erba gli aveva suscitato il ricordo dolcemente nostalgico del proprio luogo d'origine.

2) improvvisamente spoglio,
solenne sta
l'albero di paulonia

Con l'inizio dell'inverno la paulonia si rivela in tutta la sua maestosità senza foglie.

3) villaggio di montagna:
il plenilunio d'autunno arriva
nella mia zuppa


Molto originale! Ambiente esterno (il villaggio di montagna di sera) e ambiente interno (stanza in cui il poeta sta cenando) sono legati dal plenilunio che lascia dei riverberi luminosi nella zuppa del poeta. Il poeta cena e, in un certo senso, il chiaro di luna gli fa compagnia!


PROPOSTA INTERESSANTE!!

GOFFREDO PARISE, "FAME", IN "SILLABARI", 1972:

https://drive.google.com/drive/u/0/my-drive

Se cliccate sul link sopra potete trovare le fotocopie di un racconto di Parise intitolato "Fame". E' un racconto inserito nei "Sillabari", raccolta i cui molti titoli, raccolti per volontà dell'autore in ordine alfabetico, rimandano a sentimenti umani e a condizioni umane.
Dopo che avrete letto il racconto aprite il file pdf intitolato "Considerazioni su Fame". Sono lì le mie riflessioni sul testo che possono offrirvi degli spunti di attualità.


N.B. Da adesso fino alla fine di maggio, per accompagnarvi in questa difficile primavera che ci aspetta, alla fine di ogni post dedicato o a poesie o a recensioni di film e/o di romanzi troverete il rimando alla mia pagina di Google Drive. E' qui che, oltre a leggere racconti e/o poesie, troverete anche le mie riflessioni in merito e per l'appunto delle occasioni per elaborare i contenuti di quei racconti e di quelle poesie.



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