26 luglio 2021

"Lo Hobbit", J.R.R. Tolkien, pt.2 + una riflessione iniziale sul film "Il Ritorno del re":

Prima di continuare a trattare le creature presenti in questo romanzo di Tolkien vorrei esporvi una breve riflessione sul terzo film della saga del Signore degli Anelli

Vi rimando qui sotto al link che riguarda la prima parte della recensione dello Hobbit:

https://riflessionianna.blogspot.com/2021/07/lo-hobbit-j-rr-tolkien-pt1-una.html

Avevo concluso la prima parte con Gollum e ora, grazie al Ritorno del re, riparto da Gollum per poi continuare con il popolo degli elfi silvani, Smaug e Thorin.

"IL RITORNO DEL RE":

Questo terzo film è, a mio avviso, una mezza via tra il fantasy e l'horror. Si parte proprio con la storia di Smeagol/Gollum. 
Per impossessarsi dell'anello Smeagol ha ucciso. E, proprio come Caino nell'Antico Testamento, viene maledetto e dimentica, con il passare del tempo, tutto ciò che conta per davvero, persino la sua identità originaria. Si imbruttisce, è completamente solo, trascorre i secoli nelle profondità di una caverna fredda e scura. E si sviluppa la sua doppia personalità... Doppia senza ombra di dubbio, ma Gollum, che è la parte avida, viscida, infida e malvagia riesce sempre ad avere la meglio su Smeagol. 

Quando vedo Gollum penso ad una frase che Dio rivolge a Caino, poco prima che quest'ultimo uccida Abele: se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo. (Genesi, 4, 7)


Ritornerò su questa frase in un futuro prossimo quando svolgerò la recensione di un romanzo di Forster intitolato Passaggio in India. Io lo sto terminando in lingua originale senza problemi: d'altra parte sono al livello B2 riconosciuto da un insegnante di madrelingua inglese. 
Secondo me una buona traduzione in italiano di Passaggio in India sarebbe una lettura adatta a Don Diego, alla sua immensa sensibilità e alla sua vasta cultura. Magari lo ha già letto o magari ha visto il film (io non riesco a reperire il film, neanche in streaming. Secondo certi siti sarei troppo esigente visto che cerco un film "vecchio" della metà degli anni '80. Vecchio... Diciamo non recente).  
In questo romanzo di Forster ci sono delle tematiche complesse: l'India multiculturale, il rapporto fra britannici e indiani, l'amicizia, la questione del male, la fede in Dio, il contrasto male/bene. C'è anche una valenza simbolica del paesaggio. Ma vi illustrerò tutto questo fra una dozzina di giorni circa.

Tornando a Gollum: Gollum si fa irretìre dal male. E, nel terzo film della saga, divide in modo diabolico Sam da Frodo: tanto per cominciare non li porta verso Mordor ma li fa arrampicare faticosamente su una montagna rocciosa e scura, nella quale dimorano ragni giganti e velenosi. Si può affermare che li porta in malora. Una notte, mentre i due hobbit dormono, Gollum sparge le briciole del pane elfico sul cappotto di Sam e butta giù i panini dalla rupe, per poi convincere Frodo che Sam "ha mangiato tutto il pane mentre tu dormivi". Gollum riesce a separare per un po' i due grandi amici. 
Ve l'ho scritto anche poco prima della metà di questo mese: Gollum purtroppo è intelligente. Certo, non ha l'intelligenza dei laureati magistrali in Fisica, ma ha l'intelligenza dell'insidia: per questo non è assolutamente possibile redimerlo. Ed è cattivo fino alla fine, quando gode nel vedere Frodo intrappolato in una ragnatela filamentosa e quando, arrivati sulla cima del Monte Fato, cerca di strappare a Frodo l'anello. Ma Frodo vince la lotta e, nella lava incandescente ci finiscono proprio Gollum e l'anello. 
Il giovane hobbit, sfinito e ferito, ha compiuto la sua missione


Sapeste quante parodie (anche grossolane) sono state fatte su Youtube a proposito di Gollum... Sapeste quanto è preso in giro, lo scheletro ambulante. 
...Lo hanno preso parecchio in giro anche dopo le mie scenette al minigrest, veramente... Bambini e animatori compresi.
Come fa un personaggio fantastico di una trilogia a farmi schifo e al contempo pena??! Credo di essermi data la risposta: per poco più di cinque secoli è solo, al buio, al freddo e senza possibilità di interazioni esterne. La sua è una maledizione e una condanna: interagisce soltanto con se stesso, con il suo doppio, e rigira tra le mani un anello, lodandolo continuamente come un tesoro di sua esclusiva proprietà. Ma che razza di vita è mai questa??

Frodo adotta i miei stessi comportamenti nei momenti difficili e di "stress psico-fisico": si fida di chi non dovrebbe fidarsi, si fa qualche paranoia sulle persone che gli vogliono veramente bene, si ostina a vedere il buono e il positivo laddove non ci sono, talvolta manifesta delle punte di fragilità, di individualismo e di orgoglio nel suo modo di parlare: arrivati in cima al Monte Fato, Sam lo incita a buttare il pericoloso anello e come risposta riceve un "l'anello è mio". Poi però arriva Gollum. Nel lottare con l'homo habilis tolkieniano, Frodo si rende conto di dover assolutamente gettare via l'anello. 
Quando l'anello sprofonda nella lava, la lotta delle forze del bene contro Sauron (=che è simbolo del male assoluto) termina. 

Il potere di Sauron è debellato e inizia una nuova Era, nella quale i tre amici hobbit di Frodo continuano a vivere. Frodo no, non riesce, dopo l'indicibile fatica, a godere della vita quotidiana e tranquilla. Osserva le vite degli altri, senza esser più capace di aderire e di partecipare appieno alla sua. E io? Osservare e pensare è sempre stato il mio forte. Osservo tutto ciò che viene a contatto con i miei occhi, interiorizzo tutto. Interiorizzare è una risorsa: rende sensibili, empatici, riflessivi. Ma al contempo è un limite: significa proteggere la componente emotiva con una corazza fatta di ragione, timidezza, introversione, isolamento. È la "corazza del non detto", come la chiamo io. Potrò mai guarire da qualcosa che è la mia più grande risorsa ma al contempo il mio principale limite?

Io ho l'impressione che, mentre per Sam, Merry e Pipino il viaggio al di fuori delle Contee hobbit sia stato un percorso di formazione dal quale ritornare più svegli, più maturi e più consapevoli delle proprie risorse interiori, per Frodo invece, portatore dell'anello, il viaggio a Mordor è consistito non soltanto nello scampare ai pericoli (=più volte il nipote di Bilbo vede la morte in faccia) ma anche nel resistere alla tentazione del male e nel non cedere ai desideri mondani di potere, ricchezza, gloria. Potere, ricchezza: di questo l'anello è simbolo. 
Toccante è il momento in cui Frodo parte verso l'Occidente con Bilbo e Gandalf dalla Terra di Mezzo, con una nave. Credo sia una specie di morte con conseguente viaggio nell'Aldilà, per questo Sam piange come una fontana quando lo vede partire, dal momento che intuisce che non lo rivedrà più. 


Ma ora ritorniamo allo Hobbit e, precisamente, agli Elfi e al Bosco Atro. Nel primo post mi ero focalizzata su Bilbo, i Troll e Gollum. Queste figure si trovano nei primi cinque capitoli dell'opera. Il Bosco Atro e gli Elfi riguardano invece l'ottavo capitolo. Poco prima di addentrarsi nel bosco, Bilbo e i nani incontrano Beorn, un solitario che sa trasformarsi in orso e che si rivela di grande aiuto per i nostri protagonisti, visto che li mette in guardia dai pericoli del Bosco Atro.
Soltanto questo appunto etimologico vorrei segnalarvi a proposito di Beorn: che in epoca medievale "beorn" significava "uomo". Tuttavia, il nome di questo personaggio rimanda anche all'inglese contemporaneo bear, "orso", e all'antico norvegese björn.

4) IL BOSCO ATRO E GLI ELFI: 

Il Bosco Atro è un luogo buio, triste. I sentieri sono molto stretti. Ed è decisamente un luogo inquietante, dove le ragnatele si estendono da un albero all'altro, dove gli scoiattoli corrono impauriti, dove alcuni alberi presentano delle foglie annerite.

Benché non facesse ancora freddo, di notte provarono ad accendere fuochi, ma ben presto vi rinunciarono. Sembrava che attirassero centinaia e centinaia di occhi tutt'intorno a loro, sebbene quegli esseri, qualunque cosa fossero, badassero a non mostrare i loro corpi alla luce tremolante delle fiamme. 
(...)
Andò avanti così per un periodo che allo hobbit sembrò durare all'infinito; tra l'altro aveva sempre fame, perché erano molto cauti con le provviste. Nonostante ciò, con il passare dei giorni e la foresta che pareva sempre identica, cominciarono a preoccuparsi.


Nelle Due Torri ci sono gli alberi parlanti e ambulanti che aiutano elfi, nani e uomini a sconfiggere Saroman, una specie di Bolsonaro della fantasia di Tolkien, visto che distrugge la natura e le foreste.

Ma, uno degli aspetti più interessanti e più affascinanti di questo capitolo dello Hobbit è proprio il ruscello Incantato:

Avevano anche sete, perché nessuno aveva molta acqua e per tutto quel tempo non avevano visto né una fonte né un ruscello. Era questo il loro stato quando un giorno trovarono il sentiero interrotto da un corso d'acqua. Scorreva veloce e turbinoso; ma non era molto largo; era nero, o tale appariva nella penombra.

Bombur, uno dei tredici nani della spedizione, cade accidentalmente in acqua e rimane addormentato per giorni:

Quando lo distesero al suolo era già profondamente addormentato, e una mano stringeva la corda con tanta forza che non riuscirono a strappargliela via; e profondamente addormentato rimase nonostante tutti i loro tentativi di svegliarlo.

Nelle leggende celtiche il Fiume Incantato è molto comune: nella storia irlandese di San Brendano (scritta probabilmente nel V secolo d. C.), quando il santo e i suoi frati approdano su un'isola mediante una barca, trovano un fiume che attraversa quel piccolo pezzetto di terra. Tutti bevono le sue acque tranne Brendano. I frati cadono addormentati o intorpiditi dal sonno.


Una volta superato l'ostacolo del Fiume Incantato, i nani e Bilbo continuano a percorrere la foresta fino a raggiungere una radura ricavata dall'abbattimento di alcuni alberi. Proprio lì si tiene un banchetto elfico:

Nella radure c'era una gran folla- elfi, a giudicare dall'aspetto: tutti vestiti di verde e marrone, seduti in un gran cerchio su sedili ricavati da tronchi segati. C'era un fuoco nel mezzo, e torce erano assicurate agli alberi tutt'intorno, ma la cosa più bella da vedere era che mangiavano, bevevano e ridevano allegramente. Il profumo degli arrosti era così incantatore che, senza aspettare di consultarsi tra loro, Bilbo e i nani balzarono verso il cerchio, col solo proposito di elemosinare cibo. Ma appena ebbero messo piede nella radura, tutte le luci si spensero come per magia. (...) Improvvisamente sperduti in un'oscurità totale, per un certo tempo non riuscirono nemmeno a trovarsi l'un l'altro.

La scena appena delineata da Tolkien rimanda ad una poesia, scritta da Francis Thompson alla fine del XIX° secolo, che si intitola Sister Songs: an Offering to Two Sisters":  in questo caso il poeta vede prima un solo Elfo in una radure e poi sciami di Elfi che cantano e ballano ma, non appena l'autore genera un rumore, gli Elfi fuggono. Da studente presso l'Università di Oxford, Tolkien nutriva grande ammirazione per i componimenti di Thompson, ricordato soprattutto per poesie di argomento mistico o religioso.
Nell'ottavo capitolo si narra anche la battaglia fra Bilbo e i ragni giganti che imprigionano, con i fili delle loro ragnatele, i nani. Pensate che Michael, primogenito di Tolkien, aveva un vero e proprio terrore dei ragni. 

I nani però vengono imprigionati dagli Elfi Silvani, mentre si avvicinano ad un altro miraggio dei loro banchetti. Bilbo non viene catturato: indossa l'anello che lo rende invisibile. Grazie alla sua invisibilità trova le chiavi delle prigioni, libera Thorin e i nani e suggerisce loro di nascondersi in alcune botti vuote in modo tale da percorrere un fiume che li porta alla Città del Lago, città degli uomini. Bilbo e i nani vengono accolti molto cordialmente presso questa città, dal momento che gli uomini sperano in un aiuto per poter sconfiggere il drago Smaug.

5) LA MONTAGNA SOLITARIA E SMAUG:

Facciamo un salto al dodicesimo capitolo. Smaug dimora all'interno della Montagna Solitaria. Bilbo entra all'interno della Montagna e trova Smaug addormentato sopra una montagna d'oro. In cima alla montagna c'è l'Arkengemma, gioiello per il quale Thorin impazzisce. Ad ogni modo, Bilbo riesce a rubare una coppa mentre Smaug dorme:

Rimase a fissarlo per quello che gli parve un secolo, poi, quasi contro il proprio volere, cominciò a strisciar fuori dall'ombra della porta, lungo il pavimento e fino al bordo più vicino dei mucchi del tesoro. Sopra di lui giaceva il drago addormentato, atroce minaccia persino nel sonno. Bilbo afferrò una coppa a due manici, la più pesante che potesse portare, e lanciò un'occhiata timorosa verso l'alto. Smaug scosse un'ala, aprì un artiglio, il rombo del suo russare cambiò di tono. Bilbo fuggì. Ma il drago non si svegliò; non ancora: scivolò in altri sogni di avidità e violenza (...)

Da dove Tolkien ha tratto ispirazione per questo episodio del furto della coppa? Da una poema alto-medievale in antico inglese intitolato Beowulf. Anche nel Beowulf c'è un drago che per trecento anni ha fatto la guardia ad un immenso tesoro. Un uomo che cerca di guadagnarsi la stima del Signore per il quale è a servizio ruba una coppa d'oro dal tesoro del drago. Il punto è che questo drago, proprio come Smaug, quando si risveglia si accorge di essere stato in parte derubato e, nottetempo, sputa fiamme sulla città del Signore e uccide un gran numero di persone. All'alba ritorna al suo posto di guardia.

Tolkien era attratto dai draghi. La sua prima storia fantastica, scritta quando aveva 7 anni, parlava di un drago verde. A metà degli anni '60, in un'intervista, aveva dichiarato:

I draghi mi hanno sempre attirato come elemento mitologico. Mi sembravano in grado di riunire in se stessi tanto straordinariamente bene la bestialità e la malevolenza umana e anche una specie di perversa saggezza e di sagacia...

Due capitoli dopo il furto di Bilbo, Smaug plana sulla città degli uomini. Sono al punto che precede la Battaglia delle Cinque Armate:

Il drago planò ancora una volta e, mentre virava e si tuffava giù, il suo ventre brillò di luce bianca per lo scintillìo delle gemme sotto la luna, tranne che in un punto. Il grande arco vibrò. La freccia nera schizzò via dalla corda, puntando dritta all'incavo scoperto sulla sinistra del petto, dove la zampa anteriore si era scostata dal corpo. Lì si conficcò e penetrò tutt'intera, punta, asta e piuma, tanto violento era il suo impeto. (...) Cadde tutt'intero sulla città. I suoi ultimi spasmi la ridussero ad un cumulo di scintille e braci roventi. Il lago la invase ruggendo. Un'enorme massa d'acqua si sollevò, bianca nell'improvviso buio sotto la luna. Ci fu un sibilo, un vortice ribollente, e poi silenzio.

*planò= il verbo to glide significa "volare planando" e deriva dall'inglese medievale glida.
*braci roventi= Nel romanzo di Tolkien c'è un arcaismo per questa espressione italiana, ovvero, glede, che in origine significava "carbone, tizzone ardente". Glede appare più volte nel Beowulf.

Alcune somiglianze e differenze tra libro e film:

-In entrambi c'è Gollum con la conseguente gara degli indovinelli.
-In entrambi i casi compare Beorn.
-Nel libro c'è la battaglia tra gli enormi ragni e Bilbo, che riesce infine a liberare Thorin e i nani catturati e legati dai ragni. Nel film Un viaggio inaspettato la battaglia dei ragni è omessa, perché la si trova, a quanto pare, nel secondo film La desolazione di Smaug.
-Galadriel, dama elfica, è assente nello Hobbit, ma c'è invece nel film Un viaggio inaspettato ed è portatrice di un messaggio edificante e universale. Galadriel è presente anche nella saga del Signore degli Anelli.
-I contenuti del film Un viaggio inaspettato non prevedono i "miraggi" dei banchetti elfici.
-Nel film, largo spazio viene dato ai Lupi Mannari e agli Orchi, sia ai Goblin sia agli orchi comandati dal perfido Azog.
-In Un viaggio inaspettato Smaug viene soltanto menzionato. Non compaiono né l'episodio del furto della coppa né il successivo dialogo fra Bilbo e Smaug.
-Nel romanzo, Beorn ricompare, trasformato in orso, per terrorizzare gli Orchi nella Battaglia delle Cinque Armate. Non ricordo questo particolare nel film. Forse c'è, forse no, potrei sbagliare.

6) LA BATTAGLIA DELLE CINQUE ARMATE:

La Battaglia delle Cinque Armate consiste in due schieramenti: da una parte ci sono Uomini, Elfi e Nani, aiutati da Gandalf e dal guerriero Bard, dall'altra invece gli Orchi e i Lupi Mannari.
È un qualcosa che mi ricorda gli schieramenti del secondo conflitto mondiale (Tolkien è sopravvissuto ad entrambe le guerre, ma questo lo vedrete nel prossimo post, quando tratterò la vita di questo geniale intellettuale inglese): da una parte inglesi, russi, francesi e americani, dall'altra gli eserciti di Hitler e di Mussolini. 
Uomini, Elfi e Nani sono creature molto diverse le une dalle altre. Come i Sovietici di Stalin eran profondamente diversi dagli americani e dagli inglesi. Eppure, alleandosi, riescono a sconfiggere quello che all'epoca era il male terrificante e spaventoso: il nazismo.

Thorin però, in seguito ai combattimenti, rimane in fin di vita. Thorin non è sempre così positivo, né nel romanzo né nel film. Nel film mi è parso un po' brontolone a dire il vero. 
In fin dei conti, la sua dose di rabbia Thorin ce l'ha, ha un desiderio di vendetta verso Smaug che ha sottratto il tesoro e le ricchezze al popolo dei Nani. 
Senza contare che, almeno nel romanzo, Thorin è molto esigente con Bilbo (nel film lo critica tutte le volte che può). Sopporta poco le sue reticenze e le sue naturali paure. Ragiona così Thorin: "Vai tu dentro la montagna, devi andare tu perché sei tu lo scassinatore della compagnia! Se ci vai tu ti ricompenserò. Per te è questo il momento di guadagnarti la mia stima e le mie ricompense!".
Come scrive Tolkien: i nani non sono eroi, bensì una razza calcolatrice con un gran concetto del valore del denaro.

Dopo la vittoria delle forze del bene sugli orchi, Gandalf conduce Bilbo presso l'accampamento di Thorin. Riporto una parte del discorso che Thorin rivolge a Bilbo:

"Addio, buon ladro"- disse. "Sto per raggiungere i miei avi, nelle vaste sale dove essi attendono il rigenerarsi del mondo. (...)"


Nell'escatologia di Tolkien della Terra di Mezzo gli spiriti degli Elfi morti raggiungono un luogo dove devono rimanere fino alla fine del mondo. Anche gli spiriti degli Uomini, dopo la morte, devono attendere la fine del mondo e un destino ignoto. Ma il destino dei Nani dopo la morte non è mai stato chiarito dall'autore.
Io, arrivata a questo punto della lettura, ho pensato al credo cattolico che si recita sempre dopo l'omelia (il niceno-costantinopolitano, per l'esattezza).
Credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna, si dice alla fine. Ma quando avverrà la nostra risurrezione della carne? Avviene subito dopo lasciato il mondo terreno oppure avverrà fra molto tempo, alla fine della storia dell'umanità (fra molto tempo? Io non credo che manchi molto in realtà. Stiamo danneggiando gli ecosistemi e il pianeta, stiamo facendo diventare la nostra civiltà sempre più abituata all'ausilio di tecnologie e robot. Siamo disumani, aridi, non sappiamo più cosa significhi avere relazioni sane, rispettose. Quasi quasi è meglio che il Covid evolva in una variante mortale e recidiva ai vaccini.) Devo ammetterlo: è difficile immaginare la risurrezione della carne con la mente umana. Da qualche anno a questa parte ci sto più attenta al Credo. Rendendomi conto che capisco forse un 55% delle frasi che recito a messa.

Concludo con altri due passaggi del racconto, entrambi presenti nell'ultimo capitolo:

A) Morto Thorin, tra i nani spicca l'astuto Balin, che dice a Bilbo: "Arrivederci e buona fortuna, dovunque tu vada! Se mai tornerai a visitarci quando le nostre sale saranno tornate belle come un tempo, i festeggiamenti saranno splendidi!"
E Bilbo gli risponde: "Se mai passerete dalle mie parti non esistate a bussare! Il té è servito alle quattro; ma tutti voi siete i benvenuti a qualsiasi ora!"

Quel che ho voluto valorizzare, anche quando ho costruito le scenette per il minigrest parrocchiale, è stata anche l'amicizia che si è creata fra Bilbo e i nani e fra Bilbo e gli Elfi governati da Elrond. Ovviamente semplificando le cose più che potevo, visto che si trattava di bambini di 7 anni, 8 al massimo.

B)Accompagnato da Gandalf, Bilbo impiega dei mesi per ritornare presso la sua Contea. Perché i suoi parenti, convinti che non ritornasse mai più, hanno messo all'asta il suo comodo buco hobbit. E quindi, tornato da un'avventura intensa ed estenuante, si trova ad aver a che fare con "rogne giudiziarie". Questo nel film non c'è.

Con questo link che vi porta sul mio Drive e, precisamente, sulla cartella chiamata "Lo Hobbit: adattamento" trovate proprio la mia riduzione per bambini. Pochi episodi, ma diversi messaggi positivi da trasmettere e da far ricordare. Tanto ormai posso caricarlo, fra quattro giorni il Grest parrocchiale finisce e noi, dediti alla fascia d'età 6-8 anni, potremmo riprenderlo forse molto presto, per non perdere l'intera settimana, se tutti i nostri tamponi risultano negativi. 
Io ora sono proprio a casa, un po' isolata dalla famiglia ma non spaventata: a parte me, che mi sono vaccinata il 16 per la prima volta con una dose di Moderna contro il Covid, qui in famiglia hanno tutti la doppia dose o di Pfizer o di AstraZeneca. Al momento continuo a stare bene e a stare a casa.

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