20 luglio 2021

La fine del mio percorso accademico magistrale:

Esattamente due settimane fa venivo proclamata "Dottoressa magistrale in Lettere" dal Presidente di quella Commissione che poco prima aveva ascoltato la mia esposizione della tesi.

110! Ho preso il massimo dei voti e la mia media degli esami era 28,86.

Non giudicatemi e non arrabbiatevi se non ho scritto prima un post dedicato al mio giorno di laurea. Questo per me è stato ed è un periodo complesso e intenso dal punto di vista familiare, sociale, emotivo.  Ho pensato: "Un post sulla mia discussione di tesi e sul mio 110 dovrò assolutamente scriverlo, ma lo farò non appena me la sentirò".

*La seconda parte della recensione sullo Hobbit può anche aspettare.

BREVE CRONACA SUL 6 LUGLIO 2021:

Ero la prima candidata del pomeriggio. Prima di partire per raggiungere la sede della mia facoltà non sono quasi riuscita a pranzare, tanta era la tensione. 

Poi entro. Con piacere ho rivisto non soltanto la mia relatrice, che ho sentitamente ringraziato ai primi di giugno con una mail, ma anche il mio docente di Storia del romanzo italiano, il primo esame magistrale che ho dato, a inizio 2019, con qualche linea di febbre ma con un 30. Se mi seguite e mi leggete da un bel po' di tempo sapete che quasi tre anni fa ho dedicato diversi post ai Promessi Sposi e alla figura dell'Innominato.

Mi hanno lasciato parlare liberamente degli argomenti della mia tesi per alcuni minuti.  Io ho praticamente esposto quel che avevo scritto nelle conclusioni della tesi, dove riassumevo i contenuti e dove confrontavo lo stile della Ginzburg con quello del neorealismo. La Ginzburg non è neorealista!! Anche questo mi premeva spiegare e chiarire, e ci sono riuscita.

Risulta infatti impossibile inscriverla in un movimento o in una corrente letteraria novecentesca.


Mi ero messa in testa che il mio contro-relatore mi riferisse delle critiche o, perlomeno, mi facesse notare i punti deboli della mia tesi. Invece no! Quando si è espresso ha fatto un'osservazione molto intelligente: i fenomeni sintattici tipici del parlato sono molto frequenti in Lessico e in Caro Michele ma compaiono in misure minore nelle Piccole virtù che non è un romanzo ma è una raccolta di 12 brani.  Alcuni di essi sono racconti autobiografici, altri invece sono saggi nei quali la Ginzburg espone delle riflessioni sulla vita, sul tempo e sull'esistenza umana, oltre che sull'educazione dei figli. Lei infatti afferma che bisogna indirizzare i figli a ricercare e a praticare non le piccole virtù, come il risparmio, la diplomazia e il successo, ma le grandi virtù, come la generosità, l'amore per la verità e la sobrietà. Le Piccole Virtù sono quindi anche un saggio di pedagogia.

Ad ogni modo, se Natalia Ginzburg fosse stata spagnola sarebbe stata denominata "costumbrista", dal momento che è evidente la sua tendenza a rifiutare il fantastico e l'invenzione per raccontare invece vicende di vita quotidiana contornate da un po' di storia del Novecento. Ma il costumbrismo è un movimento culturale soltanto spagnolo.

I CONTENUTI DELLA MIA TESI:

Vi ricordo che la mia era una tesi sperimentale di linguistica italiana, una tesi "tecnica", non tematica. A Natalia Ginzburg sono stati dedicati alcuni studi biografici e diversi saggi sulle tematiche da lei proposte nei romanzi e nelle commedie, ma pochissimo è stato scritto del suo stile e del suo modo di organizzare la sintassi.

La mia tesi verte su lingua e stile di tre opere dell'autrice: Le piccole virtù, Lessico famigliare e Caro Michele. 

Settantadue pagine e cinque capitoli: il primo è sulla biografia, dolorosa e toccante, dell'autrice, il secondo sulla sintassi dei tre libri, il terzo sulle figure retoriche di ripetizione particolarmente ricorrenti nella Ginzburg, il quarto sul linguaggio figurato e sui suoi effetti, spesso umoristici, all'interno di dialoghi, lettere e parti narrate, il quinto sul lessico e, in parte significativa, sui dialettismi. E infine ci sono tre pagine di conclusioni e tre pagine di bibliografia.

Costruire e argomentare l'ultimo capitolo non è stato affatto semplice: per buona parte del mese di maggio su Google Books ho consultato e ricercato dizionari (quasi tutti redatti nel XIX° secolo) sui dialetti settentrionali italiani, proprio per sostenere e verificare le origini di alcune parole e di alcune espressioni particolarmente ricorrenti nel modo di esprimersi dei componenti della famiglia di origine di Natalia. 

I paragrafi degli altri capitoli sono invece stati organizzati in altro modo: laddove ho spiegato i fenomeni sintattici, tutti tipici della lingua italiana parlata, ho valorizzato la definizione di un singolo fenomeno e ho inserito degli esempi per dimostrare quanto ad esempio, in ognuno dei tre libri, il "che polivalente", le dislocazioni, il "mica", i periodi ipotetici misti fossero frequenti e significativi.

Il terzo capitolo, che risulta piuttosto noioso a chi, al contrario di me, non è "del mestiere", cioè non ha approfondito le mie discipline, verte su anafore, epifore, polittoti, anadiplosi, figure etimologiche. Anche qui, importante da parte mia è stato interpretare la funzione di ognuna di queste figure, oltre che specificare quanto ciascuna di esse fosse frequente nelle tre opere. Sono tutte quante frequenti comunque.

Il quarto capitolo è decisamente affascinante. Anche la mia relatrice, in fase di correzione, mi ha detto che, tra i cinque, era quello scritto e organizzato meglio. Ci sono soltanto due paragrafi: il primo è sulle similitudini e sulle metafore appartenenti al mondo animale, frequentissime in Lessico e in Caro Michele, un po' meno nelle Piccole Virtù. Mentre lo scrivevo provavo un'immensa soddisfazione. E qui vi spiego il motivo: sono partita da un articolo di circa 12 pagine del professor Jen Wienstein che trattava la simbologia animale nelle commedie di questa autrice. A dire la pura verità c'era, in questo scritto, anche una parte in cui venivano menzionate quelle due/tre metafore animali più ricorrenti in Lessico e in Caro Michele. Sono partita da qui per svolgere una ricerca, più approfondita rispetto a quella di Wienstein, di similitudini e metafore nelle tre opere.

Il secondo paragrafo è invece su metafore e similitudini appartenenti alla sfera umana, naturale e chimica (=i metalli, ad esempio quando gli abitanti di Pozzuoli vedono Natalia che porta i bimbi piccoli a fare le passeggiate per il paese e dicono che i figli della signora Ginzburg sono puliti come l'oro).

E nel quinto mi sono dedicata al lessico. Prima alle parole in dialetto e ai dialettismi, poi ai pochi forestierismi (l'inglese nelle Piccole Virtù, il francese in Lessico famigliare e lo spagnolo maccheronico presente in qualche lettera di Caro Michele).

La mia relatrice non mi ha detto di documentare i forestierismi con i vocabolari, perché a suo avviso, si trattava di parole e frasi semplici in lingue straniere. "Si limiti a riportarli non in ordine di pagina ma in ordine alfabetico. Non è necessario tradurli o spiegarli." mi ha detto durante un colloquio via zoom.

Vi auguro di trovare come relatori, se siete studenti universitari, qualcuno come lei, che ci tiene agli studenti, che li considera non numeri ma persone, che mi ha seguita attentamente e scrupolosamente ogni settimana. Senza di lei la mia non sarebbe una tesi di "alto livello" letterario.

SENSAZIONI ACCOMPAGNATE ALLA DISCUSSIONE E ALLA PROCLAMAZIONE:

Ho deciso: invio la mia tesi al concorso nazionale della biblioteca comunale di Bolzano! Nei prossimi giorni devo pensare a far stampare e rilegare un'altra copia per la giuria.

A fine giornata, alcune ore dopo la discussione, ero così: stanchissima.


Devo confidarvi che per circa una settimana ho pianto: la proclamazione è stata una "botta" che mi ha detto: "Il tuo periodo universitario, lungo, intenso, stimolante, arricchente è finito, Anna. Sei cresciuta molto dal punto di vista culturale, hai dedicato il tuo tempo anche ad approfondire alcuni autori, alcune opere e alcune tematiche attraverso delle ricerche proposte dai tuoi insegnanti. Sei un'appassionata, indubbiamente. Ma ora per te questo deve iniziare a far parte del passato, visto che si apre un altro capitolo: quello della (possibilmente) crescita sociale e umana e non solo in ambito lavorativo." 

Dormivo male, ho pianto già di nostalgia del mondo universitario dopo appena un giorno, fino a metà della scorsa settimana. Solo ora inizio ad essere contenta del traguardo raggiunto. Solo ora inizio a pensare al futuro con meno apprensione.

E poi sì, c'è anche un altro motivo per cui "lacrimavo"... Pur riconoscendo di avere i miei limiti in ambito relazionale, non mi piace perdere, tutto qui. Vorrei provare a farmi amico un ragazzo intelligente e con le sue belle risorse umane conosciuto in tempo di pandemia. Vorrei provarci, un'altra volta. Lui non è ciò che esterna agli altri. E' un "falso superficiale"  ed è per questo che a volte piango dal nervoso boia che mi viene quando ci penso. E' un "falso stupido", ma in realtà è praticamente l'unico giovane che riesce a "tenermi testa" quando si discute della vita umana. Ovvio che lui non mi deve nulla, nemmeno l'amicizia. Ma sento che devo riprovare.

Mi sono informata presso i sindacati e presso alcune segretarie su come entrare nelle scuole. Non posso iscrivermi in graduatoria, perché sono appena appena laureata e perché non ho esperienze lavorative nel mondo scolastico. Potrò farlo però il prossimo anno e, a quanto sembra, il 110 influirà sul punteggio. Mi limiterò a compilare e inviare le MAD (le messe a disposizione). E' l'unica cosa che mi conviene fare quest'anno. Con la speranza che il governo riesca a garantire l'istruzione in presenza il più possibile anche ai ragazzi delle superiori

Io me ne sono resa conto dando delle ripetizioni, ma guardate che, scritto fuori dalle unghie della tastiera, il livello grammaticale e di capacità di scrittura degli adolescenti era già basso in periodo pre-pandemico. Figuriamoci quest'autunno. Ma io insegnerò dal momento che vengo pagata non per fare schifo ma per fare il bene dei ragazzi. 

Sto pensando che, per certi autori, posso creare io delle mini-antologie. Ad esempio se voglio spiegare la Ginzburg in una classe di primo biennio posso selezionare per i ragazzi cinque brani su dodici e trarre degli spunti di riflessione sia di antologia sia di grammatica. Oppure del Sistema Periodico di Levi, romanzo di racconti, posso soffermarmi in classe soltanto su Ferro, Mercurio e Cerio e farlo leggere a casa. Sì... farlo leggere e dire loro: ora sceglietene voi altri tre da riassumere. Oltre al riassunto però, metteteci un commento personale: per quali motivi vi è piaciuto quel racconto? C'è un personaggio o una situazione che vi hanno colpiti?

Sto leggendo e studiando anche dei libri di pedagogia che dicono  che, a noi insegnanti di Lettere, spetta il compito di "rendere viva" la letteratura, cioè, di renderla attuale, anche raccontando le nostre esperienze che possono servire da spunti o da esempi per persone in piena fase di crescita.



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