12 settembre 2021

"Papà Goriot", H. de Balzac:

"Per quanto male ti vengano a dire della società umana, credilo,

 non c'è nessun Giovenale che possa dipingerne l'orrore,

avvolto nell'oro e nelle pietre preziose".

(Eugène de Rastignac)

È lungo, ma vi converrebbe reperire e leggere questo romanzo se avete un diploma di liceo classico o di liceo scientifico tradizionale dal momento che, al suo interno, si trovano diverse renimiscenze sia di mitologia greca, sia degli autori latini sia dell'arte greca. Io ho frequentato un classico con potenziamento della storia dell'arte. Si trattava di un piano di studi affascinante che, nel 2009, esisteva soltanto a Villafranca: fin dal primo anno del primo biennio avevo due ore la settimana di storia dell'arte, poi per il resto, il quadro orario era identico all'indirizzo del classico tradizionale.

Ad ogni modo, ho introdotto il seguente post con la citazione di un discorso diretto del giovane Eugène, uno dei personaggi principali e uno dei personaggi migliori.

Questa recensione è suddivisa per caratteristiche del romanzo.

A)INCIPIT DESCRITTIVO E NARRATORE ONNISCIENTE:

Ve ne riporto alcune parti:

Madame Vauquer, nata de Conflans, è una donna anzianotta che, da quarant'anni, gestisce a Parigi una pensione familiare, sita in Rue Neuve-Sainte-Geneviève, fra il quartiere latino e il faubourg Saint-Marcel. La pensione, conosciuta come Casa Vauquer, accetta tutti, uomini e donne, giovani e vecchi, senza che la maldicenza abbia mai scalfito l'onorabilità di quella rispettabile istituzione.

(...)

La casa in cui si gestisce la pensione appartiene a Madame Vauquer e si trova nella parte inferiore della rue Neuve-Sainte-Geneviève, in un punto ove il suolo si abbassa veros rue de l'Arbalète con una pendenza così brusca e ripida che ben di rado i cavalli la risalgono o la discendono. Motivo per cui regna il silenzio in quelle vie anguste fra i tempi di Val de Gràce e del Panthèon, due monumenti  che modificano le condizioni dell'atmosfera, spandendo dei toni gialli, e oscurano tutt'intorno con le tinte severe proiettate dalle loro cupole. Là il selciato è secco, nei rigagnoli non c'è nè fango nè acqua, lungo i muri cresce l'erba e anche l'uomo più spensierato, come qualsiasi passante, s'immalinconisce: il rumore di una carrozza diventa un avvenimento, le case sono tetre, i muri sanno di prigione.

(...)

La rue Neuve-Sainte-Geneviève, in particolare, è come una cornice di bronzo, l'unica che si attagli a questo racconto a cui non riusciremo mai ad accostarci con colori sufficientemente scuri e pensieri abbastanza gravi.

(...)

La facciata della pensione porge su un giardino così piccolo che, in pratica, la casa cade ad angolo retto sulla rue Neuve-Sainte-Geneviève, dove la si può vedere delineata in profindità. Lungo la facciata, fra la casa e il giardino, corre un acciottolato concavo, largo una tesa, davanti a cui si slancia un viale sabbioso, fiancheggiato da gerani, oleandri e melograni in grandi vasi di maiolica bianca e blu.

Come avrete potuto notare, già le primissime frasi del romanzo danno informazioni molto dettagliate su Madame Vauquer e sulle coordinate geografiche della pensione che gestisce. Seguono poco dopo altri dettagli topografici sulla rue Neuve-Sainte Geneviève e sull'esterno della pensione. È una descrizione quasi fotografica, precisissima.

Comunque siamo nella prima metà dell'Ottocento.

Poi devo farvi notare qualcosa di veramente importante:

(...) a questo racconto a cui non riusciremo mai ad accostarci con colori sufficientemente scuri e pensieri abbastanza gravi. Qui Balzac ricorre al plurale maiestatis per cercare di coinvolgere il pubblico dei lettori. Ma un'affermazione del genere può scriverla soltanto un "narratore onnisciente", (et.: omnia-scio). Si tratta di un narratore che non soltanto esterna le sue conoscenze su tutti i pensieri, gli stati d'animo e le azioni (presenti, passate e future) dei personaggi, ma che esprime, anche frequentemente, giudizi e commenti sulla storia che sta narrando.

B) PARIGI E L'IMMORALITA' DELLA SOCIETA':

Ma Parigi è un vero e proprio oceano. Gettatevi la sonda, e non ne conoscerete mai la profondità. Provatevi a percorrerlo, a descriverlo: per quanto numerosi e interessati siano gli esploratori di questo mare, s'incontrerà sempre un luogo vergine, un antro sconosciuto, dei fiori, delle perle, dei mostri, qualcosa di inaudito e dimenticato dai palombari letterari.

Che cos'è per voi la società del XXI° secolo? Un oceano, un mare o una serie di isole? 

Una cosa so: è una società di persone sole e a volte, alla solitudine si aggiunge anche l'egoismo e la mancanza d'anima. La società che presto sarà formata soprattutto da persone della mia generazione sarà una società di solitudini e di vuotezza!

Sei solo se mantieni il tuo senso di integrità, perché sei una barca controcorrente, perché sei un clown da deridere e da emarginare e basta. Ma sei solo anche se ti conformi agli altri, visto che gli altri non sanno amarti per come sei ma perché porti i loro stessi abiti, o assumi i loro stessi atteggiamenti.

"Per quanto male ti vengano a dire della società umana, credilo, non c'è nessun Giovenale che possa dipingerne l'orrore, avvolto nell'oro e nelle pietre preziose", dice Rastignac, studente di Legge, a Bianchon, studente di Medicina e suo coetaneo.

Giovenale era un poeta latino nato ad Aquino intorno al 60 d.C. Si hanno poche notizie sulla sua vita (forse è morto intorno al 130 d.C.?!), si sa più che altro che, nei suoi libri di Satire, egli denunciava con enorme sdegno i vizi e la corruzione dell'età imperiale. Nelle sue Satire Orazio dava anche delle informazioni autobiografiche, mentre per Giovenale questo genere poetico deve essere soprattutto un mezzo di denuncia e di ammonimento, senza alcuna auto-ironia.

Quando Rastignac pronuncia questa affermazione, il vero protagonista del romanzo, Papà Goriot, è già ammalato e le sue figlie, Anastasie e Delphine, se ne infischiano andando ai ricevimenti e ai balli di gala.

Rastignac ha 22 anni; è un giovane venuto dalle campagne, da una famiglia abbastanza povera ma dignitosa. Eugène conosce l'importanza dello studio, anche se si fa distrarre dalla possibilità di entrare nel mondo dei ricchi, spesso costituito da cinismo, di pettegolezzo e di superficialità.

Eugène per un periodo si lascia affascinare dalle apparenze, dal lusso e dallo sfarzo di conti e marchesi. Il loro stile di vita ricorda pressapoco quello descritto nella Signora delle camelie di Dumàs: da teatro, balli e ricevimenti i nobili ritornano a casa alle 4 e si svegliano poi a mezzogiorno, nel loro ingombrante baldacchino. 

Però alla fine Rastignac si indigna e si rattrista nel vedere il cinismo e l'insensibilità di Anastasie e di Delphine che non solo non si preoccupano della salute del loro padre mentre è moribondo e infermo, ma che non organizzano, non pagano e nemmeno assistono al funerale del loro padre. 

Nessuno merita un trattamento del genere da parte dei figli, neanche un padre che per tutta la vita ha sprecato soldi con le prostitute!

E poi pensavo, mentre leggevo e ben prima di arrivare alla fine: è un "romanzo di cattivi maestri". Vautrin, che alloggia alla pensione Vauquer e che è in realtà un assassino che si nasconde sotto falso nome, dà consigli del genere ad Eugène:

Ammettiamo che lei sia giudizioso, che beva latte e scriva elegie, dovrà, generoso com'è, cominciare- dopo tante noie e privazioni da diventare un cane rabbioso- col sostituire qualche marpione, in un buco di provincia, dove il governo le getterà mille franchi di stipendio, come si molla una zuppa al cagnaccio del macellaio. (...)

Se non ha protezioni, marcirà nel suo tribunale di provincia. Verso i trenta sarà giudice a milleduecento franchi l'anno, se non ha ancora gettato la toga alle ortiche. Quando avrà raggiunto la quarantina, sposerà la figlia di qualche mugnaio, titolare di una rendita di seimila lire.  Se invece otterrà delle protezioni, a trent'anni diventerà procuratore del re, con mille scudi di stipendio, e sposerà la figlia del sindaco.

(...)

Ho una laurea magistrale, ho fatto, da studentessa, e faccio servizi di volontariato. Eppure qualche volta mi sono sentita dire: cosa ci guadagni a fare la brava ragazza? A che cosa ti servono queste esperienze se non ti fanno guadagnare un soldo?

Mi servono per continuare ad essere umana, per cercare il confronto con gli altri, per non diventare una saccente che pontifica e che sentenzia sulle scelte degli altri. I rapporti umani, nella vita, credo che siano necessari tanto quanto la cultura. Se i giovani leggessero Povera gente di Dostoevskij forse comprenderebbero quanto è importante continuare ad essere umani e privi di giudizi e di idee preconcette. Lì leggerete anche di un padre ubriacone che corre, tra la pioggia e il fango, dietro al carro funebre che trasporta la bara di suo figlio morto prematuramente. Non è mai stato un buon padre anzi... eppure a modo suo voleva bene al ragazzo.

Ah... un'altro consiglio interessante che una volta ho ricevuto da qualcuna, purtroppo anche in età avanzata, che "compativa il mio percorso di studi". Era un consiglio "alla Berlusconi": sposati con un uomo più grande e ricco, un notaio, un dentista, un ingegnere che ti mantenga. Con Lettere non lavori. Farsi mantenere da un uomo... neanche se mi puntassero un cannone in faccia, perché poi magari vuol dire sottomissione, anche psicologica oltre che economica.

Domani mattina inizia il nuovo anno scolastico. Solo in provincia di Verona ci sono 69 cattedre scoperte di Lettere nelle scuole secondarie di I° grado e 48 nelle scuole superiori, delle mie stesse materie. Vedremo se non lavorerò! Per "M.A.D." si intende, è vero, "candidatura ad insegnare a tempo determinato presso l'istituto a cui la invii", in caso di congedi per maternità o per malattie. Ma non è detto che non mi possano conferire anche un incarico annuale, se in una scuola c'è una cattedra vuota per esaurimento di graduatoria. (Non sono in vena di ironie, non è proprio giornata).

L'onestà non serve a nulla. (...) La corruzione esiste in abbondanza, il talento è raro. La corruzione perciò è l'arma della mediocrità preponderante, e ne sentirà dappertutto l'aculeo. 

(...)

Se parlo così della gente, è perché la conosco. Crede che la biasimi? Niente affatto. I moralisti non la cambieranno mai. L'uomo è imperfetto.

L'uomo è imperfetto, ma chiamato a vivere per gli altri e con gli altri. Anche se il cooperare in comunità costa sofferenza. Nessun uomo sarebbe un'isola. 

C) PAPA' GORIOT:

Papà Goriot, uomo di circa 70 anni, nutre un amore cieco e fanatico nei confronti delle due figlie, che lo sfruttano soltanto per "scroccare soldi". Per buona parte del libro, è come se Goriot non volesse vedere la realtà.

Le mie figlie mi vogliono bene e io sono un padre felice. Solamente i miei generi si sono comportati male con me. Non ho voluto far soffrire quelle care creature per i miei dissapori con i mariti.

(...)

La mia vita, per me, è riposta nelle due figlie, Se si divertono, se sono spensierate, se sfoggiano abiti eleganti, se camminano sui tappeti, che importa la stoffa di cui sono vestito e il luogo dove dormo? Se hanno caldo io non sento il freddo. se ridono io non mi annoio mai. Le uniche pene sono quelle che hanno loro.

Certo, i generi di Goriot sono degni delle figlie. Goriot stesso, quando è in vita, incoraggia il rapporto extra-coniugale fra Delphine ed Eugène: prende per loro in affitto un appartamento.

Tuttavia, quello fra Delphine e il giovane studente, è vero amore, anche se dura un anno? No. Per Delphine Eugène è soltanto un passatempo fra i diversi amanti. E quanto ad Eugène...

Eugène si accorse che fino allora l'aveva solamente desiderata, l'amò infatti all'indomani della soddisfazione: l'amore forse non è altro che la riconoscenza del piacere. Infame o sublime, adorava quella donna per le voluttà che le aveva donato e per tutte quelle che aveva ricevuto; allo stesso modo Delphine amava Rastignac come Tantalo avrebbe amato l'angelo che fosse sceso a placargli la fame o a spegnere la sete delle sue fauci prosciugate.

Tuttavia, sul letto di morte, Goriot è costretto ad ammettere la verità:

Hanno tutte e due un cuore di pietra. Nutrivo troppo amore per loro perché ne fossi contraccambiato. Un padre deve conservare sempre le proprie ricchezze, e deve tenere i figli a freno come cavalli infidi. Io invece ero in ginoccchio davanti a loro.

Monsieur Goriot muore poverissimo e viene seppellito a spese di Bianchon e di Rastignac, cioè, proprio a spese di due studenti che con i loro pochi gruzzoli riescono a pagare un prete perché canti, nella cappella della chiesa, il De Profundis per il morto.   ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Prossima settimana: Plauto.

Al mio excursus letterario sulla figura paterna dovrò aggiungere anche un altro romanzo di valore storico: La figlia del capitano di Puskin.


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