5 settembre 2021

Semplici riflessioni di inizio settembre.

Chi mi legge da un po' sa che settembre è il mio mese di nascita. Fra tre settimane compio 26 anni.

Oggi non posto né recensioni di film né commenti ad opere letterarie perché questa per me è stata una settimana particolare, di "humor grigio". Ho sentito ancora più forte il bisogno di stare da sola, anche per delle giornate intere, di fare delle lunghe passeggiate da sola quasi ogni giorno lungo lo stesso sentiero di campagna (il meno frequentato, per questo mi piace di più di altri percorsi), di leggere e di ritrovare un po' me stessa attraverso delle riflessioni sui romanzi che stavo leggendo. Ho insomma praticato quell'esercizio psico-mentale che, sin dall'infanzia, è il punto forte delle persone particolarmente portate per il pensiero, ovvero l'introspezione. Mi accorgo che, dopo il periodo di zona rossa di questa primavera, sto affrontando la vita sociale fuori dalle mura di casa con meno entusiasmo e con meno serenità. Per questo motivo ho sentito dentro di me il bisogno di ricapitolare mentalmente tutto il periodo Covid, a partire dal marzo 2020.

Eccolo qui il post di questa  prima settimana di settembre. La prossima settimana prometto che mi impegnerò sicuramente di più: ho intenzione di iniziare un percorso letterario sulle figure paterne della letteratura francese e latina. Cioè, a dir tutta la verità dopodomani ho intenzione di scrivere le mie riflessioni su un film che mi dà poi lo spunto per iniziare questo percorso tematico. E domenica 12 sarà il momento della recensione di Papà Goriot di Honorè de Balzac. Nel corso di questo mese vi farò incontrare alcune figure della commedia latina di Plauto (per voi ho pensato alla Mostellaria, ovvero, alla "commedia di un fantasma" e all'Aulularia, cioè alla "commedia della pentola").

Qual'è stato il giorno più felice della vostra vita?!

Io in questi ultimi giorni ho avuto un gran bisogno di rievocarlo nei ricordi.

Non è stato il giorno della mia laurea magistrale, mi dispiace deludervi. In quel momento, comunque ancora abbastanza recente, al di là del mio 110 non avevo la predisposizione d'animo più adatta per festeggiare, sia per questioni familiari un pochino complesse e spiacevoli sia per questioni di rapporti con gli amici. Ad ogni modo, in un momento successivo, ho voluto organizzare un paio di serate di festa dedicate al mio traguardo raggiunto. Ho ricevuto un sacco di regali, forse anche troppi; e alcuni devono anche essere costati molto a chi me li ha fatti.

Questa per me è stata un'estate abbastanza ricca di relazioni, soprattutto nel mese di luglio. Al minigrest parrocchiale ho fatto praticamente di tutto: le adulte ci tenevano in particolar modo che aiutassi nelle scenografie e che scrivessi una storia per i bambini, un racconto semplice adattato allo Hobbit. Sinceramente non avrei mai pensato di poterci riuscire con buoni risultati. Questa del minigrest è stata una bella esperienza: eravamo tutte donne di età diverse, ma, malgrado ciò, siamo state capaci di creare con lo zelo e l'impegno qualcosa di molto bello per i bambini più piccoli. Siamo ancora un bel gruppo che di tanto in tanto si incontra anche dopo la fine di luglio. Però io mi sento decisamente più portata per medie e superiori. Spesso, da educatrice, sapevo come prendere i ragazzini di quella fascia di età. In particolare mi piace quella fascia di età 14-16: è il momento della vita in cui gli adolescenti; e molti di loro si trovano nel pieno dello sviluppo fisico, credono in qualcosa, in un progetto di generosità, in un futuro lavorativo, in una futura famiglia tutta loro. Ed è il momento più opportuno, a mio avviso, per noi educatori e insegnanti, di aiutarli a continuare a credere in questo qualcosa, che in sostanza è qualcosa di valido.

Anche se mancano circa 4 mesi a capodanno sento che per me è già tempo di bilanci: il 2021 è stato un anno impegnativo, intenso, a tratti doloroso e triste. 

Agosto è stato il mese del tentativo di recuperare diversi rapporti. In qualche caso ci sono riuscita.

Aprile invece è stato veramente duro e non soltanto per questioni di studio. Quel post pubblicato, tra le lacrime, nel giorno del venerdì santo (2 aprile, ore 11 e 53, come testimonia ancora adesso con esattezza la voce "post") non era un melodramma per mettermi in mostra. Era dolore e preoccupazione per il Don che stava veramente male.

Poco dopo la fine del lungo e strano "lockdown hard" della primavera 2020, casualmente, una domenica mattina, ero uscita di casa per recarmi a messa a Bussolengo. 

Un anno fa non ero messa bene dal punto di vista della fede, complice un po' anche il non poter essere mai andata in chiesa per tre mesi, visto che pensavo: "Sarà una delle mie ultime domeniche. Ma magari trovo don Marco come celebrante, trovo una figura di aspetto giovanile". Vi ricordo che Don Marco è nato tre anni prima di me. Già a distanza mi colpiva il suo sorriso. E' stato la domenica successiva, ancora nel giugno 2020, che Don Marco mi ha proposto di entrare in un gruppo giovani che si stava formando la scorsa estate. Sono entrata nel coro, ho accolto e ho voluto approfittare di questa opportunità che un prete giovane e accogliente mi stava offrendo, pur conoscendomi soltanto di vista.

Le personalità come la mia fanno sempre un po' fatica ad iniziare qualcosa di nuovo per la paura di venire sottoposti ai giudizi e ai pettegolezzi altrui. Ma presto ho preso entusiasmo per questo servizio. La stima nei confronti di Don Marco si è accresciuta durante un percorso di esercizi spirituali che ho intrapreso a fine ottobre. Vedere di fronte a me un curato che ascoltava, che dal punto di vista della fede era saldo e forte anche se lui stesso si poneva alcune domande simili alle mie mi ha fatto bene. Dopo quella settimana di esercizi spirituali ho ricominciato a pregare. Per me Don Marco è stato ed è tuttora una figura davvero significativa. Durante i mesi nei quali è mancato ho compreso comunque l'ammirevole senso di integrità di Don Andrea e la commovente mitezza di Don Diego.

L'estate sta finendo. Quest'autunno per me è pieno di incognite: non so in quale scuola finirò, anche se non vedo l'ora di iniziare a lavorare. Ho inviato un po' di messe a disposizione per le scuole secondarie. Vedremo tra un po' dove c'è un posto libero. Soprattutto nelle prime settimane di scuola dovrò ridimensionare e temporaneamente ridurre la presenza in quelle che finora ho chiamato "attività extra-accademiche". Sicuramente ridurrò la frequenza all'Emporio della solidarietà. "Ci vogliono i giovani seri e validi", mi dice la gente tra i 50 e i 60 anni, "Anna non mollarci". 

Ma io mi troverò, tra poco, in un momento della vita nel quale dovrò rivedere qualche priorità. E poi sì, certamente ancora per un bel po' sarò nella fascia "under 35" (e intanto spererei nei prossimi anni di metter su famiglia), ma sarebbe bene cha anche altre persone di età simile alla mia si mettessero in gioco di tanto in tanto in esperienze di volontariato. Arricchiscono l'animo, fanno maturare.

Ho iniziato a prestare servizio presso l'Emporio di Lugagnano lo scorso luglio. Vi assicuro che per un giovane anche questa è un'esperienza utile: non è un negozio soltanto per chi ha figli piccoli e fa fatica ad arrivare a fine mese. L'Emporio è anche un aiuto concreto per chi non ha proprio nulla, nemmeno un tetto sotto la testa, nemmeno un lavoro, nemmeno più un contatto con la persona che diceva di amarli oppure con i propri familiari che lo hanno lasciato solo.

Tra l'altro mercoledì pomeriggio sono in servizio cassa, ma quest'estate ho fatto spesso il servizio di accoglienza, scoprendomi portata ad ascoltare le storie di ciascuno di quei volti, o meglio, di quegli occhi. 

Per quel che riguarderà le attività in parrocchia... deciderà Don Marco che cosa farsene di me e se farsene qualcosa: deciderà lui dove collocare "il vecchiume dei ventiseienni". Ho in programma un colloquio a inizio anno pastorale, tra qualche settimana.

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* Colgo anche l'occasione per informarvi che nei mesi di ottobre-novembre ridurrò anche la frequenza dei post (2 al mese circa) per una novità importante: ho da poco iniziato a scrivere un altro romanzo! Vorrei intitolarlo: Il futuro è nelle nostre mani. Cioè, nelle mani di quei giovani che credono in ciò che studiano, che nutrono fiducia nelle loro risorse, che vogliono andare in profondità. Il futuro è nelle mani di quei giovani che, pur vivendo in un'epoca frenetica di consumismo, non rinunciano alla solidarietà e alla comunione. I protagonisti della trama hanno intorno ai 25 anni. Le dinamiche del romanzo le ho già quasi tutte ben chiare in mente e credetemi, mi è venuta in mente una trama così toccante e al contempo così ironica che non posso non approfondirla e non posso non lasciarla scorrere per poi dimenticarla. Ho scritto i primi due capitoli (devo sviluppare gli altri otto) che ora tengo in un cassetto di camera mia. Li lascio decantare, ma tra un mese li riprendo in mano. Ecco, fino ad un secondo fa questa cosa la sapeva soltanto quel che sta diventando il mio migliore amico, il mio mare che mi accoglie, che qualche volta discute con me in modo costruttivo ma che, soprattutto, non mi giudica mai.

Non ho ancora risposto alla domanda. Il giorno della mia cresima è stata la giornata più bella della mia vita, comunque. Febbraio 2009. La messa solenne. Il pranzo con parenti e amici. Una passeggiata sul freddo del lungolago. Ho letto in chiesa un'intenzione di preghiera che al nostro vescovo Zenti era piaciuta moltissimo: "Ti sei fatta portavoce di tutti i cresimandi", mi aveva detto. Ho ancora conservata in una scatola di cartone la sua bellissima omelia sul "Chi vuoi diventare?": "Al mondo ci sono più di sei miliardi di persone, ma non esiste il clone di te, tu non puoi essere la reincarnazione di nessuno!".

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Tutto qui. In certi momenti sento una profonda malinconia accompagnata dalla stanchezza. Ma è soltanto un periodo, passerà. Tanto voi lettori non potete fare nulla per me. In certi momenti sono così immersa in pensieri e in sensazioni negative che mi sento "ovattata" dal mondo reale. Ma passerà.

 

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