26 febbraio 2022

"Professione e vocazione"- il lavoro umano

In queste ultime settimane sto seguendo un corso di politica adattato ai giovani intorno alla mia età. Si tratta di un laboratorio che unisce l'attualità allo spirito del cristianesimo: di fronte a questo periodo storico- sociale precario come devono pensare, comportarsi e agire i cristiani che vogliono fare politica promuovendo i valori umani e non una sterile teocrazia condita di fanatismo religioso?

Ci è stato consegnato un sussidio ricco di citazioni importanti e di capitoli relativi ai temi di: lavoro, pace, famiglia, economia e comunità politica. E' un libro di dottrina sociale intitolato Docat.

Questa è stata una settimana difficile, drammatica e angosciante per tutta la comunità europea che attende con apprensione gli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Per me, ma non per l'umanità in generale, è stata una settimana positiva: finalmente mi sono stati pagati i mesi di dicembre e gennaio! 

Credo che queste riflessioni sul lavoro possano giovare a tutti voi lettori.

NB: Le frasi in corsivo ed evidenziate in blu sono le citazioni dal libro, le considerazioni in nero sono invece i miei apporti personali.

1.CHE COSA SIGNIFICA LAVORARE?

Poter svolgere, dopo anni di grande impegno negli studi, il lavoro che ho sempre desiderato fare, costituisce per me il coronamento di un (breve) percorso di vita che, dal punto di vista culturale e professionale, è ben riuscito/sta andando piuttosto bene, al di là delle difficoltà. Piaccio anche ai bambini tra i 7 e gli 8 anni, a casa ormai ho due scaffali pieni di disegni e di dichiarazioni di affetto, il punto è che bisogna aiutarli a regolarsi e a crescere.

Per non dimenticare mai i bambini in quarta che mi prendono per le braccia per farmi giocare con loro...

Essere disoccupati, non essere utili toglie all'uomo la dignità. Con il lavoro l'essere umano dà prova dei propri talenti e prende parte allo sviluppo economico (...)

Come dice la nostra Costituzione, scritta poco dopo la metà degli anni Quaranta grazie ad una proficua collaborazione tra socialisti e cattolici, l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e dunque, sulla dignità e sulla valorizzazione della persona umana.

Dio ha dato incarico agli esseri umani di sottomettere la terra (Genesi 1, 28), di custodirla, di coltivarla. Il lavoro può essere un servizio prezioso al prossimo, ammesso che, in una società "liquida" e sur-moderna come questa, nella quale i rapporti umani vengono spesso sacrificati all'egoismo, il prossimo riconosca la tua dignità e la tua autorevolezza.

2.IL LAVORO NELLA GENESI:

Secondo il racconto biblico della creazione, lavorare fa parte dell'essere creatura dell'uomo. 

Dopo che Adamo ed Eva hanno infranto il divieto di Dio di mangiare "dell'albero della conoscenza del bene e del male", dopo la caduta quindi, Dio infligge una maledizione sul terreno coltivabile. Da allora il terreno coltivabile è arido e l'uomo deve lavorare duramente per nutrire se stesso e la sua famiglia. Nella prospettiva biblica però, la fatica del lavoro è la punizione di Dio per la caduta, non il lavoro in sé.

LAVORO/FATICA sono ben distinte in fisica, questa almeno è quasi l'unica cosa che ricordo di questa materia. 

Forse una cosa in comune la fisica e l'analisi logica in grammatica italiana ce l'hanno: per comprenderle bene bisogna continuamente proporre esempi.

Immaginatemi, ad esempio, trasportare una valigia lungo una strada diritta per raggiungere un albergo... Faccio fatica perché la valigia pesa ma, dal punto di vista di un fisico, il mio lavoro è nullo dal momento che forza e spostamento risultano perpendicolari, cioè la forza non condiziona e non si oppone allo spostamento.

E ora ho trovato anche un'immagine che rende molto bene quel che voglio dire:


3. COME CONSIDERAVA GESU' IL LAVORO?

Gesù si è sottoposto lui stesso a un tirocinio professionale lavorando fino ai trent'anni come falegname. Nelle sue parabole utilizza immagini tratte dalla vita economica. Nella sua predicazione loda i servitori che lavorano con i propri talenti, mentre condanna il servo pigro che seppellisce il proprio talento nella terra.

"Più che la magnificenza delle opere, il Signore guarda all'amore con cui si fanno". (Santa Teresa D'Avila) Quindi mille volte meglio un infermiere che lavora nei reparti ospedalieri 36 ore ogni settimana (guadagnando più o meno il mio stipendio mensile) e si occupa del suo lavoro e dei malati con dedizione piuttosto che un dittatore che ordina di perfezionare i missili ipersonici, che fa torturare i presunti oppositori, che impedisce qualsiasi sviluppo culturale, economico e solidale tra i cittadini. Mi riferisco al pazzo criminale della Corea del Nord stavolta.

Ad ogni modo, ogni lavoro ha una dignità dal momento che viene svolto da un essere umano. 

"Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona nella sua integrità". (Papa Benedetto XVI°).

4.IL LAVORO FA PARTE DELLA VITA, MA NON E' LA VITA:

Si tratta di una differenza importante. Oggi, soprattutto nei paesi altamente sviluppati, ci sono molte persone che sembrano vivere solo per il lavoro. (...) Lo scopo del lavoro umano non è accumulare soldi, e neppure ottenere fama, ma raggiungere la vita eterna presso Dio con l'amore attivo verso il prossimo.

"Se il lavoro fosse tutto, non ci sarebbe un senso della vita per i disabili, non ci sarebbe più per gli anziani e non ancora per i bambini". (Norbert Blum, politico tedesco).

Ma i bambini e gli adolescenti affrontano la scuola per comprendere la loro strada e le loro capacità, per poi (mi auguro), poterle coltivare. 

Una parte significativa dei bambini di una delle mie due quarte manifesta la predisposizione per matematica e scienze naturali. Ma è vero: navigano già bene con frazioni e decimali, me ne accorgo quando ho l'ora di compresenza con la collega. Anche con me studiano e di conseguenza prendono punteggi alti ma comunque, se questa loro chiara tendenza si confermerà anche alle medie, è abbastanza probabile che buona parte di loro scelga o un istituto tecnico o licei ad indirizzo scientifico. Anzi, alcuni personaggi lì dentro personalmente li vedrei bene al liceo scientifico tradizionale.

Alcune persone devono accollarsi più lavori e lavorare duro per poter mantenere la famiglia. (...) Il lavoro contribuisce anche a creare il fondamento materiale e morale della vita familiare. Il salario assicura il sostentamento della famiglia e i genitori che lavorano sono un esempio importante per l'educazione dei figli. Nonostante ciò, per molti non è facile conciliare famiglia e lavoro. I datori di lavoro, i sindacati e la politica devono quindi fare uno sforzo comune per sviluppare nuovi modelli flessibili di lavoro retribuito.

"Il lavoro non scappa quando mostri a tuo figlio un arcobaleno. Ma l'arcobaleno non aspetta fino a quando hai finito di lavorare." (Proverbio cinese).

Ecco il disegno che mi ha portato una bambina in seconda dopo essere ritornata da tre settimane di video-lezioni e quarantena:


5. LA DISOCCUPAZIONE:

E' ovvio che lo stipendio è fonte di guadagno, oltre che coronamento dell'auto-realizzazione. 

La disoccupazione va al di là della perdita di un reddito materiale. Spesso la disoccupazione vuol dire solitudine, dubbio interiore, disprezzo sociale e malattia.

La disoccupazione è una condizione frustrante. Negli ultimi anni si distingue tra l'altro tra disoccupato (=chi ha perso il lavoro) e inoccupato (=chi non studia o non studia più ma non ha mai avuto un contratto di lavoro).

Se il lavoro è precario le persone non sono in grado di pianificare il loro futuro e quando sono sul posto di lavoro godono di diritti di tutela limitati.

Con "lavoro precario" si intende soprattutto una condizione del genere: un giovane che per tre mesi viene assunto in un ristorante, poi rimane per due mesi senza lavoro, poi per sei mesi fa il commesso in un negozio di articoli sportivi, poi perde ancora il lavoro... Come si fa pianificare a lungo termine? Anch'io sono precaria in questo momento, ma è da poco che lavoro e almeno ho una prospettiva e una speranza di stabilità  (docenti e infermieri sono categorie delle quali lo stato non potrà mai fare a meno anche se all'inizio per forza ottengono contratti a tempo determinato. Basterebbe che lo stato facesse concorsi, per entrambe le categorie, in maniera più regolare).

6. LE DONNE, I BAMBINI E MONDO DEL LAVORO:

Le donne devono poter svolgere in ogni ambito della vita sociale un ruolo pari a quello degli uomini. In particolare, le donne incinte e le madri hanno bisogno di tutele particolari nell'ambito giuridico e dell'intera società. E in molte parti del mondo questo ancora non accade, dal momento che le donne sono esposte a una discriminazione degradante e allo sfruttamento.

Invece, almeno nell'Italia "berlusconiana", ragazze e donne sono soltanto oggetti alle quali non vale la pena portare rispetto o riconoscere dignità.  Non siamo niente. Andiamo soltanto palpate per il gusto di chi non riconosce la nostra umanità e interiorità. E la cosa peggiore poi è il senso di vergogna che si prova e che rende ostinate nel silenzio. E intanto ti chiedi: "Perché me lo sono lasciata fare?". 

Penso alla frase di un mio alunno: "Io non perdonerei se qualcuno facesse del male a mia sorella". Con tutta la stima che hai di me come reagiresti se solo avessi il fegato di raccontarti un'umiliazione (ma non lo faccio perché sei un mio alunno e sei un bambino di appena 10 anni) che ho passato e che sicuramente non ti piacerebbe sentire (e non piacerebbe nemmeno ai tuoi compagni)? Ma tanto in ogni caso non parlo.

Eppure resisto e in questi ultimi mesi affronto, al di là dell'autostima ancora traballante, con i pugni chiusi, con un vortice di emozioni quasi sempre trattenute, tutto quel che il mondo fuori mi presenta e mi propone. 

So bene che Silvio Berlusconi non è più il Presidente del Consiglio dal 2011! Però ero ancora una bambina quando sentivo parlare di bunga-bunga, amanti, le notti di Arcore, decine di migliaia di soldi... Eppure, la sua esemplare morale insieme agli stuzzicanti modelli televisivi hanno influito, a mio avviso, sui comportamenti di molti giovani.

Solo in Svezia, in Danimarca e in Finlandia i salari tra donne e uomini sono quasi uguali. 

Tra l'altro purtroppo, in ambito aziendale, succede che una maternità faccia perdere il lavoro. E io invece dico che le donne in gravidanza avrebbero il diritto a un raddoppiamento dello stipendio. Pensate che società migliore sarebbe se fosse veramente così!

Nella prima fase dell'industrializzazione, in America e in Europa lo sfruttamento dei bambini con il lavoro minorile è stato uno dei più grandi scandali. 

Certo, basti pensare a quel che c'è scritto nei libri di storia moderna e ai contenuti di alcuni romanzi inglesi ("David Copperfield", "Oliver Twist", "E le stelle stanno a guardare", quest'ultimo è sui lavori in miniera dove sono coinvolti anche bambini dell'età dei miei scolari).

Anche oggi il lavoro minorile è ancora molto diffuso nei Paesi emergenti o in via di sviluppo. Spesso è la pura e semplice difficoltà di sopravvivenza a spingere le famiglie a impiegare i propri figli nel lavoro retribuito. Aggiungo io: molto poco retribuito.

Che schifo! La Chiquita (altroché "passione mai finita" come recitava una vecchia pubblicità del 2005!) impiega i bambini africani nella raccolta delle banane per una sola monetina al giorno.

Iqbal Masih è stato venduto da suo padre, che era sommerso di debiti, ad un fabbricante di tappeti.   

I bambini indiani e pakistani lavorano nell'ambito dell'industria tessile. A loro viene negato il diritto all'istruzione. A noi però viene dato il pieno diritto di acquistare abiti, scarpe e pantaloni da loro cuciti.

"La gioventù che lavora in fabbrica e non frequenta la scuola non solo perde un mezzo di difesa per il proprio futuro, ma in questi giovani schiavi dell'industria l'umanità stessa viene spezzata, dato che non potranno mai elevarsi allo spazio luminoso di un libero sviluppo spirituale". (Franz Joseph Von Buss, giurista e politico).

 7. I SINDACATI: 

Proprio perché c'è (per lo più) una sproporzione fra lavoratori e datori di lavoro talvolta i lavoratori hanno bisogno di unire le proprie forze nei sindacati. In questo modo possono tutelare i propri interessi insieme e in modo solidale. Il diritto a fondare un sindacato è un diritto umano. 

"Bisogna garantire il rispetto di orari umani di lavoro e di riposo, oltre che il diritto di esprimere la propria personalità sul luogo di lavoro. (...) Anche qui è da richiamare il ruolo dei sindacati non solo come strumenti di contrattazione, ma anche come luoghi di espressione della personalità dei lavoratori" (.Giovanni Paolo II°, Enciclica "Centesimus Annus").



19 febbraio 2022

"Il dottor Zivago", Borìs Pasternak (seconda parte):

C'è del buono in questo mondo.

E' giusto combattere per questo!

(Sam a Frodo, "Le due torri")

La settimana scorsa, a proposito di questa recensione, mi ero fermata alla descrizione di un paesaggio in cui si verifica il disgelo. Le prime 245 pagine le lo riassunte venerdì scorso. Con la narrazione invece ero arrivata al ritorno di Jurij a Mosca.

Mi sento di introdurre questo post innanzitutto con alcune informazioni importanti e poi con la presentazione sintetica, nel primo paragrafo qui sotto, di nuove figure che vengono introdotte nel romanzo.

La Rivoluzione continua, con i suoi deleteri effetti sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista socio-economico. Per trovare una vita migliore Jurij, la moglie Tonja, il loro figlio e il suocero Aleksandr decidono di trasferirsi a Varykino, un paese a 3.000 verste da Mosca. Il viaggio in treno dura per molti giorni e, lungo il tragitto, questa famiglia, come anche gli altri passeggeri, scorge città in fiamme, eserciti, case e monumenti ridotti a rovine. 

*Varykino è nella Russia Uralica.


A) ALTRI PERSONAGGI DEL ROMANZO:

Aleksandr= Si tratta del suocero di Jurij. Appare un uomo onesto, umile, di poche parole e dal cuore saggio.

Anfim Efimovic= Marxista amico di Lara ed ex avvocato. Si tratta di un uomo assolutamente indignato e contrariato di fronte all' ingiustizia.

Mikùlicyn= Ospite, per un determinato periodo, dei Zivago a Varikyno. Livka è suo figlio. Agrafèna è stata la prima moglie ed Elena invece la seconda.

Sereza Rancevic= Giovane partigiano ferito durante una battaglia e paziente di Jurij, che lo aiuta a guarire dalle ferite.

Kereny Layos= medico ungherese, collega di Jurij.

Angeljar= infermiere di origini croate.

Sima Tuncev= filosofa che, durante la rivoluzione, diventa sarta in un negozio di Jurjatin. Si tratta di un'amica di Lara.

Pamfìl= contadino filo-rivoluzionario. E' un personaggio secondario che mi ha colpita molto: in lui ci sono infatti sia crudeltà che fermezza. La miseria come conseguenza della Rivoluzione e della violenza lo ha inselvatichito. Mi sono perfino commossa quando ho letto che per i tre figli piccoli ha intagliato dei giocattoli di legno. Pamfil ha una crudeltà che è un modello di fermezza proletaria e d'istinto rivoluzionario.

*Pavel Antipov diventa Strel'nikov, ma  approfondirò verso la fine del post.

B) LA VITA A VARYKINO:

Per quale motivo i Zivago si recano proprio a Varykino? Perché Krueger, che era il nonno di Tonja, possedeva una casa e dei territori proprio lì. 

Jurij inizia a tenere un diario nel quale annota tutti i suoi stati d'animo. A proposito: a Varykino Jurij non esercita più, per un po' di tempo, la sua professione di medico. Fa l'agricoltore. E scrive così:

"Che felicità lavorare per se stessi e per la famiglia dall'alba al tramonto, costruirsi un tetto, coltivare la terra per nutrirsi, farsi il proprio mondo, come Robinson, imitando il creatore nella creazione dell'universo, e rinnovarsi, rinascere continuamente, allo stesso modo di quando nostra madre ci ha dati alla luce. Quanti pensieri attraversano la mente, quante cose nuove si pensano quando le mani sono occupate da un lavoro materiale, fisico, da un lavoro rude da manovale o da carpentiere, quando ci si propongono compiti ragionevoli, realizzabili con le mani, compensati dalla gioia del successo, quando per sei ore di seguito si sgrossa un pezzo di legno o si zappa la terra sotto il cielo aperto che vi scotta con il suo fiato salutare."

Caro, caro carissimo dolce e intelligente Jurij Andreevic Zivago!

Due cose vorrei dirti se avessi la mia età e se vivessi, come me, nel XXI° secolo: 

1) Vorrei sposarti, anima mia, e poi mettere al mondo un figlio che ti somigli. Credo che la tua personalità sia complementare e al contempo simile alla mia.

In realtà non mi sposerò mai, per non dire mai a mia figlia: "Ne valeva la pena soltanto per avere te". Non è piacevole mettere al mondo qualcuno per fargli sentire questa frase. Vado bene anche così, da sola. Io, il mio lavoro, i miei interessi, le mie letture, i miei alunni (anche se mi sono arrabbiata ieri, con la solita classe. Oltre alla confusione, senza volerlo, una bambina con un discorso ha toccato una corda che non doveva toccare. Come se fossi sempre in chiesa o in parrocchia... Sentite, mi sono tolta da tutti i gruppi del settore giovani ancora a metà ottobre perché non ne potevo più. Però quest'autunno non riuscivo a sentire delusione e amarezza, adesso sì. Sento solo ora tutto il peso di falsità, pettegolezzi, umiliazioni, incomprensioni. A scoppio ritardato. Sto uscendo adesso da un periodo di esaurimento psicologico durante il quale non riuscivo più a mettermi in contatto con me stessa e con quel che provavo).

2) Siamo nel 2022 e da poco più di due anni c'è la pandemia dovuta alla diffusione del Covid-19 e delle sue varianti. (E' abbastanza probabile che io abbia preso il Covid-19 a fine gennaio 2020, due giorni dopo l'esame di Poesia Italiana del Novecento, quando ancora non si facevano tamponi: 2 giorni di febbre + tosse secca per due settimane + perdita del gusto + debolezza muscolare connessa ad una frustrante incapacità, durata quasi un mese, di chiudere gli scuri delle finestre di camera mia). 

Ad ogni modo, i negazionisti del virus, i No Green Pass e i No Vax condividerebbero un botto questo stile di vita basato sull'agricoltura. Ritengo in effetti molto interessanti le loro soluzioni e le loro reazioni di fronte alla sospensione dal luogo di lavoro: "Coltiveremo un orto", "Costruiremo un pollaio con le galline", "Ricaveremo la lana dalle pecore", "Vivremo dell'essenziale, andremo soltanto al supermercato per la spesa" (molto realistico, anche perché dal 1 febbraio non potete entrare da altre parti).

Avrei un suggerimento per loro: già che ci siete e che siete propensi ad adottare uno stile di vita così minimale e così frugale, coltivate le zucche e, una volta cresciute, trasformatele in carrozze con cavalli! Ritornate all'Ottocento: d'altra parte le carrozze non hanno bisogno di benzina, molto costosa (negli ultimi mesi il prezzo è aumentato ulteriormente). 

Vedete ad ogni modo che Zivago menziona Robinson Crusoe, il famoso self-made man, simbolo, all'epoca di Defoe, del borghese intraprendente che, al contrario degli aristocratici, svolge un lavoro e guadagna del denaro con il suo lavoro, Il borghese non è dunque ricco a causa delle sue origini. Comunque, Jurij, che nella vita ha sempre studiato e lavorato come medico, si sente intraprendente a compiere lavori manuali.

Mentre Jurij annota tutte le gratificazioni che provengono da lavori agricoli e manuali, bisogna tener presente che il Novecento, ancor più dell'Ottocento, è il secolo dell'innovazione tecnica: aeroplani, aerei, automobili nella prima metà del secolo, frigoriferi, televisioni nella seconda metà del secolo. Per finire: i computer e i DVD che, nel 1995, fanno iniziare l'era digitale. Sono nata in quell'anno quindi non ho mai conosciuto un mondo senza computer e senza tecnologia. 

Poi tenete presente che il contatto uomo-natura è presente sin dal paleolitico. Il contatto uomo-natura è presente nella Genesi, primo libro della Bibbia: si inizia con il giardino dell'Eden per poi andare ai periodi di carestia nella terra d'Egitto ai tempi di Giuseppe, figlio di Giacobbe.

Tra panorami di paesaggi incontaminati dalle industrie, Aleksandr e Jurij leggono Tolstoj, Puskin e Dickens. 

A Jurij piace moltissimo Puskin dal momento che questo autore esalta l'onesto e il quotidiano. Puskin è stato anche poeta oltre che romanziere. Ho letto soltanto La figlia del capitano e posso confermare, per quel che mi riguarda, l'idea che si è fatto Jurij, che poi altro non è che l'idea di Pasternak. In quel romanzo è perfettamente intuibile l'apprezzamento e la stima dell'autore nei confronti della famiglia del capitano Mironov, i cui membri sono persone semplici e di buon cuore.

Anche Natalia Ginzburg, autrice della mia tesi magistrale, esalta l'umile e il quotidiano non soltanto in Lessico famigliare ma anche nelle Piccole Virtù e nelle Voci della sera.

Caro Michele è un po' diverso perché c'è una famiglia dispersa, sgretolata, dai rapporti superficiali, con giovani senza ideali. Il quotidiano lì è avventura erotica passeggera, relazioni instabili, stile, scritto e orale, ripetitivo, come a sottolineare la limitatezza morale e il disinteresse culturale di molti personaggi.

A proposito di paesaggi incontaminati mi sento di aggiungere un'altra mia osservazione: in una delle sue liriche, a proposito di paesaggi ampi, dotati di boschi e campi come i panorami uralici, il poeta indiano Tagore dice che le parole delle stelle/divengono fiori/nella foresta.

E penso a quel film sulla resistenza degli Scout al fascismo intitolato Aquile randagie e in particolare all'episodio in cui Giulio dice ad Andrea che nella notte Dio fa comunicare cielo e terra. E' lo stesso significato di questa lirica di Tagore che ho appena citato. E' la stessa cosa che il meraviglioso Jurij ha intuito nel corso dei suoi 36 anni di vita (36, notate bene, come quelli vissuti da Aleksandr Puskin. Sono morti alla stessa età.)

C) LE VITE DI JURIJ E LARA SI INCROCIANO DI NUOVO:

Dove Jurij reperisce i libri che legge con il suocero? Presso la confortevole biblioteca di Jurjatin, cittadina poco distante da Varykino:

Dai tavoli, molti guardavano con simpatia alla Antipov e sorridevano. Sintomi impercettibili: ma bastarono perché Jurij Andreevic si rendesse conto che in città la conoscevano e l'amavano.

Vi inviterei a chiedervi, anche per non parlare sempre di me stessa, dei miei collegamenti culturali e delle mie esperienze: Che impressione penso di dare agli altri? Cosa manifesto agli altri con il mio linguaggio non-verbale?

Lara (è la Antipov dal momento che è moglie di Pavel Antipov) e Jurij iniziano a frequentarsi, di nascosto da Tonja, che nel frattempo attende il secondo figlio. 

Jurij è molto combattuto dentro di sé: prova rimorsi e pentimento anche se, giorno dopo giorno, il suo fortissimo sentimento per Lara cresce.

L'uomo nasce per vivere, non per prepararsi alla vita. E la vita stessa, il fenomeno vita, il dono della vita sono una cosa così affascinante, così seria! 

Jurij inizia a percorrere sempre più spesso il tragitto tra Varykino e Jurjatin. Ma ricordiamoci che c'è la Rivoluzione e che Stalin ha sostituito lo zar. Ma è mai stata una vera democrazia la Russia? Vladimir Putin è di fatto uno zar camuffato da presidente.

Una mattina Jurij viene fatto prigioniero dalle truppe partigiane mentre percorre a cavallo il tragitto tra la casa di Lara e casa sua. Ed ecco che, una volta divenuto prigioniero dei partigiani, il protagonista della storia riprende il suo lavoro da medico:

Il dottore aveva lavoro fino ai capelli: d'inverno, tifo petecchiale; d'estate, dissenteria e, oltre a ciò, nei giorni di battaglia un intenso afflusso di feriti che giungevano dai luoghi delle operazioni militari.

Zivago, ad ogni modo, riesce a fuggire dai partigiani.

Nella fuga, per un colpo del destino, giunge proprio davanti a quella che era e che è la casa di Lara, a Jurjatin. E' una casa con le statue. La prima volta non trova Lara, ma trova un biglietto di lei che gli dà notizie sulla sua famiglia: Tonja, il suocero Aleksandr e i due figli sono fuggiti a Mosca. Oltre al biglietto trova la chiave di casa, così entra e si addormenta sul divano. 

Nel sonno sogna il figlio:

Si trovava a Mosca, in una stanza, davanti a una porta a vetri chiusi a chiave, che per maggior sicurezza tirava a sé, tenendo con forza la maniglia. Dietro la porta si dibatteva, piangeva e chiedeva di entrare il suo bambino col cappotto, i calzoncini e il berretto alla marinara, bello e triste. Al di là del bambino, spruzzando lui e la porta, cadeva con fragore una cascata, che forse veniva da una tubatura o da un condotto guasti, cosa consueta all'epoca, o forse, proprio sotto la porta, sboccava una selvaggia gola montana, con un torrente che vi si precipitava furiosamente nel freddo e nel buio. L'impeto e il frastuono della cascata terrorizzavano il bambino. Non si sentiva cosa gridasse perché il rombo soffocava le grida.

Si sentiva spezzare il cuore. Con tutta l'anima avrebbe voluto prendere in braccio il bambino, stringerselo al petto e fuggire con lui senza voltarsi indietro, all'infinito.

Si tratta di un sogno premonitore dal momento che poche settimane dopo il dottore saprà che moglie e figli sono stati espulsi dall'Unione Sovietica e si sono trasferiti in Francia.

E poi arrivano i capitoli del romanzo che mi indignano di più (anche se sono decisamente meno moralista ora rispetto a quando ero bambina e adolescente): Lara e Jurij che vanno a convivere nella stessa casa in cui il dottore viveva con la moglie Tonja.

A me Antonina è piaciuta molto come personaggio.

Tenete presente che Lara ha già una figlia da Antipov.

Però perché avviene questo tradimento? 

Ve lo spiego in maniera schematica. Le coppie sposate più importanti del romanzo sono queste:

-Lara/Antipov

-Jurij/Tonja

I rapporti tra Jurij e Tonja e i loro progetti di famiglia sarebbero funzionati se non fosse subentrata, nelle loro vite, una grande tragedia che, proprio come una guerra, ha sconvolto gli ordini politici, sociali e dunque ha separato anche le famiglie.

Jurij non rivedrà più Tonja e i figli da lei avuti. Non conoscerà mai la sua secondogenita.

Ma nemmeno Lara e Jurij non sono destinati a durare insieme. Sopraggiunge nelle loro vite l'avvocato Viktor Komarovskij. L'avvocato annuncia loro una notizia falsa: Strel'nikov, commissario rivoluzionario, è stato fucilato. Quindi, per motivi politici, Lara e Katja sono in pericolo: devono allontanarsi da Jurjatin. E partono, il mattino dopo, con Komarovskij. Con grande dolore di Jurij che, per alcuni giorni, scrive poesie di nostalgia struggente.

D) PAVEL PAVLOVIC ANTIPOV DIVENTA STREL'NIKOV:

Nella seconda parte del romanzo si racconta in modo più approfondito il vissuto del marito di Lara. 

Sin dall'infanzia era molto evidente la sua predisposizione per la matematica e le materie scientifiche in generale. Però veniva da una famiglia di modeste risorse economiche. Lavorava e studiava. Dopo aver insegnato matematica in un istituto tecnico per poco tempo aveva deciso di studiare, da autodidatta, letteratura e filosofia. 

E' un personaggio che ha suscitato in me molta compassione.  Il matrimonio con Lara è stato sostanzialmente infelice e, come l'unione fra Jurij e Tonja, interrotto dalle circostanze della Rivoluzione.

Anche il Pavel Pavlovic dell'Eterno marito di Dostoevskij ha avuto un matrimonio infelice. Anche questo Pavel Pavlovic dalla moglie ha avuto una figlia e non è mai stato veramente amato dalla moglie che lo tradiva con Vel'caninov.

Se potessi incontrare uno studioso di letteratura russa...!! Almeno potrei chiedergli se Pasternak, che è vissuto nel Novecento, per ideare il suo Pavel Antipov, si è ispirato al Pavel dell'Eterno marito.

Dai... mi sento di dire che Pavel Antipov era per Lara una scusa per scappare dalla famiglia e dagli abusi di Viktor.

Pavel Antipov sfoga le sue frustrazioni personali nel bolscevismo, cioè, nel seguire e nel collaborare con molto zelo con il comunismo.

Poco prima della fine del romanzo Strel'nikov si suicida.

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FINALE:

Zivago ritorna a Mosca e diviene tipografo. E scrive inoltre libri su teorie mediche, sulla religione e sulla storia. Si risposa con Marina.

E muore d'infarto a quell'età (sotto i 40), lungo la strada, poco dopo essere sceso dall'autobus dal cui finestrino gli era sembrato di scorgere Lara.


11 febbraio 2022

"Il dottor Zivago", Borìs Pasternak (parte prima):

Ieri sera, a proposito di me bambina, quasi dimenticavo di dirvi che l'estate 2005 è stata indubbiamente l'estate delle "onde blu dai riflessi argentati", come scrivevo nei miei diari di vacanza, ma è stata anche l'estate in cui ho rischiato per la seconda volta il ricovero d'urgenza per febbre altissima. 41, 2°C avevo! Non sono finita in ospedale per un pelo, perché un bagno nell'acqua fredda me l'aveva fatta scendere a 39 mi pare. Mi venivano i febbroni da cavallo!! :-(

Stamattina in seconda non sono riuscita a fare quasi nulla. Devono fare quasi tutto loro a casa in questi giorni. E pensare che li ho avuti per 5 ore ma non sono riuscita a tenere l'ordine. Però c'è una differenza rispetto alle altre volte: che mi hanno chiesto scusa e che durante la mattinata mi sono trovata la cattedra piena di disegni e di biglietti di scuse. Forse si rendono conto...

Ad ogni modo, me la sento davvero di recensire quest'opera monumentale? Sì, me la sento! (=lo dico per motivi psicologici e di vissuto personale, non culturali. Questa lettura per me non è stata pesante, ma arricchente e commovente).

C'è del buono in questo mondo.

E' giusto combattere per questo!

(Sam a Frodo, "Le due torri")

A) PERSONAGGI FONDAMENTALI DEL (LUNGO) ROMANZO:

JURIJ ZIVAGO= Protagonista.

NIKOLAJ=Zio di Jurij, ex sacerdote.

LARISA (LARA) FEDOROVNA= Co-protagonista.

PAVEL ANTIPOV= Marito di Lara.

AMALIJA= Madre di Lara.

VIKTOR KOMAROVSKIJ= Avvocato- figura negativa e abusante.

NADJA= Amica di Lara.

ANTONINA GROMEKO (TONJA)= moglie di Jurij Zivago.

MISHA GORDON= il miglior amico di Jurij.

ANNA IVANOVNA= madre di Tanja.

ALEKSANDR GROMEKO= Padre di Tonja.

B) JURIJ DA BAMBINO:

Il romanzo inizia con il funerale della madre del protagonista che, al momento del lutto e del trauma, ha appena 10 anni:

Un colpo alla finestra destò Jurij durante la notte. L'oscura cella era magicamente illuminata da una guizzante luce bianca. Jura corse in camicia alla finestra e appoggiò il viso al vetro gelido. Fuori non c'era più la strada, né il cimitero, né l'orto: solo la tormenta che infuriava, l'aria fumigante di neve. Quasi che la tormenta si fosse accorta del ragazzo e, consapevole del proprio terrificante potere, godesse dell'impressione che gli incuteva. E fischiava e ululava, tutta affannata a richiamare la sua attenzione. Dal cielo, sdipanandosi giro su giro da matasse senza fine, un bianco ordito cadeva sulla terra avvolgendola in un sudario. Non era rimasta che la tormenta al mondo, sola e incastrata. Il primo impulso di Jura, scendendo sul davanzale, fu di vestirsi e di correre in strada. Ora lo angosciava l'idea che la neve seppellisse i cavoli del monastero prima che non si potessero più raccogliere; ora il pensiero della madre, là, in quel campo, ricoperta dalla neve, senza più forze per resisterle, mentre sprofondava sotto terra, sempre più giù, ancora più lontana da lui. Ruppe in lacrime.

In quale anno inizia il romanzo? Nel contesto storico della guerra tra Russia e Giappone, quindi, tra il 1904 e il 1905. Questa guerra era scoppiata dopo che la Russia aveva occupato la Manciuria e la Corea. Ma, nel settembre del 1905, con il trattato di Portsmouth, si era dichiarata la vittoria giapponese in guerra.

Ad ogni modo, Jurij viene cresciuto ed educato, durante l'adolescenza, dallo zio Nikolaj, ex prete. I lettori non sapranno mai i motivi per cui Nikolaj ha rinunciato alla sua vocazione: lo stesso personaggio è piuttosto vago a riguardo. Ad ogni modo, Nikolaj impartisce a Jurij un'educazione profondamente cristiana: lo istruisce inoltre alla letteratura e alla filosofia. Il ragazzino, che dimostra grande intelligenza, una volta cresciuto, decide però di intraprendere gli studi di medicina.

Jurij soffre molto, nelle prime 30 pagine del romanzo, a causa della precoce perdita della figura materna, morta di tisi. 

Voi vi chiederete: e il padre? Il padre di Jura Zivago aveva abbandonato moglie e figlio. Conduceva una vita immorale e dissoluta.

Si intuisce la profonda sensibilità, anche religiosa, di Jurij bambino in questa preghiera:

"Angelo di Dio, mio santo custode, conferma la mia mente nella retta via e dì alla mamma che io qui sto bene. Se c'è la vita d'oltretomba, Signore, metti la mamma in Paradiso, dove i volti dei santi e dei giusti splendono come astri. La mamma era così buona che non può essere stata una peccatrice. Salvala, Signore!"- ad un tratto gli mancarono le forze, cadde bocconi e perdette i sensi.

C) LE BEATITUDINI:

Lara è, sin dall'inizio del libro, un'adolescente molto intelligente e... molto giusta. Anche lei non ha alle spalle un'infanzia facile, dal momento che ha perduto il padre e dal momento che ha subìto abusi proprio dall'avvocato Komarovskij, che sarebbe dovuto essere il protettore della famiglia di Lara.

Un pomeriggio Lara entra in una chiesa. Sta terminando il liceo, è stanca delle continue umiliazioni che deve subire da Viktor, dell'atteggiamento sottomesso e rassegnato di sua madre. Vorrebbe andarsene, studiare all'Università, diventare una maestra.

E in chiesa sente in parte la lettura del brano delle Beatitudini:

Beati i poveri in spirito... Beati quelli che piangono... Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia... Era per lei, quest'ultima. Egli diceva: invidiabile è la sorte dei calpestati; essi hanno qualcosa da raccontare di sé. Essi hanno tutto davanti a loro. Così pensava lui. Era questa l'opinione di Cristo.

Ora vi riporto il brano del Vangelo di Matteo (domenica si legge Luca però mi sembra). Leggetelo e... nel leggerlo cercate di riconoscervi in una di queste beatitudini:

Mt. 5, 3-12:

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Comincio a pensare che la mia sia questa: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Il mio è un nome ebraico. Deriva da questa piccola parola, חַנָּה (hènh) che significa, in modo più esatto, "la misericordiosa". So leggere e pronunciare un po' di ebraico. Non l'ho mai detto ma è così, da quando ero bambina. Ho il sospetto, abbiamo anzi il sospetto, in famiglia, che anche il mio cognome derivi dall'ebraico, visto che in questa lingua significa: "nastro".

La misericordia è solidarietà umana, è empatia verso il prossimo, è il saper andare oltre ai suoi limiti e ai suoi sbagli, è il saper comprendere che il nostro, il mio punto di vista non è l'unico al mondo e non sempre è il più vero e il più giusto.

D) JURIJ UNIVERSITARIO:

Jurij, ritenendo qualsiasi forma d'arte non pratica, decide di iscriversi a medicina dal momento che, a suo avviso, la medicina è una scienza che comprende anatomia, fisica e chimica ma è anche umanità, visto che permette di stare a contatto con i sofferenti.

Ad ogni modo, mai Jurij abbandona la sua predisposizione alla poesia.

La sua tesi è sulle terminazioni nervose della retina.

Interessante, in questa sua fase di vita, è il dialogo, profondo e significativo, con l'amico Misha Gordon. Stanno discutendo sulle diversità tra i popoli. Ad un tratto, Jurij fa queste osservazioni:

"Quando il Vangelo dice che nel regno di Dio non c'è né greco né giudeo, vuol forse dire solamente che davanti a Dio tutti sono uguali? No, per questo non occorreva il Vangelo, lo sapevano ancora prima i filosofi della Grecia, i moralisti romani, i profeti dell'Antico Testamento. Ma il Vangelo intendeva: in quel nuovo modo di esistenza pensato dal cuore, in quella nuova forma di comunione che si chiama regno di Dio, non ci sono popoli ma individui.

Pensare il nostro pianeta come abitato da popoli può comportare infatti il rischio di sfociare nel razzismo, focalizzandosi troppo sulle diversità. E invece, se si valorizzano prima di tutto gli individui?!

Indubbiamente penso all'etimologia greca ἰδιότης, sostantivo che richiama alla singolarità e alla sfera del privato.

Ma non si tratta qui di esaltare l'individualismo, che ha un sottile confine con l'egoismo, dal momento che l'individualista mette al primo posto le proprie necessità e la propria indipendenza contro gli interessi di una collettività.

Uno sguardo aperto e accogliente verso il prossimo, che è un individuo come noi, ci porta a vedere l'originale e il buono che c'è in ciascuno.

Il cristianesimo ha sempre valorizzato la dignità di ogni persona, dal momento che ognuno è prezioso. 

E) ZIVAGO ADULTO:

Terminati gli adulti, Jurij diviene il marito di Antonina (Tonja), una ragazza semplice e onesta. Con lei ha un figlio.

Nel frattempo Lara, che è riuscita ad allontanarsi da casa, ha ottenuto il diploma di infermiera professionale, non di insegnante, e si è sposata con Pavel Antipov. Con Pavel ha avuto una figlia, Katja.

Scoppia la Rivoluzione d'ottobre, gli eserciti invadono le strade, avvengono molte battaglie ed episodi di violenza, la popolazione avverte sempre più la fame e la povertà. Jurij, costretto ad allontanarsi dalla famiglia, va a prestare servizio a Meljuzeev, un villaggio della Russia del nord. E qui conosce Lara. In questa fase, Jurij e Lara hanno una forte intesa come amici e colleghi di ospedale.

Dopo un periodo di servizio piuttosto lungo, Jurij ritorna da Tonja, nella loro casa a Mosca. Qui si accorge della miseria che la violenza delle proteste hanno causato. Poco dopo si ammala di tifo ma riesce a guarire.

Vi riporto alcune descrizioni per rendere l'idea del clima e del tenore di vita durante la Rivoluzione russa:

C'era come una segreta corrispondenza fra il mondo morale e il mondo fisico: vicino e lontano, sulla terra e nell'aria. Qua e là, a isole, risuonavano gli ultimi spari della resistenza infranta. Qua e là, all'orizzonte, sorgevano come bolle improvvise e poi scoppiavano i deboli chiarori rossastri degli incendi. Uguali cerchi e mulinelli creava e intrecciava la tormenta sfarinandosi sotto i piedi di Jurij, sui marciapiedi e sul selciato bagnati.

Per un lungo periodo, nutrimento abituale della maggioranza furono il miglio cotto nell'acqua e la zuppa di pesce fatta con teste di aringhe. Il corpo delle aringhe, arrostito, serviva da secondo. La gente si nutriva di segale non macinata e di chicchi di frumento.

F) DESCRIZIONI DI PAESAGGI:

Termino la prima parte della recensione riportandovi la descrizione di un paesaggio in disgelo, nel passaggio tra inverno e primavera:

Dalla coltre bianca che si fendeva l'acqua corse fuori e cantò. I fondi, impraticabili antri del bosco, trasalirono e fu tutto un risveglio. L'acqua trovava libero sfogo: si precipitava giù dai burroni, si spandeva in stagni, si riversava dovunque. Presto il bosco si riempì del suo rombo, del suo fumido vapore. Nella foresta i torrenti strisciavano come serpi, si impantanavano e affondavano nella neve che ne legava i movimenti, scorrevano sibilando per i pianori, precipitavano alzando un pulviscolo d'acqua. (...)  Sopra la foresta navigavano basse nubi di feltro dai lembi sfilacciati che a momenti si abbattevano in tiepidi acquazzoni con un odore di sudore e di terra.



10 febbraio 2022

Scolasticamente parlando, che bambina ero?!

Per me è appena terminato un periodo piuttosto intenso dal punto di vista lavorativo.

Per questa domenica è previsto il Vangelo con il brano sulle Beatitudini. Occasione perfetta per me per poter iniziare a recensire finalmente il romanzo di Pasternak, Il dottor Zivago. 

Però, prima di passare ad un'opera letteraria del secolo scorso così impegnativa, vorrei soffermarmi, almeno stasera, nei miei ricordi di infanzia. 

Lo faccio forse perché, da illusa sognatrice, spero che i genitori di alcuni miei alunni, sia delle quarte che della seconda, mi leggano. Non so se mi leggano. In ogni caso, spero che tutte queste fotografie relative ad alcuni miei compiti e ad alcune mie verifiche servano in qualche modo a motivare qualsiasi famiglia con bambini alla primaria. L'italiano è strettamente legato alla bellezza del mondo, nonostante sia difficile, nonostante comporti ovviamente una parte "tecnica" sulla memorizzazione di regole e di tabelle verbali. O almeno, io l'ho sempre visto così. Ormai italiano (e anche storia) piacciono a pochi bambini... 

La mia maestra di italiano, che era severa, pignola ed esigente, mi diceva che ero un genio. Non lo so se lo ero e se lo sono, so soltanto che l'inclinazione alla scrittura in me c'è praticamente da sempre e so che quel che volevo fare l'ho fatto, dopo le elementari: il liceo, l'Università. E ora ho iniziato il lavoro che volevo fare da sempre. Pian pianino mi inserirò nelle scuole secondarie. Intanto già da questa supplenza piuttosto lunga che mi hanno assegnato sto imparando molto.

Durante l'autunno invocavo tanto una prima supplenza non di qualche giorno ma di qualche mese e ora che mi è capitato proprio così mi rendo conto di quante responsabilità e di quanti impegni comporti. Tutte responsabilità che mi assumo volentieri, però.

Ho trovato molte pagine e molte verifiche che risalgono all'anno scolastico 2004-2005, cioè, all'anno della mia quarta elementare.

Una nota importante: nemmeno all'epoca c'erano i voti numerici alla primaria. C'erano dei giudizi descrittivi che elenco dal più alto al più basso: OTTIMO/DISTINTO/BUONO/SUFFICIENTE/INSUFFICIENTE/

GRAVEMENTE INSUFFICIENTE. (E le maestre dell'inizio degli anni Duemila non si facevano troppi problemi a metterlo, nemmeno in prima o in seconda!)

AD OGNI MODO VI RISULTA FACILE DESCRIVERE L'INDOLE DI UNA BAMBINA DEL GENERE, VERO? A MIO AVVISO QUESTA FOTO DICE TUTTO...

A 9 anni ero gia' una profonda osservatrice. Molto riflessiva. Molto insicura. Molto tra le nuvole. E molto sensibile. Avevo "ottimo" e "distinto" dappertutto tranne che in matematica e scienze, dove avevo "buono". 

In comportamento, sempre in quarta elementare, ero una G.A. (=generalmente adeguata perché avevo: attenzione e partecipazione abbastanza discontinue, socializzazione adeguata soprattutto con alcuni compagni, impegno a casa assiduo, autonomia molto buona).

Il mio corsivo di allora dovrebbe essere abbastanza leggibile...

QUARTA ELEMENTARE: 













CANOVACCIO DELLA STORIA (l'inchiostro blu se ne è andato con il tempo in questo caso):

1) Generosità nei confronti degli uccellini (non "nel confronto"!!! Avevo sbagliato).

2) Costruzione della casetta di legno.

3)Postazione ideale per la casetta.

4) Provviste come buon ristoro.

5) Inserimento del canarino e del cibo. (Inserimento... potete pure ridere, ve lo concedo! Dai 5 anni in avanti ho la memoria lucidissima della mia storia personale per cui, sin dall'ultimo anno della materna, tendevo a complicare la lingua e a ricorrere a termini dell'italiano "medio-alto" o a utilizzare, come qui "inserimento" piuttosto che "entrata in scena di". Lo facevo per dimostrare a me stessa che valevo qualcosa, visto che avevo un'autostima bassissima. I giudizi scolastici non danno la felicità).

6) Un ristoro festante.


Questa è una parte di verifica andata particolarmente bene:


SECONDA ELEMENTARE:

Ammetto che non mi rimane molto, ammetto che molti dei quaderni di prima e seconda sono stati buttati, ma qualcosa di molto bello ce l'ho anche in questo caso.

Anno scolastico 2002-2003: