11 febbraio 2022

"Il dottor Zivago", Borìs Pasternak (parte prima):

Ieri sera, a proposito di me bambina, quasi dimenticavo di dirvi che l'estate 2005 è stata indubbiamente l'estate delle "onde blu dai riflessi argentati", come scrivevo nei miei diari di vacanza, ma è stata anche l'estate in cui ho rischiato per la seconda volta il ricovero d'urgenza per febbre altissima. 41, 2°C avevo! Non sono finita in ospedale per un pelo, perché un bagno nell'acqua fredda me l'aveva fatta scendere a 39 mi pare. Mi venivano i febbroni da cavallo!! :-(

Stamattina in seconda non sono riuscita a fare quasi nulla. Devono fare quasi tutto loro a casa in questi giorni. E pensare che li ho avuti per 5 ore ma non sono riuscita a tenere l'ordine. Però c'è una differenza rispetto alle altre volte: che mi hanno chiesto scusa e che durante la mattinata mi sono trovata la cattedra piena di disegni e di biglietti di scuse. Forse si rendono conto...

Ad ogni modo, me la sento davvero di recensire quest'opera monumentale? Sì, me la sento! (=lo dico per motivi psicologici e di vissuto personale, non culturali. Questa lettura per me non è stata pesante, ma arricchente e commovente).

C'è del buono in questo mondo.

E' giusto combattere per questo!

(Sam a Frodo, "Le due torri")

A) PERSONAGGI FONDAMENTALI DEL (LUNGO) ROMANZO:

JURIJ ZIVAGO= Protagonista.

NIKOLAJ=Zio di Jurij, ex sacerdote.

LARISA (LARA) FEDOROVNA= Co-protagonista.

PAVEL ANTIPOV= Marito di Lara.

AMALIJA= Madre di Lara.

VIKTOR KOMAROVSKIJ= Avvocato- figura negativa e abusante.

NADJA= Amica di Lara.

ANTONINA GROMEKO (TONJA)= moglie di Jurij Zivago.

MISHA GORDON= il miglior amico di Jurij.

ANNA IVANOVNA= madre di Tanja.

ALEKSANDR GROMEKO= Padre di Tonja.

B) JURIJ DA BAMBINO:

Il romanzo inizia con il funerale della madre del protagonista che, al momento del lutto e del trauma, ha appena 10 anni:

Un colpo alla finestra destò Jurij durante la notte. L'oscura cella era magicamente illuminata da una guizzante luce bianca. Jura corse in camicia alla finestra e appoggiò il viso al vetro gelido. Fuori non c'era più la strada, né il cimitero, né l'orto: solo la tormenta che infuriava, l'aria fumigante di neve. Quasi che la tormenta si fosse accorta del ragazzo e, consapevole del proprio terrificante potere, godesse dell'impressione che gli incuteva. E fischiava e ululava, tutta affannata a richiamare la sua attenzione. Dal cielo, sdipanandosi giro su giro da matasse senza fine, un bianco ordito cadeva sulla terra avvolgendola in un sudario. Non era rimasta che la tormenta al mondo, sola e incastrata. Il primo impulso di Jura, scendendo sul davanzale, fu di vestirsi e di correre in strada. Ora lo angosciava l'idea che la neve seppellisse i cavoli del monastero prima che non si potessero più raccogliere; ora il pensiero della madre, là, in quel campo, ricoperta dalla neve, senza più forze per resisterle, mentre sprofondava sotto terra, sempre più giù, ancora più lontana da lui. Ruppe in lacrime.

In quale anno inizia il romanzo? Nel contesto storico della guerra tra Russia e Giappone, quindi, tra il 1904 e il 1905. Questa guerra era scoppiata dopo che la Russia aveva occupato la Manciuria e la Corea. Ma, nel settembre del 1905, con il trattato di Portsmouth, si era dichiarata la vittoria giapponese in guerra.

Ad ogni modo, Jurij viene cresciuto ed educato, durante l'adolescenza, dallo zio Nikolaj, ex prete. I lettori non sapranno mai i motivi per cui Nikolaj ha rinunciato alla sua vocazione: lo stesso personaggio è piuttosto vago a riguardo. Ad ogni modo, Nikolaj impartisce a Jurij un'educazione profondamente cristiana: lo istruisce inoltre alla letteratura e alla filosofia. Il ragazzino, che dimostra grande intelligenza, una volta cresciuto, decide però di intraprendere gli studi di medicina.

Jurij soffre molto, nelle prime 30 pagine del romanzo, a causa della precoce perdita della figura materna, morta di tisi. 

Voi vi chiederete: e il padre? Il padre di Jura Zivago aveva abbandonato moglie e figlio. Conduceva una vita immorale e dissoluta.

Si intuisce la profonda sensibilità, anche religiosa, di Jurij bambino in questa preghiera:

"Angelo di Dio, mio santo custode, conferma la mia mente nella retta via e dì alla mamma che io qui sto bene. Se c'è la vita d'oltretomba, Signore, metti la mamma in Paradiso, dove i volti dei santi e dei giusti splendono come astri. La mamma era così buona che non può essere stata una peccatrice. Salvala, Signore!"- ad un tratto gli mancarono le forze, cadde bocconi e perdette i sensi.

C) LE BEATITUDINI:

Lara è, sin dall'inizio del libro, un'adolescente molto intelligente e... molto giusta. Anche lei non ha alle spalle un'infanzia facile, dal momento che ha perduto il padre e dal momento che ha subìto abusi proprio dall'avvocato Komarovskij, che sarebbe dovuto essere il protettore della famiglia di Lara.

Un pomeriggio Lara entra in una chiesa. Sta terminando il liceo, è stanca delle continue umiliazioni che deve subire da Viktor, dell'atteggiamento sottomesso e rassegnato di sua madre. Vorrebbe andarsene, studiare all'Università, diventare una maestra.

E in chiesa sente in parte la lettura del brano delle Beatitudini:

Beati i poveri in spirito... Beati quelli che piangono... Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia... Era per lei, quest'ultima. Egli diceva: invidiabile è la sorte dei calpestati; essi hanno qualcosa da raccontare di sé. Essi hanno tutto davanti a loro. Così pensava lui. Era questa l'opinione di Cristo.

Ora vi riporto il brano del Vangelo di Matteo (domenica si legge Luca però mi sembra). Leggetelo e... nel leggerlo cercate di riconoscervi in una di queste beatitudini:

Mt. 5, 3-12:

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Comincio a pensare che la mia sia questa: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Il mio è un nome ebraico. Deriva da questa piccola parola, חַנָּה (hènh) che significa, in modo più esatto, "la misericordiosa". So leggere e pronunciare un po' di ebraico. Non l'ho mai detto ma è così, da quando ero bambina. Ho il sospetto, abbiamo anzi il sospetto, in famiglia, che anche il mio cognome derivi dall'ebraico, visto che in questa lingua significa: "nastro".

La misericordia è solidarietà umana, è empatia verso il prossimo, è il saper andare oltre ai suoi limiti e ai suoi sbagli, è il saper comprendere che il nostro, il mio punto di vista non è l'unico al mondo e non sempre è il più vero e il più giusto.

D) JURIJ UNIVERSITARIO:

Jurij, ritenendo qualsiasi forma d'arte non pratica, decide di iscriversi a medicina dal momento che, a suo avviso, la medicina è una scienza che comprende anatomia, fisica e chimica ma è anche umanità, visto che permette di stare a contatto con i sofferenti.

Ad ogni modo, mai Jurij abbandona la sua predisposizione alla poesia.

La sua tesi è sulle terminazioni nervose della retina.

Interessante, in questa sua fase di vita, è il dialogo, profondo e significativo, con l'amico Misha Gordon. Stanno discutendo sulle diversità tra i popoli. Ad un tratto, Jurij fa queste osservazioni:

"Quando il Vangelo dice che nel regno di Dio non c'è né greco né giudeo, vuol forse dire solamente che davanti a Dio tutti sono uguali? No, per questo non occorreva il Vangelo, lo sapevano ancora prima i filosofi della Grecia, i moralisti romani, i profeti dell'Antico Testamento. Ma il Vangelo intendeva: in quel nuovo modo di esistenza pensato dal cuore, in quella nuova forma di comunione che si chiama regno di Dio, non ci sono popoli ma individui.

Pensare il nostro pianeta come abitato da popoli può comportare infatti il rischio di sfociare nel razzismo, focalizzandosi troppo sulle diversità. E invece, se si valorizzano prima di tutto gli individui?!

Indubbiamente penso all'etimologia greca ἰδιότης, sostantivo che richiama alla singolarità e alla sfera del privato.

Ma non si tratta qui di esaltare l'individualismo, che ha un sottile confine con l'egoismo, dal momento che l'individualista mette al primo posto le proprie necessità e la propria indipendenza contro gli interessi di una collettività.

Uno sguardo aperto e accogliente verso il prossimo, che è un individuo come noi, ci porta a vedere l'originale e il buono che c'è in ciascuno.

Il cristianesimo ha sempre valorizzato la dignità di ogni persona, dal momento che ognuno è prezioso. 

E) ZIVAGO ADULTO:

Terminati gli adulti, Jurij diviene il marito di Antonina (Tonja), una ragazza semplice e onesta. Con lei ha un figlio.

Nel frattempo Lara, che è riuscita ad allontanarsi da casa, ha ottenuto il diploma di infermiera professionale, non di insegnante, e si è sposata con Pavel Antipov. Con Pavel ha avuto una figlia, Katja.

Scoppia la Rivoluzione d'ottobre, gli eserciti invadono le strade, avvengono molte battaglie ed episodi di violenza, la popolazione avverte sempre più la fame e la povertà. Jurij, costretto ad allontanarsi dalla famiglia, va a prestare servizio a Meljuzeev, un villaggio della Russia del nord. E qui conosce Lara. In questa fase, Jurij e Lara hanno una forte intesa come amici e colleghi di ospedale.

Dopo un periodo di servizio piuttosto lungo, Jurij ritorna da Tonja, nella loro casa a Mosca. Qui si accorge della miseria che la violenza delle proteste hanno causato. Poco dopo si ammala di tifo ma riesce a guarire.

Vi riporto alcune descrizioni per rendere l'idea del clima e del tenore di vita durante la Rivoluzione russa:

C'era come una segreta corrispondenza fra il mondo morale e il mondo fisico: vicino e lontano, sulla terra e nell'aria. Qua e là, a isole, risuonavano gli ultimi spari della resistenza infranta. Qua e là, all'orizzonte, sorgevano come bolle improvvise e poi scoppiavano i deboli chiarori rossastri degli incendi. Uguali cerchi e mulinelli creava e intrecciava la tormenta sfarinandosi sotto i piedi di Jurij, sui marciapiedi e sul selciato bagnati.

Per un lungo periodo, nutrimento abituale della maggioranza furono il miglio cotto nell'acqua e la zuppa di pesce fatta con teste di aringhe. Il corpo delle aringhe, arrostito, serviva da secondo. La gente si nutriva di segale non macinata e di chicchi di frumento.

F) DESCRIZIONI DI PAESAGGI:

Termino la prima parte della recensione riportandovi la descrizione di un paesaggio in disgelo, nel passaggio tra inverno e primavera:

Dalla coltre bianca che si fendeva l'acqua corse fuori e cantò. I fondi, impraticabili antri del bosco, trasalirono e fu tutto un risveglio. L'acqua trovava libero sfogo: si precipitava giù dai burroni, si spandeva in stagni, si riversava dovunque. Presto il bosco si riempì del suo rombo, del suo fumido vapore. Nella foresta i torrenti strisciavano come serpi, si impantanavano e affondavano nella neve che ne legava i movimenti, scorrevano sibilando per i pianori, precipitavano alzando un pulviscolo d'acqua. (...)  Sopra la foresta navigavano basse nubi di feltro dai lembi sfilacciati che a momenti si abbattevano in tiepidi acquazzoni con un odore di sudore e di terra.



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