29 aprile 2022

Città vs campagna: un percorso attraverso la letteratura antica e la letteratura dell'infanzia:

Adoro aprile... Ho una proposta per i miei lettori nati in questo stupendo mese che se ne sta andando: facciamo cambio di giorno di nascita?! Io sono nata a fine settembre. Nella prima metà di aprile fioriscono i ciliegi e i meli, intorno al 20 spuntano i primi papaveri e ora invece che siamo al termine del mese, e quindi a metà primavera, fioriscono i biancospini. Non è meraviglioso tutto ciò?! A fine settembre le foglie ingialliscono e avviene proprio quell'acquazzone che segna la fine dell'estate. Comunque il 26 settembre non c'è mai stato freddo né caldo afoso. Le temperature dei due mesi sono simili.

Per costruire questo post parto da otto versi dell'idillio VII° di Teocrito che ho tradotto e contestualizzato. Poi, come promesso, passo ad illustrarvi la prima metà dell'epistola X° di Orazio e infine approdo ad un recentissimo libro di letture per bambini tra i 6 e gli 8 anni. 

A) TEOCRITO, IDILLIO VII°, vv.153-143: 

In questo componimento, Simichida e due amici giungono nei pressi di una fattoria di campagna dove un loro conoscente ha organizzato una festa in onore di Demetra. Il paesaggio descritto presenta i tipici tratti del locus amoenus: il paesaggio agreste viene qui idealizzato da tre uomini abituati a vivere in un ambiente cittadino. Tenete presente che in questa poesia si sta descrivendo con occhi incantati un paesaggio nel pieno dell'estate.

Simichida è l'alter ego del poeta Teocrito. Eccovi la mia fotografia del testo originale:


Traduzione:

Molti pioppi e molti olmi stormivano sopra la nostra testa e l'acqua sacra, che scorreva giù dalla grotta delle Ninfe, gorgogliava vicino. Sui ramoscelli ombrosi le cicale si affaticavano a frinire e da lontano la rana gracidava all'interno dei rovi. Cantavano le allodole e i fringuelli, gemevano le tortore, le api volavano veloci attorno alle fonti. Tutto profumava di estate, stagione del raccolto.

Analisi lessicale:

ἱερόν= Significa "sacro, santo". Da questo aggettivo deriva l'italiano "ieratico", impiegato per definire "solenni e statiche" le figure umane dei mosaici dell'arte bizantina, caratterizzata inoltre spesso da fondi dorati.

ὕδωρ, ὕδατος= E' l'acqua e in greco antico è un sostantivo neutro. Ma da qui deriva δραυλις che è proprio il nostro "idraulico".

ἄδω significa "cantare" e da qui derivano sia ἀοιδή, ovvero, "canto", sia ἀοιδός, cioè, l'aedo, il cantore dei versi dell'epica.

B) ORAZIO, EPISTOLA X°, LIBRO PRIMO:

Qui è molto evidente la contrapposizione fra città e campagna: il primo è visto dalla semplice e schiva anima di Orazio come un ambiente di ricchezze superflue in cui la sete di potere degli uomini è evidente. La campagna invece permette di condurre una vita quotidiana semplice e a contatto con la natura.

Questa lettera è indirizzata al migliore amico di Orazio, Aristio Fusco, probabilmente autore di commedie andate perdute. Aristio compare anche in due satire oraziane in cui viene definito "mihi carus".

Qui vi riporto soltanto le mie traduzioni.

vv. 1-7:

Noi che amiamo la campagna dobbiamo salutare Fusco che ama la città; in quest'unica cosa, è chiaro, (siamo) molto diversi ma per il resto quasi gemelli, di animo fraterno, qualunque cosa rifiuta l'uno, così anche l'altro, e assieme diciamo di sì, come due vecchi colombi che ben si conoscono. Tu custodisci il nido, io lodo i ruscelli della piacevole campagna e i sassi ricoperti dal muschio e il bosco.

Una prova della forte amicizia fra Orazio e Aristio Fusco è l'immagine dei due colombi, alla quale qui si è fatto ricorso per indicare l'affinità d'animo.

vv.12-24:

 Se è opportuno vivere in accordo con la natura e se per costruire una casa bisogna prima di tutto cercare un terreno, cnosci forse un luogo migliore della campagna? Dov'è che sono più tiepidi gli inverni, dove l'aria più dolce ammansisce sia la rabbia della Canicola che il periodo del Leone, quando abbia furibondo accolto il sole che scotta? Dov'è che meno l'angoscia implacabile ti strappi il sonno? Forse l'erba profuma o splende meno delle pietruzze libiche? Forse che nei quartieri un'acqua più pura tende a spezzare il piombo, rispetto a quella che con fragore trepida per un ruscello in discesa? Certo, tra le colonne variegate viene nutrita una selva ed è apprezzata una casa che guarda ai campi lontani. Se cacci la natura con il forcone, la natura ritornerà fino a quando, vincitrice, distruggerà le ingiuste resistenze. 

è opportuno vivere in accordo con la natura= Ricorda una frase identica di Zenone lo stoico, il quale pensava che l'uomo, per perseguire la virtù, dovesse attenersi alla natura e alle sue leggi.Anche se non ha mai veramente aderito allo stoicismo e non ha mai condiviso tutti i principi di questa corrente filosofica, Orazio pensava che agli uomini dovesse bastare una vita semplice che corrispondesse ai bisogni della natura.

Canicola= Si riferisce alla stella Sirio, visibile in piena estate. In effetti poco dopo c'è Leone, che ricorda proprio l'astrologia: il Sole, a partire dal 23 luglio, entra nel segno del Leone. Orazio si riferisce alla brezza leggera che soffia sulla campagna, anche in piena estate, anche con le giornate lunghe e molto calde. 

In realtà, lo dico io che vivo in una casa in campagna, luglio mi è antipatico, soprattutto nell'ultima parte: l'afa toglie il sonno anche in campagna ma... non dimentichiamo mai che, nel XXI° secolo d.C., secolo di alta tecnologia e industrializzazione, siamo soggetti ai cambiamenti climatici e all'innalzamento, inevitabile, della temperatura.

Poi Orazio parla di pietre libiche. La Libia ora è la terra della povertà, delle violazioni dei diritti umani, del caos e delle dittature che si susseguono, ma duemila anni fa era un luogo da cui provenivano pietre preziose.

Secondo Orazio, inoltre, in campagna si dormono sonni tranquilli, lontani dagli stress cittadini.

C) "CIELO DI CILIEGIE", UNA FAVOLA OLANDESE PER LA SCUOLA PRIMARIA:

A proposito: sto lavorando ancora. Mi hanno dato alcuni giorni di servizio e, detta sinceramente, non mi aspettavo che mi chiamassero proprio alla scuola di Pastrengo! Avevo inviato la MAD per Cavaion-Pastrengo anche lì mesi prima senza troppe speranze.

In questo anno scolastico posso dire di aver lavorato per quasi quattro mesi.

Dopo l'esperienza di fuoco a Valeggio mi sento di dire che, per le esperienze finora vissute, la scuola media di Sona è un paradiso terrestre e la primaria di Pastrengo una laguna azzurra e vivace. A Valeggio molte delle mie ex colleghe meritano di lavorare con la maestra Mara: lei fa fare i lavori di gruppo anche in tempo di Covid e partecipa alle programmazioni senza mascherina, lei fa italiano attraverso gli indovinelli... lei è bravissima, io sono soltanto una str**** piantagrane. Avevo gravi problemi disciplinari in seconda ma non sono mai stata aiutata e supportata più di tanto ne' dalla dirigente ne' dalle colleghe! Avevo chiesto una riunione con i genitori sin dalla fine di gennaio... è stata indetta? Certo che no! In quella scuola se insegni ed educhi al contempo sei soltanto un problema per la preside e oggetto di invidia per le colleghe! 

(Quando do tutta l'anima e questo non arriva mi incavolo come una iena, in qualsiasi contesto ciò avvenga!)

Ad ogni modo, Cielo di ciliegie si trova sia online che nei cataloghi delle biblioteche ed è una favola a mio avviso per bambini dai 5 agli 8 anni (ho suggerito io alla bibliotecaria del mio paese di cambiare la fascia d'età 3-6 con quella dei 5-8). Si possono ricavare molti spunti di riflessione semplici ma belli se si ha una seconda elementare che accetta le regole dell'ambiente scolastico.

La storia inizia così: Alcuni amici sono più che amici. Crescono come ciliegie gemelle attaccate allo stesso gambo.

Si tratta di Adin e Dina, due nomi che sono l'uno l'anagramma dell'altro. 

(Adin) capisce tutto quello che dice Dina, persino quando non dice neanche una parola. 

Qui sarebbe interessante parlare ai bambini dell'amicizia, che implica sia la condivisione di giornate, giochi e interessi, sia un'intesa quasi magica... è magico in effetti essere trasparenti per qualcuno che entra facilmente in empatia con te.

Il passatempo preferito di Adin e Dina è quello di piantare i noccioli in paese, soprattutto nelle aiuole e tra le pietre dei marciapiedi.

Se nelle prime tre pagine è molto evidente la prevalenza del tema dell'amicizia, diviene poi rilevante, fino alla fine del racconto, la contrapposizione tra campagna e città: inizialmente Adin vive con la madre in una roulotte collocata in un ambiente di collina reso magnifico dai campi di ciliegi. La madre del bambino lavora per il padre di Dina, proprietario delle campagne, poi però decide di trasferirsi in città per trovare un altro lavoro e per avere un vero e proprio tetto sopra la testa.

Anche se è triste separarsi da Dina, dal decimo piano dell'appartamento di un condominio, Adin lancia aeroplanini di carta mettendo i noccioli tra le ali. In inverno i noccioli scavano piccole buche nella neve.

Molto positivi risultano gli adulti della favola, il padre di Dina e la madre di Adin che, al di là del cambiamento di residenza, riescono a far mantenere un contatto tra i due bambini: Dina va a trovare Adin in inverno e quest'ultimo, in primavera, quando vede la fioritura dei ciliegi vicino ai condomini, decide con la madre di tornare in campagna per rivedere Dina.

 Vorrei ora riportarvi qui sotto una pagina del libro:


D) QUINZANO:

Arricchisco questo post con qualche accenno a questa suggestiva frazione di Verona. In questo paesino, vicino sia a Borgo Nuovo, Parona e Chievo, il confine tra città e campagna è molto labile: vedere per credere! Ci sono stata molto recentemente ed è stato facile riuscire a raggiungere il posto senza mai esserci stata prima: dovevo proprio vedere il presepe pasquale che rappresentava i quattro momenti fondamentali della settimana santa: ingresso di Gesù a Gerusalemme, preghiera nell'orto degli Ulivi, Crocifissione e Risurrezione.

Dicevo che qui il confine tra ambiente cittadino e ambiente campagnolo è molto sottile: da Borgo Nuovo e da Via Quarto Ponte ho preso la SS12, ho girato a destra per Via Ca' di Cozzi e sono arrivata in piazza dopo una salita. Quinzano è prevalentemente in salita: non si sale solo per visitare l'Eremo di San Rocchetto, attuale sede AGESCI, ma anche per raggiungere le colline, nelle quali domina la coltivazione degli ulivi. Ho scoperto dei sentieri silenziosi dai quali si vede Verona dall'alto, tra filari di ulivi vicini ai terrazzamenti.

Comunque, se fino a Via Ca' di Cozzi il "panorama" è fatto di condomini, ristoranti e pizzerie, supermercati, una volta arrivati all'inizio di Quinzano si scopre un paesino con case vecchio stile anni '60 circondato dal verde delle colline.




Nel nostro tempo, la città è luogo di lavoro, di traffico, di servizi, di formazione accademica, di smog, di occasioni culturali. La campagna è invece un ambiente di agriturismi, di passeggiate, di svago nei fine settimana. In Italia inoltre, la campagna testimonia la semplicità delle pievi romaniche e di piccole chiesette costruite in mattoni nei secoli scorsi, come questa, in cima a una collinetta di Sommacampagna:


Tuttavia, anche in città ci sono preziose testimonianze storico-artistiche. 
Le domande-provocazioni che vi pongo a fine post sono: dove conviene vivere nel nostro tempo? Dove ci sono più vantaggi?  Dove vorreste vivere?

Un'ultima cosa: il link vi porta ad un testo che ho scritto a inizio settimana. Quando non lavoro mi occupo di leggere, scrivere e di interessarmi di didattica. Su un libro dedicato ai metodi di insegnamento dell'italiano scritto per la secondaria di primo grado ho trovato una consegna che dava 15 parole per formare un racconto. Io ci ho messo 20 minuti per scriverlo: quando le ho viste era come se sapessi già cosa scrivere. Il mio racconto si intitola "Quartiere Elea", come Elea 9003, il proto-computer del secolo scorso. Il mio corsivo dovrebbe risultare molto leggibile. 

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