17 agosto 2022

"Opinioni di un clown", H. Boll:

 "Ma che tipo di uomo sei, in conclusione?"

"Sono un clown"- risposi-" e faccio raccolta di attimi. Ciao".

Inizio questo post con la citazione di un passo che si trova alla fine del penultimo capitolo di questo particolare e impegnativo romanzo ambientato all'inizio degli anni Sessanta. Questa è infatti la parte finale della telefonata tra due fratelli: Leo, studente di teologia di venticinque anni, e il protagonista Hans, ventottenne clown. La narrazione è in prima persona e si svolge, in gran parte, nell'appartamento di Hans a Bonn, luogo in cui egli fa una serie di telefonate alle persone che conosce.

A) DELUCIDAZIONE SUI CONTENUTI:

Tutto il romanzo è imperniato sulla vita, già distrutta e fallimentare, di Hans Schnier. Si tratta di un'esistenza nella quale nessuno degli obiettivi e dei progetti prefissati è andato a buon fine: la sua professione lo ha ridotto in povertà, il giovane coltiva da anni una forte rabbia verso entrambi i genitori, e tra poco chiarirò il motivo, e inoltre ha perduto definitivamente la donna che amava. Lei non è morta, semplicemente, ha scelto Zupfner, cattolico praticante, come marito. E anche qui vedremo le ragioni che l'hanno spinta a tagliare i ponti con Hans.

Nel romanzo c'è pochissima azione non soltanto per il fatto che vengono messi in evidenza soprattutto i pensieri del clown ma anche per altri due aspetti importanti: perché sono numerosi i dialoghi tra il protagonista e i suoi interlocutori telefonici e anche a causa della consistenza narrativa assunta da quei flashbacks che rimandano ai ricordi di infanzia, alla convivenza con Maria, durata alcuni anni, e al periodo del nazismo.

A1) Spicca, nella prima parte del romanzo, il ricordo della sorella Henriette: 

Da quando è morta mia sorella Henriette, per me i miei genitori non esistono più come tali. Henriette è morta già da diciassette anni. Ne aveva sedici quando la guerra stava per finire: una bella ragazza bionda, la miglior giocatrice di tennis fra Bonn e Remagen. Allora la parola d'ordine era che le ragazze si arruolassero volontarie nella Flak (la difesa antiaerea), e Henriette si arruolò, nel febbraio 1945. Tutto si svolse così in fretta che io non me ne resi nemmeno conto. Tornavo dalla scuola e attraversavo la Kolner Strasse, quando vidi Henriette seduta nel tram che partiva proprio in quel momento, diretto in città. Mi fece un cenno di saluto e rise e anch'io risi.

(...)Hans crede che sua sorella maggiore sia partita per una gita scolastica e invece, una volta arrivato a casa per il pranzo, ecco cosa gli viene detto...

Quando alzai gli occhi su mia madre, ella disse con la sua voce dolce: "Capirai anche tu che ciascuno deve fare la sua parte per ricacciare gli yankees ebrei dalla nostra sacra terra tedesca.

B) COSA DICO IO DI HANS SCHNIER:

In questo paragrafo c'è soltanto l'opinione che io mi sono fatta di Hans. 

Hans è agnostico e molto critico, a tratti sprezzante, verso i cattolici.

Ad ogni modo, prendendo in considerazione le otto tipologie caratteriali di Le Sènne*, definirei il suo carattere sentimentale. Anzi, a mio avviso è un sentimentale puro, il che non è il massimo: si tratta di una struttura caratteriale costituita anche da aspetti positivi e preziosi, come l'originalità, un'accentuata sensibilità e un certo anti-conformismo che li rende anti-convenzionali. Però sono sostanzialmente degli inattivi, molto più propensi al lamento, all'invidia e alla polemica piuttosto che al pensiero e al rimboccarsi le maniche, e questo per me è un grosso limite. Ai sentimentali, come d'altronde ad Hans, piace crogiolarsi nei ricordi. Ma, oltre ai rimpianti, l'ancora giovane Schnier aggiunge anche la dipendenza dall'alcool da quando Maria lo ha lasciato.

Il clown in questione è emotivo, si commuove facilmente. Ecco vi una prova di ciò: durante una telefonata chiede all'amica Monica Silvs di suonare al pianoforte esattamente la mazurca di Chopin che, diversi anni prima, il fratello Leo suonava la mattina in cui Hans era rientrato a casa dopo la prima notte d'amore con Maria. E leggete quel che accade nell'animo del protagonista di questo romanzo:

Udii Monica che posava il ricevitore sul coperchio del pianoforte e cominciava a suonare. Suonava splendidamente, il tocco era perfetto; ma mentre suonava mi sentii infelice da morire e cominciai a piangere. Non averi dovuto tentare di far rivivere quel momento (...). I momenti della vita non si possono ripetere e neppure si possono dividere con altri.

Siete d'accordo con l'ultima frase? Io in parte. I momenti della vita, anche i più belli, sono unici, non possono essere ripetuti: passano gli anni, le esperienze. Cambiamo noi e si modifica il nostro modo di vedere il mondo man mano che proseguiamo nel percorso della vita. Però i momenti si possono (con-)dividere con altri, basta che siano disposti ad ascoltarci e ad accoglierci per quel che siamo e per quel che portiamo dentro di noi.

Hans è un artista, ha rinunciato ad un posto in ufficio e ad un percorso di studi accademico pur di seguire questa sua originale decisione di cimentarsi nel rischioso e precario ruolo di clown. Ma ha fatto davvero bene? E poi, è davvero portato per questa strada, se come clown suscita più compassione che risate? Quando gli viene offerta, da parte del padre, la possibilità di migliorarsi frequentando una scuola di recitazione, egli la rifiuta.

Hans Schnier è incapace di concretizzare il suo futuro. Bello essere contro corrente, bello porsi con spirito critico di fronte ad una società che valorizza l'economia, il benessere materiale e il profitto spesso a scapito dei rapporti umani. Ma non si vive di crucci, come non si può vivere soltanto di rancori e di ricordi.

Hans e Maria sono stati, secondo il mio parere, una coppia da sempre fragile: non condividevano le idee religiose e di fede dal momento che lei è sempre stata cattolica e ha sempre frequentato circoli di stampo liturgico-culturale presso i cattolici. 

Oltre a ciò, li ho trovati profondamente diversi dal punto di vista dell'indole: Hans sa essere schietto e diretto, in altri flashbacks ci si accorge infatti che non si fa problemi a polemizzare e a litigare, anche con teologi eminenti che lo invitano a cena, e questo a Maria genere un forte disagio e imbarazzo. Lei invece è "più allineata" alle convenzioni sociali, più rigida, a tratti patetica. Entrambi hanno i loro torti e il loro difetti. Hans è anche egocentrico: non pensa ad intraprendere una professione che gli dia più stabilità economica in vista di un matrimonio. E intanto Hans e Maria convivono per anni in maniera precaria. Hans rifiuta inoltre di educare i futuri ed eventuali figli alla fede cristiana. Per queste due ragioni che ho appena espresso il loro matrimonio è saltato. La terza è che Maria nel frattempo ha conosciuto Zupfner, più simile a lei.

Non credo sia vero, o almeno, nell'affettività non è matematico che gli opposti si attraggano. Quella è una legge dell'elettromagnetismo. Ci si attrae tra simili o comunque tra abbastanza simili, senza sublimazioni, nel rispetto reciproco, almeno per quel che sto sperimentando io. Tra simili si cresce comunque, importante è "ostinarsi a scegliersi quotidianamente", affrontando le sfide del futuro, sostenendosi nell'impegno del presente.


*per chi non le conoscesse tipologie caratteriali in questione sono: il collerico, il passionale, il sentimentale, il nervoso, il sanguigno, il flemmatico, l'apatico e l'amorfo. Sono stati definiti in base a tre parametri: il grado di emotività, l'attività e la risonanza (quanto persistono gli effetti causati da un evento dopo che questo è trascorso). Il carattere passionale ha tutti i parametri alti, mentre quello amorfo li ha tutti bassi. C'è una profonda differenza tra passionali e sentimentali: sono decisamente emotivi ma i primi incanalano l'ansia, la malinconia e il dolore in numerose attività e con l'adesione a ideali umani. Per questo sono i miei preferiti. A differenza mia, che rientro nella specie dei flemmatici e ho due parametri su tre decisamente alti, chi si riconosce nel carattere passionale tende a manifestare l'emotività anche arrabbiandosi (si tratta di arrabbiature "civili": lacrime sulle ciglia, pugni chiusi, labbra strette. Io non riesco a sentire così le sensazioni negative. Sento la rabbia e il dolore a scoppio ritardato, anche dopo mesi).

C) COSA HA DETTO MATTHIAS DI HANS SCHNIER:

Vi riporto tre considerazioni che il mio ragazzo ha fatto a proposito di questo libro. Tenete presente che è un po' più grande di me, (maggio '93) che il suo vissuto è stato finora molto intenso, che ha più esperienze di lavoro rispetto a me e quindi è più radicato nella realtà quotidiana. Per questo si è fatto un'opinione più chiara a proposito del personaggio.

C1) Hans critica il sistema sociale in cui vive ed è molto duro nei confronti delle persone che conosce e che praticano la fede cattolica. Però lui stesso si fa mantenere da quel sistema socio-economico che tanto contesta: alla fine si accontenta di quei pochi marchi (moneta tedesca del secolo scorso) che finiscono nel suo cappello mentre sta seduto a suonare la sua chitarra in un angolo della stazione. Ed è così che vuole arrivare a fine mese?! Vive di elemosina e non si orienta verso l'azione o verso un lavoro che lo renderebbe ben inserito in società. 

C2) Nei confronti dei cattolici che conosce ed ha conosciuto Hans è moralista: li giudica dall'alto della sua torre d'avorio dalla quale non vuole uscire per non vedere la realtà per quel che è. A volte gli capita di definire Maria una poco di buono e accusa il circolo dei cattolici di "averla rapita". Ma Maria, ragazza adulta, ha scelto da sola di lasciarlo e di sposarsi con Zupfner, senza influenze esterne.

C3) Chi vuole contestare l'autore: la società tedesca del secondo dopoguerra oppure Hans Schnier? Entrambi. Sia una società che sembra non avere una recente memoria storica (ma forse nelle persone di ogni epoca una consapevolezza storica non c'è mai stata davvero!) sia un giovane che è testardo e chiuso in se stesso. Non per niente il titolo è "Opinioni di un clown". Hans è un clown e non è un bravo clown. Quindi vale la pena prenderlo sul serio?

D) ALTRI TEMPI PRESENTI ALL'INTERNO DEL ROMANZO:

Ci sono altre tematiche in questo libro sulle quali ritengo utile soffermarmi un po'.

D1) Il cattolicesimo e i cattolici:

Dicevamo che Hans dimostra un atteggiamento negativo nei confronti dei credenti, in mondo particolare, di chi aderisce al cattolicesimo. E' iper-critico. Per questo non ha rapporti sereni con nessuno. 

Vi riporto una piccola parte della telefonata tra Schnier e Kinkel, uno dei rappresentanti di un circolo culturale cattolico di Bonn:

"I cattolici mi rendono nervoso perché sono sleali".

" E i protestanti?" domandò ridendo.

"Quelli mi fanno star male con quel loro pasticciare intorno alla coscienza".

"E gli atei". Rideva ancora.

"Quelli mi annoiano perché parlano sempre di Dio".

"E lei cos'è, in conclusione?"

"Io sono un clown." risposi "Attualmente molto migliore delle mie quotazioni. E c'è una creatura cattolica di cui ho bisogno come della vita: Maria. Ma proprio lei mi avete portato via".

Approfitto della citazione per chiedervi, indipendentemente dal vostro rapporto con la religione e con Dio: che cos'è il cristianesimo, anzi, che cos'è una religione? Soltanto un insieme di norme rigide e vecchie da seguire? 

E poi, che non sia il caso di ripensare ad una diversa struttura delle parrocchie e ad un diverso modo di parteciparvi? I laici che vi collaborano al loro interno sembrano in certi casi un gruppo chiuso ad esterni, prevenuti nell'accogliere nuove persone, pronti a giudicare, entrano in chiesa o nelle aule parrocchiali con il muso lungo...

Certo, Hans è duro e generalizza, talvolta risulta perfino irrazionale e ridicolo, ma se solo la Chiesa desse più importanza al problema della povertà, all'emarginazione sociale, ai diritti delle donne, alla formazione, cristiana e socio-politica, dei giovani e degli adulti!!

D2) Il tema della memoria:

Mi sono confrontata con Matthias la scorsa settimana a proposito di storia e memoria. In Opinioni di un clown Hans, e qui gli va riconosciuto il merito, sembra l'unico a conservare la memoria di quanto è stato terribile il nazismo. Però, di fronte agli ex hitleriani, agisce secondo me in modo poco equilibrato ed eclatante. Ecco che cosa accade la sera in cui lui e Maria vanno a cena da Herbert Kalick, ex nazista e, dal dopoguerra, promotore del sistema democratico:

Kalick era quello che, quando eravamo ragazzi, mi aveva denunciato per disfattismo e mentre mi processavano aveva chiesto per me durezza. Due anni fa una volta mi aveva invitato a casa sua, per riconciliarsi con me. Dovevo forse perdonargli di  avermi denunciato per disfattismo quando avevo dieci anni, chiedendo per me durezza, inflessibile durezza? Maria disse che un invito per una riconciliazione non lo si poteva rifiutare, così comperammo dei fiori e andammo a casa sua. (...) Tenni un discorso sugli yankees ebrei. Dissi che per un certo tempo si era creduto che il nome Schnier, il mio nome, avesse qualcosa a che fare con pitocco, ma che poi si era potuto appurare che derivava da Schneider, non quindi da schorren, e che perciò non ero né né ebreo né yankee e tuttavia... E in quel momento, del tutto improvvisamente, mollai a Herbert un ceffone perché mi era venuto in mente che aveva obbligato uno dei nostri compagni di scuola, Gotz Buchel, a portare la documentazione della sua discendenza ariana e Gotz era venuto a trovarsi in difficoltà perché la madre era italiana, nativa di un villaggio del meridione (...)

Maria piangeva e continuava a ripetere che era stato inumano da parte mia, che non mi ero comportato da cristiano; ma le risposi che non ero cristiano e che il mio confessionale non era ancora stato aperto.

Che cosa ha reso i tedeschi degli anni Trenta fanatici di nazismo, perfettamente obbedienti a Hitler, pieni di rabbia, ciechi di fronte ai valori veri di vita? La grave crisi economica e l'enorme debito pubblico del primo dopoguerra?

Effettivamente, Heinrich Boll ci presenta una Germania che, dalle rovine del '45, è risorta ed è in grande ripresa economica grazie agli aiuti del piano Marshall e dopo aver adottato un sistema neocapitalista. 

Quanto è importante avere una memoria e una consapevolezza storica secondo voi? Non c'è, in nessuno dei personaggi, un ricordo di quello che è stata e di quel che ha comportato la Shoah.

Buone riflessioni e... ci ho ripensato: la prossima settimana ritorna la pubblicazione automatica! 


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