22 dicembre 2022

"Siccità"- Paolo Virzì: la prossima pandemia sarà causata da un periodo di siccità molto prolungato?


 L'umanesimo esclusivo è l'umanesimo disumano.

(H. De Lubac)


(...) Elia aveva notato i ruscelli 

con pochissima acqua 

e le cime dei 

monti brulle. 

Senza neve. 

"Le nostre riserve dacqua 

si stanno esaurendo. 

Laumento delle 

temperature

 sarà inevitabile.

Tra un po di anni 

chissà quante popolazioni 

vivranno in terreni con un 

clima secco e periodi molto 

lunghi di siccità" 

riflette il ragazzo tra sé.


("L'umanità è nelle nostre mani" -"Bianco")

1) SICCITA' E' UNA DISTOPIA?

Questo film è ambientato in una Roma che appare molto simile ad un deserto urbano. 

Considero in effetti questo film un'anti-utopia ritraente gli sconvolgimenti climatici che rendono molto difficile sia la quotidianità delle persone sia i rapporti umani. 

Si tratta di un monito che il talentuoso regista Virzì vuole darci a proposito degli sprechi, dell'emergenza climatica e dell'importanza del senso civico. 

Forse entro il 2050 potremmo arrivare ad una condizione di grave aridità come quella della foto:


Le vicende iniziano inquadrando la situazione della nostra capitale dopo 367 giorni di siccità: il Tevere è asciutto, le strade sono piene di polvere, la giunta comunale decide di chiudere i rubinetti e di far accedere la popolazione alle poche fontane pubbliche in orari ridotti e precisi (dalle 11 alle 12 e dalle 17 alle 18), nei supermercati è proibito acquistare più di una tanica d'acqua. Inoltre è vietato innaffiare orti e piante e lavare le automobili.


2) L'ESTATE 2022:

E' stata indubbiamente una delle più torride estati che si siano mai viste. Da quel che dicono gli statisti di meteorologia, la stagione si è rivelata ancora più afosa delle estati 2015 e 2017 e addirittura con un luglio un po' più secco rispetto all'altra rovente estate 2003.

Ricordo bene, purtroppo, i 34 °C già alle nove del mattino anche qui nel nord Italia, più che altro nelle giornate di luglio... Non ne potevo più!

A Verona le ordinanze dei sindaci raccomandavano di utilizzare l'acqua a fini strettamente domestici e dunque di non lavare le automobili e di non innaffiare orti e piante in pieno giorno. I fiori, le piante di pomodori e di insalata potevano ricevere acqua solo dalle 21 in poi oppure al mattino presto prima delle 7.

La portata dell'Adige era molto bassa. 

D'altronde, per il Veneto, giugno e luglio 2022 sono stati due mesi secchi, senza piogge e con sole bruciante (ricordo che è piovuto soltanto una sera a fine giugno, poi, fino almeno al 10 agosto, non abbiamo più visto temporali). Agosto è stato un po' diverso, con qualche pioggia in più e caldo più moderato. Settembre era più o meno come il mese che lo ha preceduto e... ad ottobre un caldo anomalo, mai un giorno di pioggia, almeno dalle mie parti.

Dopo un novembre mite, stiamo sperimentando un dicembre umido e abbastanza piovoso.

3. I PERSONAGGI DEL FILM:

Il film ci presenta diversi personaggi, più o meno tutti appartenenti alla media o all'alta borghesia:

-l'arida dottoressa Sara Della Rocca con il suo secondo marito, un avvocato. Il primo marito è tassista e, di tanto in tanto, sniffa.

-Giulia, infermiera all'ottavo mese di gravidanza con il compagno Valerio, body-guard che nel corso del film si rivela capace di commettere furti e, verso la fine del film, anche un omicidio.

-Un anziano detenuto che evade dal carcere, assassino della madre di Giulia.

-Due coniugi separati sotto lo stesso tetto: lui è un sessantenne che fa le direct su Instagram in qualità di protagonista del nulla, mentre la moglie chatta con una lesbica che vuole conquistarla. Il loro figlio è nell'età della tardo-adolescenza.

-Un idrologo che, data l'enorme carenza d'acqua, diviene una star televisiva. Questo indubbiamente rimanda al fatto che, nel corso del 2020, i virologi e gli infettivologi sono stati mitizzati, anche i/le meno competenti.

Qualcosa che ricorda la pandemia da Covid-19 e il "the Great Lockdown 2020" (come lo chiamo io) c'è in questo film: infatti, le blatte che corrono lungo i pavimenti delle case generano un'epidemia pericolosa che riempie le terapie intensive degli ospedali.

Non mancano inoltre le proteste nelle piazze di Roma da parte di movimenti che contestano pesantemente il governo e le autorità a causa della cattiva gestione dell'emergenza idrica. Il 2021 è stato l'anno di nascita di movimenti simil-populisti  come i No-Vax e i No-Green Pass, di solito composti da persone politicamente tendenti o all'estrema sinistra, come i Cinquestelle, oppure talvolta alla destra più radicale, cioè la Lega.

-Una ricca famiglia, con facoltà di intraprendere e attuare scelte amministrative, proprietaria di un resort termale. Il pater familias è un signore con due figlie: una signora snob accanto al marito e l'altra invece palesemente nevrastenica.

Il padre di famiglia manda la figlia nevrastenica, cioè la più imbranata, a dire ai manifestanti disposti nel giardino del resort: Non utilizziamo acqua pubblica.

Però il regista, subito dopo questa affermazione, inquadra una fontana del giardino del resort.

La ricca nevrastenica racconta una bugia ai giornalisti che accompagnano i manifestanti, dicendo che l'acqua del mare viene aspirata tramite condutture ed è poi desalinizzata per arginare questa emergenza idrica allarmante a causa della quale tutta la popolazione soffre di disagi.

4. CHI SI SALVA IN QUESTO FILM?

Gli adulti appaiono vuoti e insignificanti, incapaci di comunicare sia tra loro che con i giovani. 

L'aridità alla quale Virzì si riferisce in effetti è anche un'aridità umana oltre che ambientale.

I giovani all'interno di questo film sono tre in tutto: il figlio del sessantenne influencer, pieno di rabbia verso entrambi i genitori, Martina, la figlia della dottoressa Della Rocca, musicista e amante della musica barocca, che confida al padre: "Piango di notte quando penso al mondo che ci state lasciando", un immigrato ventenne che dà consigli su come risparmiare acqua che viene intervistato da alcuni giornalisti dicendo che in Africa l'agricoltura insegue le piogge: "Piove tre volte l'anno e subito dopo la caduta della pioggia si semina".

Non vorrei però che Virzì si sia messo in testa che i problemi del mondo li risolveranno i giovani. 

I giovani subiscono le scelte scellerate degli adulti, ma quel che possono fare è impegnarsi, nel loro piccolo, per far fruttare le loro capacità e per rendere migliore l'approccio nei rapporti umani.

La fascia di età dei tre ragazzi del film è compresa tra i 16 e i 22 anni ma non tutti coloro che appartengono a quest'età, cioè, i nati a inizio millennio, sono bravi, sensibili e coscienziosi. 

Spostiamoci inoltre poi sui giovani più adulti: c'è diversa gente stupida nata negli anni '90... avendo tra i 25 e i 30 anni certi miei coetanei avranno in effetti tutto il tempo che vogliono per far danni dal punto di vista economico, professionale, umano e anche ambientale.

5. LA MIA ESPERIENZA DI POSITIVA AL COVID (GIUGNO 2022):

Non ve l'ho mai raccontata ma ho atteso la fine dell'anno per riferirvela. Anche perché è stata strana, devo aver covato il virus per diversi giorni prima che mi si manifestassero i sintomi.

Il 22 maggio è ritornata mia zia Marcella da un viaggio in Sardegna con alcuni amici. Per tre giorni abbiamo pranzato insieme: viviamo in una casa bifamiliare in campagna per cui questo succede spesso. 

Il 26 maggio sia lei che mia mamma sono risultate positive. E io intanto, appena terminati gli incarichi scolastici dello scorso anno 2021/2022, continuavo ad affrontare altri impegni: incontri al Centro Pastorale Ragazzi, servizio all'Emporio della solidarietà, incontri di dibattiti politici alla Fondazione Toniolo. 

Prevedevo, inoltre, di riprendere seriamente a lavorare su "L'umanità è nelle nostre mani", che, fino a metà giugno 2022, era fatto soltanto di tre capitoli (Blu, Argento e Oro) che non ritoccavo da molti mesi. Avevo ancora la copia di uno schema in cui sintetizzavo gli eventi principali della trama e le caratteristiche fondamentali di Elia Abeti, il vero protagonista del libro.

Stavo benissimo fino al primo pomeriggio del 31 maggio: sentivo un forte mal di testa e, dopo due lezioni private svolte a casa mia con la FFP2 per tutelare due ragazzine che tuttora seguo, sono andata al Centro culturale Toniolo. Il dibattito politico, svoltosi sulla terrazza di San Zeno in Monte a Verona, è durato fino a poco dopo le 20 e poi, con un mal di testa triplicato e le narici chiuse, sono tornata a casa. Mentre cenavo non sentivo più il sapore dei cibi. "Ce l'ho anch'io" pensavo.

La notte ho dormito e la mattina dopo stavo di nuovo bene. "No, dai, sono passati troppi giorni, ho sempre avuto i guanti e la mascherina quando portavo i piatti su a mia mamma... non è possibile. Se non l'ho preso quest'inverno come posso prenderlo proprio adesso a inizio estate?".

Ma a mezzogiorno, dopo pranzo, non mi reggevo in piedi. Avevo voglia di letto e di coperte, avevo freddo, sentivo uno stranissimo malessere. Ho provato la febbre: 37,8°C! 

Il tampone rapido che ho fatto a casa è risultato positivo (linea rossa sia su C che su T) dopo 30 secondi ben scanditi dalle lancette del mio orologio da polso. Sono andata in farmacia e la dottoressa in servizio mi ha confermato la positività con un ulteriore tampone.

La notte tra l'uno e il due giugno non è stata affatto bella: la febbre è salita sul 38,2°C e mi sentivo come se mi avessero dato le manganellate sulla schiena e sulle ginocchia. 

Il due giugno sono rimasta a letto tutto il giorno. A partire dal 3 la febbre se ne è andata e mi è rimasto un forte raffreddore.

Sono stata positiva per 9 giorni, quando fuori c'era un bel sole e avevamo voglia tutti di caldo estivo, nonostante l'inverno fosse stato secco e privo di neve. 

Non appena mi sono "negativizzata" ho avuto la tosse grassa per ben due settimane e, per qualche mese, le mie energie non sono più esattamente le stesse rispetto a maggio, il mio ultimo mese pre-covid. 

Contate inoltre che quest'anno, tra il primo e il due dicembre, ho avuto la febbre alta (sono arrivata a 38 e 5°C)... proprio nell'intervallo tra la presentazione, destinata ad una scuola, del mio libro il 30 novembre, e quella del 4 dicembre, in una sala comunale del mio paese, in dialogo/confronto con Maurizio Pallante.

6. L'IMMAGINE DI UNA NATIVITA' QUASI RELIGIOSA:

Verso la fine del film, l'anziano evaso dal carcere vede, tra il sole cocente, un asino che percorre il letto prosciugato del Tevere e che porta una giovane donna incinta vestita poveramente. 

E' un espediente particolare di Paolo Virzì per richiamare ai valori del Natale cristiano: un Dio che si fa uomo richiama i valori dell'umiltà, della semplicità, della gratuità. Dobbiamo adottare questi valori per iniziare a costruire un futuro migliore, più equo e più umano.

(Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio- San Paolo ai Filippesi, 2, 6-7).

Meno boria, meno sfruttamento dell'ambiente e del prossimo e più ponti di solidarietà!



16 dicembre 2022

"Trans Europa Express", P. Rumiz (II):

Credo negli esseri umani

che hanno il coraggio di essere umani

(M. Mengoni)

L'ultima tappa del viaggio di Rumiz e Monika sulla quale mi sono soffermata la scorsa settimana è stata la Lettonia. Oggi riprendo da Kaliningrad, la tappa successiva alle Repubbliche Baltiche.

7. KALININGRAD:

Come vedete dalla cartina, Kaliningrad è un'exclave tra Polonia e Lituania. Ciò significa che è un'estensione del territorio russo geograficamente separata dalle altre regioni della Russia.


Nei secoli scorsi Kaliningrad faceva parte della Prussia Orientale, regione di cultura tedesca. Tuttavia, è opportuno specificare che non sempre è stata chiamata così.

È stata fondata nel XIII° secolo e, sia nel tardo medioevo che in età moderna, aveva come nome Konigsberg (qui è vissuto Kant) che, tradotto in italiano, significa "Monte del Re". Annessa nel 1945 dall'Unione Sovietica, è stata rinominata Kaliningrad in memoria di Michail Ivanovic Kalinin, un politico rivoluzionario da poco deceduto.

Ad ogni modo, qui Monika e Paolo incontrano Kristina, da loro ritenuta una "giovane figlia della globalizzazione":

(...) Kristina, una ragazza di vent'anni che ci offre da dormire a casa sua e ci preleva alla stazione con un'amica. Studia scienze internazionali (l'amica design), ha un appartamentino col bovindo nella zona bene della città, sogna il gran mondo e va a Berlino in aereo nei weekend. Ha un papà che naviga, una mamma impegnata nel business finanziario, una sorellina che convive con lei e passa il tempo con i videogiochi. Sono sbalordito. I miei schemi mentali sono in pezzi. Ho davanti una Russia totalmente occidentalizzata. La frontiera? No problem per Kristina, che anzi la vive come una risorsa, con la stessa sfrontata allegria di New Orleans negli anni del proibizionismo.

E ora, quattordici anni dopo questo viaggio di Rumiz, le frontiere costituiscono un problema per noi occidentali?

Non voglio fornirvi risposte a questa domanda abbastanza provocatoria: i miei post servono a voi anche per riflettere sull'attualità. Da una parte abbiamo sempre più universitari che aderiscono a programmi Erasmus, giovani e indubbiamente anche adulti che frequentano ristoranti di cucina indiana, giapponese, cinese e che compiono viaggi extra-continentali per lavoro o per ferie.

Dall'altra invece c'è la paura e la diffidenza soprattutto nei confronti del migrante sub-sahariano, che spesso va via dalle proprie terre per fuggire da guerre civili, integralismo islamico, fame e che arriva in Europa tramite barconi, dopo un lunghissimo e pericoloso cammino nel deserto... 

Forse è umano provare diffidenza per un gruppo di persone di altra etnia, di un'altra religione e cresciute con una cultura profondamente dalla nostra. Tuttavia è necessario tenere presente i loro vissuti drammatici, il loro dolore, le loro fatiche. 

A ciò, nel 2022, si aggiunge la guerra tra Russia e Ucraina, che ha incrinato i rapporti tra Europa e Federazione Russa e tra Putin e gli Stati Uniti.

Considerando tutto ciò: che cosa sono per noi le frontiere? Ostacoli o risorse? E' sempre possibile risolvere situazioni geo-politiche complicate attraverso il dialogo e la diplomazia?

Interessante il fatto che Paolo Rumiz definisca Kaliningrad un "non-luogo", ma non nel senso in cui lo intende l'antropologo Marc Augè, quando classifica come "non-luoghi" le stazioni, gli aeroporti e i centri commerciali, dal momento che si tratta di luoghi di passaggio in cui non c'è storia, in cui nessuno abita o esprime cultura.

Kaliningrad è definita dall'autore un non-luogo forse perché è una città molto aperta al multiculturalismo la cui mentalità di molti cittadini si pone al di là dei confini politici. 

La globalizzazione non dev'essere soltanto economica ma anche occasione di incontri, altrimenti le disuguaglianze si rafforzano e continuano i problemi di ingiustizia e di indigenza. 

La globalizzazione dev'essere scambio culturale e umano. Dev'essere arricchimento. E questo, Rumiz e la sua compagna di viaggio lo hanno capito perfettamente.

8. VARSAVIA:

Dopo Kaliningrad la tappa successiva prevede una sosta a Varsavia, città di solito piena di turisti.

A Varsavia tuttavia gli accade qualcosa di spiacevole:

(...) il confine dell'U.E. diventa improvvisamente poroso per briganti, masnadieri e furfanti d'alto bordo. E' quanto constato a Varsavia...

In città c'è il pienone di turisti e per trovare una stanza  mi tocca bussare- contro i miei principi- a un albergo per ricchi in via Grzybowska. Comincia subito male. All'ingresso mi perquisiscono per via dello zaino e della barba lunga e solo la comparsa della carta di credito strappa un sorriso al muso del buttafuori che mi palpa il giaccone e poi zuccherosi benvenuti in lingua inglese agli impiegati della reception. Poi, salendo in camera in ascensore, succede che mi trovo accanto a due gorilla russi enormi e rapati a zero, in completo grigio inappuntabile, auricolare a spirale che spunta dalla giugulare piena di sangue come quella di un tacchino. Entrambi sono platealmente armati, sotto la giacca c'è il rigonfiamento per la fondina con la pistola. Non riesco a trattenermi. Scendo alla reception senza disfare i bagagli e dico che non mi va di  stare in un albergo dove non si perquisiscono i gangster ma i clienti normali.

Questo episodio testimonia la presenza, purtroppo pesante negli stati del nord est europeo, di mafie e corruzione.

È bene precisare che la Polonia fa parte della NATO dal '99 ed è entrata nell'Unione Europea nel 2004 anche se il suo governo di stampo sovranista si trova spesso in contrasto con le politiche comunitarie dell'Unione e, in particolare, con le politiche migratorie.

Varsavia è stata completamente ricostruita dopo il secondo conflitto mondiale. Attualmente è il principale centro economico e politico della Polonia. 

La democrazia è recente: è infatti stata instaurata nell'89 quando, il movimento di origine sindacale Solidarnosc sostenuto dalla Chiesa Cattolica e da Giovanni Paolo II° ha vinto le prime elezioni libere.

Una sera abbiamo riflettuto su un passo in cui Rumiz ha paragonato Est e Ovest dell'Europa mentre si trovava a Varsavia:

Lo zaino sulla mia vecchia schiena diventa oggetto di velata commiserazione, la comunicazione interpersonale sui mezzi pubblici diminuisce sensibilmente, l'indifferenza e la noia aumentano. Ma soprattutto il tempo. Si brucia con la velocità angosciante di una candela. Ho un mezzo appuntamento con un prete greco-cattolico fuori Varsavia, un conoscitore della frontiera con Kaliningrad, un prete che organizza feste folkloristiche e allena cani da combattimento. Ma quando gli telefono per dire che arrivo, il reverendo risponde gelido che dovevo dare conferma prima e che non se ne fa niente. "Mi spiace", dice, "ma non ho tempo". E aggiunge, velenosetto: "Da quando siamo nell'Unione Europea il tempo non c'è più".

A me ha colpito soprattutto la prima frase di queste constatazioni: Lo zaino sulla mia vecchia schiena diventa oggetto di velata commiserazione. 

Per i russi di Lovozero e della Carelia, per i Lèttoni di Ludza un semplice zaino da viaggiatore, ben diverso da un bagaglio da turista, definisce una persona di buon cuore e propensa al dialogo. Per le zone del centro e dell'ovest dell'Europa quello zaino che l'autore-narratore porta sulle spalle è ben lontano da ogni comodità.

8a) Come vedono gli ortodossi della Russia e dei paesi ex sovietici noi cattolici dell'Europa occidentale?

Io e Matthias concordiamo su un punto: se qui Rumiz e Monika rimpiangono l'Est è innanzitutto per il fatto che nella Russia del Nord e nelle repubbliche baltiche hanno conosciuto e condiviso con i residenti la povertà, i drammi della storia recente e l'emarginazione di chi vive nelle periferie. 

In Occidente il tempo è più rapido perché la società è più ricca e più complessa. 

Da qui è nata una piccola discussione che è sorta da una domanda alla quale io per prima ho dato una risposta visto che anche in questo capitolo sulla Polonia si accenna a preti e religioni: come vedono gli ortodossi della Russia e dei paesi ex sovietici noi cattolici dell'Europa occidentale?

Credo che i Russi e gli Estoni fortemente ortodossi ci considerino vuoti, superficiali, immorali, a-spirituali addirittura. Ci vedono come se fossimo tutti immorali e non praticanti visto che molti di noi non trasmettono la fede e i valori del cattolicesimo ai figli. Sicuramente, per un ortodosso fervente e per un ortodosso integralista, non valorizziamo il senso profondo e spirituale di Pasqua e Natale, pensando soltanto a dolci e regali, facendo diventare gli alberi di Natale e i presepi non più simboli religiosi e culturali ma accessori decorativi. E questa è anche una verità.

Ecco cosa mi sono sentita rispondere dal mio ragazzo: "Questa, più che differenza tra ortodossi e cattolici è un divario tra una società dove c'è libertà di mercato e stato di diritto e un'altra che non ha mai avuto queste caratteristiche. Se si desse agli ex sovietici la possibilità di lavori con salari che possano permettere merce accessibile anche in queste zone i significati spirituali delle feste verrebbero meno. Infatti è il sistema economico che indebolisce la spiritualità, non le religioni."

(È un pensiero che rievoca gli Scritti Corsari di Pasolini. Nulla da replicare, anche perché è la verità).

Per chiudere questo paragrafo vi riporto anche la parte finale del nostro confronto. Le iniziali maiuscole ovviamente sono le iniziali dei nostri nomi:

M=Tu vedi nel Cattolicesimo qualche elemento che ci porta a vivere meno spiritualmente il Natale?

A= Forse sì! In alcuni canti liturgici giovanili, ad esempio, "Nascerà" del Gen Rosso, canzone il cui testo è stupido, non ha il minimo senso, non c'è una parola su Gesù Cristo fattosi uomo, su Maria, Giuseppe, i pastori, Betlemme. Tu detesti le generalizzazioni e ami le argomentazioni. Quindi dimmi che  senso ha la frase: "Sempre nuovo è il tuo modo di inventare il gioco del tempo per me".

M= Non conosco il canto. Forse parla di Gesù che ci è vicino nei momenti di difficoltà. Però, anche per me, la frase non ha senso.

Al di là delle nostre parole in una discussione di ormai quasi due mesi fa, in queste ultime sei settimane ho frequentato un corso di Geopolitica organizzato dalla Fondazione Toniolo ed è stata affrontata anche l'involuzione autoritaria che la Russia di Putin ha intrapreso negli ultimi vent'anni, accentuatasi a partire dal 2008, quando l'esercito della Federazione Russa ha invaso la Georgia. 

Ad ogni modo, è dall'inizio degli anni Duemila che Vladimir Putin dice ai russi che l'Occidente è il male e che l'obiettivo delle sue politiche è quello di ripristinare gli equilibri mondiali della guerra fredda visto che a suo parere la NATO si è espansa troppo ad est. Il patriarca di Costantinopoli lo appoggia in pieno quindi sicuramente in Russia il ruolo della Chiesa ortodossa ha un certo peso anche nel demonizzare lo stile di vita occidentale.

Oltre a ciò sia le Repubbliche Baltiche, sia la Polonia, la Moldavia e la Romania temono di ritornare sotto la Federazione Russa, nel caso in cui lo "zar" Putin riuscisse a realizzare il suo progetto geopolitico ante 1989. Questo timore si è fatto più forte da quando è scoppiata la guerra in Ucraina.

9. LA BIELORUSSIA, "CUORE VERDE D'EUROPA":

Campi sterminati, brina come neve in controluce

e poi terra, terra, grano da tuffarcisi dentro, da nuotarci attraverso.

Spazi che darebbero alla testa a qualsiasi contadino o generale 

in vena di conquiste.

In Bielorussia le ingiustizie sono molte. 


Il primo impatto con l'unico paese comunista d'Europa è persino rasserenante: un verde assoluto che domina ogni cosa, un paesaggio agricolo disseminato di case di legno in ottimo stato di conservazione, oche in libertà attorno ai villaggi.  (...)

Ma presto i conti non tornano. (...) L'albergo Belarus dove trovo da dormire è un monumento al grigiore brezneviano, ma le stanze sono piene di cingalesi- venuti per una fiera- che tutta notte trafficheranno nei corridoi per comprarsi ragazze in affitto.  Un medico guadagna centocinquanta dollari al mese, ma al ristorante i prezzi sono più alti di quelli polacchi. E poi l'inflazione: al cambio in stazione, per cento euro mi hanno messo in mano una mazzetta di banconote grossa così. Talmente tante e ugualmente grigie che ho dovuto dividerle nelle tasche. Era dal tempo della guerra jugoslava che non vedevo cartamoneta con tanti zeri.

Non è finita qui... Anche nei corpi di polizia la corruzione è moltissima:

Un ex ufficiale dell'esercito che si arrangia facendo il tassista racconta di aver denunciato ruberie e di essere stato buttato fuori dall'esercito per questo.

In Bielorussia Rumiz viene trattato decisamente male! 

Entra in un Internet Café, gestito da un giovanotto con "la faccia da sberle" per poter scrivere una mail a suo figlio ma...

Ho tempo fino alle dieci, ma già alle ventuno e cinquantadue mi sparisce il collegamento. Chiedo a Faccia da Sberle se è stato lui a staccare. Lui dice sì. Replico che non sono le dieci. Lui dice di sì. Rispondo che se anche fossero le dieci si avvisa prima. Quello mi guarda come un microbo, altri giovani mi guardano come un microbo. Sono un sessantenne che ha sfidato il coprifuoco.

La Bielorussia tuttora non ha un governo democratico. 

Nell'estate 2020 Lukashenko ha vinto le elezioni ma è palese che ci sono stati brogli elettorali e intimidazioni ai suoi avversari politici: due candidati di partiti opposti a Lukashenko sono stati arrestati e la terza si è rifugiata in Lituania. Da due anni la popolazione bielorussa sta manifestando pacificamente contro la dittatura e contro le violazioni dei diritti umani da parte del dittatore.

D'altronde, la vittoria di Lukashenko non è stata riconosciuta dall'U. E.

10. CONTRADA KARAVASARI, UCRAINA:


È la contrada della carovane. Una donna ebrea di nome Sara ha trasformato questa contrada in un punto di sosta per le carovane.

Ci sono le rondini che volano, le casette, il fiume che scorre tra alberi maestosi. E c'è una coppia anziana semi-distesa sull'erba con gli occhi rivolti al cielo. Sono Ljuba e Viktor. Ed ecco che i due viaggiatori ascoltano un'altra storia drammatica e realmente accaduta:

Ljuba: "Centocinquantamila ebrei passarono lassù sul punte, tenendosi per mano, circondati da tedeschi. Vidi anche Bjela che vendeva caramelle ai bambini. Noi gridavamo loro: ribellatevi! Siete in tanti! Potete ucciderli! Ma loro rispondevano: ci aiuterà Dio..."

Viktor: "Li uccisero in un villaggio poco lontano di nome Mikrajon... la terra era tutta rossa di sangue".

Chiedo se qualcuno rimase vivo dopo la ritirata tedesca del '44. Mi dicono di sì, ma gli ultimi se ne andarono dieci anni dopo, nel '56, dopo la morte di Stalin. Al tempo della rivolta d'Ungheria.

La scorsa settimana vi avevo avvertito del fatto che questo era un libro inerente anche alle ferite storico-sociali lasciate dal secondo conflitto mondiale. 

Ad ogni modo credo che noi italiani dovremmo ringraziare Paolo Rumiz per il suo acume, per la sua intraprendenza e la sua mente aperta, per la sua sensibilità nel portarci, in particolare con questo romanzo, un affascinante mosaico di culture, di paesaggi, di Stati, di storie personali che si intrecciano con la grande storia e di mentalità.


10 dicembre 2022

"Trans Europa Express", P. Rumiz (I):

Heal the world!

Make it a better place,

 for you and for me and the entire human race.

(Michael Jackson)

La recensione di questo stupendo e meraviglioso libro è suddivisa in due parti ed entrambe contengono, oltre alle mie riflessioni, anche quelle di Matthias.

Ammetto che, mentre leggevo, avevo quasi sempre G-maps sotto mano per comprendere bene la posizione dei luoghi visitati.

Ad ogni modo, Trans Europa Express mi è piaciuto di più di E' Oriente.

Va specificato subito che Paolo Rumiz, giornalista e scrittore triestino, ci consegna questo resoconto di viaggi dal Mar di Barents al Mar Nero per denunciare le contraddizioni del nostro continente e per evidenziare come l'odio e le violenze della seconda guerra mondiale abbiano influenzato e influenzino ancora la vita di migliaia di persone.

Rumiz ha compiuto questo percorso nell'estate 2008 e gran parte delle tappe le ha affrontate e vissute con Monika, la sua compagna di viaggio di origini polacche.

Cosa ricordiamo io e Matthias del 2008? Era l'anno dei miei 13 anni mentre lui ne aveva 15:

Matthias: nel 2008 la Russia di Putin bombardava Tblisi. Non ricordo molto altro di quell'anno.

Anna: nel 2008 è caduto il governo Prodi. La destra di Berlusconi è tornata al potere intorno a Pasqua. L'estate è stata nuvolosa e piovosa dall'inizio alla fine, sembrava il seguito della primavera. Ho iniziato a fare dei progetti e delle vere e proprie scommesse su me stessa.

1. ROVANIEMI, TUNDRA FINLANDESE:

Il sole di Helsinki?

Un sogno, come il Mediterraneo.

In alcune pagine del libro Rumiz rende molto bene le gradazioni dei colori dei paesaggi. Il primo esempio è indubbiamente una descrizione, quasi pittorica, della tundra artica nella Finlandia settentrionale:

Il grigio in compenso ce la mette tutta. Esprime tonalità strepitose. Grigio antracite dei laghi senza sole, grigio amianto delle rocce, grigio fucile della compatta nuvolaglia sopra i nevai, grigio granulato dei laghi alti ancora gelati, grigio argento ramato o rossastro delle betulle, grigio nickel o grigio opale del mare quando si increspa nei fiordi, a seconda che esca un po' di sole o no.

2. KIRKENES, NORD NORVEGIA:

Kirkenes è una città silenziosa, di tremila abitanti, dalle casette colorate in legno. I vivi, in questo posto ai confini del mondo, risultano una presenza evanescente, a causa del clima e delle latitudini. 

Paolo Rumiz soggiorna in un albergo per qualche giorno ed ecco cosa ci riferisce:

(...) quando esco in corridoio ecco una decina di norvegesi che sorbiscono il caffè in un silenzio claustrale, come nel refettorio di un monastero prima della messa vespertina. Solo facendo attenzione riesco ad intuire un bisbiglio da confessionale. E allora così, solo per rompere quel ghiaccio dell'anima e gettarli nello sconcerto, lancio uno squillante buongiorno a tutti, e mi godo la visione di quegli occhi smarriti che si alzano con fatica dal piatto di pesce, uova e cipolla, per rispondere al nuovo arrivato con un cenno. Solo così ritrovo la spinta per affrontare il mio pane nero con aringhe e caffé.

I norvegesi, soprattutto al nord, vivono veramente? Cosa sono le relazioni umane per loro? Certamente 6 mesi di completa luce e 6 mesi di completo buio influiscono sul loro umore.

3. LOVOZERO, RUSSIA DEL NORD:

Da qui in poi c'è anche Monika con Paolo Rumiz.

A Lovozero non ci sono casette di legno ma casermoni di cemento. 

Lo scrittore triestino parla qui di "natura violentata" e ha mille ragioni per affermarlo!

I pochi abitanti del luogo lo informano del fatto che i Russi, con fucili di precisione al laser, sterminano le povere renne perché la renna dà tutto: pelliccia, carne, latte, ossa e corna per materiale edilizio.

Soprattutto nel Nord Europa le renne sono intimamente legate a immagini apparentemente edificanti come le slitte e i regali di Babbo Natale ma, in realtà, promotrici del consumismo e del commercio. 

La mentalità della nostra epoca è ben riassunta in questa frase: oggi tutto ciò che è nomade intralcia la cultura dello sfruttamento.

Più volte, nel corso di questa lettura, ho pensato al mio film preferito, ovvero, a Into the wild. 

La storia di Alex Supertramp è una storia di dolore e delusioni nei rapporti familiari, ma è sicuramente anche un inno alla solidarietà umana e un invito ad intraprendere uno stile di vita semplice, basato sulla gratuità. 

Ma, oltre a ciò, Alexander Supertramp è antagonista del capitalismo disumano che, in ambito lavorativo ed economico sfrutta le persone e danneggia la natura, ignorandone le meraviglie.

4. CARELIA:

La Repubblica di Carelia è uno stato all'interno della Federazione Russa che confina con la Finlandia.

È a partire da questa tappa che iniziano gli incontri interessanti per i due viaggiatori.

Durante un viaggio in treno si imbattono in Alexander, un ragazzo poco più che adolescente appena uscito di prigione. Ho fotografato apposta per voi il dialogo tra Rumiz, Monika e il giovane:




Alexander ha un passato brevissimo eppure molto duro. Non ha avuto punti di riferimento, probabilmente non è mai stato amato. 

Io e Matthias, mentre leggevamo questo di questo incontro, ci eravamo entrambi chiesti: chissà per quale motivo è stato in carcere. 
Tuttavia possiamo ipotizzare che, a causa della miseria e della solitudine, si sia fatto coinvolgere dalla malavita e che quindi abbia commesso dei furti o abbia contribuito allo spaccio di droga. 
Questa testimonianza che Rumiz riporta ci ha fatto pensare ai seri problemi socio-economici della Federazione Russa: l'alcolismo è diffuso, il PIL pro capite è quasi uguale al nostro italiano ma con una particolarità non trascurabile: in Russia ci sono 80 milioni di persone in più! Oltre a ciò, come in quasi tutti gli stati europei, i russi sono in decrescita demografica ed è aumentata l'emigrazione.
Vogliamo inoltre mettervi a conoscenza di un'iniziativa di Vladimir Putin: per le famiglie che arrivano a più di dieci figli, il presidente ha disposto un bonus forfettario che equivale ai nostri 16.000 euro. Probabilmente incoraggia le famiglie particolarmente numerose perché in futuro saranno utili delle nuove reclute militari, considerando i rapporti conflittuali con l'Ucraina e piuttosto tesi con gli Stati Uniti e l'Occidente.

Ad ogni modo, il futuro di Alexander sarà molto incerto. Il suo presente è segnato dalla povertà, economica, culturale e relazionale.

Eppure sono sicura che in quei minuti di colloquio quel ragazzo abbia avvertito la ricchezza interiore e la grande umanità e sensibilità di Paolo e Monika. Per questo la commozione ha avuto la meglio sia sulla paura dei poliziotti che su un eventuale ritorno in carcere.

Qui mi chiedo: chissà se nella Federazione Russa danno importanza al settore dei servizi sociali, soprattutto in aiuto e a sostegno di lavoratori, famiglie e minori...

In seguito, sempre in questa regione, i due protagonisti di questo viaggio incontrano Alja, donna dal cuore grande che condivide sempre cibo e bevande con i vicini, ex maestra d'asilo che sogna di frequente dei bambini in difficoltà.

Anche Alja ha un passato molto difficile. Ecco cosa racconta a Rumiz:

Nel '41, durante l'attacco tedesco, non c'era più niente da mangiare; mia mamma e mio fratello sono morti di fame e freddo. Io sono riuscita a scappare, mi hanno raccolta con altri orfani a Pietroburgo, caricata su un battello sull'Onega e spedita sul Volga fino alla fine della guerra. Mio padre invece era al fronte (...) Poi sono venuta a vivere qui, e per quarantun anni ho lavorato in un asilo nido. Era un collettivo straordinario, abbiamo dato l'anima.

Ogni persona che decide di fare l'insegnante deve dare l'anima visto che di fronte a sé ha il futuro dell'umanità. Ogni bambino, ogni adolescente è un mondo chiamato a confrontarsi con gli altri, a crescere nelle qualità, a scoprire i propri talenti. Tutti gli insegnanti, dall'infanzia alla secondaria di secondo grado, dovrebbero dare l'anima. Se davvero così fosse sparirebbe l'invidia di alcuni/e maestre e professori per i colleghi e le colleghe che mettono entusiasmo in questo lavoro.

Ad ogni modo, il capitolo sulla Carelia è il mio preferito dal momento che lo ritengo il più toccante e il più denso dal punto di vista umano ed emotivo.

5. ESTONIA:

In Estonia, dalle parti di Narva (e quindi ai confini con la Federazione Russa), Rumiz incontra Vadin, un russo ortodosso di stampo estremista.

"Lei è cattolico, si converta. Non esiste salvezza all'infuori dell'ortodossia". (...) 

"L'ecumenismo è un'eresia, esiste una sola fede. Il vostro papa è un Anticristo".

Paolo Rumiz definisce il dialogo con Vadin "surreale". Nemmeno quando è stato in Pakistan ha mai ricevuto un invito così esplicito alla conversione.

Quanti di voi sanno realmente cos'è l'ecumenismo? 

Ecumenismo deriva da οἰκουμένη. In epoca alessandrina l'ecumene corrispondeva alla parte abitata del nostro mondo.

Ora invece l'ecumenismo è la ricerca di un punto di incontro prima di tutto tra le religioni monoteiste, in particolare, tra ortodossi, cattolici e luterani. Altroché eresia!

6. LETTONIA, LA "SARAJEVO DEL NORD":

A Paolo Rumiz è piaciuta molto la Lettonia: la descrive come uno stato i cui abitanti amano la musica. 

Rezekne risulta una città spumeggiante di vita, colorata, illuminata dal sole in un giorno di mercato.


Ma poi il giornalista triestino arriva a Ludza, villaggio periferico semi-disabitato. Si sofferma con Monika davanti ad una sinagoga settecentesca in legno scuro, affacciata sulle sponde di un lago.

La sinagoga sembra abbandonata, in realtà, ci vivono due anziani che il giorno dopo Monika e Paolo incontrano: si chiamano Rita e Volodia.

Rita ospita volentieri i viaggiatori e narra loro la storia della sinagoga, trasformata in stalla dai nazisti che, negli anni quaranta del secolo scorso, hanno dichiarato "alieni" gli ebrei che abitavano a Ludza. Molti ebrei tra l'altro sono stati massacrati dagli eserciti di Hitler e sepolti nei boschi.

Rita e Volodia sono arrivati nei pressi della sinagoga nel '46.

Sul passaporto di Rita c'è scritto NEPSILONA PASE. 

E' in lingua lettone ma, tradotto in inglese, significa ALIEN'S PASSPORT.

Quindi Rita e Volodia non godono di diritti politici in Lettonia.

La donna dice a Rumiz: "Che vuoi, non sono abbastanza lettone, non sono più russa e il mio primo documento era sovietico. Siamo in mille così nel paese. Dovremmo passare un esame di lingua e uno di lealtà nazionale, ma che vuoi, io il lettone sono troppo vecchia per impararlo."

La ascolto pieno di vergogna. Vorrei diventare alieno anch'io, urlare contro questo fascismo perbene che invade l'Europa, Italia inclusa.

La storia di questi due coniugi ha immalinconito e indignato anche me.

Le parole, indipendentemente dalla lingua nella quale vengono scritte e pronunciate, possono essere pietre e questa vicenda lo conferma. 

Rita e Volodia, in quanti ebrei provenienti dalla Russia, risultano per lo stato lèttone degli alieni, come se avessero sei occhi e trenta dita tra mani e piedi. Come se, in quanto ebrei ex sovietici, dovessero rimanere per sempre estranei alla vita sociale e politica del paese in cui si sono trasferiti da tempo. 

È terribile il fatto che non possano essere considerate persone a tutti gli effetti.

Rumiz ammette, in uno dei viaggi precedenti, di aver trovato Riga incomparabilmente più bella di Stoccolma.

Però l'emarginazione di Rita e Volodia ci fa capire che è nelle periferie, non nelle capitali, che si viene a contatto con diritti negati e con un'umanità sofferente eppure, con la sua semplicità, capace di generosità, di dono e di scambio.

Ecco la similitudine a cui ho pensato frequentemente mentre anch'io, da lettrice, visualizzavo gli incontri di Rumiz e soprattutto, questa sosta a casa di Rita e Volodia:

L'umanità sembra essere una coperta un po' vecchia e un po' scucita, resa comunque bella da toppe colorate. E le toppe siamo noi, con le nostre profonde diversità e con il nostro potenziale umano!


3 dicembre 2022

"Il giudice ragazzino": un film attendibile e toccante sul miglior magistrato del secolo scorso

Se non mettiamo noi stessi al servizio dell’umanità, 

chi altri dovremmo servire?

(John Adams)

Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere 

quanto siamo stati credenti, ma credibili.

(Rosario Livatino)

In questo post vorrei partire dalle più importanti notizie sulla biografia di questo grande uomo e magistrato per poi concentrarmi sia su un riassunto della storia della Stidda, organizzazione criminale, che sui contenuti del film.

A) ALCUNE NOTIZIE BIOGRAFICHE:

Rosario Livatino era nato nell'ottobre 1952 a Canicattì, in provincia di Agrigento. Da giovanissimo è stato membro dell'Azione Cattolica ed era davvero molto credente.

Nel 1971 si era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza a Palermo, presso la quale, quattro anni dopo, si era laureato con il massimo dei voti e la lode. 

Da neolaureato era stato vicedirettore presso l'Ufficio del Registro di Agrigento.

Nel 1978 Rosario aveva superato brillantemente l'Esame di Stato da giudice ed era quindi stato assegnato al tribunale di Caltanissetta. 

Sin dalla fine degli anni Settanta Rosario Livatino si era dedicato ad inchieste su corruzione e criminalità mafiosa. 

Questo giudice è stato il primo a far attuare la pratica di confisca dei beni ai mafiosi.

Tuttavia è stato assassinato da alcuni membri della Stidda Agrigentina a 38 anni, nel settembre 1990, sulla strada statale che separa Agrigento da Caltanissetta, mentre si stava recando, sprovvisto di scorta, al tribunale. 

L'ultima scena del film rispecchia, a quanto pare, la realtà di fatti accaduti poco più di 30 anni fa: dopo essere stato speronato dall'auto dei mafiosi su una statale deserta, Rosario aveva tentato una fuga correndo nei campi che confinavano con la strada ma era stato raggiunto e ucciso a colpi di pistola. Il mandante del suo omicidio è tuttora ignoto.

Rilevante è, a mio avviso, l'ultimissima inquadratura del film che prevede, al centro delle campagne e sulla cima di una bassa collina, un tempio antico, testimone della storia millenaria della Sicilia, isola che ha visto un susseguirsi di popoli diversi negli ultimi duemila anni, proprio come dice Fabrizio di Salina ne Il Gattopardo.

D'altronde, teniamo in considerazione il fatto che il giudice Livatino è stato ucciso non lontano dal Parco della Valle dei Templi di Agrigento, luogo archeologico che include diverse testimonianze bellissime della presenza della civiltà greca in Sicilia.

Questo tempio fa parte del paesaggio inondato dal sole e viene inquadrato per pochi secondi, subito dopo gli spari che sono costati la vita al grande Rosario Livatino.

Anche se il tempio è estraneo a qualsiasi omicidio di mafia, trovo comunque significativa la sua presenza perché ricorda agli spettatori che non soltanto la Sicilia ma tutta l'Italia è ricca di storia, di arte e di cultura. 

La presenza di questo tempio negli ultimi istanti del film comunica a tutti noi che studiare è fondamentale per acquisire senso critico, per formarsi una coscienza contro le ingiustizie, per comprendere appieno il valore del passato e l'importanza di costruire un futuro migliore del presente, passo dopo passo.

Pochi giorni dopo la morte del collega Rosario Livatino due giudici chiamati Roberto Saieva e Fabio Salamone hanno denunciato le durissime e pericolose condizioni in cui erano e sono costretti a lavorare i magistrati impegnati nella lotta anti-mafia. 

B) LA STIDDA AGRIGENTINA:

Nella provincia di Agrigento coesistono da decenni due cosche mafiose: la Stidda e Cosa Nostra, rivali tra loro.

"Stidda" in dialetto siciliano significa "stella" e in effetti gli adepti a questa cosca hanno tutti un tatuaggio con una stella a cinque punte. 

Sembra che Salvatore Calafato, fondatore di questa organizzazione criminale, abbia voluto ricollegarsi alla Madonna della Stella, patrona del comune di Barrafranca in provincia di Enna. Che infido! 

...ma magari, da Napoli in giù, buona parte del clero è connivente con la mafia (non mi stupirei) e Don Luigi Ciotti è una delle poche eccezioni che però sa fare la differenza.

La Stidda è stata costituita all'inizio degli anni Ottanta da un gruppo di giovani,  tutti sotto i 30 anni, ribelli e ostili a Cosa Nostra. 

Il primo omicidio perpetrato dalla Stidda è stato attuato nel 1983 quando un gruppo di ventenni hanno massacrato Giuseppe Cirasa, uno dei boss di Cosa Nostra che era molto legato ai Corleonesi.

Negli anni successivi si sono aggiunti alcuni membri di età matura che volevano fuoriuscire da Cosa Nostra.

Quando Rosario Livatino è stato ucciso, la Stidda e Cosa Nostra erano in guerra tra loro a causa della gestione degli appalti di ristrutturazione per la Diga Disueri.

Con l'assassinio di Livatino gli Stiddari volevano dimostrare a Cosa Nostra di essere potenti e quindi di essere benissimo in grado di eliminare le persone che coprivano importanti cariche a livello istituzionale.

Nel corso degli anni Novanta, diversi membri della Stidda di allora avevano deciso di trasferirsi in alcune zone del Nord Italia per poter camuffare la loro delinquenza e dedicarsi quindi soprattutto agli affari economici come il traffico di droga, il traffico d'armi e il riciclaggio di denaro sporco, abbandonando dunque la strategia della violenza e dei delitti di strada. 

Insomma, non solo la Stidda ma in generale le cosche mafiose non sono affatto scomparse con la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico-digitale, bensì si sono "raffinate" nel loro modo di compiere il male.

Quest'anno su questo blog ho valorizzato il trentesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone (23 maggio 1992) con recensione annessa su Il giorno della civetta,. Inoltre ho recensito più di un mese fa A ciascuno il suo e oggi mi sto occupando di un film su Rosario Livatino. 

Deve essere data importanza anche a queste tematiche e si deve ricordare e valorizzare chi ha lottato contro le organizzazioni mafiose!

Prima o poi dovrò dedicare un post anche alla Mala del Brenta, io che nel 2015 ho voluto fare l'esperienza di un campo di lavoro volontario a Campolongo Maggiore!

La Mala del Brenta era operativa cinquant'anni fa soprattutto nel Triveneto... ma nel 2023 avrò un po' di tempo per illustrarvela.

C) "Il GIUDICE RAGAZZINO"- SPIEGAZIONI A PROPOSITO DEL TITOLO:

Il titolo di questo film è stato tratto da una considerazione che era stata pronunciata da Francesco Cossiga, Presidente della nostra Repubblica dal 1985 al 1991:

Non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado di condurre indagini complesse contro la mafia e il traffico di droga!

Questa considerazione a mio avviso dimostra scarsa sensibilità e nessun riguardo prima di tutto per la persona di Rosario Livatino, dotato di un enorme e ammirevole senso di responsabilità e di integrità, e poi anche per i suoi genitori che in modo così ingiusto e drammatico hanno perso un figlio, l'unico figlio che avevano.

Oltre a ciò, questa deplorevole affermazione di Cossiga è un insulto per tutti quei giudici che sono stati o sono impegnati nella lotta contro la mafia e quindi si sono impegnati o si stanno impegnando a rendere un po' migliore e un po' più equa questa società.

Tuttavia, questa frase di Francesco Cossiga è un'ulteriore dimostrazione del fatto che in Italia, forse da sempre, gli adulti maturi (alcuni sono maturi solo all'anagrafe) e gli anziani non credono nei giovani.

Papa Giovanni Paolo II° ha definito Rosario Livatino un martire della giustizia e della fede.

Giovanni Paolo II° in effetti avrebbe voluto avviare un processo di beatificazione.


D) LE SCENE PIU' SIGNIFICATIVE DEL FILM SU ROSARIO LIVATINO:

Nella prima scena del film l'occhio della telecamera percorre un paesaggio arido, bruciato dal sole, con poca vegetazione secca e poche case intorno.

In uno dei pochi lussuosi resort con piscina, Rosario Livatino tiene una conferenza, esprimendosi così:

Spero che il mio intervento offrirà materia di riflessione su due temi che possono essere posti anche in antitesi tra loro: la società che cambia e il magistrato.

In questa società in continua evoluzione il magistrato è colui al quale, piaccia o no, è affidato lo specialissimo compito di applicare le leggi in piena e totale indipendenza da ogni centro di potere, politico e mafioso.

L'indipendenza del giudice, infatti, non è solo nella propria coscienza, nella libertà morale e nella fedeltà ai principi ma anche nella trasparenza della sua condotta, nella libertà e nella normalità delle sue relazioni, nella sua indisponibilità a iniziative e affari.

Nel film traspare il profondo affetto e la profonda dedizione che Rosario aveva per i genitori anziani, perennemente apprensivi e preoccupati a causa della sua straordinaria determinazione nella lotta all'illegalità e alla criminalità. Fa molta tenerezza, in particolare, la figura della madre di Livatino, donna mite che piange in silenzio.

Rosario Livatino era retto e forte. La sua fede era anche più salda della mia.

Nella prima parte del film Rosario rifiuta continuamente i regali di un mafioso che vorrebbe corromperlo con i suoi doni destinati a lui e ai genitori e, quando questo boss mafioso, in chiesa durante una celebrazione domenicale, si siede di proposito esattamente un banco più indietro rispetto a Rosario, al momento dello scambio della pace, i due uomini si incrociano con gli sguardi e il mafioso gli stringe la mano. Subito dopo Rosario rifiuta di prendere la comunione.

Spicca, nel corso del film, la relazione a metà tra amicizia e amore tra Rosario e Angela, avvocatessa penalista.

Il padre di Angela è stato vittima di mafia. 

Angela vorrebbe un futuro con Rosario, visto che il successo in ambito lavorativo non le basta come serenità.

Anche Rosario la amerebbe ma... se rifiuta la prospettiva di una vita insieme con lei è perché sa di dover morire presto: Sarebbe una tragedia se dopo tuo padre tu dovessi perdere anche tuo marito... forse è meglio che rimaniamo solo amici.

Concludo il post con una citazione di Papa Francesco. 

L'illegalità è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male.

A fine ottobre ho visto il film a lui dedicato e intitolato In Viaggio. Vorrei poter avere il tempo per strutturare un post anche su questo. 

E' da più di 12 anni ormai che scrivo e da un lato continua a piacermi il fatto di arricchire un blog, dall'altro... ho la mia vita impegnativa di adulta. Ho iniziato a scrivere un mese prima di compiere 15 anni. E sono ancora qui. WOW.