27 gennaio 2023

"ARANCIA MECCANICA", A. BURGESS: LA FIGURA DI ALEX E LA QUESTIONE DEL MALE

E' strano pubblicare un post su un romanzo così pieno di violenza nella giornata della memoria. 
Eppure ritengo che qualche punto di contatto ci sia.

(Nemmeno questo è un libro adatto ai ragazzi).

Quasi tutto il romanzo è imperniato sulla tematica del libero arbitrio. 

Anche la tragedia della Shoah ci consente di interrogarci su questo tema, fondamentale per le scelte di vita di ogni uomo.

 1.Alex l'adolescente depravato:

Alex è capo di una banda di teppisti che ogni sera attuano pestaggi, violentano le donne, rapinano i negozi.

Alex, Bamba, Pete e Georgie fanno il male per il puro gusto di farlo. Sono bestiali e puramente istintivi. 

I quattro adolescenti rappresentano, in questa prima parte del libro, i peggiori impulsi dell'Es.

I genitori di Alex non sono attenti al loro figlio: il ragazzo dice loro che va a lavorare ogni sera ma in realtà non è affatto così!

Alex inoltre commette il male giorno e notte: in pieno giorno, quando i suoi genitori sono fuori per lavoro, marina la scuola, esce di casa ed entra in un bar dove incontra due preadolescenti che quella mattina hanno fatto la sua stessa scelta. Dopo averle fatte ubriacare le violenta in camera sua.

Tuttavia, significativo è l'episodio in cui questa banda di delinquenti all'ennesima potenza entra a casa di uno scrittore e di sua moglie. 

Ad Alex capitano tra le mani le pagine di un libro al quale lo scrittore sta lavorando e, prima di strapparle, le legge a voce alta:

-"Arancia Meccanica (...) Un titolo ben stronzo! Chi ha mai sentito di arance meccaniche?"- (...) "Il tentativo di imporre all'uomo, una creatura capace di sviluppo e di dolcezza, capace alla fine di attingere il succo dalle barbute labbra di Dio, di cercare d'imporre, dico, leggi e condizioni appropriate ad una creazione meccanica, è contro questo che io alzo la mia penna-spada...".

Già da queste prime pagine l'autore di questo libro vuole comunicare a noi lettori che se all'uomo si toglie il libero arbitrio connesso alla facoltà di scegliere tra bene e male, egli non è più un uomo. 

2. La prigione e la "cura Ludovico":

Una notte Alex e i suoi tre compagni di malefatte compiono un tentato furto in casa di una signora anziana che vive sola con un mucchio di gatti. Alex la aggredisce colpendola in testa con una statua.

La rapina finisce male e, mentre i tre compagni scappano, la polizia, avvertita poco prima dalla signora dei gatti, arresta Alex.

Da questo punto in avanti i lettori si accorgono del fatto che anche la polizia è violenta, dal momento che, una volta portatolo in carcere, i poliziotti picchiano per bene Alex che viene condannato a 14 anni di carcere subito dopo la morte della signora. 

Tuttavia, si apre una possibilità di uscita anticipata: a causa di una recente riforma governativa viene introdotta la "cura Ludovico" che può cambiare i criminali in individui inoffensivi. 

Però come lo fa?

Alex, legato ad una sedia e costretto da due pinze a tenere gli occhi ben spalancati, deve vedere, tutto il giorno, film che ritraggono scene violente, orripilanti, disgustose. 

Ve ne metto due come esempi:

E poi si locchiò un vecchio venir giù per la strada, molto bigio, e ad un tratto apparvero due malcichi e gli saltarono addosso ed erano vestiti all'ultimo grido come se il film fosse stato girato in quei giorni (...) e cominciarono a scapricciare con lui. Si snicchiavano le urla e i gemiti, molto realistici, e pure il respiro ansimante dei due malcichi festanti. Crac, crac, crac, a forza di pugni lo ridussero come un budino, gli strapparono via le palandre, lo presero a stivalate sulle macerie nude e poi scapparono guizzi lasciandolo tutto rosso di salsa nel fango saloppo del rigagnolo.

E poi fui obbligato a locchiare uno schifosissimo film sulla tortura giapponese. Si era nella guerra del '39-'45, e crocifiggevano dei soldati agli alberi con i chiodi e gli accendevano il fuoco sotto i piedi e gli tagliavano le berte, e locchiavi perfino un planetario che veniva tagliato a fette con una spada (...).

Oltre a ciò, gli psichiatri che lo hanno in cura, gli iniettano "vitamine" ogni giorno. Ben presto, dopo la visione di quei film, Alex inizia a stare male.

La "cura Ludovico" si chiama così dal momento che risulta significativo l'episodio, verso la fine della seconda parte del libro, in cui si proietta un film sugli orrori nazisti. Si tratta di una pellicola senza dialoghi ma con il sottofondo costante della musica di Ludwig Van Beethoven.

"Come si fa a servirsi di Ludwig in quel modo? Lui scriveva soltanto musica" dice Alex agli psichiatri, supplicandoli disperatamente di spegnere il proiettore.

Questo film lo fa letteralmente sboccare.

Secondo voi è giusto e lecito inserire le sinfonie di Beethoven in un film sugli orrori nazisti perpetrati contro gli ebrei nei campi di concentramento?  Può la musica classica suggerire sentimenti di odio, desideri di violenze e di torture?

Di fronte agli episodi più agghiaccianti e più sconcertanti della storia ci si può chiedere: "se Dio esiste, perché permette il male?". 

Si tratta di una domanda che mi sono posta spesso. 

Qualche volta, ereticamente, arrivo a pensare che Dio sia un debole o un apatico indifferente.

Forse l'aldilà è un bellissimo e dolcissimo palliativo creato apposta per "accettare meglio" il fatto che tutti noi prima o poi moriremo.

I miei lettori più recenti non lo sanno ma, pochi mesi prima della maturità, ho scritto una poesia intitolata Addio ragazzo dedicata alle giovani vittime della strage di Srebrenica (attuale Bosnia, luglio 1995). Finiva così: Addio ragazzo! I tuoi sogni svaniranno per sempre, come una leggera nube di fumo che si solleva verso l'alto cielo e si dilegua nell'aria. Addio ragazzo!

Sia mio zio Attilio sia Maria Teresa Gigliotti mi hanno detto dopo la lettura di quest'ultima strofa: ma come? Possibile che non ci sia proprio nulla dopo una morte così tremenda? Qui sembra di no!

Poi però a periodi riesco a pensare al Paradiso come ad uno splendido giardino in cui brilla perennemente il sole e in cui si canta. In questo giardino c'è una perenne beatitudine e serenità. 

Ma che cosa vedeva mia nonna pochi giorni prima di morire? Per quali motivi spalancava le braccia e si illuminava tutta? Che cosa vedeva che io non potevo vedere? Vedeva il nonno Augusto e i suoi fratelli? A cos'era dovuto quel comportamento, a delle visioni dal Paradiso oppure a delle semplici allucinazioni?

Non lo saprò mai.

A vostro avviso è vero che l'uomo è "una creatura fondamentalmente malvagia" come asserisce Burgess?

Per me l'uomo non è malvagio sin dalla nascita ma lo diventa facilmente. Molti eventi storici negativi (tirannie, dittature, genocidi, guerre, nazionalismi etnici, razzismo, attentati terroristici) lo dimostrano: per gli uomini e le donne di ogni tempo il male è risultato accattivante e affascinante, molto più del bene. 

La scelta del male scaturisce dall'egoismo umano, come anche le ingiustizie. 

Il male fa notizia, il male affascina, fa credere di essere (onni-)potenti e rende capaci di far prevalere la propria volontà su quella degli altri. 

Tuttavia credo che il progresso relazionale e culturale dell'umanità sia nelle mani di quei pochi che scelgono in piena consapevolezza il bene.

La tendenza a compiere il male, per tutti noi nella vita quotidiana, è sempre dietro l'angolo. 

"Il male è accovacciato alla tua porta" si dice nella Genesi riguardo alla vicenda di Caino e Abele. Già, è vero. Sta a te decidere se farlo entrare o lasciarlo fuori!

Riporto inoltre l'opinione di Matthias a questo proposito:

Non sono d'accordo con Burgess. 

Solitamente le persone non nascono cattive, dipende molto da come hanno vissuto i primi mesi di vita: più il problema è "precoce" e più i sintomi sono "gravi". 

Basta anche che la madre non compia un rispecchiamento funzionale e il/la bambino/a potrebbe avere disturbi seri. 

Comunque c'è una forte probabilità, per la psicologia sociale, che le persone "ordinarie" nel "giusto" contesto e con le giuste condizioni possono compiere azioni violente o lasciare che vengano compiute.

Io sono più dell'avviso della Arendt: dietro il male c'è spesso banalità e mediocrità. Il male nazista avveniva per de-responsabilizzazione e conformismo. Nei casi più critici interveniva la dissonanza cognitiva e allora si giustificavano le proprie azioni dicendo che si stava compiendo del bene.

Dio non è debole, ci lascia liberi. 

Se Dio impedisse costantemente agli uomini di compiere il male non esisterebbe più il libero arbitrio. 

E se Dio volesse cancellare dalle nostre menti i pensieri cattivi o comunque se ci impedisse di concepire mentalmente il male non saremmo più umani ma soltanto marionette al suo servizio.

Alex, dopo quindici giorni di torture cinematografiche, esce innocuo e inoffensivo ma smette di essere capace di scelta morale.

Come lo tratterà la società una volta uscito dal carcere?

3. La lingua inventata:

Questo romanzo, come avete avuto modo di constatare nelle citazioni del precedente paragrafo, è stato scritto in una lingua gergale inventata. 

Chiarisco qui i termini più frequenti:

SOSTO= posto.

MARTINO= ragazzo giovane, uomo.

GLUTARE= bere.

SOMA= compagno.

FESTARE= picchiare.

MALCICHI= ragazzi.

SNICCHIARE= sentire.

QUAGLIA= ragazza sexy.

FARI= occhi.

PLANETARIO= testa.

BERTE= viscere.

PALANDRE= budella.

CINEBRIVIDO= emozionante ma talvolta corrisponde agli avverbi "molto bene" e "meravigliosamente".

4. Come l'autore spiega il titolo che ha dato al suo romanzo?

Nel 1945, al ritorno dal fronte, in un pub di Londra l'autore sente un anziano dire a qualcuno che è sballato come un'arancia meccanica.

Questa espressione ha incuriosito Burgess che l'ha poi impiegata nella stesura di un romanzo che ritrae una società in cui si attua il lavaggio del cervello. La conversione di Alex da personaggio pessimo a giovane innocuo non è una sua scelta personale ma gli viene imposta.

Arancia meccanica vuole essere un manifesto sull'importanza di poter scegliere. 

Alex è lucido e cattivo a inizio romanzo che indubbiamente rimanda alle "baby gang" operative, già negli anni Sessanta, nel Regno Unito. 

Ecco come lo scrittore spiega al Los Angeles Times l'aumento della criminalità in quegli anni. In questo scritto traspare inoltre la sfiducia che Burgess nutre nei confronti del sistema carcerario:

I giovani alla fine degli anni Cinquanta erano agitati e cattivi, insoddisfatti del mondo del dopoguerra, violenti e distruttivi, ed è a loro che tanti fanno riferimento quando parlano di crescente criminalità. Che fare con questi ragazzi? La prigione e i riformatori non fanno che peggiorarli: allora perché non risparmiare il denaro dei contribuenti sottoponendoli ad un facile condizionamento, a una sorta di terapia del disgusto, che generi in loro un'associazione tra l'atto di violenza e il malessere, la nausea, o persino evocazioni di morte? Furono in molti ad approvare questa proposta (che all'epoca non era una proposta del governo, ma semplicemente un'idea espressa dai singoli teorici, per quanto influenti).

(...)

Credo che (...) l'atto ultimo del male sia la disumanizzazione, l'assassinio dell'anima- il che ci riporta a parlare della possibilità di scegliere tra azioni buone e azioni cattive. Imponete ad un individuo la possibilità di essere solo e soltanto buono, e ucciderete la sua anima in nome del bene presunto della stabilità sociale.

Quanto condividete di ciò che Burgess spiega?

Ad ogni modo, chiarisco un dettaglio non trascurabile riguardo alla vita vissuta da questo autore: la moglie di Anthony Burgess è stata violentata nel 1942 dai disertori americani, proprio come la moglie dell'autore che Alex e i suoi soma vanno a perseguitare.

Arancia Meccanica doveva dunque essere anche un "atto di catarsi" dell'autore in risposta alle violenze subite dalla moglie.

5. Interpretazione sintetica dello psichiatra Aaron Stern:

Secondo Aaron Stern Alex, all'inizio della storia, è come l'uomo allo stato di natura.

La tecnica Ludovico rappresenterebbe un processo di civilizzazione e l'Alex post-carcere è l'emblema della nevrosi che viene imposta all'individuo da parte della società.


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