20 gennaio 2023

"Il Cavaliere inesistente", I. Calvino:

Si tratta di un romanzo di Italo Calvino pubblicato alla fine degli anni Cinquanta ma ambientato in pieno Medioevo. 
La narratrice è suor Teodora, religiosa dell'Ordine di San Colombano.

In questo post mi concentrerò prevalentemente sui quattro personaggi principali e su quello che, a mio avviso, è il tema fondamentale dell'opera.

Anche se a mio avviso si tratta di una parodia dell'epica cavalleresca, credo che nel Cavaliere Inesistente sia comunque possibile intravedere dei simboli e dei rimandi.

PERSONAGGI E RIFLESSIONI:

Iniziamo dal protagonista Agilulfo.

1. AGILULFO:

Agilulfo è il cavaliere inesistente.

Più precisamente, il suo titolo completo è: Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez.

C'è una particolarità fondamentale che vale la pena notare: si tratta di un cavaliere che non esiste. E', sostanzialmente, un'armatura bianca e vuota. Agisce soltanto attraverso la sua forza di volontà.

Agilulfo non brilla in materia di simpatia:

(...) di gran passo si diresse verso gli stallaggi. Giunto là, trovò che il governo dei cavalli non veniva compiuto secondo le regole, sgridò gli staffieri, inflisse punizioni ai mozzi, ispezionò tutti i turni di corvè, ridistribuì le mansioni spiegando minuziosamente a ciascuno come andavano eseguite e facendosi ripetere quel che aveva detto per vedere se avevano capito bene.

Agilulfo è preciso, perfetto: ama l'ordine, la precisione, la pulizia, lo scrupoloso rispetto delle mansioni cavalleresche. E' dotato, più di qualsiasi altro cavaliere, di senso di responsabilità e di un'estrema precisione nel linguaggio. Tuttavia è completamente incapace di relazioni e di sentimenti umani: non è altro che un automa che esiste soltanto per eseguire ordini e portare a termine dei compiti, esattamente come i nostri computer e i futuri robot.

Il cavaliere inesistente rappresenta tutti coloro che vivono soltanto in funzione del loro ruolo lavorativo e non attribuiscono importanza ai rapporti. Si tratta di persone estremamente competenti ed efficienti nelle loro mansioni professionali ma scadenti dal punto di vista umano ed empatico.

Altri esempi che sostengono questa idea che ci si fa di Agilulfo li si possono trovare verso la metà del romanzo, quando ad esempio spiega al giovane Rambaldo come entrare nella cavalleria per poter vendicare l'uccisione del padre e poter quindi assassinare l'argalif Isoarre:

"E' semplicissimo ragazzo. (...) Devi fare domanda alla Sovrintendenza ai Duelli, alle Vendette e alle Macchie dell'Onore, specificando i motivi della tua richiesta, e sarà studiato come meglio metterti in condizione di avere la soddisfazione voluta."

Una dimostrazione del forbito stile di lingua orale di Agilulfo lo si trova nel punto in cui Rambaldo gli chiede quali sono le mansioni giornaliere dei Paladini. Rambaldo non vuole elenchi di compiti e di mestieri, però. Vorrebbe soltanto prendere come esempio l'agire di Agilulfo, che gli risponde così:

"Preferisci dunque anteporre l'esperienza alla dottrina: è ammesso. Ebbene tu vedi che oggi sto prestando servizio, come ogni mercoledì, di Ispettore agli Ordini dell'Intendenza d'Armata. In tale veste, vado controllando le cucine dei reggimenti d'Alvernia e di Poitou. Se mi seguirai, potrai a poco a poco impratichirti in questa delicata branca del servizio."

2. RAMBALDO:

Rambaldo di Rossiglione è giovane, appassionato e inesperto.

Si innamora, senza esserne ricambiato per buona parte del libro, della guerriera Bradamante, figura indubbiamente ispirata all'Orlando Furioso di Ariosto.

Rambaldo è, a mio avviso, il rappresentante di tutti quei valori cavallereschi presenti nelle opere del mondo classico e rinascimentale: è molto legato ai concetti di onore e vendetta ed è l'unico cavaliere che prova un'ardente passione amorosa.

Forse Rambaldo rappresenta i cultori del classicismo con queste frasi pronunciate mentre con Agilulfo scava le fosse per i morti in una battaglia precedente:

Cos'è questa furia che mi spinge, questa smania di battaglie e di amori, vista dal punto donde guardano i tuoi occhi sbarrati, la tua testa riversa che sbatacchia sulle pietre? Ci penso, o morto, mi ci fai pensare; questi nostri giorni prima della tomba, per noi vivi e anche per voi morti. Che mi sia dato di non sprecarli, di non sprecare nulla di ciò che sono e di ciò che potrei essere. Di compiere azioni egregie per l'esercito franco. Di abbracciare, abbracciato, la fiera Bradamante. Spero che tu abbia speso i tuoi giorni non peggio, o morto. Comunque per te i dadi hanno già dato i loro numeri. Per me ancora vorticano nel bussolotto. E io amo, o morto, la mia ansia, non la tua pace.

In questo passaggio ho trovato diverse citazioni letterarie.

smania di battaglie e di amori=  qui ho pensato al proemio dell'Orlando Furioso di Ariosto: le donne, i cavallier, l'arme, gli amori/ le cortesie, le audaci imprese io canto. Argomento di questo poema epico-cavalleresco sono le battaglie, che vedono protagonisti soprattutto alcuni cavalieri dell'esercito franco e dell'esercito saraceno e gli amori che coinvolgono figure femminili come Angelica e Bradamante. L'animo di Rambaldo freme per tutto ciò e prende vita da tutto ciò.

compiere azioni egregie per l'esercito franco= sembra quasi un calco del proemio delle Storie di Erodoto, autore greco del V° secolo che si propone di tramandare i conflitti tra Greci e Barbari, ricordando dunque le ἔργα μεγάλα τε καὶ θωμαστά, ovvero, le "imprese grandi e meravigliose" compiute da entrambe le fazioni. Qui invece Rambaldo si prefigge di compiere azioni egregie a vantaggio della propria gloria e dell'esercito franco, di cui fa parte.

per te i dadi hanno già dato i loro numeri= questo invece rimanda a Cesare, quando attraversa il Rubicone: alea iacta est. 

"Il dado è tratto" significa "ormai la decisione è presa". E' una massima che fa riferimento a condizioni non modificabili. La vita di un morto è trascorsa, quindi non ci sono più preoccupazioni, intenzioni, progetti, cambiamenti.

io amo, o morto, la mia ansia, non la tua pace= Penso alla Sera di Foscolo: e mentre io guardo la tua pace/dorme quello spirto guerrier/ ch'entro mi rugge.

La sera rimanda al poeta la fatal quiete, cioè, la morte. L'imbrunire infonde una momentanea tranquillità in Foscolo, autore dalla vita tormentata.

3. TORRISMONDO:

Torrismondo emerge soprattutto nella seconda parte del romanzo. 

Ad ogni modo, afferma di essere figlio di Sofronia, una donna che, vent'anni prima, Agilulfo ha salvato da alcuni banditi che volevano abusare di lei.

Ma Sofronia, e anche questo nome è  preso dalla Gerusalemme Liberata di Tasso, è veramente la madre di Torrismondo? 

Ad ogni modo credo che Torrismondo rappresenti il pessimismo nerissimo di chi, dopo l'enorme tragedia del secondo conflitto mondiale, ritiene che nessuna forma d'arte e nessuna azione umana abbia più senso

Istintivamente queste frasi di Torrismondo che riporto sotto mi hanno richiamato alla mente il filosofo Adorno:

Non c'è né difesa né offesa, non c'è senso di nulla. La guerra durerà fino alla fine dei secoli e nessuno vincerà o perderà, resteremo fermi gli uni di fronte agli altri per sempre. E senza gli uni gli altri non sarebbero nulla e ormai sia noi che loro abbiamo dimenticato perché combattiamo... Senti queste rane? Tutto quel che facciamo ha tanto senso e tanto ordine quanto il loro gracidio, il loro saltare dall'acqua a riva e dalla riva all'acqua...

Ormai è famosa l'affermazione del filosofo Adorno: Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto barbarico.

A questa affermazione, Primo Levi, vittima della Shoah, replica: "Io credo che si possa fare poesia dopo Auschwitz, ma non si possa fare poesia dimenticando Auschwitz."

Tuttavia, le affermazioni di Torrismondo sembrano di carattere nichilista... E il nichilismo è anche peggio del pessimismo.

4.GURDULU':

Gurdulù non sa chi è. 

Al contrario di Agilulfo, è un personaggio in carne ed ossa ma privo di coscienza, che assume diversi comportamenti: vede delle rane gracidare e prontamente imita il loro verso, vede delle pere rotolare e subito rotola con i frutti, vede le anatre in uno stagno e pronuncia il loro verso insieme a loro, cercando addirittura di stare a galla.

La cavalcata fiancheggiava un frutteto di peri. I frutti erano maturi. Con le lance i guerrieri infilzavano pere, le facevano sparire nel becco degli elmi, poi sputavano i torsoli. In fila in mezzo ai peri chi vedono? Gurdulù-Omobò. Stava con le braccia alzate tutte contorte, come rami, e nelle mani e in bocca e sulla testa e negli strappi del vestito aveva pere.

-Guardalo che fa il pero!- diceva Carlomagno ilare.

(...)

Su ogni foglia di felce era seduta una piccola bestia verde, liscia liscia, che lo guardava e faceva con tutta la sua forza:- Gra! Gra! Gra!

-Gra Gra Gra!- rispose Gurdulù contento.

Gurdulù ha diversi nomi, o meglio, ognuno lo chiama come vuole. I più ricorrenti sono i pittoreschi: Gurdulù, Omobò, Martinzul.

Gurdulù assume diversi comportamenti e questo può richiamare alle tendenze delle mode e dei continui sviluppi dell'informatica e della tecnologia che influenzano i nostri modi di pensare e di agire.

D'altra parte, è da circa un secolo che l'Occidente è una "società di massa".

5. TEMATICA PRINCIPALE DEL ROMANZO:

La tematica fondamentale di quest'opera è la mancanza di certezze. 

Dopo il secondo conflitto mondiale c'è, soprattutto negli anni '50 e '60, un senso di incertezza dovuto alle tensioni USA-URSS. 

La guerra fredda è uno scontro ideologico tra capitalismo e comunismo. E', come lo definisco io, l'odio scaturito da altro odio, ovvero, dalla guerra totale tra il 1939 e il 1945.

I due decenni che ho citato sono anni di ripresa economica, dovuti prima di tutto agli aiuti del piano Marshall e... il mondo sta decisamente cambiando: l'Italia è diventata una repubblica costituzionale, aumenta l'industrializzazione come anche l'utilizzo di nuovi mezzi quali la televisione, gli elettrodomestici e la radio. 

L'italiano, da lingua prevalentemente scritta, grazie ai media diviene una lingua parlata che si mescola ai dialetti locali e regionali. 

Forti sono le disuguaglianze economiche tra borghesi e agricoltori, eredi di una civiltà millenaria che il grande sviluppo dell'edilizia e della tecnica portano al tramonto.

Dicevo che il romanzo è del 1959. Di lì a poco sarebbero iniziate la guerra in Vietnam e la contestazione giovanile.

Il mondo è in ulteriore via di evoluzione scientifica e tecnologica ma, dal punto di vista geopolitico, ci sono forti tensioni tra Russia e Stati Uniti, il mercato capitalista comporta indubbiamente un incentivo per il consumismo. 

Tutti gli eventi che ho elencato in questo paragrafo generano confusione e incertezza: mai come prima di allora la società occidentale ha dovuto attraversare tutti questi cambiamenti.

I personaggi di questo romanzo di Calvino sono cavalieri un po' disorientati, lo stesso Carlomagno è una figura bonaria, gli eventi si susseguono gli uni gli altri con molta velocità.

Leggere per credermi!


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