11 marzo 2023

"Due partite"- film sui cambiamenti della società:

Ecco quale era il progetto originario da programmare per l'otto marzo di quest'anno: la recensione di Due partite, film ispirato ad una commedia scritta da Cristina Comencini, madre di Calenda. 

E' una recensione che avevo in bozza da ormai due mesi e mezzo.

Ne avrei da scrivere, se disponessi di un po' più di tempo... E avrei da dire anche sui migranti e sulle esternazioni di alcuni ministri a proposito del naufragio dei migranti a Cutro. 

Invece credo che non vedrete altri post più o meno fino al 21/22 marzo, cioè, fino al vero ed effettivo inizio della primavera.

Dedico questa semplice recensione al ricordo di Don Egidio, prete mite, conciliante, sensibile, comprensivo. 

Un buon sacerdote che un cancro terribile si è portato via. Una delle pochissime figure di Chiesa che ho considerato ben predisposta al dialogo e all'ascolto. 

Dialogo e ascolto, ovvero proprio quello che, secondo me, manca a molte donne, indipendentemente dal fatto che facciano o meno parte degli ambienti cattolici. Purtroppo la penso così sia sulla base di diverse esperienze personali che sulla base di esperienze vissute da qualche donna della mia famiglia.

Si parla molto del drammatico fenomeno di violenze domestiche e minacce di stalking perpetrati da uomini prepotenti e decisamente cattivi e violenti. Ed è giusto sensibilizzare (d'altronde, ho mai detto che non lo è?). 

Però non si parla mai abbastanza, a mo avviso, né di bullismo femminile né di episodi di violenze fisiche commessi da una donna o da più donne a danno di una loro pari, né di falsità che una buona parte di donne inventano per danneggiarne altre. Per questi motivi ultimamente, piuttosto spesso, arrivo a vergognarmi di essere donna anch'io.

Infine, alle paladine dell'iper-femminismo dico che non sono obbligate a leggere quel che scrivo io. Google e Blogger sono pieni di autori, probabilmente di vedute molto più "moderne" delle mie. Altrimenti il cerchietto rosso in alto a sinistra con la piccola "x" nera lo conoscete tutti, visto che stiamo concludendo il primo trimestre di marzo 2023 (e se non lo conoscete significa che vivete ancora nelle caverne).

Non è un vanto non aver amiche per me. E' semplicemente una non troppo felice verità! 

E, sapete, un pochino invidio l'amicizia di queste donne di cui tratta il film. 

Attraverso dialoghi e attraverso lo scorrere del tempo, questo film racconta i profondi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi decenni del secolo scorso. 

I dialoghi in questo caso sono ciò che può far riflettere sui contenuti. Due partite potrebbe benissimo essere rappresentato a teatro.

A). ANNO 1966:

Il film inizia due anni prima delle contestazioni giovanili e otto anni prima dell'introduzione, in Italia, della legge sul divorzio.

In un'abitazione borghese caratterizzata da un arredamento tipico degli anni Sessanta si incontrano quattro donne per giocare a carte. Si tratta di quattro amiche che si confidano segreti, crucci e frustrazioni: Claudia ha tre figli e un marito che la tradisce, Gabriella, interpretata da una giovane Margherita Buy, litiga spesso con il coniuge, l'acida Sofia, interpretata da Paola Cortellesi, è infelicemente sposata ed ha una figlia, la romantica Beatrice sta per avere un bambino ed è l'unica che sembra serena e realizzata nella sua vita coniugale con Carlo, ammiratore di Rilke.

Gabriella, accondiscendente ai desideri di una madre abbastanza autoritaria, ha rinunciato alla sua passione per la musica e si è formata una famiglia.

Claudia, nel corso dei suoi ultimi dieci anni di vita, ha sopportato i frequenti tradimenti del marito e ha mitizzato la maternità, al contrario di Sofia che si sente imprigionata in una vita quotidiana con un uomo che non ha mai per davvero amato. 

Sofia frequenta occasionalmente alcuni amanti e nel frattempo continua a vivere nella stessa casa con il marito per due motivi: non è indipendente dal punto di vista economico e non vuole sorbirsi i giudizi negativi della sua famiglia di origine nel caso in cui si allontanasse da casa.

Sofia è il personaggio che vive peggio delle altre la propria condizione di donna, moglie e madre: 
Il punto è... perché bisogna soffrire in questo modo? Rinunciare a suonare il pianoforte, sopportare di essere tradite? La ragione di tutto questo non c'è! Noi facciamo l'esperienza più antica che c'è: contenere un'altra vita. Noi godiamo nel vedere il nostro corpo gonfio come un pallone, nel rinunciare al talento, alla libertà. Noi vogliamo essere legate a qualcuno anche se ci strozza! Vogliamo essere di qualcun altro e non c'è fine, non c'è rimedio!

Questo di Sofia è uno sfogo che presso le tre amiche la fa passare per matta, ma richiama un aspetto della condizione femminile del nostro secolo: la fatica di molte donne nel gestire la propria quotidianità tra orari di lavoro e ruolo di maternità. Alcune donne si ritrovano a rinunciare alla carriera lavorativa per custodire i figli.

L'incapacità della politica nell'aiutare a conciliare la vita professionale con quella privata e la mancanza di trasparenza nei sistemi retributivi sono problemi cronici anche per il nostro "evoluto" Occidente.

Dopo una serie di manifestazioni, dopo il loro ingresso nel mondo del lavoro, dopo la legge sul divorzio e la legge 194, abbiamo veramente gli stessi diritti degli uomini? Quanto siamo davvero alla pari?

Il contenuto della legge 194 fa riferimento ad un diritto oppure è un invito ad assumersi le proprie responsabilità nel prendere una decisione? Questo dovrebbe chiedersi Laura Boldrini, una mummia populista che crede di essere democratica. 

C'è disparità salariale in tutta Europa: le donne in età da lavoro guadagnano mediamente il 14% in meno rispetto ai colleghi uomini.

Anche nel XXI° secolo c'è quel che ultimamente chiamo il "job-gap", ovvero, la tendenza a classificare certe professioni come adeguate soltanto al genere femminile e altre come idonee soprattutto al genere maschile. 

Più di una volta si sente dire che l'insegnamento, l'ambito psico-terapeutico, l'infermieristica, il servizio di una commessa in negozio sono lavori da donna mentre invece l'ingegnere, il meccanico, l'idraulico, il chimico e l'autista di taxi e autobus sono lavori fatti per gli uomini?

E per concludere la riflessione: noi giovani donne quanto abbiamo dignità agli occhi dei nostri coetanei? Siamo oggetti sessuali oppure occasioni di complementarietà e di confronto? Vogliamo diventare soprattutto oggetti di gradimento per il sesso opposto oppure abbiamo aspirazioni un po' migliori?!

Le quattro donne di questa prima parte di film, pur manifestando caratteri un po' diversi, dal punto di vista sociale hanno molto in comune:

1) Tutte dipendono economicamente da un uomo.

2) Tutte sono regolarmente sposate.

3) Per loro, tutte le parole che hanno esplicitamente a che fare con la sessualità sono tabù o comunque, per dirla con Claudia, sono "triviali".

4) Tutte, tranne Sofia, vedono la propria realizzazione nella maternità.

B). ANNO 1996:

Come sono cresciute quelle quattro bambine che, in quel giovedì pomeriggio del 1966, erano a giocare nella stanza accanto al salotto in cui le loro madri discutevano?

Eccovele qui descritte:

- Cecilia, la figlia di Claudia, dopo una serie di relazioni affettive andate male, vorrebbe avere un figlio attraverso la fecondazione artificiale.

- Sara, la figlia di Gabriella, lavora come musicista e per questo viaggia molto. Vive con Mario, marito apprensivo e ansioso, dedito alle faccende domestiche quando lei è lontana da casa.

Rossella, la figlia di Sofia, è un medico ed è sposata con Saverio, un suo collega. Risulta essere una donna seria, razionale e dotata di senso pratico.

Giulia, l'unica figlia di una Beatrice suicida, è la più giovane della quattro. Ha appena 30 anni, lavora come impiegata ed ha una relazione stabile con un ragazzo ma... dopo anni di fidanzamento ancora non parlano di matrimonio o di convivenza e questo è ciò che sconcerta Rossella.

Rossella, Sara e Cecilia, dopo il funerale di Beatrice, si radunano a casa di una Giulia abbattuta che racconta loro come era in realtà il matrimonio tra i genitori: emerge quindi che Carlo e Beatrice erano separati sotto lo stesso tetto e che non comunicavano.

Come sono messe queste quattro ex bambine? Quanto è cambiata la società nel giro di trent'anni?

1) Tutte e quattro lavorano.

2) Due sono sposate, una è sentimentalmente impegnata e un'altra è propensa a costruirsi una famiglia mono-genitoriale.

3) C'è libertà sessuale.

Ma sono davvero felici e realizzate?

Alla fine del film Giulia legge alle amiche una poesia che suo padre Carlo aveva dedicato a Beatrice poco prima del loro matrimonio. E' una poesia di Rilke a proposito della questione di genere:

Un giorno esisterà la fanciulla e la donna,
il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa per sé,
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l’umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l’esperienza dell’amore,
che ora è piena d’errore,
la muterà dal fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano,
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo,
all’amore che in questo consiste,
che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda.


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