13 aprile 2023

Alcune poesie sulla rinascita della natura:

Vi propongo tre poesie, una inglese, una tedesca e una italiana, sulle meraviglie di questa stagione primaverile.

W. WORDSWORTH, "DAFFODILS": 

I "daffodils" di cui si parla in questa poesia sono i narcisi. Ad ogni modo, questa poesia è stata ispirata ad un'esperienza di Wordsworth che, in un giorno della  primavera 1804, ha camminato in un campo di narcisi vicino al Lake District. 
La poesia è suddivisa in quattro strofe da sei versi ciascuna e conta in totale 24 versi.
Tutta la poesia descrive non soltanto il paesaggio che circonda il poeta ma anche le sensazioni che l'autore prova a contatto con la bellezza della natura in fiore.


  • I wandered lonely as a cloud
  • that floats on high over vales and hills,
  • when all at once I saw a crowd,
  • a host, of golden daffodils; 
  • beside the lake, beneath the trees,
  • fluttering and dancing in the breeze.

  • Continuous as the stars that shine
  • And twinkle on the Milky Way
  • They stretched in never-ending line
  • Along the margin of a bay:
  • Ten thousand saw I at a glance,
  • Tossing their heads in sprightly dance. 

  • The waves beside them danced; but they
  • Out-did the sparkling waves in glee:
  • A poet could not but be gay,
  • In such a jocund company. 
  • I gazed – and gazed – but little thought
  • What wealth the show to me had brought:

  • For oft, when on my couch I lie
  • In vacant or in pensive mood, 
  • They flash upon that inward eye
  • Which is the bliss of solitude;
  • And then my heart with pleasure fills,
  • And dances with the daffodils. 

Vagavo, solo come una nuvola
che fluttua in alto sopra valli e colline
quando improvvisamente vidi una folla,
una schiera di narcisi dorati
oltre il lago, sotto gli alberi
fluttuanti e danzanti nella brezza.

Intermittenti come le stelle che luccicano
e brillano nella via Lattea 
si estendevano in una linea infinita
lungo il margine della baia:
con un'occhiata ne vidi diecimila
che scuotevano il capo in una danza vivace.

Le onde accanto a loro danzavano; ma esse
superavano in gioia le luccicanti onde;
un poeta non poteva non essere lieto
in una così gioiosa compagnia.
Osservavo-e osservavo- ma pensavo poco
a quale benessere mi avesse portato questa visione:

perché spesso, quando mi sdraio sul mio divano,
in uno stato ozioso oppure pensieroso,
essi riappaiono di fronte a quell'occhio interiore
che è la benedizione della solitudine;
e allora il mio cuore si riempie di piacere
e danza con i narcisi.


Vale la pena riflettere sul lessico della lingua letteraria inglese impiegata nel XIX° secolo.

La poesia inizia con una similitudine: I wandered lonely as a cloud.
Wander significa proprio "vagare", sia nel senso di "passeggiare" sia nel senso di divagare quando ci si esprime su un argomento. Infatti questo verbo è sinonimo del fraseologico to go off topic (=divagare e andare fuori tema).

A host of  corrisponde al nostro italiano "un mucchio di". Più o meno come il più prosaico a large quantity of.
Breeze è la "brezza". Nell'ultimo verso della prima strofa viene attribuita una qualità umana ai narcisi: il soffio della brezza è la melodia sulla quale ballano.

La seconda strofa si apre con un'altra similitudine suggestiva: i narcisi gialli luccicano (alla luce del sole) come le stelle della nostra Via Lattea. Addirittura nella strofa successiva si dice che i narcisi sono più fluttuanti e più luccicanti delle onde del mare.

Importante, in questa poesia, è la sfera del vedere come anche la sfera della gioia e del gioire:
Glance è l'equivalente di "rapida occhiata", gazed è come stare: fissare a lungo, osservare bene. 
Gay è l'arcaico per joyous. 
Altri termini di questa lingua che si riferiscono al sentimento della gioia e della contentezza sono il famosissimo happy, il meno conosciuto glad che sta per "contento, felice" e cheerful, più inerente all'allegria delle feste.
D'altra parte i narcisi di cui si parla sono gialli, è il giallo è da sempre il colore della gioia.

Interessante è quel pensive verso la fine della poesia. Si tratta dell'antenato di thoughtful, "pensieroso".

In questo componimento tutti gli elementi naturali appaiono in armonia tra loro e il poeta, con la sua sensibilità fuori dal comune, avverte la loro vitalità.

LUDWIG UHLAND, "FRÜHLINGSGLAUBE":

Questa poesia risale al 1820. Nel rinnovamento della natura e nell'incanto delle abbondanti fioriture il poeta esprime la sua fiducia in questa stagione, esortando se stesso a cambiare il suo stato d'animo dalla malinconia alla serenità.

Effettivamente, la parola frühlingsglaube significa "fede nella primavera".

Questa poesia, soprattutto nella seconda strofa, si concentra sul "divenire": la natura cambia in ogni stagione dell'anno, tuttavia, la primavera è una stagione che prelude ai frutti estivi: i campi e gli alberi fioriti sono destinati a diventare frutti di cui l'uomo, fra qualche mese, potrà godere.

Die linden Lüfte sind erwacht,
Sie säuseln und weben Tag und Nacht,
Sie schaffen an allen Enden.
O frischer Duft, o neuer Klang!
Nun, armes Herze, sei nicht bang!
Nun muß sich alles, alles wenden.

Die Welt wird schöner mit jedem Tag,
Man weiß nicht, was noch werden mag,
Das Blühen will nicht enden.
Es blüht das fernste, tiefste Tal:
Nun, armes Herz, vergiß der Qual!
Nun muß sich alles, alles wenden.

Le soavi brezze si sono risvegliate
mormorano e sussurrano giorno e notte,
si muovono dappertutto.
Oh fresco profumo, oh nuovo suono!
Ora, povero cuore, non temere!
Ora tutto, tutto deve cambiare.

Il mondo diventa più bello ogni giorno
e non si sa che cosa diventerà.
La fioritura non accenna a finire.
Fiorisce anche la valle più profonda:
ora, povero cuore, dimentica il tuo tormento!
Ora tutto, tutto deve cambiare.


Anche in questo caso il lessico è interessante (veramente le parole lo sono sempre!): 

Lüfte è il plurale di Luft, ovvero, "brezza" ma anche "aria, respiro". E' l'equivalente del greco πνεῦμα ("brezza, respiro, soffio vitale, aria").
Säuseln è sinonimo di whisper.

La parola Duft indica molto probabilmente il profumo dei fiori che sbocciano sui rami degli alberi e in mezzo ai campi.

Welt è il world inglese. Notevole che in tedesco, il termine per indicare "mondo", sia un sostantivo femminile.
Tal è come valley.
Herz, oltre ad essere l'equivalente di heart, si riferisce anche all'anima, non soltanto al cuore in anatomia, proprio come lo ψυχή in greco antico.

Papavero lungo i sentieri al di sopra di Quinzano, VR, Pasquetta 2023

SALVATORE QUASIMODO, "SPECCHIO":

Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.

E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.

Salvatore Quasimodo è stato il mio poeta all'esame di maturità nella prima prova scritta. Ho analizzato la poesia "Ride la gazza, nera sugli aranci".
Oltre a ciò, la mia maestra di italiano alla primaria (fortunatamente sempre la stessa per tutti e cinque gli anni!) aveva fatto imparare a memoria questa poesia nella primavera della quarta elementare.

Ciliegio in fiore, sentieri sopra Quinzano, VR, Pasquetta 2023

Ed ecco sul tronco/si rompono gemme= "ecco" è un avverbio presentativo, cioè, utilizzato per dimostrare o annunciare un evento o indicare un fatto improvviso. E' fortemente espressivo e indica un cambiamento significativo e inaspettato agli occhi del poeta. 

Questo è indubbiamente un componimento sull'esplosione della vitalità primaverile: "si rompono" equivale a "si schiudono": le gemme verdi rompono la continuità del tronco che pareva già morto,/piegato sul botro, ovvero, ripiegato sul bordo di un fossato.
La gemma appena spuntata è di un verde brillante, ancor più brillante del verde dei prati che inizia a ravvivarsi dopo il lungo inverno.
In questa prima strofa il tronco già morto a mio avviso allude al legno della croce e quindi alla morte di Gesù: nessuno, nel giorno della Parasceve ebraica, credeva che sarebbe risuscitato dai morti. Le donne e i discepoli consideravano, dopo la morte in croce del Maestro, che tutto fosse terminato lì. Sembrava che tutto terminasse qui e invece... il terzo giorno avviene la Risurrezione. 

La seconda strofa è fondata soprattutto sull'identificazione di Quasimodo nella pioggia che irrora la terra, mentre l'acqua dei fossati riflette l'azzurro intenso del cielo. 
La chiusura della poesia è, a mio avviso, una "ringcomposition": il verde sulla corteccia (scorza) non c'era la notte prima. Ciò si ricollega al significato, in questo contesto, dell'ecco iniziale.

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Zoe Trevi è finita su un giornale cattolico settimanale nazionale, con un articolo in cui ha raccontato, con sincerità e trasparenza, proprio la sua "ricerca della bellezza perduta"! 
Mi è molto piaciuta la chiusura d'articolo di Don Stefano, direttore della rivista. Dimostra di aver colto appieno quel che la protagonista è e quello che tutti gli adolescenti e i giovani cercano nella loro quotidianità: amicizie vere, relazioni autentiche, oltre che ovviamente la libertà di essere se stessi.















Da un pochino di tempo il mio desiderio era quello di espandere la pubblicità di questo libro al di fuori del Veneto e forse ci sto riuscendo anche così. 
Mi è convenuto sciogliere il contratto con quella che era la mia casa editrice e quindi devo e dovrò fare tutto da sola: promozione, distribuzione in alcune edicole e librerie, presentazioni.  
"Le avventure di una liceale invisibile" era infatti conosciuto soprattutto nella provincia di Verona e un pochino anche nella bassa veneziana (zone marittime).

Se avete ricevuto questo sedicesimo numero di "Famiglia Cristiana" forse ve ne siete accorti: anche la lettera a Don Stefano scritta da una maestra elementare a proposito della Chiesa in declino è interessante e solleva una questione sulla quale penso che tutti, credenti o no, praticanti o no, debbano interrogarsi. Questa lettera è inclusa nelle pagine 6 e 7, è esattamente sopra lo spazio giallo che racchiude la testimonianza di Zoe.
La maestra ha portato la sua esperienza di quella che è stata la sua vita in parrocchia che vedeva conoscenze e incontri con parroci e sacerdoti volti a stabilire sia la linea della catechesi sia gli incarichi nei vari ambiti parrocchiali e lo esprimeva senza contestazione, senza odio.
E' giusto che sia così: le comunità cristiane devono avere delle direttive. Tuttavia, se lei ha sperimentato parroci autorevoli e decisionisti, aspetto che ricorda molto le strutture delle parrocchie di 30 o 20 anni fa, io ho invece spesso sperimentato sacerdoti fragili, che spesso lasciavano carta bianca a laici abbastanza presuntuosi, non inclusivi, formalisti nel loro vivere la messa e le preghiere, inclini a condannare pesantemente gli errori degli altri e ad emarginare chi caratterialmente è diverso da loro oppure chi, come me, ha uno spirito critico abbastanza accentuato.
Oltre a ciò, in questi ultimi tempi mi sono confrontata con persone, giovani e meno giovani, che rilevano una chiesa "indifferente, non solidale e a volte indifferente nei confronti di gravi problemi familiari come una malattia, un divorzio, un lutto particolarmente traumatico". 
Purtroppo le fragilità della Chiesa non le vedo soltanto io. Che cos'è la Chiesa, alla fine? Non soltanto un'istituzione ma anche una comunità di persone che dovrebbero instaurare rapporti arricchenti, significativi improntati sul rispetto reciproco, sull'ascolto, sul dialogo, sulla solidarietà verso chi è solo o soffre.
E credetemi, pensare agli errori che persone di chiesa commettono mi mette malinconia. Amareggiata per aver subito emarginazione e sguardi storti per aver contestato il velenoso motto del "si è sempre fatto così", mi sono allontanata dalle attività parrocchiali, eppure, nei miei anni universitari, sono stata molto attiva e piena di idee.
Se continuo a frequentare la messa è perché mi affascina la figura di Gesù Cristo, voglio continuare a credere in Lui. E' Gesù che cerco in fin dei conti. Ma occorrono anche degli esempi validi e significativi di religiosi in cammino con me, con noi laici. Nutro molta fiducia nel nostro nuovo vescovo di Verona. L'ho conosciuto e già incontrato in diverse occasioni: manifesta mitezza, sensibilità, apertura mentale, intelligenza nell'esperire il senso profondamente umano e cristiano di una pagina di Vangelo.

Torniamo qualche minuto a quel fariseo iper-moralista che il mese scorso, in un suo commento su questo blog, mi ha definita "giudicante", oltremodo scandalizzato dal fatto che un'insegnante avesse un'opinione generalmente negativa sul genere femminile basata su quelle che finora sono state moltissime delle sue esperienze relazionali.
Non si è palesato, dimostrando codardìa, poca intelligenza, puro spirito di contestazione, chiusura mentale e una vera e propria volontà di ferirmi. 
D'altronde, quando ero preadolescente, frequentava più spesso la mia famiglia non perdeva occasione per rimproverarmi per cose stupide... e i miei genitori e i miei familiari tutti a testa bassa che non dicevano nulla e mi lasciavano da sola a difendermi!! Perché questo personaggio è l'idolo dei miei parenti di parte materna.
Per questo ho segnalato alla community di Blogger il suo ultimo commento prima di cancellarlo. Si chiama Luciano, ha 57 anni, vive da solo in una zona di Verona città, una zona vicina al centro storico e a via Muro Padri, ma non si sa di che cosa campi mentre invece i suoi coetanei vanno a lavorare tutte le mattine e hanno il privilegio di portare a casa uno stipendio ogni mese. E' un oblato. 
Non vi spiegherò il significato di questa parola: una volta su centomila andrete a consultare Wikipedia! Ad ogni modo, una persona molto vicina alla chiesa.
A molti di voi lettori, che non lo conoscete, sarà sembrato un femminista, uno che ha fatto bene a correggermi e a criticarmi duramente. Ah sì?! Sapete in realtà che cosa ne pensa delle ragazze e delle donne alla quali sono state messe le mani addosso? 
Che se un ragazzo o un uomo arriva a ciò è perché è nella sua natura, è assolutamente normale che si desiderino immediatamente rapporti sessuali, soprattutto con una donna fisicamente bella. Le donne non vogliono o subiscono violenze e/o palpeggiamenti inappropriati, inaspettati? La colpa in fin dei conti è solo dalla loro parte: sono state loro a illudere i poveri uomini, sono loro che, se non desiderano andare a letto con un ragazzo che frequentano da appena dieci giorni, soffrono di blocchi psicologici e mentali!
E ora per voi chi è il sessista e il cattivo, io o lui?!! Considerando che ho diversi difetti tranne quello di calunniare il prossimo, per quanto sia antipatico.
Inutile dire che mi sono sentita umiliata e offesa. Con certi uomini religiosi si sbaglia a confidare una brutta esperienza perché una parte di loro, non tutti naturalmente, è ancora ferma ad una concezione sessista e maschio-centrica dell'umanità, è ferma dunque all'idea di una donna iper-remissiva, che non deve mai arrabbiarsi e che deve piegarsi ai voleri, anche erotici e sessuali, dell'uomo con cui sta.
Questo è un oblato. Un oblato che, stando solo tutto il giorno e quasi ogni giorno, non si confronta con nessuno e per quel che ne so io manco approfitta di tutte le opportunità sociali e culturali che offre l'ambiente cittadino. Un oblato che si permette di dire come devono o non devono comportarsi gli insegnanti... Ma io, come i miei colleghi e colleghe più giovani, non ho finito di formarmi, nessun insegnante valido finisce mai di formarsi, nemmeno dopo il ruolo. Vi dirò di più: meno male che i post di aprile e maggio sono stati pensati e programmati nei mesi scorsi e durante le vacanze di Natale, perché ora non avrei più di tanto tempo: ho appena seguito corsi sui DSA e sulla plusdotazione, ho un libro di 200 pagine erotte da studiare per un test fra un mese sui problemi di disciplina con gli ADHD e con i ragazzi oppositivo-provocatori, ho la preparazione al CLIL... Cioè ma... come si permette di giudicare il mio lavoro?! 

Torniamo alla lettera. Dal contenuto ho intuito che la maestra in questione è una persona intelligente che con buona probabilità da un po' di anni, è lontana dall'ambiente parrocchiale e magari neanche frequenta più la messa. Lungi da me dare giudizi: ammetto che anch'io negli ultimi mesi sono in difficoltà di fede e Matthias non ha nulla a che fare con questo mio periodo. Anzi, quest'inverno, a proposito dei temi di "Arancia Meccanica", aveva ragione sul libero arbitrio. 
Comunque, quel che accomuna quella maestra a me è la forte delusione nei confronti di una chiesa che continua a proporre una fede molto devozionale e troppo incentrata sulle adorazioni eucaristiche. Devono esserci anche questi aspetti, ma non dovrebbero essere né gli unici né i più preponderanti nelle proposte pastorali. 
C'è bisogno, a mio avviso, di una fede motivazionale che includa sia momenti di preghiera e meditazione, sia riflessioni a piccoli gruppi sui significati dei brani biblici, oppure serate dedicate a discutere di tematiche presenti sia nella Bibbia sia nella vita quotidiana. Ultimamente sono vicina al Centro culturale Toniolo, che, da noi a Verona, è diretto da Don Renzo, altra mente acuta e altro spirito mite della Chiesa veronese! Qui ho seguito corsi culturali, convegni e laboratori di geo-politica e di socio-politica. La Chiesa e i cristiani non devono prendere il posto dei politici. Il cristianesimo sociale è contrario al potere temporale, tuttavia afferma che il compito di laici, religiosi ed ecclasiastici è quello di consigliare e indirizzare la politica a compiere scelte e ad attuare decisioni per il bene comune. Concludo quindi con due affermazioni che piacerà poco a diversi di voi:

-E' ora di finirla di considerare la fede come un insieme di regole da osservare, è ora di smetterla di essere convinti che la Chiesa ci impedisca di essere liberi. La fede è Gesù Cristo, che, come si ripete più volte nel romanzo "Barabba" di Par Lagerkvist, svedese luterano pietista, predicava "amatevi l'un l'altro". Proprio perché ci vuole liberi.

-A molti dei partiti politici manca Gesù. Questo nome non deve pendere dalle labbra ogni secondo, ma questa persona che si è fatta Carne e ha accettato una morte tremenda dovrebbe farci prendere consapevolezza che la solidarietà regge il mondo, messaggio particolarmente presente nei romanzi giapponesi contemporanei. Se ci arrivano gli Scinthoisti, perché non dovremmo arrivarci noi cristiani?!




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