8 aprile 2023

Post pasquale (con poesia di Mario Luzi):

Inizia quello che io considero il periodo più bello dell'anno (aprile-prima metà di maggio): le giornate si allungano, la campagna è nel pieno della fioritura e il clima è mite.

Per me il venerdì santo è una giornata psicologicamente pesante: mi piovono addosso non soltanto le sofferenze ingiuste di un Dio che si è fatto uomo e che ha donato se stesso ma anche i drammi e le angherie contemporanee che un'umanità sofferente si ritrova a vivere; e mi riferisco non soltanto a chi è affetto da una malattia o da perdite familiari gravi ma anche alla popolazione ucraina, ai Siriani, agli Iraniani. 

Ritengo invece la Pasqua e la conseguente Pasquetta due giornate in cui, decisamente più del Natale, si trascorre tempo soprattutto con le persone che ci fanno stare bene, che ci sostengono nei nostri progetti di vita e ci permettono di valorizzare qualità, doti, opportunità e occasioni per continuare ad essere motivati, vivi e affamati di vita, nonostante l'esistenza umana non sia mai un cielo senza nuvole. Questa positività il Natale non la dà a mio avviso: ormai, complice il consumismo, è divenuta una festa piuttosto ipocrita di inizio inverno.

Non dobbiamo dimenticare che oggi è sabato santo. 

E che quindi domani, almeno per chi crede, è il giorno più importante dell'anno.

Colgo l'occasione per ricopiare un'omelia, molto suggestiva, che risale ai primi secoli dopo Cristo, quando le comunità cristiane erano sorte da poco e si allargavano.

LA DISCESA AGLI INFERI DEL SIGNORE:

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace, perché Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. 

Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli Inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. 

Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio Suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. 

Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriosa della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: "Sia con tutti il mio Signore!". E Cristo rispondendo disse ad Adamo: "E con il tuo spirito." 

E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: "Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere:c Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati. A
coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi. Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effigie, fatta a mia immagine. Risorgi, usciamo di qui. Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo, ho condiviso la debolezza umana, ma poi sono diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda le mie mani inchiodate al legno, per te che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. Sorgi, allontaniamoci da qui! Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. 

Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il Regni dei Cieli".


"DEPOSIZIONE DI CRISTO", BEATO ANGELICO:

Sono sicura di non avervela mai spiegata.


Si tratta di una pala d'altare realizzata tra il 1432 e il 1434 e intagliata in una cornice architettonica intagliata in legno dorato con tre archi sormontati da cuspidi in cui sono raffigurati tre episodi evangelici e cioè, partendo da sinistra: Gesù con Maria Maddalena ("Noli me tangere"), la Risurrezione e le donne al sepolcro.
Si conferma, con quest'opera, la tendenza del Beato Angelico ad utilizzare colori limpidi e luminosi.
Al centro in primo piano avviene la deposizione: il corpo di Gesù viene fatto calare dalla croce. Il personaggio vestito di rosa con i capelli ricci e l'aureola è Nicodemo mentre Giuseppe d'Arimatea, aggrappato alla scala, afferra un'ascella di Gesù.
Anche l'apostolo Giovanni, in piedi e vestito di una tunica celeste, sta aiutando ad abbassare il corpo del Maestro.
A sinistra, un gruppo di donne tra cui la Vergine e Maria Maddalena. 
A destra invece, tra il gruppo degli uomini, spicca il giovane inginocchiato vestito di rosso: per alcuni studiosi si tratta del beato Alessio Strozzi, altri invece affermano che questa figura maschile sia da identificare con Palla Strozzi, il figlio del committente del dipinto, ovvero, di Lorenzo Strozzi.
Il paesaggio sullo sfondo è graduato su vari piani successivi: a sinistra in alto si vedono le torri e le mura di Gerusalemme mentre a destra si intravede un borgo collinare immerso in una distesa di campi.

MARIO LUZI, "PASQUA, ORA, NUOVAMENTE":

Dal sepolcro la vita è deflagrata.
La morte ha perduto il duro agone.
Comincia un’era nuova: l’uomo riconciliato nella nuova
alleanza sancita dal tuo sangue
ha dinanzi a sé la via.
Difficile tenersi in quel cammino.
La porta del tuo regno è stretta.
Ora sì, o Redentore, che abbiamo bisogno del tuo aiuto,
ora sì che invochiamo il tuo soccorso,
tu, guida e presidio, non ce lo negare.
L’offesa del mondo è stata immane.
Infinitamente più grande è stato il tuo amore.
Noi con amore ti chiediamo amore.
Amen.

Mario Luzi, poeta toscano del secolo scorso (1914-2005), dopo aver assistito di persona alla Via Crucis del venerdì santo del 1999, ha scritto questa poesia simile ad una preghiera personale.

Si tratta di una poesia composta da un'unica strofa, formata da 14 versi sciolti.

Ve la spiego qui sotto:

Nel giorno di Pasqua la vita divampa calore e gioia ed è come una fiamma che brucia. La Risurrezione di Gesù ha inaugurato una nuova epoca: il male, le fatiche, il dolore, la morte, per quanto dolorosi e angoscianti, non hanno l'ultima parola: l'amore e la speranza hanno sconfitto la morte in una battaglia: Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa, si recita nella veglia del sabato santo, poco prima del preconio pasquale.

Facendosi uomo e vivendo con gli uomini Gesù ha diffuso un messaggio di pace, uno stile di vita basato sull'amore, sull'empatia, sulla solidarietà. Gesù è il portatore del vero bene. Tuttavia, come vi scrivevo qualche mese fa, è difficile scegliere il bene. 

Luzi cita il Vangelo di Luca (13, 24), che dice precisamente: sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.

E' un discorso che fa sembrare radicale il nostro Gesù. Non è una risposta diretta alla domanda che gli viene posta, si tratta di un ammonimento forte e piuttosto severo: alla fine della nostra vita non verremo giudicati per quante preghiere abbiamo detto e per la nostra religiosità di facciata (cioè, per il nostro fariseismo), quanto piuttosto per la nostra capacità di essere umili, di riconoscere i nostri limiti, di mettere in pratica altruismo, carità, capacità di ascolto.

Poi il poeta apostrofa Gesù Cristo come "guida e presidio". Guida i nostri sentieri come una torcia o una lanterna può illuminarci il cammino notturno. E' rifugio sicuro per ogni uomo (presidio), proprio come è sicura una casa in mattoni durante un forte temporale.

Infine, in Luzi c'è ammirazione per la capacità di sopportazione di Gesù delle ingiurie, degli insulti, delle violenze subite nel giorno del venerdì santo. Ha risposto con il sacrificio di sé all'immane offesa di un mondo gretto e già duemila anni fa corrotto dalla brama di potere e di prepotenza.

La poesia si conclude con una preghiera: Noi con amore ti chiediamo amore.


A Natale, tra i regali di Matthias, ho  ricevuto, oltre ad un braccialetto d'argento (sembrerò anomala ma l'argento mi piace anche più dell'oro), un romanzo di letteratura finlandese intitolato Il mugnaio urlante
In questo testo c'è un riferimento significativo alla Passione e alla Croce. 
Ho letto questo libro, drammatico e profondo, e ho già scritto le mie riflessioni, tuttavia preferisco pubblicarle non ora ma il giorno del compleanno del mio fidanzato, che ormai non è così lontano visto che cade, ogni anno, nel tempo di Pasqua.

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