Vi anticipo che alcuni contenuti possono rivelarsi delle verità scomode che la recente pandemia ha reso palesi... eppure anch'io, come Zero, ritengo sia doveroso farle conoscere e diffonderle il più possibile.
1) LE CARCERI DI REBIBBIA:
-Marzo 2020-
Nel settembre 2020 Zero incontra e intervista E., un ex carcerato rappresentato come se fosse un pennuto, ovvero, con becco ma senza ali e con dita delle mani stilizzate.
Il fumettista gli chiede che cosa è successo all'interno del carcere di Rebibbia nel periodo del lockdown nazionale 2020.
E. (nel libro c'è solo l'iniziale per proteggere la sua privacy) era detenuto nel carcere di Rebibbia e racconta che nella sua cella sporca e stretta erano in sei e che potevano comunicare attraverso il mondo esterno soltanto mediante due canali: con la televisione e con le visite dei familiari.
Ma il 9 marzo, data in cui il governo Conte ha proclamato il lockdown nazionale, ai carcerati viene detto: Da oggi sono bloccate le visite.
Ai detenuti vengono imposte tre regole veramente semplici da rispettare in spazi angusti: il distanziamento, l'obbligo di mascherina (ne vengono fornite al massimo due per ogni carcerato) e infine, la raccomandazione di osservare le norme igieniche, l'ideale soprattutto in celle sporche di polvere e di muffa.
In quel periodo in Italia le carceri praticamente non sono state decongestionate visto che sono stati concessi pochissimi indulti e i domiciliari sono stati dati solo a queste categorie:
-a chi restavano meno di 18 mesi da scontare
-agli ottantenni e ai malati oncologici
- a chi era già stata avviata la sospensione della pena.
A causa delle tristi e penose (senza ironia) condizioni dei detenuti italiani, nella primavera 2020, sono scoppiate diverse rivolte in diverse carceri e, tra queste, oltre che a Rebibbia, a Bologna e a Salerno.
Zerocalcare, in questa prima parte di fumetto, denuncia, riportando anche testimonianze tragiche, sia la mancanza di personale medico-sanitario nelle prigioni, carenza gravissima, sia l'assenza dell'aspetto civile e rieducativo delle nostre carceri, cosa secondo me ancor più grave.
2) LA SANITA' A REBIBBIA:
-Marzo 2021-
In questo terzo capitolo la "cancel culture" e il "politically correct" sono temi centrali.
Zerocalcare ci dà la definizione esatta di "cancel culture":
Forma di boicottaggio che mira a escludere dal consesso pubblico chi promuove o adotta comportamenti discriminatori od offensivi ritenuti tali secondo i parametri del dibattito Usa su diversità e inclusività.
... In questa pagina mi sembra che persino lui stia prendendo in giro i "radical chic":
Alla fine, Zero conclude che possiamo essere meno stupidi di un algoritmo, e quindi, dovremmo cercare di: valutare le cose nel loro contesto, esprimere dissenso senza offendere e senza insultare, evitare i comportamenti da vittime.
4) ETICHETTE:
-Luglio 2021-
Qui viene narrata in vignette l'esperienza di volontariato di Zerocalcare in nord Iraq. Come in No sleep 'till Shengal, vengono trattati i seguenti argomenti: le realtà di confederalismo democratico, le guerriglie tra i curdi e l'ISIS e le tendenze imperialiste di Erdogan. In questo fumetto tuttavia si parla di Makhmour, un distretto iracheno considerato da Erdogan un "covo di terroristi".
Il 6 agosto 2014 gli Jihadisti hanno attaccato questa località costruita nel deserto ma sono stati clamorosamente sconfitti dal PKK uniti ai Peshmerga del Kurdistan iracheno.
Si spiega inoltre la storia di Makhmour, una storia di profughi che, al di là del loro dolore, continuano a credere nell'amicizia tra i popoli.
5) IL CASTELLO DI CARTONE:
-Novembre 2021-
L'ultima parte di questo libro è dedicata alle tappe che Zerocalcare ha dovuto affrontare per creare e produrre la sua prima serie animata su Netflix, raffigurato con l'occhio di Sauron.
Durante questa seconda esperienza il nostro autore ha imparato che:
-non può fare tutto da solo (disegni dei personaggi, montaggio, testi, colonne sonore, sigle). E, sembra incredibile, ma se leggete Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia saprete che inizialmente Zero avrebbe voluto cavarsela da solo per realizzare tutto quanto.
-collaborare con gli altri è un bene.
-bisogna talvolta accettare le ingerenze esterne. Effettivamente, ancor prima che la serie uscisse, lo si ammoniva e criticava con affermazioni come: "Fai troppi rimandi alla malattia mentale", "Parli troppo veloce" (ed è vero: meno male che ci sono i sottotitoli italiani per me che non sono romana e non sono mai vissuta a Roma).
-Non aver paura di deludere le aspettative altrui. Bisogna in effetti tener presente che Netflix ha circa 200 milioni di abbonati, quindi, essere autore di una serie televisiva significa aprire il cancello del proprio recinto a una platea infinitamente più vasta che non ha quell'indulgenza tenerella dovuta al fatto che una volta ad una fiera a quello gli ho fatto il disegnetto per il cognato con la labirintite.
Mi sono piaciute molto le conclusioni alla fine di questa sezione. Vi riporto le testuali parole di Zero:
Uno pensa che nella vita a volte devi fare un salto nel vuoto per vedere come va avanti. Come se la vita e il salto fossero due cose diverse. Ma non funziona così. La vita è quel salto.
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