23 maggio 2024

LE POESIE DI WISLAWA SZYMBORSKA: VALORIZZAZIONE DEL QUOTIDIANO E PAURA DI AMARE

A fine inverno io e Matthias abbiamo condiviso la lettura della raccolta Amore a prima vista. 

Dopo una breve sintesi della biografia, vi proponiamo qui l'interpretazione di alcune liriche di questa poetessa polacca.

I contenuti delle sue poesie non sono così semplici, per cui è stato molto sfidante per noi cercare di attribuire valore e significato a diverse immagini.

WISLAWA SZYMBORSKA:

Nata nel luglio 1923 a Kòrnik, con la famiglia si è trasferita a Cracovia nel 1931 per iniziare il liceo.

Da giovane ha aderito alla corrente politico-culturale del realismo socialista, come dimostrano le prime due raccolte poetiche intitolate Per questo viviamo e Domande poste a me stessa.

La sua terza raccolta poetica, intitolata Appello allo Yeti, le conferisce un maggior successo letterario. 

Dopo i 30 anni la poetessa si distacca nettamente dall'ideologia del Partito Comunista polacco, impegnandosi con il sindacato Solidarnòsc.

Nel 1993 ha ricevuto il Premio Goethe in Germania e, tre anni dopo, il Premio Nobel. E' deceduta a Cracovia nel 2012.

A) LA MUSA IN COLLERA:

Perché scrivo canti d’amore

così raramente?

Questa domanda già prima

me la potevi fare,

ma tu, come si comporta

ogni uomo indulgente,

aspettavi la scintilla

che in strofa s’accende.


È vero, taccio – ma taccio

solo per timore

che il mio canto in futuro

mi dia dolore,

che verrà giorno e d’un tratto

smentirà le parole,

resteranno ritmi e rime,

se ne andrà l’amore,

e sarà inafferrabile

come l’ombra di un ramo.

Oh, sì, un normale timore

mi lega la mano.


Questo mio silenzio

so però spiegare.

Come incidere su pietra

parole audaci,

se neppure oso toccare.

petalo di rosa?

Timore arciprudente,

tu mi fai paurosa…


Quando misi mano al foglio,

c’era un altro fra noi.

Non attese, corse fuori

sbattendo la porta.

Se era il vento che entrava

– poco importa, ma se

era la musa, la Musa

dei canti d’amore?


So che la mia prodezza

indignerà i vicini.

Ma dica pure la gente

ciò che le pare.

Correrò giù e griderò

ai quattro venti:

Erato, torna! Aspetta!

Erato, mi senti?

(Erato, figlia di Mnemosine e Zeus, per gli antichi greci era la Musa della poesia amorosa).

Già per quel che concerne questa prima poesia le nostre letture si discostano. 
Buona concentrazione, cari lettori. Non sarà un post "da bordo piscina" o da spiaggia questo.
Penso che, chi tra voi ha già letto la produzione lirica di Wislawa Szymborska, potrà trovarsi più d'accordo con le idee di Matthias. 
Vi accorgerete che, nel corso della lettura di Amore e prima vista, ciascuno di noi due è stato forte in un particolare aspetto dell'analisi poetica: io, facilitata anche dal mio titolo di studio, sono riuscita a creare diversi parallelismi e richiami con altri autori, mentre Matthias ha brillato di più nella comprensione dei contenuti, più completa della mia. Ha quasi tre anni più di me e forse per questo può aver capito più e meglio di me.

Parto con la mia analisi:

1°strofa= Wislawa si rivolge ad ogni singolo lettore. Probabilmente buona parte dei suoi lettori si interroga a proposito dei motivi per cui lei inserisce raramente la tematica amorosa nelle sue opere liriche, tema invece importante in questo genere letterario.

2° strofa= taccio/solo per timore/che il mio canto in futuro/mi dia dolore... L'amore è sempre effimero secondo la Szymborska? Una storia d'amore comporta dolore soltanto quando finisce? Un'esperienza affettiva è sempre disincanto di cui restano "ritmi e rime" come memoria?

Poco più avanti, il "timore arciprudente" fa chiaramente riferimento alla paura di innamorarsi.
Di questa terza strofa mi colpiscono inoltre altre due immagini: la pietra, spesso emblema della memoria, e la rosa, simbolo di romanticismo e di gioia giovanile dell'amore (e in effetti a questo alludeva l'espressione poetica rinascimentale italiana coniata da Poliziano "cogliàm la rosa").

Quando misi mano al foglio,/c’era un altro fra noi./Non attese, corse fuori/sbattendo la porta.

Questi versi possono alludere ad una disillusione dopo un flirt?

Lettura di Matthias: 

Per me la prima strofa riporta alcune domande che un uomo fa alla Szymborska.
Poi l'autrice definisce l'amore "inafferrabile come l'ombra di un ramo".
Il ramo è afferrabile, l'albero no. In questo contesto l'ombra del ramo è la poesia, oltre che la paura di aprirsi all'amore.

Quando misi mano al foglio,/c’era un altro fra noi./Non attese, corse fuori/sbattendo la porta.

No, per me questi versi non vogliono rimandare ad una disillusione. Piuttosto, parlano di una storia finita, o meglio, di un uomo che se ne va, che esce dalla vita della poetessa dal momento che lei non gli dimostrava abbastanza il suo amore.

B) INNAMORATI:

Inizio con l'interpretazione di Matthias:

Il tema fondamentale della poesia è il rischio di una separazione dovuta ad un amore finito.
"Tu andrai per il monte, io per la valle" indica che la possibilità che due persone della coppia prendano direzioni di vita diverse, dopo un silenzio causato dall'improvviso raffreddarsi della relazione.

Nell'ultima strofa però la Szymborska ci rivela che la separazione è un sogno, smentito dal risveglio. Il cattivo sogno infatti non prevede risveglio.

La mia interpretazione:

Io invece leggo il motivo della complementarietà della coppia nel verso "tu andrai per il monte, io per la valle".
Mi piace molto anche quel "Commiseriamo chi non ama". Chi non ama non è realmente vivo. Questo mi fa pensare alla frase di Sant'Agostino "Ama e fa' ciò che vuoi"
Chi ama è veramente libero di vivere le relazioni di ogni giorno con gratuità.
Nemmeno in questo componimento manca l'esplicitazione del timore della fine della relazione (Ma addormentandoci/in sogno vediamo l'addio).

C) NULLA DUE VOLTE:

Nulla due volte accade
né accadrà.
Per tal ragione si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.

Non c'è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.

Ogg, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma cos'è?
Forse pietra, o forse fiore?

Perché tu, malvagia ora,
dài paura e incertezza?
Ci sei — perciò devi passare.
Passerai — e qui sta la bellezza.

Cercheremo un'armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua.


Riflessione di Matthias:

Non c'è giorno che ritorni,/non due notti uguali uguali,/né due baci somiglianti,/né due sguardi tali e quali.
L'autrice prende coscienza dell'unicità della vita: ogni singolo giorno, ogni singolo momento è prezioso e mai esattamente uguale ad un altro.
Le prime strofe della poesia invitano a valorizzare il dono della vita: si nasce privi di esperienza e si dovrebbe invecchiare senza mai abituarsi a ciò che di bello abbiamo e sperimentiamo.
In seguito, Szymborska rivela a noi lettori di essere rimasta colpita e affascinata quando ha incontrato per la prima volta un uomo con cui per un periodo ha avuto una relazione.
Mi è parso che una rosa/sbocciasse sul selciato. Come fa una rosa sul selciato a crescere serenamente?


Perché tu, malvagia ora,/dài paura e incertezza?/Ci sei — perciò devi passare./Passerai — e qui sta la bellezza. Questi versi rimandano ad una storia temporanea e finita.
C'è, in questi versi, il pensiero che il presente scorra continuamente e che le esperienze piacevoli passino. Ma un'autrice che la pensa in questo modo è in grado di fruire appieno della bellezza del quotidiano?

D) SENZA TITOLO:

Rimasero talmente soli,
così, senza parole
e degni di miracolo per tanto disamore –
di un fulmine dal cielo, d’esser mutati in pietra.
Milioni di copie di mitologia greca,
però non c’è salvezza per lui come per lei.

Se almeno ci fosse  qualcuno sulla porta,
se qualcosa, per un attimo, apparisse, sparisse
lieto, triste, da ovunque venisse,
fonte di riso o timore, che importa.

Ma non accadrà nulla. Nessuna improvvisa
inverosimiglianza. Come in un dramma borghese,
questo sarà un lasciarsi del tutto regolare,
senza neanche un apriti cielo a solennizzare.

Sullo sfondo solido della parete,
l’un per l’altro dolente,
stanno di fronte allo specchio, e lì c’è
solo il riflesso conveniente.

Solo il riflesso di due persone.
La materia sta sull’attenti.
Per quanto è lunga e larga, e alta,
in terra, in cielo e ai lati
vigila i destini innati
– quasi che per una cerbiatta improvvisa nella stanza
dovesse crollare l’Universo.

La nostra lettura interpretativa:

Senza ombra di dubbio questa poesia è legata ad una storia d'amore terminata, una relazione che, quando sussisteva, era fatta di inerzia e di noia.
Il verso "se qualcosa, per un attimo, apparisse, sparisse" sembra ricalcato sullo stile di Pascoli: "Bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d'un tratto". La Szymborska conosceva Pascoli?!
Per entrambi è stato fonte di ricerca l'espressione: Come in un dramma borghese. 
Il dramma borghese è un genere teatrale nato nel XVIII° secolo che delinea i valori, le azioni e la mentalità di figure appartenenti alla piccola e media borghesia. Nell'opera Il mercante di Londra di George Lillo, messo in scena a Londra, l'ambientazione è la sfera familiare borghese. In Italia è Carlo Goldoni a mettere in scena qualità, risorse e vizi della classe borghese, prima di tutto nella Locandiera. In questo tipo di dramma manca l'eroismo. Alla fine dell'Ottocento però, nel dramma borghese iniziano a comparire tematiche come l'adulterio, le crisi di Fede, la crisi dell'individuo e l'immoralità. Pirandello sviluppa il tema dell'incomunicabilità e della morte nel dramma L'Uomo dal fiore in bocca.
Amore a prima vista è uscita nel 1954. L'autrice e l'uomo con cui ha avuto una relazione risultano immersi nelle dinamiche borghesi di incomunicabilità e di infelicità, temi ricorrenti nella letteratura europea dello scorso secolo. 

Ho scritto una tesi di laurea che riguardava l'analisi linguistica di alcune opere di Natalia Ginzburg. Non mi sono soffermata sulle sue commedie borghesi, bensì su tre romanzi. Tuttavia so molto bene che, a partire dalla metà degli anni Sessanta, la Ginzburg ha iniziato a scrivere commedie i cui personaggi, tutti piccolo-borghesi, riflettevano la crisi della famiglia, soprattutto con il motivo dei padri assenti e inetti e anche con un particolare focus sulla coppia coniugale, soggetta a separazioni, triangoli, tradimenti, abbandoni e incomunicabilità.
Penso in particolar modo a Fragola e Panna in cui Barbara, la giovane protagonista coniugata con Paolo, intrattiene una relazione con Cesare, sposato con Flaminia. E Flaminia? Non è delusa, non è arrabbiata, non è amareggiata. Tanto, lei stessa dichiara apertamente e in modo rassegnato che il rapporto con il marito non è nemmeno più un matrimonio, è molto più simile ad un rapporto "fratello-sorella".

E) ALBUM:
Nessuno in famiglia è mai morto per amore.
Nulla di quel passato potrebbe farsi mito.
Romei tisici? Giuliette malate di cuore?
C'e chi anzi è diventato vecchio e raggrinzito.
Nessuna vittima d'una risposta non giunta
a una lettera bagnata di pianto!
In fondo appariva sempre un qualche vicino
con pinze-nez e rose in mano.
Nessun soffocamento in un armadio elegante
per il ritorno del marito dell'amante!
Questi corsetti, queste gale, la mantiglia
non impedivano di entrare nella foto di famiglia.
E mai nell'anima Bosch infernale!
Morivano con una palla nel cranio
e barelle da campo per guanciale.
Perfino questa, con pudico decolletè
e gli occhi cerchiati come dopo una soirèe,
è defluita con una grande emorragia
non verso di te, o cavaliere, e non per nostalgia.
Prima della fotografia, forse qualcuno,
ma di quelli dell'album, a quel che so, nessuno.
Le pene volgevano al riso, giorni volavano,
e loro, placati, per un'influenza se ne andavano.
Le vite dei familiari della Szymborska in effetti erano ben lontane da quelle degli eroi dell'epica, dei personaggi dei poemi cavallereschi e degli individui tormentati, problematici ed estremamente passionali di molte tragedie shakesperiane. Il Novecento è il secolo nel quale, in molte letterature europee, sorgono movimenti e correnti letterarie volte a mettere in luce gli aspetti quotidiani, faticosi e drammatici, delle più basse classi sociali, oltre che il vuoto relazionale della borghesia.
Per la cultura italiana basti pensare alla corrente del Neorealismo e alle opere intellettuali (film e romanzi) di Pier Paolo Pasolini, mentre invece per il panorama francese è necessario ricordare la Nouvelle vague,  cinema finalizzato a catturare "lo splendore del vero" ma anche le ingiustizie sociali e la povertà economica oltre che etica.

Siamo in effetti ben lontani dai seguenti intenti letterari degli scorsi secoli:

-Dalla letteratura di Ariosto, il cui incipit dell'Orlando Furioso declama: Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto.
-Dalle prime parole dell'Eneide di Virgilio: arma virumque cano.
-Dal prologo, in forma di sonetto elisabettiano, della tragedia Romeo e Giulietta, che introduce ai lettori il conflitto tra Montecchi e Capuleti.

Torniamo alla Szymborska. In questo componimento lei stessa parla in effetti di vite "povere e semplici", che con saggezza ed equilibrio sapevano volgere le pene in riso
Ciò che ha reso autentiche e ben vissute le loro vite non sono state gesta eroiche, bensì una notevole ricchezza interiore e una saggezza tale da permettere loro di assaporare appieno ogni istante di vita.
I suoi familiari non morivano per amore, ma per gli orrori della guerra o per malattia.
Forse questa poesia invita il lettore a porsi qualche domanda: la letteratura esaspera spesso i sentimenti? O meglio, in quali generi letterari questo succede? Quali autori hanno eccessivamente esaltato i sentimenti umani?

F) UN AMORE FELICE:

Un amore felice
Un amore felice. È normale?
È serio? È utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo –perché proprio su questi

e non su altri?


Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.
Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano –
sembra un complotto contro l’umanità!
È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.


Interpretazione di Matthias: 

Questa poesia è sicuramente una riflessione sulle dinamiche di coppia. In questi versi, comunque, l'autrice non nasconde la propria invidia per le coppie felici.
Che se ne fa il mondo di due esseri/che non vedono il mondo?
La conclusione della prima strofa si riferisce ad una "bolla" che porta agli innamorati intesa e sintonia, ma con il rischio di isolarsi dal mondo esterno.
Nel verso convinti/che doveva andare così compare il mito del destino. 
Poi ci sono diverse espressioni che rivelano l'invidia della Szymborska nei confronti delle coppie che funzionano. 
D'altra parte lei probabilmente non ha sperimentato relazioni durature, quindi prova anche un senso di esclusione da queste esperienze positive:

-Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito
-perché proprio su questi/e non su altri?
-Ciò offende la giustizia? Sì.
-Guardate i due felici:/se almeno dissimulassero un po’,/si fingessero depressi, confortando così gli amici!
-Sentite come ridono – è un insulto.

Qualche mia riflessione aggiuntiva:

Nella seconda strofa io vedo però anche la questione della gratuità: Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,/i primi qualunque tra un milione.
L'amore segue forse criteri meritocratici? Non credo proprio, dal momento che è rispetto e gratuità.
Mi hanno colpita molto i versi: Un amore felice. Ma è necessario?/Il tatto e la ragione impongono di tacerne...
Una relazione non è mai immune da problemi e difficoltà. Prima o poi, se il rapporto è serio, emergono divergenze di pensiero, differenze di punti di vista, incomprensioni... tutto serve per una crescita reciproca.

G) RINGRAZIAMENTO:

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» –
direbbe l'amore
sulla questione aperta.

Lettura di Matthias:

L'inizio devo molto/a quelli che non amo, rimanda ad un sentimento di gratitudine che la poetessa ha nei confronti di chi non l'ha fatta innamorare, dal momento che non l'ha fatta soffrire. 
Per questo accetta e apprezza che siano legati ad altre persone, così nel rapporto che ha con loro come amici o come conoscenti, si sente libera e serena.
D'altra parte, per quel che si intuisce in questa raccolta, la Szymborska ha sperimentato relazioni passeggere che le hanno lasciato amarezza e disillusione.

La mia lettura: 

Io invece tendo a vedere un riconoscimento del valore dell'amicizia. Per cui, l'autrice prova riconoscenza per coloro che non ama. Quel sentirsi in libertà con loro l'ho interpretato come l'equivalente della frase: "l'amicizia è scegliersi, crescere insieme, condividere viaggi, esperienze di gruppo, belle giornate".
L'amicizia è un sentimento ma è anche una relazione nella quale si possono condividere interessi.


1 commento:

  1. "L'umanità è nelle nostre mani" è in fase di editing!! Per me questo non è soltanto un motivo di soddisfazione, dato anche dal fatto che le spese di grafica, impaginazione e stampa per questo secondo libro potrò pagarmele io...
    La stampa, l'uscita e la diffusione di questo romanzo ad episodi sarà la conferma del fatto che, i molti mesi di disoccupazione vissuti nel 2023, hanno avuto un senso e un fine.
    "L'umanità è nelle nostre mani" ripercorre sostanzialmente gli incontri e le gioie del mio 2022, anno in cui la conoscenza di Matthias per me è stata un grande dono.
    Esattamente due anni fa, in questo periodo, io per lui provavo una forte empatia, al punto che certe vicende drammatiche della sua vita le avevo già intuite prima che me le raccontasse, Matthias invece per me sentiva amicizia, neanche immaginava un seguito. Abbiamo avuto anche noi, a fine primavera di due anni fa, una fase in cui eravamo migliori amici.
    Esattamente due anni fa, in un freschissimo sabato sera di fine maggio, ci siamo ritrovati per caso insieme da soli. Avevo programmato una cena in cinque, io ero partita da casa con largo anticipo ma, circa un'ora prima del ritrovo, gli altri componenti del gruppo mi avevano avvisata del fatto che non sarebbero venuti, un po' per il forte acquazzone, un po' perché, tutti loro, mi hanno detto la stessa frase "ho notato come lo guardi... se hai bisogno di approfondire il rapporto, trovatevi pure voi due". (Forse da parte mia era troppo aspirare di ottenere sia una relazione affettiva sia un gruppo di veri amici...). Rimaneva solo Matthias, che sarebbe arrivato intorno alle 21 dopo la riunione conclusiva dell'anno scout.
    Quella sera, impaurita per il forte acquazzone, avevo "sprenotato" i posti al locale, avevo continuato la lettura di "Canne al vento" della Deledda e, con il timore che, al suo arrivo, Matthias potesse arrabbiarsi e sentirsi ingannato e vittima dei miei secondi fini, terminato il temporale avevo preso due piadine.
    Poi era arrivato. In realtà non si era sentito imbrogliato, anzi, mi ha ringraziato per la gentilezza, era dispiaciuto per me (secondo il suo senso etico non si avvisa qualcuno un'ora prima che non si va a cena) è stata una serata che inaspettatamente è diventata il nostro primo vero incontro a due. Durante la nostra passeggiata avevo freddo (da sprovveduta non ero attrezzata allo sbalzo di temperatura che era avvenuto nel giro di poche ore quel sabato) e Matthias, improvvisamente, mi ha messo la sua giacca sulle spalle. Si dice spesso che, per costruire una relazione d'amore significativa, sia indispensabile una solida autostima.
    Pur con l'autostima altalenante, anche ora che mi avvio inesorabilmente verso la trentina, sono stata in grado di farmi avanti per prima... e Matthias si è sentito da me accolto e ascoltato.
    A metà estate probabilmente sarà pubblicato un post con alcuni estratti del nuovo libro.

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