25 novembre 2014

"Colpa delle stelle": la forza di sorridere nel dolore e nella malattia


"Nel tardo inverno dei miei sedici anni mia madre ha deciso che ero depressa, presumibilmente perché non uscivo molto di casa, passavo un sacco di tempo a letto, rileggevo infinite volte lo stesso libro, mangiavo molto poco e dedicavo parecchio del mio abbondante tempo libero a pensare alla morte"-
 Il romanzo di John Green inizia con questi pensieri formulati da Hazel Grace Lancaster, una ragazza affetta da una grave forma tumorale.
All'età di tredici anni infatti, le era stato diagnosticato un cancro alla tiroide in fase IV, che si era poi espanso ai polmoni e che, più di una volta l'aveva portata quasi in punto di morte a causa di violente crisi respiratorie.
Tuttavia Hazel continua a vivere sia grazie al BiPap, una macchina che le permette di respirare, sia grazie anche al Phalanxifor, una medicina dotata di una molecola che rallenta la crescita delle cellule cancerogene. Il suo tumore però è incurabile.
La madre di Hazel, accorgendosi del grande dolore (fisico e psicologico) della figlia, la sollecita a frequentare un gruppo di supporto. Proprio in quell'occasione, la ragazza conosce Augustus Waters (Gus per gli amici), diciottenne sorridente, vivace, ironico. Gus è sopravvissuto ad un osteosarcoma ed ha una protesi al posto della gamba destra. Hazel lo trova attraente. Augustus, a sua volta affascinato da Hazel e desideroso di conoscerla bene, la invita a casa sua al termine di una riunione del gruppo di supporto.
"-Raccontami di te" mi ha detto, sedendosi accanto a me a distanza di sicurezza. 
-"Ti ho già detto che mi hanno diagnosticato..." 
-"No, non il tuo cancro. Raccontami di te. Interessi, hobby, passioni, feticci strani e via dicendo" 
-"Mmm" ho detto. 
-"Non dirmi che sei una di quelle persone che diventano la loro malattia. Conosco tanta gente di quel tipo. E' sconfortante. Come se il cancro fosse la cosa che conta. La cosa che conta più delle persone. Ma certo tu non hai lasciato che vincesse prematuramente lui, giusto?"- 
Nonostante la perdita della gamba, Augustus Waters è un ragazzo dotato di una straordinaria forza d'animo, dal momento che desidera "afferrare la bellezza della vita", cogliere le gioie dell'amore e vivere con intensità ogni attimo presente. 
Però è comprensibile anche il fatto che Hazel, come suppone Gus, sia "diventata la sua malattia". Nei primi capitoli, il libro mette in evidenza lo sconforto e il cupo pessimismo della giovane, lacerata dall'angoscia, chiusa nel suo enorme dolore causato della consapevolezza di essere affetta da una gravissima malattia che la porterà presto alla morte. E' molto difficile accettare di dover morire a soli sedici anni. Sedici anni... L'età in cui si sogna anche ad occhi aperti, l'età in cui si continua a pensare con trepidazione al proprio avvenire... I sedici anni sono la primavera della vita.


Con il passare dei giorni, il rapporto di amicizia tra i due ragazzi diviene un amore forte, sincero, fatto di lacrime e sorrisi.
Hazel e Augustus rimangono suggestionati da un libro intitolato "Un'imperiale afflizione", scritto da Peter Van Houten, autore di origini americane ma residente in Olanda.
Con il permesso dei medici, accompagnati dalla madre di Hazel, i due ragazzi salgono su un aereo diretto ad Amsterdam, allo scopo di incontrare Van Houten, in modo tale da porgli alcune domande sulla parte finale del libro, che entrambi trovano strana e spiazzante.
Van Houten si rivela però un uomo malvagio, insensibile e sopraffatto da seri problemi di alcolismo. Egli addirittura inveisce contro Hazel, dicendole: "Mi dispiace di non poter appagare i suoi capricci infantili, ma mi rifiuto di compatirla nella maniera in cui lei è evidentemente ben abituata. (...) Come tutti i bambini ammalati dice che non vuole commiserazione, ma la sua esistenza stessa ne dipende. I bambini ammalati inevitabilmente si bloccano: siete destinati a vivere tutti i vostri giorni come se foste ancora il bambino a cui è stata fatta la diagnosi, il bambino che crede che ci sia una vita dopo che un romanzo finisce. E noi, come adulti, proviamo commiserazione per questo, così paghiamo per le vostre cure, per le vostre macchine dell'ossigeno. Vi diamo cibo e acqua anche se è improbabile che viviate abbastanza da...  Siete un effetto collaterale di un processo evolutivo che si cura ben poco delle vite degli individui. Siete un esperimento fallito nella mutazione."
Ero molto indignata quando ho letto queste righe. Ma John Green, nell'attribuire queste parole cattive a Van Houten, si è per caso ispirato ad un passo del "Mein Kampf "di Hilter? Soprattutto le ultime parole "esperimento fallito nella mutazione", in qualche modo mi ricordavano le teorie espresse in quell'odioso libro. Sia secondo Van Houten, sia secondo Hilter, i malati sono totalmente inutili e dannosi per la società... Tra l'altro, Van Houten ha la faccia tosta di dire queste cattiverie ad una ragazza giovane e malata, dimostrando dunque di non avere il benché minimo rispetto verso la vita di Hazel; una vita rovinata certamente dal cancro ma comunque degna di essere vissuta fino alla fine.
Le persone come Hazel non sono "esperimenti falliti nella mutazione", sono solamente vittime di un'atroce disgrazia che è piombata prepotentemente e inaspettatamente nelle loro vite.

Molto positiva risulta invece la figura di Lidewij, l'assistente di Van Houten, sconvolta dalle parole che l'autore rivolge ai due giovani visitatori. Lidewij farà poi visitare ai due ragazzi la casa di Anne Frank.

Il racconto diviene ancora più tragico nel momento in cui Augustus rivela ad Hazel di aver avuto una ricaduta: "Mi sono acceso come un albero di Natale, Hazel Grace. Lungo tutto il torace, l'anca sinistra, il fegato... dappertutto" ... e le lacrime di Hazel sono diventate anche le mie, lo ammetto candidamente e non me ne vergogno.
E' inconcepibile che un ragazzo profondamente "attaccato alla vita" (tanto per citare Ungaretti), muoia in quel modo...
...Augustus... come una folata di vento trasporta con sé le foglie che in autunno cadono dagli alberi, la morte si è portata via il suo simpatico "sorriso sbilenco", la sua schiettezza, la sua gran voglia di scherzare, la sua maturità, il suo sapiente "carpe diem"... (la morte in certi casi è davvero una ladra ingiusta e impietosa!!)
Nel corso del libro (e del film), la salute del ragazzo degenera rapidamente. 

Sabato 22 novembre sono andata a vedere il film di questo romanzo, anche se non avevo ancora terminato la lettura del libro... però ero arrivata ai 2/3 circa del romanzo, ovvero, al punto in cui Augustus è giunto nella fase terminale della malattia: quando mangia pochissimo, vomita quel poco che mangia e sta quasi sempre sdraiato sul divano. Quindi il film non mi ha rovinato il finale, perché in ogni caso quello era un finale molto facile da intuire.
Ho apprezzato moltissimo sia i genitori di Hazel che i genitori di Augustus, dal momento che nel corso della vicenda si dimostrano sempre molto premurosi e attenti alle necessità dei loro figli.


John Green sa scrivere con uno stile semplice ed efficace; che tocca le corde più profonde dell'anima, che a tratti fa sorridere (mi riferisco in particolare alle spiritose trovate di Gus), a tratti fa piangere, a tratti fa divertire, a tratti fa riflettere.


2 commenti:

  1. John Green merita di essere letto assolutamente!
    Recensione ECCELLENTE, complimenti!

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  2. Grazie:-) Comunque hai ragione: "Colpa delle stelle" è davvero un romanzo meraviglioso e profondo e merita di essere letto almeno una volta!!
    :-)

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