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22 aprile 2020

"Waiting for Godot", Beckett: significati, connessioni bibliche, storiche e sociali

 "Waiting for Godot" è un dramma in due atti composto da Samuel Beckett e rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1952. 

0. RIASSUNTO DELLA "NON-TRAMA":



Eh sì... è una non-trama: non c'è avventura e soprattutto non c'è la volontà di cambiamento e di movimento. C'è un'infinita e a tratti anche angosciante attesa.

I due personaggi principali sono i due mendicanti Vladimir ed Estragon (in traduzione italiana: Vladimiro ed Estragone). Entrambi aspettano, in un paesaggio in aperta campagna, un certo Godot... non lo hanno mai incontrato prima, non sanno nulla di lui. E, per di più, non sono sicuri né del giorno né dell'ora dell'appuntamento. Ad un tratto arriva Pozzo, un castellano benestante che porta a guinzaglio il suo servitore Lucky. Pozzo di intrattiene con Vladimir ed Estragon e a un certo punto riparte. Il primo atto si conclude con l'ascesa della luna argentata nel cielo e con l'arrivo di un ragazzo che annuncia ai due mendicanti che Godot arriverà certamente domani- le testuali parole del dramma: "Mr. Godot told me to tell you he won’t come this evening but surely tomorrow."
Il secondo atto è praticamente uguale perché è anch'esso scandito da: attesa, arrivo di Pozzo e Lucky, congedo di questi ultimi due e messaggio del ragazzo: "Godot mi ha detto di dirvi che non verrà stasera ma sicuramente domani".  E il sipario cala.

Ma chi è veramente Godot? Dio? La Felicità? Forse entrambi. Ma a noi lettori non è dato saperlo con certezza. 
Per concludere questo "paragrafo zero", riporto prima una piccola parte del commento critico di Carlo Fruttero:

Vedere in Vladimiro ed Estragone la piccola borghesia che se ne lava le mani, mentre Pozzo, il capitalista, sfrutta bestialmente il proletariato, è perfettamente legittimo, ma altrettanto legittima è la chiave cristiana, per cui tutto, dall'albero che si trova sulla scena e che dovrebbe rappresentare la croce, alla barba bianca di Godot, si può spiegare Vangelo alla mano.

Qui sotto segue una carrellata di mie impressioni e riflessioni a proposito di alcuni passaggi del dramma, che ho appena terminato di leggere integralmente. E' tutto suddiviso in piccoli paragrafi- per quel che riguarda il primo atto, il numero dei paragrafi è contrassegnato con le lettere, per il secondo invece, ci sono i numeri arabi. "Farò parlare" molto anche il testo.

IMPRESSIONI E RIFLESSIONI SULL'ATTO PRIMO:

A. QUALE VERITA'?

Primo rimando biblico, già alla prima scena del primo atto:

Vladimir: Ah yes, the two thieves. Do you remember the story? Two thieves, crucified at the same time as our Saviour. One is supposed to have been saved and the other… (he searches for the contrary of saved)… damned. 
Estragon: Saved from what? 
Vladimir: Hell. 
Estragon: I’m going. 
Vladimir: And yet... (Pause.)... how is it– all four Evangelists were there. And only one speaks of a thief being saved. Why believe him rather than the others? 
Estragon: Who believes him? 
Vladimir: Everybody. It’s the only version they know. 

(Vladimir: Ah, sì, i due ladroni. Ti ricordi la storia? Due ladri, crocifissi insieme al nostro Salvatore. Si dice che uno fu salvato e l’altro… (cerca il contrario di salvato)… dannato. 
Estragon: Salvato da che cosa?
 Vladimir: Dall’inferno.
 Estragon: Vado.
Vladimir: E tuttavia… (Pausa.)... com’è, c’erano tutti gli Evangelisti. E solo uno parla di un ladro salvato. Perché credere a lui piuttosto che agli altri? 
Estragon: Chi gli crede? 
Vladimir: Tutti. È l’unica versione che conoscono.)

Soltanto nel Vangelo di Luca si parla delle reazioni dei due ladroni al vedere Cristo in croce e quindi si mettono in luce le loro parole. Soltanto in Luca è presente un dialogo tra Gesù e il ladrone pentito. Ad uno di essi, cioè a quello che si rende conto di aver perseguito uno stile di vita disonesto e che si pente, Gesù dice: "Oggi sarai con me in Paradiso".
Non voglio andare oltre, per quel che riguarda la teologia e i Vangeli sinottici... A me questo punto ha fatto pensare innanzitutto al contesto in cui Beckett ha scritto "Waiting for Godot": inizio anni '50, inizio guerra fredda. Cinque anni dopo aver scoperto sia gli orrori dei campi di sterminio sia le terribili e devastanti potenzialità della bomba atomica. Gli uomini si sono evoluti dal punto di vista scientifico e tecnologico, ma certe loro creazioni sono in grado di distruggere e di danneggiare  altri popoli. Sono appena terminate delle dittature diaboliche, assetate di potere e purtroppo di sangue, dittature che hanno manipolato migliaia di coscienze. In Europa la gente vorrebbe "ricostruire" un clima diverso, un mondo migliore, un tipo di mondo simile a quello che avrebbero voluto tutti quei partigiani morti per la libertà, fedeli fino in fondo ai loro ideali. Ma in Italia e in Germania la gente patisce la fame. Ad est c'è ancora il regime autoritario comunista, contrapposto al capitalismo americano e a quegli Stati Uniti pervasi dall'ottica consumista alienante, quegli Stati Uniti pieni di grattacieli, e di non-luoghi, quegli Stati Uniti che, nella musica e nelle abitudini, iniziano a influenzare molte nazioni europee.
In un contesto del genere, gli intellettuali arrivano a chiedersi: qual'è la verità? E' stata anche la domanda di Pilato a Gesù, giusto per fare un ulteriore richiamo al Vangelo della Passione.
Di fronte a tutto ciò, una parte degli intellettuali europei, tra cui Samuel Beckett e i francesi della scuola del Nouveau Roman (che però ora riesco a comprendere meglio, al di là di ironie e sarcasmi) si sentono impotenti, sperduti... risentono di un passato recentissimo e violentissimo, risentono delle disuguaglianze economico-sociali... e temono l'energia potente di tecnologie molto negative, come la bomba atomica. Dov'è la verità in questo mondo che ha appena avuto 50 milioni di morti a causa del secondo conflitto mondiale? Cosa può darci sicurezza?

B) L'HOMO "DEMENS":


Vladimir: He said Saturday. (Pause.) I think. I must have made a note of it. (He fumbles in his pockets, bursting with miscellaneous rubbish.) 
Estragon: (very insidious). But what Saturday? And is it Saturday? Or Thursday? 
Vladimir: What’ll we do? 
Estragon: If he came yesterday and we weren’t here you may be sure he won’t come again today. Vladimir. But you say we were here yesterday. 
Estragon: I may be mistaken. (Pause.) Let’s stop talking for a minute, do you mind? 
Vladimir: (feebly). All right.

(Vladimir: Ha detto sabato. (Pausa.) Penso. Dovrei averne preso nota. (Armeggia nelle sue tasche, traboccanti di cianfrusaglie varie.) 
Estragon: (molto insidioso). Ma quale sabato? Ed è sabato? O giovedì? 
Vladimir: Cosa faremo? 
Estragon: Se fosse venuto ieri e noi non fossimo stati qui puoi star certo che non verrà ancora oggi. 
Vladimir: Ma tu dici che noi eravamo qui ieri. 
Estragon: Potrei sbagliarmi. (Pausa.) Smettiamo di parlare un minuto, ti dispiace? 
Vladimir: (fiocamente). Va bene.)

Sembrano due dementi che non ricordano assolutamente nulla. Incerti sul presente, sul passato e sul futuro. Questi due sembrano non avere ricordi. E sembrano non avere la percezione del tempo e dello spazio. Lo spazio, tra l'altro, è sempre uguale. Questa è la fine della seconda scena del primo atto. Nella scena terza, Vladimir ed Estragon, per un momento scambieranno Pozzo per Godot. E... qualche istante dopo, addirittura si dimenticheranno di aver scambiato Pozzo per Godot.

Pozzo: I present myself… Pozzo. 
Estragon (timidly, to Pozzo): You’re not Mr. Godot, Sir? 
Pozzo (terrifying voice): I am Pozzo! (Silence.) Pozzo!

(Pozzo: Mi presento... Pozzo. 
Estragone (timidamente, a Pozzo): Lei non è il signor Godot?
Pozzo (con voce terribile): Sono Pozzo! (Silenzio) Pozzo!)

Per collegarmi alla questione "tempo" di quest'opera: come in "La gelosie" di Robbe-Grillet e come in "L'anneè derniere a Mariembad", anche qui il tempo sembra cristallizzato. Ad un certo punto, Estragon dice (e stavolta lo riporto soltanto in italiano): "Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile".

C) POZZO E LUCKY:


Come si diceva nell'introduzione, Pozzo e Lucky sono rispettivamente servo e padrone.

Partiamo dal fatto che Lucky mi sembra un nome antifrastico: "lucky" è "fortunato"... Mi sembra poco fortunato qualcuno che, per servire un padrone cinico e sprezzante come Pozzo, ha perduto completamente la propria dignità umana e la propria libertà di azione e di movimento (è infatti legato ad un guinzaglio).

Pozzo dice (e anche stavolta riporto soltanto il discorso in traduzione italiana) a Vladimir e ad Estragon, inizialmente un po' sconcertati di fronte alla tirannia che Pozzo esercita su Lucky: "Da notarsi che potrei benissimo trovarmi al suo posto e lui al mio. Se il caso avesse deciso altrimenti. A ciascuno il suo".
Che vuol dire? Il destino mi ha fatto nascere padrone. La mia prepotenza e il mio disprezzo sono giustificati dal "caso", dalla sorte (se fossimo nel Medioevo, "dalla Fortuna").

D) I SOPRANNOMI CHE SI DANNO VLADIMIR ED ESTRAGON:


Di tanto in tanto, nel corso dei loro dialoghi vuoti e a volte senza senso, confusi e privi di memorie, Vladimir chiama Estragon "Gogo" ed Estragon chiama Vladimir "Didi".

Estragon= in Gogo c'è il raddoppiamento di "go", una sillaba che fa già parte del suo vero nome.
Vladimir= in Didi c'è il raddoppiamento di "di", una sillaba che già è inclusa nel suo vero nome.

Didi/ Gogo... 
Didi non potrebbe forse richiamare lontanamente il movimento Dada, sorto in Svizzera nel '16, avanguardia che si serviva, nelle sue "creazioni", del non-senso, di richiami al linguaggio infantile, di collages di ritagli di giornale per formare una poesia?
Dada vuol dire tutto e niente. Ha una moltitudine di significati e al contempo nessuno.

A proposito di infanzia... per far addormentare Estragon, ad un certo punto del secondo atto, Vladimir canta una ninna nanna che fa: ni na na na/ ni na na na.

IMPRESSIONI E RIFLESSIONI SUL SECONDO ATTO:

1) INQUIETUDINE E ANGOSCIA:


Eccolo, secondo me, il punto più rappresentativo dell'angoscia di Vladimir. E' inquieto, perché la sua vita si basa su un'attesa noiosa, monotona, estenuante, priva di colori. E per aspettare chi, esattamente?
Sorbitevi tra poco la filastrocca ripetitiva!
Anche Estragon, comunque, è inquieto. Dirà poco dopo, al compagno di avventure: "Ritrovarmi! Dove vuoi che mi ritrovi? Ho trascinato la mia sporca vita attraverso il deserto! E tu vorresti che ci vedessi delle sfumature! Guarda questo schifo! Non ne sono mai uscito!"
Io credo che il deserto sia simbolo di un vuoto di valori e di relazioni. Il deserto psicologico deriva dalla propria infelicità.


Vladimir: THEN ALL THE DOGS CAME RUNNING
                    AND DUG THE DOG A TOMB 
                    AND WROTE UPON THE TOMBSTONE
                    FOR THE EYES OF DOGS TO COME. 


A DOG CAME IN THE KITCHEN 
AND STOLE A CRUST OF BREAD. 
THEN COOK UP WITH A LADLE 
AND BEAT HIM TILL HE WAS DEAD. 

THEN ALL THE DOGS CAME RUNNING 
AND DUG THE DOG A TOMB… 

He stops, broods, resumes. 

THEN ALL THE DOGS CAME RUNNING 
AND DUG THE DOG A TOMB… 

He stops, broods. Softly. 

AND DUG THE DOG A TOMB

… He remains a moment silent and motionless, then begins to move feverishly about the stage. He halts before the tree, comes and goes, before the boots, comes and goes, halts extreme right, gazes into distance, extreme left, gazes into distance.


( Vladimiro: ALLORA TUTTI I CANI ACCORSERO
E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE
E SCRISSERO SULLA PIETRA TOMBALE
AFFINCHE' TUTTI I CANI LEGGESSERO.

UN CANE ANDO' IN CUCINA
E RUBO' UNA CROSTA DI PANE
ALLORA CON UN MESTOLO
IL CUOCO LO COLPI' A MORTE.

ALLORA TUTTI I CANI ACCORSERO
E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE.

Si interrompe, medita, riprende.

ALLORA TUTTI I CANI ACCORSERO
E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE...

Si interrompe, medita. Dolcemente.

E SCAVARONO UNA FOSSA AL CANE.

Rimane un momento immobile, poi inizia a camminare febbrilmente sulla scena. Si ferma di nuovo davanti all'albero, andirivieni,  davanti alle scarpe, andirivieni, si ferma alla quinta destra, guarda lontano, alla quinta sinistra, guarda lontano.)

2) PERCHE' NEL SECONDO ATTO POZZO E' CIECO E LUCKY MUTO?

Nel primo atto non lo erano. Faccio presto a spiegarlo: stando a ciò che dice Fruttero, cioè, alla contrapposizione capitalismo/proletariato, la cecità di Pozzo forse è anche una cecità morale, oltre che fisica. Si trova in quella posizione, disprezza e insulta continuamente Lucky e non è in grado di farsi un esame di coscienza. E' forse il padrone, il padrone capitalista avido di guadagni e di ricchezza interessato a sfruttare le vite dei dipendenti.

Lucky diventa muto... Se prima dicevo che ha perso la propria dignità, il mutismo rappresenta proprio questo: è muto, inerme e succube dello sfruttamento a cui è sottoposto. E' un sottomesso, punto.

3) CONCEZIONE NEGATIVA SULLA RAZZA UMANA:

Anche qui, basta l'italiano:

Vladimiro: (...) Ma qui, in questo momento, l'umanità siamo noi, ci piaccia o non ci piaccia. Approfittiamone, prima che sia troppo tardi. Rappresentiamo degnamente una volta tanto una sporca razza in cui ci ha lasciati la sfortuna! (...)

La "sporca razza" che sfrutta il prossimo, che non sa amare, che si fa condizionare da ideologie politiche pericolose, che fa le guerre... 

4) LA FELICITA' E DIO LI SI ASPETTANO O LI SI CERCANO?

Più volte Vladimir ed Estragon vorrebbero andarsene da quel luogo, sempre uguale ad ogni ora del giorno. Ma ogni volta l'uno dice all'altro che non si può fare perché si sta aspettando Godot.


Al di là di cosa Godot rappresenti (la felicità o Dio)... io credo che entrambi debbano essere cercati dagli uomini, non attesi. L'attesa di questi "traguardi" è frustrante e non permette di crescere, di mettersi in gioco. Per crescere, cambiare e maturare bisogna evitare la monotonia. In effetti, in questo dramma, tutto è statico. Anche quando i due protagonisti dicono "Andiamo", non si muovono. 

E dove sono, la felicità e Dio? In una cena tra parenti o tra amici, in un rapporto bello ed edificante, nel sorriso altrui, nel dialogo con altri, nella contemplazione di un paesaggio magnifico.
Si dice spesso, in questo periodo: "Questa brutta esperienza di reclusione a causa del virus ci renderà migliori". Non lo so. Non lo so. Sicuramente non rende migliore gente di 23-24-28-30 e più anni che su un gruppo whatsapp ridono non solo di concetti di metrica italiana e di critica letteraria ma anche dell'etichetta "Coronavirus è entrato nel gruppo". Ma dai... ma neanche all'asilo!! In Italia sono morte quasi 25.000 persone, non c'è niente da ridere!! Il Covid 19 è una cosa seria, in tutto il mondo!

Il lockdown purtroppo non rende migliore nemmeno una parrocchia che, per un video da caricare sul canale youtube relativo alla Pasqua, sceglie dei giovani e ne esclude degli altri lasciandoli all'oscuro del progetto fino alla sera del sabato santo.

Secondo me questa brutta esperienza è servita più che altro alle persone sensibili: una volta uscite di casa, attraverso esperienze e progetti per il futuro diffonderemo i nostri buoni comportamenti e daremo l'anima in ciò che faremo e ci doneremo agli altri, come abbiamo sempre fatto. Solo, lo faremo con ancora più voglia di vivere.

PRIMO LEVI, "FERRO":

Consiglio mio: aspettate il 25 aprile, anniversario della Liberazione, a leggere questo racconto, tratto dal Sistema periodico.
Cartella 6, c'è tutto quanto, testo e recensione.
"Ferro" è un racconto incentrato sulla figura di Sandro Delmastro, partigiano e compagno di corso di Levi.
Non dimenticate mai il sacrificio dei partigiani!!


16 aprile 2020

Aspetti della società europea nel periodo compreso tra i secoli XI° e XIII° (un viaggio attraverso fonti storiche e letterarie)

Vi va di fare con me un salto nel basso Medioevo?
Non solo per approfondimento culturale ma anche per "dimenticare", per alcuni minuti, quei 500 morti e quegli 1189 nuovi positivi che sono stati comunicati ieri sera...

0. IL MEDIOEVO- PERIODIZZAZIONE  E CHIARIMENTI:

Giusto un piccolo ripasso di nozioni scolastiche e alcuni chiarimenti storici.


Il Medioevo inizia nel 476 d.C (data della caduta dell'Impero romano d'Occidente) e termina nel 1492 (anno della scoperta del continente americano). Date puramente convenzionali, perché un'epoca, soprattutto se molto lunga, non inizia e non termina mai in un giorno preciso e in un anno preciso, ma ci sono sempre delle premesse piuttosto significative da considerare.
In generale, il Medioevo è l'epoca della massima considerazione del Cristianesimo, delle dispute teologiche dei padri della Chiesa, delle invasioni barbariche, di transiti e di permanenze precarie di diverse popolazioni nel territorio italiano, della nascita delle Università, della nascita delle lingue romanze e delle loro rispettive letterature... il medioevo è molto altro ancora.
Ci sono state altre minacce da parte dei popoli non romani che vivevano ai confini  dell'Impero romano d'Occidente già prima che Odoacre destituisse Romolo Augustolo. Quel che voglio dire è questo: i barbari non iniziano ad esistere nel 476!
Per quasi tutto il IV° secolo dopo Cristo i Romani sono stati duramente provati durante le battaglie contro i barbari: basti pensare al fatto che, nel 378, con la battaglia di Adrianopoli, i Visigoti vincono sui Romani.
Il 313 d.C è un'altra data molto importante della tarda antichità, è la data dell'Editto di Costantino che concedeva la libertà di culto a chiunque. (E poi nel 325 con il Concilio di Nicea I, si condanna l'arianesimo).  
L'Alto Medioevo poi (anche qui, per periodizzazione convenzionale, dal 476 all'anno 1000 circa) è stato un periodo di guerre, di battaglie, di invasioni. Ma è sbagliato considerarlo soltanto come "un'epoca buia". Certamente, le condizioni di vita erano durissime per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Però questo è  anche il periodo della semplice raffinatezza dell'arte longobarda, dei mosaici bizantini, dei codici miniati, di Carlo Magno che, pur essendo analfabeta, teneva molto, durante il suo governo, a circondarsi di intellettuali. 
Dobbiamo ai chierici e agli ecclesiastici (e dunque, a uomini di chiesa), la conservazione nei monasteri e nelle biblioteche delle opere della latinità classica in quel periodo. 
Come inoltre già accennavo prima, ci sono delle premesse anche per la fine del Medioevo e l'inizio della cosiddetta "Età moderna": la caduta dell'Impero romano d'Oriente nel 1453, la riscoperta dei classici latini da parte anche di umanisti (Coluccio Salutati, Pico della Mirandola), gli spostamenti da Oriente ad Occidente di intellettuali che conoscevano il greco antico, l'ampliamento degli orizzonti geografici  grazie alla nascita del ceto borghese e grazie allo sviluppo del commercio (oltre l'Europa, in Asia e in Africa).

Non è della peste nera del 1348 (materia del "Decameron"!) che vorrei parlare in questo post, ma di interessanti (almeno a mio avviso) aspetti economici, culturali e sociali che caratterizzano quel periodo compreso tra l'XI° e il XIII° secolo, che, è sempre piacevole tenerlo a mente, è anche il periodo di fioritura delle chiesette romaniche in ambienti di collina e di campagna.

A. I CAVALIERI:

1A. EREC E ENIDE, CHRETIEN DE TROYES:

Miniatura dal tema cavalleresco
Prendo un testo dalla letteratura francese medievale. Chretien de Troyes in quell'epoca era uno dei più autorevoli scrittori del poema di avventure cavalleresche e amorose.
Chretien è stato l'autore anche di poemi come "Lancillotto" e "Perceval". Ma qui vorrei proporvi un passo tratto da "Erec e Enide".


Dovreste riuscire a leggere le fotografie, nonostante qualche mia sottolineatura a matita.
Nel Medioevo, la nobiltà europea era appassionata di guerra e di combattimenti e, i surrogati della guerra erano sostanzialmente la caccia e il torneo. Il torneo, in particolare il duello a cavallo, era un momento in cui il valore militare dei singoli cavalieri (rispettivamente, la "virtus latina e l'ἀρετή greca) aveva maggiormente occasione di emergere.
Nel racconto dei duelli a cavallo, molto presenti anche nella tradizione letteraria nord-italiana dell'epoca rinascimentale, compaiono piuttosto frequentemente le seguenti caratteristiche: la pausa durante un combattimento lungo, la vista della donna amata che infonde forza nel combattente, la descrizione precisa e dettagliata delle "mosse" di entrambi i combattenti o meglio (perdonatemi, sono una ragazza!), le loro tecniche di scherma, anche se oltre alla spada disponevano della lancia.

2A. L' ORGANIZZAZIONE DELLA CAVALLERIA:

Tra XI° e XII° secolo si era rafforzato il prestigio della cavalleria.
Pensate innanzitutto alle cerimonie di "vestizione" che segnavano l'ingresso di un giovane nel mondo cavalleresco: si trattava decisamente di cerimonie costose, sontuose, che comportavano costi decisamente ingenti.
E' giusto però a mio avviso partire dal lessico latino: in epoca romana si distinguevano gli "equites" (i cavalieri) dai "pedites" (i fanti).
Prima dell'XI° secolo, i "milites" erano semplicemente i soldati. Il termine designava sia i cavalieri che i fanti.
Alla fine dell'XI° secolo, nel latino medievale i "milites" erano passati ad indicare soltanto i combattenti a cavallo: a partire dall'epoca di Riccardo Cuor di Leone, i veri combattenti erano soltanto i cavalieri, i quali adottavano una tecnica di combattimento che probabilmente proveniva dalla Normandia: era la tecnica di attacco a lancia tesa e in posizione orizzontale fissa. Una delle due mani del cavaliere serviva soltanto a dirigere la punta della lancia contro l'avversario da abbattere, l'altra invece a reggere davanti a sé lo scudo al momento dell'attacco.
Per essere cavaliere non bastava l'abilità di condurre e dominare un cavallo seduti su una sella. Era opportuno e necessario allenarsi per diverse ore nei tornei.
Una piccola curiosità sulle spade per cavalieri di quell'epoca: le spade misuravano circa 1 metro, pesavano al massimo 2 kg e richiedevano almeno un centinaio d'ore di lavoro da parte di un fabbro-orefice. Era decisamente un'arma da taglio che, come anche riportano alcuni poemi epico-cavallereschi, poteva troncare con un solo colpo il tronco di un uomo.

B. I MERCANTI E I VIAGGI:

1B. PETRARCA E LE NAVI DI VENEZIA:

Veduta di Venezia, miniatura tratta dal "Libro del Gran Khan" di Marco Polo

Riporto qui una parte della lettera di Francesco Petrarca al nunzio apostolico Francesco Bruni, datata 1363. Qui Petrarca esprime  sia l'apprezzamento per l'operosità degli uomini che una lieve contrarietà per la loro avidità di guadagni che li porta ad agitarsi e a muoversi di continuo. 


Nel periodo del Basso Medioevo, Venezia era già una città caratterizzata da una febbrile attività mercantile. Famosi sono i viaggi di Marco Polo (1254-1324) in Oriente: il "Milione" in effetti raccoglie tutte le conoscenze sull'Oriente dell'epoca (XIII° secolo).

2B. RUOLO SOCIALE E POLITICO DEI MERCANTI:

Mentre nell'Alto Medioevo i mercanti erano elementi secondari in una società prevalentemente agricola, a partire più o meno dal XIII° secolo, la sua figura aveva acquisito sempre più importanza: in effetti, a partire dal Trecento, in molte città europee il ceto mercantile formava lo strato dirigenziale delle città. Non era affatto raro che i mercanti controllassero la giustizia e le legislazioni locali. Da loro dipendevano masse di operai salariati e anche i piccoli artigiani.
Come spiegavano la loro fortuna economica i mercanti medievali? Con la benevolenza di Dio, semplicemente. Tutto a quell'epoca ruotava intorno al volere e al ben volere di Dio e non poteva trovare altra spiegazione se non in Dio.
La loro intraprendenza era un dono di Dio. Da qui è poi derivata la concezione del borghese come un "self-made man", molto visibile ed emergente nell'Inghilterra del Seicento con le opere di Stevenson e di Swift.

3. I CONTADINI E LE LEGGENDE POPOLARI DEI FABLIAUX:

3A. IL MULINO:


Poco dopo l'anno Mille, il mulino era divenuto una macchina fondamentale per i lavori in campagna. Gli alimenti principali della popolazione medievale erano il pane e i legumi (raramente la carne).
Il mulino ad acqua poteva essere edificato in qualsiasi luogo in cui scorresse un corso d'acqua. Tra XII° e XIII° secolo aveva avuto un'applicazione crescente in molte zone d'Europa. In questi secoli si era diffuso anche il mulino a vento, strumento del tutto ignoto alle popolazioni dell'antichità.

3B. IL PAESE DI CUCCAGNA:

Pieter Bruegel, "Il paese di Cuccagna", Pinacoteca di Monaco

Il Paese di Cuccagna, secondo l'immaginazione dei poveri, era un luogo in cui tutti i desideri venivano soddisfatti senza fatica. 
La leggenda del Paese di Cuccagna è presente nei Fabliaux, racconti comici e fantastici composti da giullari francesi vissuti in quest'epoca.
Ve ne incollo una parte:

Una volta andai a Roma dal papa 
per chiedere penitenza,
 e lui mi invitò in pellegrinaggio in un paese 
ove ho visto molte cose meravigliose: 
sentite ora come vive la gente 
che abita in quella regione. 
Io penso che Dio e tutti i suoi santi 
l’abbiano benedetta e consacrata 
più d’ogni altra contrada. 
Il paese è quello di Cuccagna, 
dove più si dorme più si guadagna; 
chi dorme sino a mezzogiorno, 
guadagna cinque soldi e mezzo. 
Di spigole, di salmoni e di aringhe 
sono fatti i muri di tutte le case; 
le capriate sono di storioni, 
i tetti di prosciutti 
e i correnti di salsicce.
Il paese ha molte attrattive, 
perché di pezzi di carne arrosto e di maiale 
sono circondati tutti i campi di grano; 
per le strade si rosolano grasse oche e si girano da sole 
su se stesse e da vicino 
sono seguite da candida agliata,
e vi dico che in ogni dove
per i sentieri e per le vie 
si possono trovare tavole imbandite, 
con sopra candide tovaglie: 
tutti quelli che ne hanno voglia possono 
mangiare e bere liberamente; 
senza divieto e senza opposizione 
prende ognuno ciò che desidera (...)

Un mese conta sei settimane 
e quattro Pasque ci sono in un anno, 
e quatto feste di san Giovanni, 
e quatto vendemmie, 
ogni giorno è festa o domenica, 
quattro Ognissanti, quattro Natali, 
e quattro Candelore per anno, 
e quattro Carnevali, 
la Quaresima cade ogni vent’anni
ed è così piacevole digiunare, 
che tutti lo fanno di buon grado.

(...) 

Non pensate che dica per scherzo,
ma là non c'era persona di alto o basso lignaggio.


3C. "L'INFERIORITA'" DELLA CONDIZIONE CONTADINA

Nel Medioevo, a dispetto della dottrina cristiana che insisteva sull'uguaglianza di tutti gli esseri umani rispetto a Dio, era comunque diffusa negli ambienti nobiliari ed ecclesiastici la convinzione che i contadini fossero individui inferiori.
In questo fabliaux, che sostanzialmente è una "satira del villano" visto che la figura del contadino viene messa in ridicolo, le spezie sono un elemento che marca in modo netto la differenza tra ambiente cittadino e ambiente rurale:

Ci fu un tempo a Montpellier
un contadino che era solito
raccogliere e ammassare letame
con due asini, e concimar terra.
Un giorno carica i suoi asini
e ora, senza perdere tempo,
entra nel borgo con le sue bestie
(...)
Appena sente l'odore di spezie, chi gli desse cento,
marchi d'argento
non lo farebbe avanzare di un passo,
anzi, cade a terra di botto,
proprio come se fosse morto.
Grande fu lo smarrimento lì
della gente: "Dio, pietà!", esclama, "Guardate qui
quest'uomo che è morto!".
Ma non ne sa dire la ragione.
Gli asini intanto se ne stettero immobili
e volentieri in mezzo alla strada,
perché l'asino è fatto così:
non si muove se non è spinto.
Un brav'uomo, che s'era trovato
di passaggio per quella strada
si avvicina e domanda alla gente
che vede raccolta intorno a lui:
"Signori", dice, "se qualcuno volesse
far guarire questo buonuomo,
mi dia un compenso e lo faccio io".
Ecco che un abitante del borgo
dice: "Guardatelo subito adesso;
vi darò venti soldi dei miei denari".
Allora prende la forca che l'altro
portava per pungolare gli asini,
raccoglie una palata di letame
e gliela porta fin sotto il naso.
Sentendo l'olezzo di letame
e svanendo l'odore delle spezie, 
il villano apre gli occhi, balza in piedi
e si proclama del tutto guarito.

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"LA FINE DEL MONDO", BUZZATI:

Solito raccontino della settimana. Cartella 5, prego! ;-)
Ho riordinato anche gli altri quattro racconti in cartelle sul Drive. Ricordatevi che lì ci saranno sempre, saranno sempre accessibili per voi e, a proposito di  questi racconti dei quali inserisco i link a fine post... potete leggerli anche in un momento o in una giornata diversa da quella in cui leggete/avete letto i contenuti del post.

https://drive.google.com/drive/u/0/my-drive

8 aprile 2020

Per il mio/vostro triduo pasquale:

Vi propongo qui delle opere d'arte relative agli episodi evangelici del triduo pasquale, correlate anche da parti di brani dei quattro Vangeli.

1) "ORAZIONE NELL'ORTO", G. BELLINI:


1465 c.a.
Partendo dal primo piano: i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni dormono i basso a sinistra. Vicino (e dietro) a loro vediamo un fiume con degli argini e, sulla sponda, un gruppo di soldati che stanno per arrestare un Gesù inginocchiato su una roccia, per la precisione, sull'unico lato di quella roccia senza asperità. 
Gesù in questo dipinto rivolge lo sguardo verso un angelo trasparente che tiene tra le mani un calice.
Sullo sfondo, in alto a sinistra e in cima ad un colle, una città.
Mi chiedo: ma è alba o imbrunire? C'è, se notate, una luce tenue che si riflette sui bordi inferiori delle nubi grigie. 

MARCO 14, 32-42:


Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego».  Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.

Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».


2) "FLAGELLAZIONE DI CRISTO", PIERO DELLA FRANCESCA:


1459 c.a.
E' un dipinto costituito da due scene: quella a sinistra è ambientata all'interno e c'è un Cristo legato ad una colonna dal capitello ionico che sostiene un idolo d'oro. A sinistra è seduto un Pilato che sembrerebbe inespressivo mentre assiste alla flagellazione di Gesù. A proposito di quest'ultimo, il critico d'arte Giorgio Cricco osserva: "Il corpo di Gesù è di un colore perlaceo, simbolo della Sua purezza incorrotta".
Questa scena è ambientata in un portico di marmo sorretto da colonne. Ci sono due porte sulla parete di fondo: quella di destra è chiusa, quella più a sinistra è invece aperta.


A destra invece c'è una scena all'aperto: è una strada con edifici rinascimentali. Chi sono i tre uomini raffigurati? Si suppone che siano personaggi politicamente ed ecclesiasticamente influenti nel XV° secolo: il Cardinal Bessarione, che forse sta parlando della flagellazione di Gesù a Giovanni Bacci e a Buonoconte da Montefeltro, figlio di Federico da Montefeltro, duca d'Urbino.

GIOVANNI 19, 1-16:

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 

Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

3) "CROCIFISSIONE", TINTORETTO:

1565 c.a.
C'è un sostantivo che già può descrivere bene questo dipinto, un sostantivo e un concetto che in questo periodo dev'essere assolutamente evitato: affollamento!
Quel che mi ha sempre colpito di questo dipinto è il cielo plumbeo, pieno di nubi, buio. E il paesaggio brullo, con qualche scheletro di albero a destra.
La croce è al centro e, in basso ad essa, c'è il giro "dei dolenti" (e tra quei personaggi ci saranno sicuramente anche Maria e Giovanni).
Le croci dei due ladroni stanno per essere innalzate, se osservate bene.

LUCA, 23, 39-43:


Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male».  E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

4. "DEPOSIZIONE DI CRISTO", BEATO ANGELICO:



1432 c.a.
E' una scena contenuta in una cornice gotica formata da tre archi dorati a sesto acuto.
Partiamo dallo sfondo: a sinistra c'è una città con un castello, a destra, campi, colline e alberi.
Il corpo obliquo di Cristo deposto dalla croce è una diagonale che contrasta con la verticalità del dipinto. 
In alto a destra, tre angeli piangenti e in basso a sinistra, la Maddalena.

MARCO 15, 42-47:

Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.

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IL DISCO SI POSO', BUZZATI:


Il racconto di questa settimana, a tema pasquale naturalmente, è tratto dalla raccolta dei "Sessanta racconti" di Buzzati.
Vale la pena di leggerlo, ve lo assicuro (sono quasi 5 pagine, non 13 come la settimana scorsa). E.. da ora in poi, per un altro mese e mezzo, posterò racconti esclusivamente italiani, che una letteratura migliore della nostra non c'è!! :-) 

https://drive.google.com/drive/u/0/my-drive

P.S.= Le reti in questi ultimi giorni sono tutte intasate. Già inizio a far fatica ad accedere alle lezioni online... Che disagio questo virus! E meno male che per me è solo un disagio e non una tragedia, perché nessuno nella mia famiglia si è ammalato e nessuno è morto.
Che disagio: non si sa bene se gli esami della sessione estiva (che è assolutamente da fare, perché per tutti gli studenti di tutte le facoltà è la sessione principale) saranno su Skype o in presenza... 
E i nostri docenti che stanno modificando o addirittura alleggerendo la bibliografia dei loro insegnamenti visto che nessuno, nemmeno io che comunque due mesi fa mi ero procurata parte del materiale di studio, ha e può avere tutti i libri di testo (ci sono testi fuori commercio e che quindi si trovano solo nelle biblioteche di Ateneo, chiuse proprio come le biblioteche comunali, ci sono testi che sono da studiare solo in parte e non tutto è reperibile online...)... 
Che caos, quanto vorrei la vita "normale"! Oggi siamo a circa 1000 contagiati e a 540 morti... 
Inaccettabile, ancora dati drammatici, inaccettabili, ancora una specie di bollettino di guerra.

... Ne passerà del tempo prima che possa ritornare a uscire di casa senza paure, ne passerà del tempo prima che possa pensare di realizzare tranquillamente una vita sociale al di fuori delle mura domestiche, ne passerà ancora del tempo prima che possa riabbracciare quelle poche persone che ho voglia di rivedere... 
(farò tutto questo nel 2021, me la sono già messa via, tanto quest'anno è andato).
Per quello non mi annoio mai a casa, so sempre cosa fare... solo che a volte riesco a viverla serenamente, altre invece mi pesa.