17 dicembre 2020

An invisible man:

Invisible man è un'opera di Ralph Ellison pubblicata nel 1952. Il protagonista senza nome (nameless) è un uomo di colore vittima di una società razzista e insensibile che ignora, umilia e nega la sua identità.


Riporto qui una parte del prologo del romanzo:

I am an invisible man. No, I am not a spook like those who haunted Edgar Allan Poe; nor am I one of your Hollywood-movie ectoplasms. I am a man of substance, of flesh and bones, fibre and liquids-and I might even be said to possess a mind. I am invisible, understand, simply because people refuse to see me. Like the bodiless heads you see sometimes in circus sideshows, it is as though I have been surrounded by mirrors of hard, distorting glass. When they approach me they see only my surroundings, themselves, or figments of their imagination -indeed, everything and anything except me. 


Nor is my invisibility exactly a matter of bio-chemical accident to my epidermis. That invisibility to which I refer occurs because of a peculiar disposition of the eyes of those with whom I come in contact. A matter of the construction of their inner eyes, those eyes with which they look through their physical eyes upon reality. I am not complaining, nor am I protesting either. It is sometimes advantageous to be unseen, although it is most often rather wearing on the nerves.

Then too, you're constantly being bumped against by those of poor vision. Or again, you often doubt if you really exist. You wonder whether you aren't simply a phantom in other people's mind.

Say, a figure in a nightmare which the sleeper tries with all his strength to destroy. It's when you feel like this that, out of resentment, you begin to bump people back. And, let me confess, you feel that way most of the time. You ache with the need to convince yourself that you do exist in the real world, that you're a part of all the sounds and anguish, and you strike out with your fists, you curse and you swear to make them recognize you. 

(La mia traduzione in italiano qui, in un file pdf della cartella "An invisible man": https://drive.google.com/drive/folders/1AhLFpDjDT6j_Tp5uvOgsDoNxC0EEWAbn).

Riassumo i contenuti di questo estratto con parole mie, in un inglese più semplice:

Here the narrator introduces himself saying that he is and invisible man; so he affirms the concrete quality of his condition saying that he is made of flesh and bones, fibre and liquids. And also he's got a mind to realize that people refuse to see him. But his blackness isn't an accident to his epidermis: in fact, he feels as if he is surrounded by mirrors of hard, distorting glass, because people's inner eyes look at him with prejudice and contempt. He often doubts if he really exists. He is afraid of being considered a phantom in other people's mind, or an ugly, frightening figure in a somebody's nightmare. Because of his anger and his loneliness, he begins to hit other people with fists, and also he curses and swears to make people recognize him.

Notate che ho evidenziato quelle parole e quelle espressioni che rinviano alla sfera semantica dell'invisibilità, del sogno e dei fantasmi. Le riscrivo qui sotto per tradurle e per rifletterci sopra:

Invisible: aggettivo corrispondente all'italiano "invisibile". Il sostantivo corrispondente è invisibility, quindi, "invisibilità".

Unseen, "non visto", è sinonimo di "invisibile". E' una parola composta con prefisso negativo "un-", dato che seen è il participio passato di "see".

Bodiless è letteralmente: "Privo di corpo". So, it certainly means "without a body".

Spook è lo "spettro". Nel secolo scorso, questo termine era molto utilizzato dai bianchi. Era una parola che manifestava tutto il loro odio nei confronti degli afro-americani. Non sono così sicura che, nel XXI° secolo, tutti i bianchi d'America abbiano smesso di chiamare "spettri" i neri. Phantom è il "fantasma". In questo estratto manca soltanto il suo sinonimo ghost, sicuramente più comune nell'inglese scritto e parlato degli ultimi anni.

Notate inoltre che, appena all'inizio, c'è un riferimento letterario: I am not a spook like those who haunted Edgar Allan Poe, cioè: non sono uno spettro di quelli che ossessionavano Edgar Allan Poe. 

Edgar Allan Poe è stato uno scrittore americano di racconti dell'orrore, vissuto nella prima metà del secolo XIX°.

Figments significa "invenzioni". Vi segnalo l'espressione: figments of the imagination, cioè: un prodotto della fantasia (imagination= not real, fantasy).

(...) a figure in a nightmare which the sleeper tries with all his strength to destroy: Una figura in un incubo che il dormiente prova con tutta la sua forza a distruggere. Per cui, si intende una figura spaventosa, fastidiosa, brutta anche, che può comparire soltanto negli incubi.

Dove vive il protagonista di questo romanzo?

Proseguo trascrivendo un altro estratto del testo in cui il narratore descrive la propria dimora:


My hole is warm and full of light. Yes, full of light. I doubt if there is a brighter spot in all New York than this hole of mine, and I do not exclude Broadway. Or the Empire State Building on a photographer's dream night. But that is taking advantage of you. Those two spots are among the darkest of our whole civilization- pardon me, our whole culture (an important distinction, I've heard)- which might sound like a hoax, or a contradiction, but that (by contradiction, I mean) is how the world moves; not like an arrow, but a boomerang. (Beware of those who speak of the spiral of history; they are preparing a boomerang. Keep a steel helmet handy). I know; I have been boomeranged across my head so much that I now can see the darkness of lightness. And I love light. Perhaps you'll think it strange that an invisible man should need light, desire light, love light. But maybe it is exactly because I am invisible. Light confirms my reality, gives birth to my form.

(La mia traduzione in italiano qui, in un file pdf della cartella "An invisible man": https://drive.google.com/drive/folders/1AhLFpDjDT6j_Tp5uvOgsDoNxC0EEWAbn).

Anche qui riassumo i contenuti di questa parte con il mio inglese, sicuramente non perfetto:

The invisible man lives in a warm hole. This hole, according to him, is full of light and he says that this light confirms his existence to himself. His house first reflects the narrator's extreme poverty but also an unequal society where both Broadway and the Empire State Building are illuminated during the nights and both of them are symbols of culture, not civilization! Civilisation implies respect for people, beyond the colour of their skin. Instead, culture concerns cinema, literature, music, theater, dance...  It would be better if I said: "Culture surely concerns all the arts and all the scientific subjects, but probably culture doesn't teach respect".

How is the relationship between whites and blacks in this text?

According to me, we can summarize the lacking relationship between whites and black in three items:

1) Whites don't care about black's poverty and black's conditions.

2) Whites are full of prejudices and insensitive towards blacks.

3) Between whites and blacks there is violence, anger and heavy injuries.

Breve analisi lessicale:

Qui c'è anche il lessico del chiarore:

Light è "luce", lightness è "luminosità". Poi c'è brighter, comparativo di bright, "luminoso". Darkness invece è "oscurità".


A CHE COSA MI FANNO PENSARE QUESTI ESTRATTI DI "INVISIBLE MAN"?

Mi fanno pensare al Vangelo dell'ultima domenica del tempo ordinario di quest'anno (Mt. 25, 31-40):

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.  Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

L'espressione che più mi ha colpita è stata: ero nudo e mi avete vestito. Questa espressione mi fa pensare a delle persone conosciute e incontrate che, riponendo istintivamente fiducia nei miei confronti, mi hanno confidato episodi e vissuti personali importanti. Si sono "messi a nudo" con l'anima; e io li ho ascoltati, li ho in un certo senso "vestiti" di un camice caldo, confortevole, fatto di lealtà e di sincerità.


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