11 dicembre 2020

"Neyla", Kossi Komla-Ebri:

Precedenza alla recensione su Neyla, dai.


1. INFORMAZIONI ESSENZIALI SU KOSSI KOMLA-EBRI:

Kossi Komla-Ebri è nato in Togo nel 1954. 

In Italia dal '74, si è dapprima laureato in Medicina a Bologna. Poi si è trasferito a Milano dove ha seguito il corso di specializzazione in Chirurgia Generale. 

Vive e lavora tuttora in Lombardia, in provincia di Como; è sposato ed è padre di due figli.

Da più di vent'anni, con il collega Aldo Lo Curto, è co-autore e diffusore della rivista Afrique- La santè en images, che viene distribuita in alcuni villaggi africani allo scopo di divulgare un'educazione sanitaria presso quelle popolazioni.

Komla-Ebri è un medico, non un vero e proprio scrittore di romanzi. Però, oltre a Neyla, stampato e pubblicato nel 2002, vorrei qui ricordare un suo racconto intitolato Quando attraverserò il fiume e premiato, nel '97, ad un concorso letterario di Rimini. 

Di Komla-Ebri inoltre c'è anche la raccolta di aneddoti sull'Africa del 2001, che porta il titolo di Imbarazzismi.


2. LA FORMA DEL ROMANZO:

Questo romanzo sembra una lunga lettera a Neyla, giovane donna amata, anche se per poco tempo, dall'autore e narratore. 

Scrivo questo perché molto spesso l'autore-narratore maschile apostrofa la protagonista femminile: si rivolge a lei con il tu e con dei verbi alla seconda persona singolare, come se fosse ancora in vita e come se potesse e volesse parlarle oppure inviarle una lettera. Ho detto che il libro sembra una lunga lettera, ma non lo è. Non ci sono date, non ci sono firme e non ci sono formule come Cara Neyla. 


3. TRAMA DEL ROMANZO:

Un giovane studente di 25 anni, una volta ottenuta la laurea in Medicina, poco prima di iniziare la specializzazione ritorna per poche settimane nel suo paese africano di origine. Ed è qui che un pomeriggio, quando si reca nell'ufficio del fratello Basile che è un agronomo, vede Neyla, la sua segretaria, per la prima volta, e ne resta folgorato:

Mi sentivo l'anima denudata di fronte al tuo sguardo... Di ritorno a casa, cercai di scacciarti dalla mia mente, concentrandomi sull'organizzazione della serata di benvenuto che volevo offrire a me e ai miei fratelli e cugini a base di musica, ballo, bevande e panini vari.

Alla festa di cui qui si parla arriva anche Neyla. E, proprio nella notte della festa, tra loro due scoppia l'amore appassionato. 

Komla-Ebri probabilmente non entrerà mai a far parte di un libro di antologia italiana ma... non ho mai letto una descrizione più poetica e più romantica della sua a proposito di un rapporto sessuale:

Mi portasti nel limbo, ove giacevano i petali sfigurati dalla grandine della vita, dove scorrevano i fiumi gonfi di parole tenere che abbracciano l'anima, in una stretta avvinghiante, dove il sole tramutava il viso in un mare di miele.

Neyla, più o meno coetanea del narratore neo-laureato, ha però un passato doloroso: la sua prima storia d'amore l'ha avuta con Claude, un uomo bianco e francese che  l'aveva in seguito abbandonata. 

Lei aveva spontaneamente abortito il frutto della loro relazione e poi aveva iniziato a prostituirsi, più che altro per necessità economiche. 

Quando Neyla conosce il narratore di questa storia, ha da pochissimo smesso questo terribile e umiliante stile di vita.

Ma quanto dura l'amore fra la ragazza e il giovane?! Appena due settimane, due settimane in cui i due ragazzi si vedono ogni giorno. 

Una mattina, dopo una notte passata a dormire nello stesso letto, quando il protagonista, colto da febbre e brividi, sospetta di avere un principio di malaria, Neyla si trova costretta a rivelargli una triste e sconcertante verità: è incinta, ma di uno dei suoi da poco ex clienti.

Dopo un iniziale momento di shock, il narratore-protagonista, una volta arrivato nella casa della sua famiglia per curarsi dalla febbre, riflette sulla sua storia d'amore appena iniziata. Nel momento in cui le sue condizioni di salute migliorano e nel momento in cui si riterrebbe disposto a portare la ragazza in Europa e a crescere un figlio non suo, (però, con quali soldi?! Io ho ancora alcuni anni di studio da affrontare, quelli della mia borsa di studio non basteranno) il fratello gli annuncia che Neyla è ricoverata d'urgenza per un altro aborto spontaneo, al quale però, stavolta, purtroppo non sopravvive.

E' facile allora immaginare la fine del romanzo: dolore, lacrime, disperazione da parte del protagonista che comunque, considerando la sua età, avrà almeno un'altra possibilità, nonché un'altra buona occasione affettiva.

4. L'AUTO-CRITICA DI KOMLA-EBRI:

Forse nella foto della copertina a inizio post non riuscirete a leggerlo, ma c'è scritto Edizioni dall'Arco. Se mai vi capitasse di leggere questo libro in questa edizione, troverete una postfazione dello stesso autore, di cui vorrei riportare qui sotto alcune parti. Forse vi stupirà ma... Neyla non è un'autobiografia!

Questo romanzo vuole essere un tentativo di affrontare alcune tematiche del continente africano, partendo dall'intimistica, da ciò che accomuna ogni essere umano: dalla difficoltà di vivere, dall'amore, dai sogni, dal vissuto quotidiano, senza la pretesa di fare l'antropologo, lo storico o il sociologo.

(...)

Per me il romanzo "Neyla", al di là di quello che sembra, cioè un romanzo d'amore, la rievocazione di un amore, è soprattutto la rappresentazione schematica di un mio rapporto d'amore con l'Africa e una visione dell'Africa odierna. 

L'Africa è Neyla e Neyla è l'Africa. (...) Neyla muore e l'Africa sta morendo, dopo aver cercato di "prostituirsi" con l'Occidente. Dopo l'attrazione fatale, il sogno incompiuto, cerca di ricompattarsi con se stessa in un amore "africano", ma finisce per dare alla luce un figlio di incerta natura che ormai noi africani siamo pronti ad accettare. Quel "figlio" immaturo della simbiosi, in un travaglio sfortunato di una democrazia che l'Africa finisce per "abortire", suo malgrado, perché non pronta ad accettarne la paternità, ma è davvero una sua scelta? 

In fondo l'Africa, costretta fra sistemi coercitivi e un'oppressione latente del presente e del passato, immersa nel dualismo del determinismo scientifico e della superstizione, al bivio fra modernità e tradizioni ancestrali, sempre attratta dall'Europa nel fenomeno "immigrazione", è ancora se stessa?

(...) Neyla muore, ma rimangono gli occhi della sua anima. Neyla-Africa muore, ma partorisce una presa di coscienza di se stessa, premessa per un rinascere, perché è un amore che "pota" per accrescere.



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