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9 ottobre 2025

"PASTORALE AMERICANA", PHILIP ROTH (I):

Pastorale americana è un romanzo di Philip Roth ambientato negli Stati Uniti nel secolo scorso.

1) CORNICE LIBRO:

Una cornice narrativa introduce il racconto della vita di Seymour Levov, il personaggio principale.

Una sera lo scrittore Nathan Zuckerman si reca al ritrovo degli ex-compagni di classe e qui incontra Jerry Levov che gli racconta la vita del fratello.

Per questo motivo Zuckerman ricostruisce la biografia dello "Svedese" basandosi sia su ciò che gli ha raccontato Jerry, sia sui propri ricordi riferiti alle qualità di Seymour e alle sue vicende.

2) L'INCONTRO TRA SEYMOUR E NATHAN:

Nella prima parte del libro Nathan riceve una lettera da parte di Seymour che lo invita a cena in un lussuoso ristorante di New York per parlargli della vita di suo padre Lou, in modo tale che Zuckerman possa scrivere un romanzo.

Molto incuriosito per la proposta, Nathan accetta volentieri l'invito ma in quell'appuntamento Seymour non gli rivela molto né di sé né del padre, che definisce un imprenditore pieno di sé. Piuttosto, su richiesta dell'autore, racconta del fratello che più volte ha divorziato e che è diventato un ricco chirurgo di Miami.

Forse Seymour aveva veramente l'intenzione di raccontare all'autore la sua storia familiare, concentrandosi soprattutto sul padre, ma, poco prima di incontrarlo, ha cambiato idea. 

Forse, dopo un matrimonio fallito e sapendo di essere già malato di cancro, cercava semplicemente qualcuno con cui parlare.

Alla fine della serata Nathan definisce lo Svedese come una persona piatta, vuota e superficiale:

Perché tanta voglia di conoscere quest'uomo? Sei così curioso solo perché una volta ti ha detto, a te e solo a te: "Il basket è un'altra cosa, Skip?" Perché aggrapparsi a lui? Qui c'è soltanto quello che vedi. Quest'uomo vuole solo essere guardato. Tu cerchi abissi che non esistono. Quest'uomo è l'incarnazione del nulla.

3) LO STILE NARRATIVO E LA SUDDIVISIONE DEI CAPITOLI:

Nathan Zuckerman è un narratore con una propria opinione e un proprio punto di vista sulla figura di Seymour. 

La sua visione però non coincide con quella di altri personaggi. 

Lo stile comprende molti ricorrenti flashbacks: alcuni riguardano il rapporto di Seymour da bambino con la figura paterna, altri invece si riferiscono alla storia tra lo Svedese e la moglie, altri ancora si concentrano sulla relazione tra il protagonista e la figlia Merry.

Pastorale americana è suddiviso in tre parti e ciascuna include tre lunghi capitoli: la prima parte è intitolata Paradiso ricordato, la seconda La caduta e la terza infine Paradiso perduto.

4) SEYMOUR LEVOV:

Seymour Levov è soprannominato "lo Svedese" dato che ha un aspetto nord-europeo: capelli biondi e occhi azzurri.

Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome, come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inespressiva maschera vichinga di quel biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov.

Nato a Newyark nel New Jersey da una famiglia di ebrei americani il cui padre, Lou Levov, è proprietario di una fabbrica di guanti, Seymour è cresciuto con la passione e il talento per diversi sport: infatti gioca a football, a baseball e a basket:

Lo Svedese brillava come estremo nel football, pivot nel basket e prima base nel baseball. Soltanto la squadra di basket combinò qualcosa di buono (vincendo per due volte il campionato cittadino con lui come marcatore principale), ma per tutto il tempo in cui eccelse lo Svedese il destino delle nostre squadre sportive non ebbe troppa importanza per una massa studentesca i cui progenitori – in gran parte poco istruiti, molto carichi di preoccupazioni – veneravano il primato accademico più di ogni altra cosa.

Lo Svedese è molto ammirato dalle ragazze, è stimato e considerato eccellente in tutto ciò che fa non soltanto dai suoi coetanei ma anche dagli adulti che lo conoscono.

C'è un passaggio che mi ha colpita:

(Seymour) girava per il quartiere che lo inondava di tutto quell'amore, e sembrava non provare nulla. Contrariamente a tutti i nostri sogni ad occhi aperti sull'effetto di un'adulazione così assoluta, acritica e idolatra, pareva che l'amore prodigato per lo Svedese in realtà lo svuotasse di ogni sentimento. (...) Il suo distacco, la sua apparente passività come oggetto di desiderio di tutto questo amore asessuato, lo facevano apparire, se non divino, di molte spanne al di sopra della primordiale umanità di quasi tutti gli altri frequentatori della scuola.

Per quale motivo questo ragazzo non sembra trarre soddisfazione dall'immensa stima che gli altri hanno di lui? 

Ho formulato qualche ipotesi, pur non essendo psicologa:

-Perché deve ancora mettersi alla ricerca di sé: non ha avuto né un'infanzia né un'adolescenza particolarmente difficili, nessun trauma e nessuna difficoltà che minasse le sue sicurezze. Il giovanissimo Svedese non ha ancora sperimentato il dolore o il distacco dalle persone amate, proprio a causa di una famiglia unita e di un'adolescenza di successi scolastici e sportivi che lo distingueva sempre e comunque dai coetanei. Però, come Siddharta, il comportamento dello "Svedese" è modello per gli altri ma non per se stesso: "Ma egli, Siddharta, a se stesso non procurava piacere, non era di gioia a se stesso".

-Seymour sembra non compiacersi dell'eccelsa opinione che chi lo circonda si è fatto di lui forse per il fatto che lotta contro se stesso per non diventare narcisista e per mantenersi umile e modesto.

Dopo la conclusione degli studi universitari, Seymour inizia la sua attività di imprenditoriale e, con il padre, inaugura un'altra fabbrica di borse di pelli di coccodrilli. 

Ma alcuni anni dopo, a seguito del fallimento di questa industria, Seymour e Lou fondano la Newark Maid dove si producono guanti.

5) JERRY LEVOV:

Jerry è il fratello minore di Seymour, molto dotato in matematica e con un notevole talento nel ping pong.

La violenza e l'aggressività di Jerry al tavolo da ping pong superava quella di suo fratello in ogni sport. (...) Nessun oggetto che pesi così poco come una pallina da ping pong può essere letale, eppure, quando Jerry la colpiva, l'omicidio non doveva essere lontano dalla sua mente.

Da adulto, Nathan immagina che il modo di giocare a ping-pong di Jerry, fosse probabilmente dovuto ad un senso di rabbia o, comunque, di invidia, nei confronti di un fratello ritenuto sempre eccellente e brillante.

Una sera, Nathan e Jerry si incontrano, poco dopo la morte dello Svedese per cancro.

A me questo fratello non è piaciuto affatto per il carattere terribile che rivela, soprattutto alla fine della seconda parte del romanzo: durante una telefonata con Seymour, approfitta per giudicare pesantemente suo fratello e le sue scelte di vita, urlandogli, non senza insulti ed espressioni scurrili, di mancare di autenticità dal momento che si è sempre sforzato di essere perfetto e ineccepibile. Poco dopo la chiusura della chiamata, lo Svedese scoppia in lacrime.

Sorprendentemente, di fronte all'autore del romanzo, Jerry mette in ottima luce il fratello defunto. 

Tuttavia, Nathan si pone qualche domanda a proposito di ciò che sta esprimendo il suo interlocutore:

Mi chiedevo, mentre parlava, se nelle sue parole non ci fossero le tipiche riconsiderazioni che fanno i parenti intorno al caro estinto, magari un po' di rimorso per un'opinione meno favorevole e più jerriana che un tempo poteva aver avuto del bel fratello maggiore, bravo, ben adattato, tranquillo, uno che tutti prendevano a modello, l'eroe del quartiere al quale il minore dei Levov era stato continuamente paragonato mentre lui stesso si evolveva in qualcosa di succedaneo. Questo giudizio, che non sembrava un giudizio emesso da Jerry sul conto dello Svedese, poteva benissimo essere un nuovo sviluppo, nato da una pietà di poche ore. Capita, quando la gente muore: l'aggressività svanisce (...).

In soldoni, l'autore si chiede se Jerry stia pronunciando solo delle frasi di circostanza oppure se stia rivalutando il fratello, dal momento che è sinceramente dispiaciuto dopo averlo invidiato e anche criticato duramente per molti anni.

6) ALCUNE FIGURE PATERNE NELLA PRIMA PARTE DEL LIBRO:

Pastorale americana è un'opera letteraria sulle figure paterne.

Infatti, all'interno degli episodi esposti nei capitoli, vengono raccontati modelli di figure paterne molto diverse le une dalle altre.

Durante il ritrovo tra ex compagni di classe, Nathan incontra anche Ira Pozner, un coetaneo divenuto psichiatra che lamenta di aver sofferto da giovanissimo a causa di un padre emotivamente assente: "Quando un padre non ha niente da dirti, Nathan, si finisce per diventare nevrotici".

Definirei Pastorale americana un libro nel corso del quale, la generazione dei nati tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta, si differenzia dai loro padri soprattutto caratterialmente, preferendo, nell'educazione dei figli, il dialogo e le discussioni all'autoritarismo.

Seymour, Jerry, Nathan e Ira non vedono affatto i loro padri come delle "semi-divinità" da porre su un piedistallo ma piuttosto, riconoscono i loro difetti e i loro limiti e, in qualche caso, vanno alla ricerca di altri modelli di riferimento. 


3 ottobre 2025

"Ballo di famiglia". D. Leavitt:

18) LE (NON) FAMIGLIE DEL SECONDO NOVECENTO TRA STATI UNITI E ITALIA

"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, 

ogni famiglia infelice è infelice a suo modo."

(Lev Tolstoj, Anna Karenina)

Ballo di famiglia è una raccolta di racconti, tutti ambientati negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Settanta e tutti relativi a situazioni familiari medio-borghesi a volte stagnanti, soprattutto a causa dei padri emotivamente o fisicamente assenti, a volte direi molto disfunzionali.

Risulta abbastanza ricorrente anche la presenza di personaggi omosessuali. 

Lo stile di Leavitt è a mio avviso ottimo: sobrio e caratterizzato dall'alternanza di sequenze dialogiche, descrittive e narrative.

Oltretutto i contenuti, apparentemente banali, invitano i lettori a porsi una buona dose di domande.

Qui vi presento alcuni dei racconti di Leavitt:

1) "TERRITORIO":

Questa storia ruota attorno a tre personaggi: Neil, sua madre Barbara e Wayne, amante di Neil.

L'incipit risulta particolarmente descrittivo:

La madre di Neil, Mrs. Campbell, è seduta sulla sedia da giardino dietro a un tavolino pieghevole, fuori dalla cooperativa alimentare. Ogni pochi minuti, man mano che il sole si sposta, indietreggia di parecchi centimetri con sedia e tavolino in modo da rimanere all'ombra. Fuori ci sono trenta gradi e una luce abbacinante. Ogni volta che entra o esce qualcuno dalla cooperativa, le porte automatiche liberano una folata d'aria condizionata che solleva la polvere dal marciapiede. 

Neil è all'interno, proprio dietro di lei, piegato su una fontanella, e la osserva. Porta un cappello e un maglione felpato sopra il completo da tennis; le sue gambe sono nude e lucide di burro cacao.

Barbara è un'attivista contro il nucleare e, da anni, è la presidente della coalizione locale dei genitori di gay e lesbiche, sempre presente alle giornate dei Pride.

Malgrado ciò, si sente a disagio quando il figlio le presenta il suo amante che soggiorna per un po' a casa loro:

(...) Poi Wayne, con un unico gesto veloce, gli prende la mano, la stringe, nel bel mezzo di una barzelletta che sta raccontando sull'Arabia Saudita. Quando incomincia a ridere, le loro mani sono unite. La gola di Neil si contrae; il suo cuore comincia a battere violentemente. Si accorge che la madre sbatte gli occhi e abbassa lo sguardo ma non si interrompe a metà della conversazione.

Il padre di Neil risulta una figura insignificante: sembra un'ombra, è vivo soltanto dal punto di vista biologico dato che si dimostra completamente disinteressato a moglie e figlio.

Barbara invece, pur risultando una madre generosa e, a momenti, anche apprensiva, è piuttosto contraddittoria: per quale oscuro motivo è a capo di un'associazione pro omosessuali se ammette che le dà fastidio la relazione del figlio della medesima natura?

L'attività a favore di gay e lesbiche può costituire, per Barbara, uno sforzo per empatizzare con il loro modo di sentire e di vivere la sessualità, pur non condividendola?

Ad ogni modo, una notte, Wayne e Neil si nascondono in giardino per un momento di intimità. 

Qualche sera dopo, Barbara dice al figlio di essersi accorta di ciò e conclude così le sue osservazioni:

"(...) sono molto tollerante, molto comprensiva. Ma c'è un limite anche alla mia sopportazione."

A quel punto, Neil e Wayne prendono un aereo per ritornare a New York.

Sono passati quasi cinquant'anni dai racconti che hanno reso Leavitt uno scrittore di fama internazionale.

Ai nostri giorni, con la promulgazione del matrimonio egualitario e dell'eterologa in diversi stati europei, le famiglie accettano più facilmente l'omosessualità o la trans-sessualità dei figli?

2) "ALIENI":

(...) Era un giorno qualunque. (...) La sera, abbastanza presto, mentre andavamo al ristorante, Alden uscì di strada con la macchina, abbatté una staccionata e precipitò oltre l'argine. Ricordo, ricorderò sempre, il modo quasi aggraziato con cui il suo corpo cadde attraverso il parabrezza, e i vetri si frantumarono intorno a lui in mille pezzi. Poco prima, durante una discussione, aveva detto che le cinture di sicurezza fanno più danno che altro, e io avevo assicurato la mia per ripicca. E questo è il solo motivo per cui sono ancora qui a parlarne.

Un incidente ha sconvolto la vita a due coniugi ma, mentre la moglie ha impiegato sette mesi per guarire totalmente da edemi, traumi, fratture multiple e ferite, suo marito Alden è ridotto ad un vegetale.

La causa dell'incidente è un banalissimo litigio che ha distratto Alden alla guida: la moglie e narratrice quella sera voleva andare in un ristorante cinese, lui invece in un locale italiano.

I due hanno una figlia, Nina, di 11 anni, convinta di essere un'aliena:

Mrs Tompkins, la sua insegnante, ieri mattina mi ha mandato a chiamare per dirmelo. "Nina si è inventata tutta una storia" ha mormorato, togliendosi gli occhiali e sporgendosi verso di me attraverso la scrivania, come se qualcuno potesse ascoltarci dall'alto. "Non sta mai attenta in classe, resta lì seduta e disegna. Strani paesaggi, carte stellari, interni di navi spaziali. Alla fine ho chiesto a qualcuno degli altri bambini che cosa stesse succedendo. Loro mi hanno detto che Nina racconta che sta aspettando che i suoi veri genitori vengano a portarla via. Dice che è una sorvegliante, messa qui di guardia, ma che ben presto una nave verrà a riprenderla."

La figura di Nina mi richiama alla mente Dennis, il bambino protagonista del film Martian Child che si sente un alieno alla ricerca di un nido familiare.

Dennis crede di provenire da Marte e indossa abiti pesanti per contrastare la gravità terrestre. Lo scrittore David Gordon, autore di molti libri di fantascienza, lo adotta ma... difficile e molto impegnativo risulterà per lui instaurare un rapporto con un bambino che fino ad allora non si era mai sentito amato e che ritiene nessuno possa comprendere la sua sofferenza.

Nina è traumatizzata, la sua vita è stata stravolta dall'incidente dei genitori. Considerarsi un'aliena di un'altra galassia potrebbe rappresentare l'angoscia che questa ragazzina prova sia per il presente che per il futuro? 

La figlia di Alden, reinventandosi un'identità e un universo degni dei romanzi e dei film di fantascienza, si protegge forse dal doloroso pensiero dell'infermità e dell'incoscienza del padre?

La tematica principale di questa storia consiste nell'imprevedibilità della vita: con quanta facilità il presente, che sempre scorre, può essere stravolto?

Poi mi chiedo: per quale motivo la narratrice è senza nome, mentre gli altri personaggi del racconto sì? L'autore ha voluto fare questa scelta per immedesimare il lettore nella tragedia?

Il racconto si chiude con la visita, da parte della narratrice, a suo marito:

Guardo l'occhio leso. È lattiginoso, screziato da striature azzurre e grigie; non c'è pupilla. Come nostra figlia, Alden, l'occhio non avrà niente a che fare con nessuno dei due. Voglio dirti che sembra il pianeta Dandril, come lo immagino di quando in quando- quell'orrendo piccolo pianeta dove persino adesso, mentre lei aspetta in giardino, la gente di Nina sta tornando alla vita.

3) COTTAGE PERDUTO:

Il matrimonio dei Dempson è finito alcuni anni prima e chi ne soffre di più è Lydia, il cui unico passatempo è un corso di ceramica, dato che i tre figli stanno costruendo la loro vita al di fuori del nucleo familiare.

Alex, dopo il divorzio, convive con Mariam, la sua amante. 

Tuttavia una tradizione familiare sembra ancora sopravvivere: 

La famiglia Dempson passava la seconda metà di giugno in un piccolo cottage d'affitto chiamato "Indisposto" vicino a Hyannis tutte le estati da ventisei anni a quella parte, e quest'anno, disse Lydia Dempson al figlio Mark, non sarebbe stata un'eccezione. "Quello che è successo non ha nessuna importanza" insistette dall'altra parte di duemila miglia di cavo telefonico, "siamo sempre una famiglia. Ci siamo sempre andati e continueremo ad andarci".

Lydia insiste per recarsi in vacanza al cottage, dimora anche del viaggio di nozze con Alex.

Ad ogni modo, i discorsi di Lydia fanno pensare che lei stessa non abbia accettato né la fine del matrimonio né il fatto che i figli siano cresciuti.

Mark, Douglas ed Hellen non solo hanno poca confidenza con la figura paterna ma non dimostrano nemmeno l'ombra di risentimento verso di lui, che ha abbandonato la loro madre e preferito l'amante. Anzi, a dire il vero, Mark diventa amico di Mariam, appena più grande d'età.

I tre figli non solidarizzano con la figura materna e non le sono d'aiuto nelle faccende domestiche durante la loro permanenza al cottage. 

Per di più, Hellen si irrita facilmente con Lydia.

Ad Hellen tuttavia va riconosciuta una capacità: si rivela la figlia più lucida nel valutare la dinamica di relazione tra i genitori.

"La mamma crede nella tradizione", dice piano Douglas (...).

"La tradizione può diventare ripetizione" dice Hellen, "quando finisci per attaccarti a qualcosa solo perché hai paura di lasciarla andare."

Lydia è affezionata alla tradizione familiare oppure manifesta una drammatica nostalgia per il passato?

4) "DANNY IN TRANSITO":

Questo è il racconto che mi ha colpita di più.

Danny è l'unico figlio di una coppia che, per alcuni anni, ha idealizzato la vita coniugale e ha creduto fin troppo nell'amore romantico:

Ogni sera Elaine mangiava due pasti- spaghetti in scatola o crocchette di patate con Danny, alle sei, e più tardi, dopo che Danny era andato a letto, qualcosa di elaborato e romantico, a lume di candela, con Allen. 

Ma può il matrimonio essere considerato al pari di una fiaba romantica?

Poi qualcosa si incrina. Una sera, dopo uno scoppio d'ira di Elaine, Allen se ne va e non ritorna:

Poche sere dopo, la madre prese il coperchio di una zuccheriera di ceramica che Danny le aveva fatto per Natale e lo scagliò contro Allen. Lo mancò e il coperchio si ruppe contro lo sportello del frigorifero. Danny balzò in piedi e ricacciò indietro le lacrime.

"Hai visto cosa sono capace di fare?", disse lei, "Hai visto a cosa mi hai portato?".

Allen non le rispose. In silenzio, si infilò la giacca, e senza una parola uscì dalla porta di servizio.

Il divorzio tra Elaine ed Allen risulta traumatico, soprattutto perché lei sprofonda in una depressione terribile: mentre l'ex marito va a convivere con un amante (improvvisamente si riscopre omosessuale), Elaine rimane sempre a letto, vede il figlio come una seccatura.

Danny, a soli otto anni, si trova costretto a badare a se stesso... o forse è meglio dire che diventa un bambino senza regole, dato che, ad esempio, può mangiare tutto quel che vuole e può stare davanti alla televisione fino a tardi ogni sera.

I vicini, i signori Kravitz, per un certo periodo si occupano del bambino e fanno trasferire Elaine in un ospedale psichiatrico.

Poi Danny viene trasferito nella casa di Nick e Carol, gli zii paterni. Ma anche qui, non risulta una presenza facile: è un bambino tendenzialmente isterico, con un rapporto conflittuale con i cugini, insofferente alle regole.

Danny è "l'incompreso" di Leavitt. Dal momento che anche da sua zia è considerato un peso, crea, nel dolore, un suo mondo in cui lui stesso interpreta più personaggi di scenette. 

In particolare, in questo punto del racconto, Leavitt sembra empatizzare con Danny, soprattutto attribuendo ai genitori l'aggettivo pazzi:

Adesso, sfuggendo ai genitori pazzi, Danny arriva in un punto del bosco: una radura con foglie secche protetta da un vecchio sicomoro- che lui ha disegnato come suo. A pochi metri soltanto, i bambini del vicinato stanno giocando a bandiera, e attraverso gli alberi lui sente le loro urla e i loro incitamenti. (...) Oggi inventerà un episodio dei "Fratelli Perfetti", il varietà sul suo canale personale. Ha molti altri programmi sul canale, incluso "Grippo", un telefilm a puntate, e "Pierre", ambientato nella capitale del Sud Dakota.

Danny è davvero solo e incompreso, mentre ho l'impressione che nel personaggio di Humphrey, l'incompreso del romanzo di Florence Montgomery, oltre alla sofferenza per la perdita della madre, ci sia anche una discreta dose di gelosia per il fratello Miles.

5) "DA QUESTE PARTI":

Si tratta di un racconto un po' dolente.

Tre sorelle, tutte molto giovani e orfane di genitori, dopo anni che non si vedono, si radunano per alcuni giorni nella casa in cui viveva il padre, morto da poco e già da tempo divorziato dalla loro madre.

Carola e Jill, sebbene vivano entrambe a New York, non si vedono mai.

Gretchen, la maggiore, è sposata con Leonard e vivono in California.

Oggi a riunire le sorelle è la morte del padre. morto di enfisema, a quasi settant'anni, e loro si sono riunite in una vecchia casa del Connecticut (...). Il padre vi si trasferì tre anni prima, dopo la morte della madre e il suo quasi immediato matrimonio con una divorziata di nome Eleanor Manley. Era la "vecchia casa" di Eleanor. Lei morì d'infarto sei mesi prima e i suoi figli ripulirono la casa di tutte le sue cianfrusaglie, scrostarono come meglio poterono i vecchi ricordi, e le lasciarono al vedovo, che nessuno di loro conosceva molto bene.

Non c'è confidenza fra le tre ragazze, le quali si giudicano con il pensiero:  Carola è incompresa e frustrata e rinfaccia alle sorelle di essere stata l'unica a dare sostegno e vicinanza ai genitori, durante le rispettive malattie.

Carola ripercorre i momenti di malattia della madre e del padre mentre Jill la dileggia e Gretchen si irrita, considerandola patetica.

Il disagio di Carola di fronte alle sorelle a mio avviso viene espresso anche dalla sua gestualità:

Carola ha catturato l'attenzione di tutti, trasformando in una barchetta il resto della tazzina di plastica e facendola galleggiare sulla zuppa. Adesso sta spingendo avanti e indietro la barca.

Carola è l'unica che si sente responsabile verso i genitori e che vede l'assenza delle due sorelle in un momento familiare difficile come un atto di incoscienza e di mancata gratitudine. Le scelte di Gretchen e di Jill sono comprensibili o egoistiche?

Prendersi cura della fase finale di vita di un genitore è segnale di un attaccamento eccessivo da parte del figlio? 

Verso la fine dell'accesa discussione tra Carola e le due sorelle,  Leonard si sente in diritto di esporre una sua osservazione con disappunto:

"Dove sono cresciuto io la famiglia significava qualcosa. La parentela significava qualcosa. I miei fratelli, le mie sorelle ed io andavamo sempre a casa per Natale, tutti gli anni, e io telefono a mia madre tutte le settimane. Ma la vostra famiglia! È terribile come siete divise tra di voi, e tutte quante così isolate da vostro padre. Non c'è un terreno comune, non c'è un focolare. È andato perduto."

"Non è mai esistito" dice Carola. "Non c'è mai stato fin dall'inizio".

Qualcosa nel racconto fa trapelare che, tra i genitori delle tre ragazze, il rapporto era "esile come un filo": il padre, pur avendo iniziato un'altra relazione, era sempre presente durante la fase terminale del cancro della moglie.

Tre mesi dopo essere rimasto vedovo si risposa e, ad una minima obiezione di Carola riguardante questa sua scelta, risponde così: "Non sento il bisogno di giustificare le mie azioni con voi."

Verrebbe da chiedersi: questo padre è stato davvero una figura valida e significativa per le figlie? Com'era con loro quando erano bambine?

La frase che quest'uomo indirizza alle figlie è specchio anche della nostra mentalità sociale: faccio quel che voglio, la vita è mia e non devo dare spiegazioni a nessuno, nemmeno a familiari e parenti stretti.

Faccio quel che voglio, tanto, pur di non uccidere qualsiasi mia decisione di vita va bene! 

Della serie: "Scelgo sempre me stesso/a"... ma che affermazione stupida! 

Se il mondo in cui viviamo è violento e carente di riflessioni etiche è anche a causa di questa mentalità egoistica così diffusa, così lodata e così approvata.

Complimenti! 

"Scegliere se stessi" sempre e comunque, solo per assecondare i propri desideri ignorando ciò che pensano e che sentono gli altri: questo denota mancanza di rispetto nei confronti del prossimo e implica inoltre la morte delle comunità e della solidarietà! 

Perharps I should learn to take this widespread lack of ethics in my stride, even thought it makes me feel angry or upset.