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3 giugno 2025

Abacuc e la "fame di giustizia":

11) È BENE AFFIDARSI A DIO?

Indubbiamente si tratta di una domanda complessa. 

Inizio a trattare, in modo prevalentemente culturale, la questione della fiducia in Dio partendo da un testo dell'Antico Testamento per finire, entro venerdì sera, con le poesie di Marco Maraldi, un mio coetaneo con i miei stessi titoli di studio, di cui ho letto con interesse una raccolta intitolata Assalti

Analizzerò in modo abbastanza dettagliato alcuni dei componimenti di questa raccolta di poesie: d'altronde, da persona sensibile, volevo approfittare del mese di giugno per farvi conoscere un po' anche gli scritti di Maraldi, mentre Matthias si trova negli Stati Uniti dato che ha aderito ad un campus universitario. Di questo sono relativamente contenta. 

Ad ogni modo, tornerà dall'estremo ovest (è nello stato di Washington, non così lontano dal Canada) con un livello C1 di lingua, ovvero, con un'ulteriore carta a proprio vantaggio, anche per quel che concerne la possibilità di entrare nel settore di assistenza sociale agli immigrati.

Leggere qualcuna delle poesie di Marco infatti ha suscitato in lui una reazione emotiva piuttosto forte e da quel momento ho fatto in modo che non le rivedesse più, mentre io le ho praticamente studiate e analizzate in modo abbastanza distaccato.

A questo piccolo percorso tematico seguirà la mia recensione su Risurrezione di Tolstoj, la mia principale lettura di questo inverno.

A) STRUTTURA DEL LIBRO DI ABACUC:

Si tratta di un libro brevissimo che presenta un dialogo tra il profeta e Dio composto da cinquantasei versetti e tre capitoli nei quali Abacuc enuncia il problema fondamentale della storia e della morale umana:

Che senso ha l'oppressione dei deboli?

Per quale motivo nel mondo sembra regnare l'ingiustizia?

Abacuc, sconcertato a causa della mancata fraternità tra gli uomini, protesta con Dio e gli chiede come sia possibile che Lui stesso permetta al male e all'ingiustizia di dialogare.

Ab 1,3:

"Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese."

A breve vedrete che la risposta di Dio consiste nell'esercizio della fede e della pazienza.

Non si hanno notizie a proposito della biografia di questo profeta ma, secondo la tradizione ebraica, sarebbe stato un contemporaneo del profeta Daniele. 

Persino l'etimologia del nome Abacuc risulta incerta. Potrebbe derivare dall'ebraico e significare "colui che lotta".

B) ABACUC, CAPITOLO PRIMO:

Ab, 1,4:

"Non ha più forza la legge
né mai si afferma il diritto.
Il malvagio infatti raggira il giusto
e il diritto ne esce stravolto."

Per quali motivi le leggi appaiono inefficaci in certi contesti storico-sociali?

Questo versetto, ad ogni modo, mi ricorda alcuni passaggi del primo capitolo dei Promessi Sposi di Manzoni, nei momenti narrativi in cui l'autore tralascia l'immagine di Don Abbondio che cammina su una strada di ciottoli con il breviario in mano per concentrarsi sui contenuti di alcune gride emanate contro i bravi. 

Niccolò Tommaseo contestava, poco più di un secolo fa, questa scelta del nostro grande Alessandro, perché a suo avviso "bastava citare i fatti senza enunciare i decreti". 

Da dove Alessandro ha ricavato quei documenti? Secondo gli studi dell'italianista Luigi Russo, Manzoni avrebbe reperito documenti trascritti da un intellettuale operativo sul finire del XVIII° secolo.

Ecco qui un esempio di grida:

-"Che qualsivoglia persona, così di questa Città, come forestiera, che per due testimoni consterà esser tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorché non si verifichi aver fatto delitto alcuno... per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizi, possa dai detti giudici e da ognun di loro esser posto alla corda et al tormento, per processo informativo et ancorché non confessi delitto alcuno, tuttavia sia mandato alla galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo, come di sopra."

In questo caso, la lingua risulta roboante, pomposa e poco accessibile alla stragrande maggioranza della popolazione. 

Lo stile impiegato per scrivere queste gride rispecchia appieno l'operato di un governo certamente non democratico ma impotente con i delinquenti, di solito protetti dai ceti sociali più elevati e più prestigiosi dal punto di vista dei titoli nobiliari. 

I bravi dunque erano parte del sistema di potere nel Seicento ed erano tutelati nelle loro azioni illegali e violente dai signori presso i quali prestavano servizio. Per tali ragioni dunque le gride risultavano inefficaci. 

Possiamo asserire dunque che, nella società lombarda del XVII° secolo, giuridicamente così predisposta, non poteva affermarsi il diritto.

La risposta di Dio alle domande di Abacuc è la seguente:

Ab, 1,6-9:

"Ecco, io faccio sorgere i Caldei,
popolo feroce e impetuoso,
che percorre ampie regioni
per occupare dimore non sue.
È feroce e terribile,
da lui sgorgano
il suo diritto e la sua grandezza.
Più veloci dei leopardi sono i suoi cavalli,
più agili dei lupi di sera.
Balzano i suoi cavalieri, sono venuti da lontano,
volano come aquila che piomba per divorare.
Tutti, il volto teso in avanti,
avanzano per conquistare.
E con violenza
ammassano i prigionieri come la sabbia."

Nel periodo in cui è stato scritto questo libro della Bibbia i Babilonesi (=Caldei) stavano emergendo dal punto di vista politico e militare. Perciò suscitavano angoscia presso gli altri sovrani dato che espandere i territori del regno era una loro chiara intenzione.

Personalmente mi colpisce il versetto 9 in cui si paragona, con una suggestiva similitudine, il raggruppamento dei prigionieri ai granelli di sabbia.

Questo significa che ai prigionieri di guerra viene negata la loro identità e la loro dignità. 

Ho per questo pensato ad una vicenda nel primo libro dell'Iliade: Criseide è schiava del prepotente re Agamennone che l'ha presa come bottino di guerra e non vuole restituirla al padre Crise, anziano sacerdote da lui trattato malissimo. 

Il dio Apollo scatena allora un'epidemia che colpisce l'esercito di Agamennone, costretto a rinunciare alla ragazza. 

Successivamente il sovrano degli Achei litiga con Achille per Briseide.

Il primo libro dell'Iliade non è soltanto un testo sulla difesa dell'onore eroico perché può far riflettere sul fatto che anche agli schiavi e alle schiave, queste ultime soventi oggetti sessuali dei guerrieri vincitori separate dalle loro famiglie e dai loro veri affetti (come probabilmente succederà anche ad Andromaca a seguito della morte di Ettore), va riconosciuta un'individualità. 

Anche agli schiavi è dovuto il rispetto.

Ab, 1,14:

"Tu tratti gli uomini come pesci del mare,
come animali che strisciano e non hanno padrone."

Gli uomini con un comportamento violento sono paragonati ad animali feroci.

Babilonia è qui un'avida pescatrice di uomini inermi.

Ma la devastazione da parte dei Babilonesi è suscitata da Dio? Dio è forse responsabile della violenza?

Le domande di Abacuc potrebbero essere quelle di ogni cristiano e credente pensante che cerca di comprendere il senso di ciò che accade nella storia.

Anche i conflitti armati, gli episodi di pulizia etnica, gli eccidi, le fatiche di chi è ai margini della società riguardano noi cristiani.

C) ABACUC, CAPITOLO SECONDO:

Ab 2, 4:

"Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede."

Chi sono coloro che non hanno l'animo retto? Si tratta di persone che perseguono unicamente i loro interessi.

Dio non fornisce una risposta sui motivi per cui il male esiste e dilaga. Tuttavia, in questo versetto, si sottolinea l'importanza della Fede: Dio costruisce l'avvenire degli uomini servendosi della fiducia e della collaborazione di chi si affida a Lui anche nelle situazioni più drammatiche. 

Ma Dio è davvero vicino a chi soffre?

Questa domanda mi fa automaticamente pensare ad una poesia di Salvatore Quasimodo e, in particolar modo, ai due versi di chiusura:

"è tuo il mio sangue,
Signore: moriamo."

Dio è un Padre che ha sacrificato il proprio Figlio per farsi prossimo alle sofferenze umane: il sangue dunque è vincolo tra il Signore e gli uomini.  Questo vuole comunicarci Quasimodo.

Dio non elimina le sofferenze e non è un garante a priori di felicità o, comunque, di una vita realizzata. 

Ma sappiamo che Gesù ha condiviso con noi il tempo e la morte, che si è mostrato coinvolto nei problemi sociali del mondo.

Tuttavia, evidenzio il fatto che Abacuc fa parte dell'Antico Testamento.

Il capitolo secondo poi fornisce ai lettori ammonimenti realistici in ogni tempo storico, primi fra tutti, la ricchezza che rende perfidi, e il monito a chi accumula guadagni illeciti attraverso un'immagine originale:

Ab, 2,10-11:

"Guai a chi è avido di guadagni illeciti,
un male per la sua casa,
per mettere il nido in luogo alto
e sfuggire alla stretta della sventura.
Hai decretato il disonore alla tua casa:
quando hai soppresso popoli numerosi
hai fatto del male contro te stesso.

La pietra infatti griderà dalla parete
e la trave risponderà dal tavolato."

In seguito, si passa ad altri avvertimenti severi: guai a chi fonda il potere politico sulla violenza, guai a chi umilia i popoli sconfitti e conquistati, guai a chi, praticando l'idolatria, dice al legno: "Svegliati!" e alla pietra muta: "Alzati!"

D) ABACUC, CAPITOLO TERZO:

Il capitolo finale consiste semplicemente nella preghiera di Abacuc, il quale chiede a Dio di avere compassione e pietà per il suo popolo.

Nel versetto 15 la vittoria del Signore viene rappresentata con un'immagine che richiama al libro dell'Esodo:

Ab 3, 15:

"Calpesti il mare con i tuoi cavalli,
mentre le grandi acque spumeggiano."


E) IL LIBRO DI ABACUC E IL CASO DI ELISA CLAPS:

I contenuti del libro di Abacuc e, soprattutto, la fame e la sete di giustizia di questo profeta, mi fanno inevitabilmente pensare anche alla famiglia di Elisa Claps.

Recentemente ho visto la miniserie Per Elisa su Netflix. 

Pensate che, per un certo periodo di tempo, non ho voluto vederla: temevo che potesse in qualche modo mancare di rispetto all'immenso dolore di una famiglia, magari sminuendo le colpe dell'assassino della ragazzina!

Ho pensato: "Non so, d'altronde Danilo era il figlio di un funzionario della Biblioteca Nazionale che ha trovato per anni il modo di coprirlo e di allontanarlo dalle sue responsabilità legali ed etiche. In Italia i raccomandati hanno sempre fatto moltissima strada e hanno sempre avuto una vita molto più facile rispetto alle persone pulite con poche conoscenze. Può darsi che la serie tenti di giustificarlo".

Invece si tratta di una mini-serie fatta bene. 

Inevitabilmente le tragiche vicende dei Claps mi hanno colpita anche per questioni geografiche: qualche copia dei miei libri è finita in una libreria di Potenza e, all'inizio del penultimo anno di liceo, ho svolto uno stage linguistico-didattico a Bournemouth, la cittadina di Heather Burnett, la seconda vittima di Restivo.

Anche Elisa può essere un esempio della sofferenza e della morte dell'innocente. Era solare, probabilmente di ottimo carattere, con una serie di sogni nel cassetto. Le è stato negato il futuro.

Che senso ha avuto la sua morte violenta?

Dio non la voleva, però ha permesso che accadesse e tuttavia non ne è un diretto responsabile.

Nel 2010 sono stati trovati i resti nel sottotetto della chiesa, ben diciassette anni dopo l'omicidio. Io ero nel pieno dell'adolescenza e ammetto che rabbrividivo di paura già solo al vedere, attraverso lo schermo televisivo, le fotografie di Restivo. A quindici anni speravo proprio di non sognarlo mai e in effetti non è accaduto.

Poi sono cresciuta. L'unico aspetto impressionante, a mio avviso, è l'atteggiamento di Antonio Claps che, a seguito della tragedia, nel corso del tempo si chiude in se stesso, si incupisce, si dà colpe che in realtà non ha e cammina da solo nelle zone verdi di Potenza, si siede su qualche panchina immaginando la figlia accanto a sé.

E poi... come fa un questore a dire ad una madre: "Siete una famiglia fin troppo presente. Se sua figlia si è allontanata volontariamente la si può anche capire". Che villania e che disumanità! Che maleducato: nessuno dovrebbe permettersi di giudicare né i metodi educativi di una famiglia né i rapporti che intercorrono tra familiari. 

Comunque, quel che trovo oltremodo vergognoso è l'alone di omertà, l'insensibilità e la mancanza di solidarietà, non solo da parte della magistratura ma anche da parte della Chiesa con l'eccezione di Don Marcello, nei confronti di una famiglia onesta e di sani valori

La grande rabbia del fratello Gildo, un vero combattente per la giustizia e una vera forza della natura, è comprensibilissima. 

Tuttavia, è proprio quella rabbia che gli ha permesso non soltanto di lottare per la verità ma anche di contribuire a fondare una speranza, con "l'Associazione Penelope" per le famiglie delle persone scomparse.

Praticamente è passato dal proposito: "Studio Legge per contrastare le ingiustizie" allo scopo: "Mi laureo per aiutare le famiglie delle persone scomparse". 

Anche Luciano, l'altro fratello di Elisa, è entrato nella Polizia motivato a dare il proprio contributo per contrastare l'illegalità.

Prima di laurearsi, come studente è stato fermo, credo, un anno e mezzo se non due, giustamente ossessionato dalla fame di giustizia.

Più o meno è il passaggio che sto cercando di fare io dopo un anno e mezzo che ho svolto lavori che non richiedevano il mio titolo accademico: "Mi laureo per individuare, da insegnante, le situazioni di bullismo e di emarginazione e per trasmettere valori attraverso dei testi eterni" (che ingenua, ci vorrebbero il ruolo e la continuità didattica fin dal primo mese d'insegnamento!) a: "Ritorno nel mondo della scuola per occuparmi dell'integrazione dei più fragili, di promuovere una buona e umana didattica verso chi presenta disabilità nell'apprendimento o caratteristiche comportamentali di un certo tipo".



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