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7 settembre 2017

I messaggi di due novelle di Gogol:



Sebbene sia un autore poco conosciuto in Italia, Gogol è stato una personalità piuttosto importante nella letteratura russa.
Nei giorni scorsi ho letto due sue novelle, una comica e l'altra molto triste.
Nel commentarle però, vorrei partire da quella tragica.



IL CAPPOTTO:

LINEE FONDAMENTALI DELLA TRAMA:

Il protagonista del racconto è l'impiegato Akakij Akakievic, un uomo tranquillo, umile e riservato che subisce le pesanti derisioni dei suoi colleghi di lavoro.
Akakij non ha vita sociale, non ha amici né parenti.
Con il suo misero stipendio di 400 rubli mensili conduce uno stile di vita assai modesto, fondato su un sistema di scrupoloso risparmio.
Nel momento in cui si rende conto che il suo vecchio cappotto è ormai un tessuto fragile e consumato, inizia a risparmiare ancora più soldi per acquistarne uno nuovo, in modo tale da poter  affrontare il gelo dell'inverno a San Pietroburgo.

Dopo alcune settimane, egli riesce a farsi confezionare da un sarto un cappotto nuovo nuovo, che gli conferisce quella dignità sociale che i colleghi gli avevano sempre negato. Uno di loro organizza addirittura una festa in suo onore.
Dopo la festa, a notte fonda, mentre Akakij percorre una piazza deserta per ritornare a casa, viene aggredito da una banda di ladri che gli rubano il cappotto.
Profondamente avvilito, il protagonista della storia denuncia il drammatico avvenimento a delle figure superiori insensibili e fredde, fredde come le condizioni climatiche in cui si inseriscono gli eventi della novella.
Eccone un esempio: "Il mattino si recò dal commissario di zona, ma gli dissero che dormiva; ritornò verso le dieci: dorme, gli dissero ancora; ritornò alle undici: il commissario non c'è ; all'ora di pranzo gli scrivani non vollero in alcun modo farlo passare e vollero sapere subito di che si trattasse, e quale bisogno lo avesse condotto lì e che cosa fosse accaduto. (...) 
Il commissario ascoltò in modo veramente strano tutto il racconto del furto del cappotto. Invece di fare attenzione al punto principale della faccenda, si mise a interrogare Akakij Akakievic: e perché tornava a casa così tardi, se per caso non fosse stato in qualche casa poco raccomandabile, così che Akakij Akakievic si confuse del tutto e uscì senza sapere lui stesso se la causa del suo cappotto avesse avuto buon esito oppure no."

Pochi giorni dopo, il povero impiegato si ammala e muore a seguito di una febbre altissima.
Tenete presente che la vicenda è ambientata nei primi anni del XIX° secolo e quindi all'epoca era molto facile rendere l'anima a Dio per una febbre alta.
Una volta, quando ero piccola mi era venuto un febbrone da 41, 8°, mi hanno portata al pronto soccorso e con i giusti farmaci ero guarita nel giro di due giorni. In ogni caso non è per niente piacevole la febbre altissima: la testa scotta, se scendi dal letto hai freddo, se stai sotto le coperte hai caldo, hai la gola secca, la vista è un po' offuscata...


IL PROTAGONISTA:

Ho prestato attenzione anche ad alcune letture critiche della novella.

Interessante la derivazione del nome del protagonista:
Akakij, nome insolito, è stato fatto derivare dall'aggettivo greco "ακακόs (= acacòs)", che significa "semplice, innocente".
In questo caso dunque, il nome rivela un tratto importante della personalità del personaggio principale.


Non ditemi che Akakij è morto soltanto per un banale cappotto nuovo!
E' morto sia di freddo sia per la cattiveria di quelle persone che avrebbero potuto aiutarlo.

Avete presente il racconto della Piccola Fiammiferaia? Mamma mia, quante lacrime (almeno io!)!
Ogni volta che la leggevo immaginavo proprio questa bambina magra e denutrita vagare sola nella notte di capodanno su strade deserte illuminate dai lampioni e costretta dal patrigno a vendere fiammiferi.
Anche lei è morta sia per il clima gelido sia a causa dell'egoismo umano. 
La nonna l'ha portata in cielo durante un sogno.

Akakij lavora sodo: il lavoro di copiatura lo gratifica dalla mancanza di relazioni positive. 

"Raramente si sarebbe potuta incontrare una persona che vivesse così il suo lavoro. E' poco dire: lavorava con zelo; no, lavorava con amore. Così in questo suo copiare e ricopiare egli vedeva un qualche suo mondo variopinto e piacevole. Il piacere si esprimeva sul suo volto; alcune lettere erano le sue favorite; quando si imbatteva in esse, egli non era più lui: ridacchiava, ammiccava, muoveva le labbra, così che sulla sua faccia si aveva l'impressione di poter leggere ogni lettera che la sua penna tracciava."

A me è piaciuto molto questo commento della critica:

"Gogol insegna a vedere un uomo in un essere calpestato come Akakij Akakievic, e incita a insorgere a sua difesa. Piena di umanità, di appassionata protesta contro l'oppressione dell'uomo, è quella scena in cui, in risposta ai dileggi spietati cui lo sottopongono i suoi colleghi funzionari, Akakij Akakievic dice: "Lasciatemi in pace, perché mi offendete?"

Perché mi fai del male e mi deridi? Non sono forse io un uomo come te, con un cervello, un cuore, un viso e due mani? Non ho forse il diritto di essere rispettato, in quanto uomo fragile come te e dalla vita effimera come la tua?

L'ELEMENTO DEL FREDDO:

Questo racconto mi ha fatta ragionare sul concetto di freddo.
A che cosa pensate di solito quando sentite questa parola?

Io qui vi elenco la ricchezza semantica di "freddo" (dal Dizionario "Garzanti"):

1)  "Clima freddo, a bassa temperatura".
2)  "Doccia fredda", in senso figurato è "delusione inattesa".
3)  "Autocontrollo, lucidità".
4)  "Persona priva di calore umano e di sensibilità".
5)  "Cibo non riscaldato, piatto freddo."

Ultimamente, la prima cosa che penso quando sento o leggo questa parola è la definizione 4).

C'è freddo e freddo.
Io in inverno non lo soffro praticamente mai: cammino all'aperto ben vestita e in questo modo cerco di godermi tutte le limpidissime giornate soleggiate che dicembre e gennaio generosamente ci regalano da qualche anno a questa parte.

Casomai soffro la freddezza che gli altri, a volte senza accorgersene, mi riservano.
In questa novella c'è sia un clima freddo che la freddezza dei rapporti umani.
Io credo che la freddezza non implichi soltanto l'indifferenza. La freddezza è sicuramente molto legata all'incapacità di empatia verso il prossimo e quindi alla pochezza di umanità.
Chi è freddo è l'esatto opposto di me!


 IL RACCONTO VISTO NELLO SCHEMA DI UN TESTO NARRATIVO:

Il programma scolastico di italiano insegna a tutti che in un racconto i vari personaggi assolvono dei determinati ruoli che rispecchiano tra l'altro la loro indole.
Ho creato uno schema relativo a questa novella:

Protagonista: Akakij Akakievic (allitterazione di "k" e conseguente cacofonia!)
Antagonisti: I ladri, i colleghi di lavoro, il commissario e le altre figure dei superiori.
Aiutanti: In minima parte lo sono il sarto che cuce il cappotto e un collega che smette di deridere Akakij.

Oltre a ciò, anche i luoghi e le circostanze assumono funzioni di aiutanti e/o di oppositori.

Elementi di contrasto: il gelo dell'inverno, lo stipendio basso, il buio della notte.
Elementi di ausilio: Inesistenti.

 E' un quadro tristissimo, lo so. Ma questa storia è fatta così! :-(


IL NASO:

LINEE FONDAMENTALI DELLA TRAMA:

Il protagonista di questo divertente racconto è l'assessore di collegio Kovalèv, al quale capita un evento stranissimo.
Una mattina si sveglia e si accorge di non avere più il naso. Una sensazione di terrore lo assale:
"Voleva dare un'occhiata a un foruncolo che gli era spuntato sul naso la sera innanzi; ma con sua somma meraviglia vide che, invece del naso, aveva una superficie perfettamente liscia! Spaventato, Kovalèv chiese dell'acqua e si strofinò gli occhi con un asciugamano bagnato: non c'era che dire, di naso neppure l'ombra! "
Con indicibile e dolorosa difficoltà, egli deve prendere atto del fatto che il suo naso è scomparso di punto in bianco durante la notte!

Kovalèv, persona illustre e famosa a San Pietroburgo, a seguito di questo insolito avvenimento teme di veder definitivamente compromessi i propri rapporti sociali, mentre il suo naso percorre la città in carrozza indossando la divisa da consigliere di Stato.
Particolarmente buffa è questa parte del racconto, che riporto qui sotto. Tenete presente che il naso e il suo proprietario si incontrano casualmente all'interno di una cattedrale.

"Il naso nascondeva completamente la propria faccia nel grande colletto rigido e pregava con un'espressione molto devota.
«Come posso avvicinarmi?» pensò Kovalèv. «Da tutto: dall'uniforme, dal cappello si vede che è un consigliere di stato. Lo sa il diavolo come posso fare!»
Cominciò a tossicchiare vicino a lui, ma il naso non abbandonava nemmeno per un momento il suo atteggiamento devoto e aveva cominciato a fare profonde genuflessioni.
«Egregio signore...» disse Kovalèv, obbligandosi nel suo intimo a farsi coraggio, «egregio signore...»
«Che cosa volete?» rispose il naso, voltandosi.
«Mi sembra strano, egregio signore... ho l'impressione... voi dovreste sapere qual è il vostro posto.  E, tutto ad un tratto, vi trovo e dove? in una chiesa! Convenite che...»
«Scusatemi, ma non riesco a capire di che cosa intendete parlare... Spiegatevi.»
«Come posso spiegargli?» pensò Kovalèv e, fattosi animo, cominciò: «Certo, io... del resto sono un maggiore. Andare in giro senza naso, sarete d'accordo, è cosa sconveniente. Una fruttivendola qualsiasi, che vende arance sbucciate sul Ponte Voskresènskij, può anche stare senza naso: ma io, avendo in vista di ottenere un posto di governatore... essendo inoltre in molte case amico di signore come la Èchtàreva, consiglieressa di stato, e altre... Giudicate voi stesso... io non so, egregio signore...» 
Nel dir questo Kovalèv si strinse nelle spalle «... Scusate... se questo si considera secondo le regole del dovere e dell'onore... voi stesso capirete...»
«Non capisco proprio nulla,» rispose il naso. «Spiegatevi in maniera più chiara.»
«Egregio signore...» disse il maggiore Kovalèv con tutto il sentimento della propria dignità, «non so come intendere le vostre parole... Qui tutta la faccenda, a quel che sembra, è perfettamente evidente... Oppure voi volete... Ma se voi siete il mio naso!»
Il naso guardò il maggiore e i suoi sopraccigli si aggrottarono alquanto.
«Vi sbagliate, egregio signore. Io sono per mio conto. Inoltre fra noi non può esservi alcuna stretta relazione. A giudicare dai bottoni della vostra uniforme, voi dovete prestar servizio in un'altra amministrazione.»
Ciò detto, il naso si voltò e continuò a pregare."


Falliti i tentativi di mettere un annuncio sui giornali e di ottenere l'intervento del commissario di quartiere per recuperare il naso, alla fine della giornata Kovalèv se lo vede restituire da una guardia che ha arrestato il naso travestito da consigliere mentre cercava di prendere un treno per Riga, al fine di espatriare.
Il naso che tenta di espatriare da solo....  Troppo geniale, l'inventiva! :-) 

Kovalèv però non riesce a rimettere il naso al suo posto, tra le due guance... niente da fare, il naso non si incolla più e nemmeno il suo medico di base è in grado di farlo ritornare al suo posto.

Finché una mattina il maggiore Kovalèv si risveglia e si accorge che il naso è ritornato, di sua spontanea volontà, al posto in cui doveva sempre essere.

"A un tratto quello stesso naso che scarrozzava col grado di consigliere di stato e aveva sollevato tanto rumore nella città, ricomparve, come se niente fosse, al suo proprio posto, ossia appunto fra le due guance del maggiore Kovalèv. Ciò avvenne il 7 di aprile."


IL REALISMO MAGICO:

La critica afferma che Gogol (che è vissuto nel pieno del XIX° secolo) è stato, in campo letterario, il precursore del realismo magico, un movimento culturale sorto negli anni Trenta del Novecento.
In letteratura, il realismo magico consiste nell'inserire elementi fantastici o attinenti al mondo della magia in contesti sociali realistici.
Sicuramente questa novella presenta una caratteristica propria del realismo magico; perché in una città realmente esistente è inserito un elemento fantastico, assurdo e grottesco: la fuga del naso.

Ricordo bene che il mio manuale universitario di arte contemporanea accennava al realismo magico,
definendolo come una corrente pittorica molto attenta a raffigurazioni di oggetti fantastici appartenenti alla sfera onirica.




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