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24 febbraio 2018

Le stirpi italiche:


Nei secoli VIII° e VII° a.C. l'Italia era un mosaico di popolazioni diverse tra loro.


Come potete vedere se cliccate sopra la cartina, a nord troviamo veneti, reti, leponzi, camuni, galli, celti e liguri.
Al centro, i popoli principali erano sostanzialmente etruschi e umbri.
I piceni erano invece collocati sulla sponda Adriatica, nell'attuale regione delle Marche.
Poco più in basso, vestini, latini, sabini e sanniti.
A sud invece, i lucani, i messapi, i siculi e sicani.

I latini erano gli abitanti di Roma, che all'epoca era una modesta cittadina collocata sulla sponda sinistra del Tevere.
Non sappiamo se prima di loro in Lazio poteva esserci stata una comunità pre-indoeuropea.  Probabilmente sì, perché "Roma" sembra non essere una parola latina. Alcuni linguisti, e tra questi, Francisco Villar, ipotizzano che "Roma" potesse essere stato il nome pre-indoeuropeo del Tevere e che, successivamente, potesse essere stato trasferito alla città lungo le sue rive.
Nell'VIII° secolo, nessuno avrebbe mai immaginato che nei secoli successivi questa civiltà avrebbe soppiantato tutte le altre e che il latino si sarebbe diffuso in tutto il mondo allora conosciuto, sia a Oriente che a Occidente. E inoltre, nessuno mai all'epoca avrebbe pensato che dal latino sarebbero potute derivare le lingue romanze, alcune delle quali ai nostri giorni rientrano nella classifica delle lingue più diffuse e più parlate al mondo (spagnolo, portoghese, francese).
L'Italiano risulta la 21°lingua più parlata al mondo e diffusa in Italia, Repubblica di San Marino, Città del Vaticano, parte della Svizzera, Albania, Slovenia, Croazia, Malta.
Tra l'altro, bisogna precisare anche che a causa della massiccia immigrazione di italiani all'estero nel XX° secolo, l'italiano è parlato anche a Monaco di Baviera, in alcune città del Canada, in alcune metropoli degli Stati Uniti (dove ci sono proprio dei quartieri di ristoranti italiani), in alcune zone del Brasile e dell'Argentina.
Una delle sorelle di mia nonna materna, Amelia, negli anni '30 è emigrata a San Paolo in Brasile e lì ha fatto famiglia. 



LA FONDAZIONE DI ROMA:

Riporto pari pari ciò che scrive Villar nel suo manuale.

"La leggenda letteraria, che intendeva collegarsi al mondo ellenico, sosteneva che il troiano Enea nella sua fuga sarebbe arrivato fino al Lazio, dove avrebbe fondato la città di Lavinium. Uno dei suoi figli a sua volta avrebbe fondato un'altra città latina: Alba Longa, che sarebbe stata governata per trecento anni da una dinastia reale alla quale sarebbe appartenuto anche il monarca Numitore, nonno di Romolo. Quest'ultimo fu fondatore di Roma nel 753 a.C."

Sì, è un pochino complicato e infatti questo paragrafo me lo sono riletto cinque volte per capirlo e impararlo bene.
Comunque "Alba Longa" è una denominazione già sicuramente latina.

Comunque è così:
Alba Longa- "creazione" di uno dei figli di Enea.
Poi c'è Numitore, originario di Alba Longa e nonno di Romolo.
Romolo e Remo, gemelli nati da uno stupro subito da una vestale (vestali= sacerdotesse dell'epoca).

Pensate che quando alle elementari la maestra di storia ci raccontava la leggenda di Romolo e Remo e concludeva, come sapete tutti, che Romolo era stato il fondatore della città, io mi chiedevo:
"Ma come fa uno da solo a fondare una città? Da solo non ce la fa! Non ci credo che sia veramente esistito! Per me Roma è nata dopo che dei popoli sono immigrati vicino al Tevere."
Tenete presente che avrò avuto qualcosa come 8 anni.
Quattordici anni dopo, un linguista, con i suoi approfonditi studi sulle popolazioni indoeuropee, conferma in qualche modo il mio "antico" pensiero.
Poco dopo, Villar afferma:

"La fondazione di una città richiede non solo un fondatore, ma anche un certo nucleo di gente che ci viva. Probabilmente i primi abitanti provenivano in parte da Alba longa e in parte erano sabini. (...) 
Il primo re eletto dopo la morte di Romolo fu proprio un sabino, Numa Pompilio".

La fondazione di Roma però, inizialmente aveva avuto come nucleo principale il colle del Palatino e nei secoli successivi si sarebbe estesa ad altri colli.

ISCRIZIONI ANTICHE LATINE:

A) Il LAPIS NIGER


E' stato scoperto nel 1899, in seguito agli scavi nel Foro Romano.
Si tratterebbe della più antica iscrizione latina, databile intorno al VI° secolo a.C. 

Essa stessa, seppur lacunosa, documenta la sacralità del luogo in cui era posta:

"QUOI HON… SAKROS ESED… REGEI
KALATOREM… IOUXMENTA
KAPIA… IOUESTOD"

in latino classico (il latino di Cicerone):

"QUI HUNC… SACER ESTO… REGI
CALATOREM… IUMENTA
CAPIAT… IUSTO"


In italiano: "Colui che (violerà questo luogo) sia maledetto. Al re l'araldo...prenda il bestiame... giusto".

L'inizio comunque sembrerebbe essere una formula di maledizione scagliata contro i violatori del luogo. Ad ogni modo, i caratteri irregolari, più che farsi portatori di un'informazione, sembrano voler spaventare anche gli analfabeti dell'epoca.


B) VASO DI DUENO

E' stato rinvenuto nel 1880 fra il Quirinale e il Viminale ed è un vaso in bucchero, fatto di tre vasi tra loro conglobati a triangolo. La scrittura è retrograda, ovvero, procede da destra verso sinistra e si svolge attorno ai tre vasi lungo tre righe sovrapposte. (Come in ebraico ora).
E' stato fatto risalire al V° secolo a.C.

" IOVESAT DEIVOS, QOI MED MITAT NEI TED ENDO COSMIS VIRCO SIET
ASTED NOISI OPE TOITESIAI PACARI VOIS
DUENOS MED FECED EN MANOM EINOM DUENOI NE MED MALO STATOD."

in latino classico:

"IURAT DEOS QUI ME MITTIT NI IN TE COMIS VIRGO SIT (...)"

La seconda riga non è chiara, mentre la terza farebbe, sempre in latino classico:

"BONUS ME FECIT IN BONUM… NE ME MALO STATO."

Traduzione:

"Colui che mi manda giura per gli dèi che se una ragazza non sarà gentile con te (...) Un uomo onesto mi ha fatto per un buon fine... tu non usarmi per un fine cattivo."

"Duenos" sarebbe quindi stata la forma arcaica di "bonus".
Con tutta probabilità si tratterebbe di un oggetto in cui il contenuto poteva alludere a un filtro per conquistare l'amore di una ragazza.

AMBITO LEGISLATIVO ARCAICO:

Le XII Tavole sono il primo scritto di diritto romano. Sono state compilate negli anni 451-450 a.C. dai decemviri legibus scribundis (magistrati ufficiali dell'epoca) e contengono regole sia di diritto pubblico sia di diritto privato.
Sono state trascritte su sollecitazione del Tribuno della plebe, dal momento che si volevano sottrarre le leggi vigenti all'epoca da interpretazioni arbitrarie degli individui più potenti.
Resta comunque il fatto che queste leggi hanno un carattere molto arretrato, simile a quello del Codice di Hammurabi.

-TAVOLA IV:

"Un bambino gravemente deformato deve essere ucciso."

"Se una persona muore senza aver fatto testamento, il parente maschio prossimo erediterà il patrimonio. "

-TAVOLA VIII:

"Se una persona mutila un'altra e non raggiunge un accordo con essa, sia applicata la legge del taglione."

 "Se avrà tentato di rubare nottetempo ed è stato ucciso, l'omicidio sia considerato legittimo."

-TAVOLA XI:

"È vietato il matrimonio fra plebei e patrizi."


PRIME FORME DI LETTERATURA:

Il più antico autore latino è considerato Livio Andronico, un poeta nativo della Magna Grecia che nel 240 a.C. era stato portato come schiavo nella casa del patrizio Livio Salinatore.
Qui, aveva dovuto divenire il precettore dei figli del padrone.

Le tragedie e le commedie create da Andronico sono andate tutte perdute; ci risulta però che egli, per insegnare la lingua greca e per metterla a confronto con il latino, aveva tradotto l'Odissea dal greco al latino.
La sua traduzione doveva essere piuttosto fedele.

"ἄνδρα μοι ἔννεπε, Mοῦσα, πολύτροπον" (àndra moi ènnepe, musa, politropon)

"Virum mihi, Camena, insece versutum".

-ἄνδρα e virum= uomo (italiano).
"ἄνδρα" deriva dall'I.E. *nèr, mentre "virum" dall'I.E. *wiros.  Entrambi in indoeuropeo indicavano lo stesso concetto.

-"μοι" e "mihi" equivalgono a "me".

-"Mοῦσα" e "Camena" sono divinità che assolvono la stessa funzione: essere protettrici e ispiratrici della poesia. (Le Camene nella civiltà latina erano divinità arcaiche, propio come i Lari, protettori del focolare, della casa e degli abitanti).

-"ἔννεπε" e "insece" vogliono dire "narrare".

- "πολύτροπον" e "versutum" significano "versatile".

Dunque: "Narrami, o dea, dell'uomo versatile". L'uomo versatile è Ulisse e in "versatile" sono racchiuse tutte le sue qualità: marito fedele, nostalgico della patria e della famiglia, eroe valoroso, uomo tenace di fronte alle avversità, persona astuta e intelligente.


TIPI DI LATINO:

Anche qui, non si può certo dire che io, per quanto sia dotata di diploma di maturità liceale e per quanto il giorno della mia laurea in Lettere si stia avvicinando, sappia "il latino".
Non ho mai studiato "il latino", ho imparato "un latino". Ovvero, il latino di Cicerone, lingua letteraria più rappresentativa.
Non ho mai memorizzato né le parole né le traduzioni delle iscrizioni che vi ho riportato sopra.
So solo che esistono, punto. Le ho copiate da alcune dispense universitarie.
Io il latino arcaico non lo so e mi troverei in grande difficoltà se mi chiedeste di tradurlo.

E' come vi dicevo nel post dedicato alle popolazioni greche: dopo la maturità classica conoscevo un solo greco, il greco attico.
All'Università ho appreso la passata esistenza di altri dialetti greci antichi e ho preso un po' di familiarità con il greco dell'Iliade, che è una lingua composita. Ma non so "il greco": conosco regole grammaticali e parte del lessico del greco attico e saprei comparare l'eolico con l'attico per quel che riguarda qualche differenza lessicale e fonetica.
La fonetica del dialetto dorico l'ho dimenticata praticamente subito dopo aver passato l'esame di lingua!
Le lingue classiche sono troppo vaste per poterle possedere interamente, non basterebbe una vita.
Così come è vasto il diritto. Ci sono tanti tipi di diritto: diritto privato, diritto pubblico, diritto costituzionale, diritto di famiglia, diritto canonico, diritto amministrativo, diritto commerciale, diritto penale (e sono solo alcuni).

Ma quel che mi chiedo è questo: dopo 5 (che con la vastità dei programmi didattici e la complessità della preparazione della tesi di laurea è abbastanza facile che diventino 6) anni di Giurisprudenza si riesce a possedere tutto questo sapere??!
Forse gli studenti di Legge usciranno dall'Università più o meno così: consapevoli della varietà e della vastità del diritto, con una buona preparazione di base in diversi tipi di diritto e con un ricordo più o meno vago di discipline considerate minori o comunque non fondamentali.
Più o meno come me con Lettere: scoperta la vastità del campo umanistico, non posso e non devo far altro che tenere nella mente e nel cuore quei testi letterari e quelle informazioni storico-linguistiche che mi hanno fatta diventare donna.
A metà luglio mi laureo, con una tesi piuttosto particolare in Storia della musica.
In questi tre anni e mezzo (perché di fatto sono stati 3 anni e 1/2: mi sono iscritta a Verona nel dicembre 2014) sono cresciuta non solo culturalmente, ma anche umanamente.
Quanto mi è stata utile per esempio quella lezione sul conflitto interiore di Petrarca!

Alfonso Traina, nella sua "Propedeutica al latino universitario" elenca diversi tipi di latino :

1) latino preletterario (delle iscrizioni)
2) latino arcaico (da Livio Andronico all'inizio del I° sec. a.C.)
3) latino classico (Cesare e Cicerone)
4) latino augusteo (Impero di Augusto)
5) latino imperiale (primo secolo dell'Impero)
6) latino cristiano (autori cristiani)
7) latino medievale, con modifiche sintattiche e lessicali

Come se ciò non bastasse, ritengo necessario aggiungere anche le stratificazioni del latino:

1) latino letterario, lingua dei poemi, delle poesie, dell'epica, della satira, della tragedia e della storiografia.*
2) lingua giuridica, dell'arte oratoria
3) lingua agricola
4) lingua religiosa
5) lingua militare
6) latino parlato dai ceti colti
7) latino parlato dal popolo, genitore delle lingue romanze.

*Notate bene che il latino letterario non è tutto uguale, lo stile varia da opera ad opera e da autore ad autore.

La classifica che va dal latino preletterario al latino medievale è stata stilata secondo uno stile diacronico (attraverso il tempo), mentre quella che comprende i vari strati della lingua latina è stata fatta secondo un metodo sincronico, cioè, indipendentemente dallo scorrere del tempo e dal corso della storia. In qualsiasi periodo in cui la lingua latina era parlata, queste stratificazioni sono sempre esistite.





19 febbraio 2018

"Ella e John"... Ma la vita del coniuge, in fin dei conti, ci appartiene?


Mancherebbe l'ultimo post di Glottologia, ma lo pubblicherò fra 4 o al massimo 5 giorni, ve lo prometto. Perché quando io inizio qualcosa con l'intenzione di terminarla, la termino sempre e comunque, sono fatta così. 
Anche se è la terza volta che interrompo il mio excursus sui popoli indoeuropei. 
Portate pazienza, non odiatemi!!! 
Mi dispiace di essere stata così discontinua nel portare avanti questa gran bella idea, fonte di considerevole arricchimento culturale per me e per voi.
(fra 2° e 3° post: interruzione dovuta alla creazione spontanea della favola del Gigante Buono, fra 3° e 4°: interruzione giustificata per la ricorrenza alla memoria della Shoah, fra 5° e 6°: interruzione dovuta alla visione di un film che mi ha lasciata con l'amaro in bocca).

Ieri sono andata al cinema due volte: la prima perché ero in turno come volontaria in biglietteria (ed è stato proiettato un cartone animato tra l'altro avventuroso e abbastanza ironico), la seconda, perché ho accompagnato mia madre a vedere il film "Ella e John", ultima creazione dell'ormai celebre regista Paolo Virzì.
Facciamo così: siccome è da un sacco di tempo che sul mio blog non parlo più di film, e da parte mia sarebbe bene ricominciare un pochino, ho suddiviso il post in tre parti: nella prima ho scritto le linee essenziali della trama, nella seconda ci sono alcuni spezzoni del film accompagnati dalle caratterizzazioni dei protagonisti della vicenda, nella terza invece le mie considerazioni e le mie perplessità sul finale della storia.

TRAMA DEL FILM:

Siamo negli States, anno 2016.
Ella e John sono due coniugi ormai vicini agli ottant'anni, che non godono affatto di buona salute.
Il cancro di Ella ha fatto metastasi in tutti gli organi interni e John soffre di demenza senile.
Pur trovandosi in queste condizioni, la moglie decide di compiere un viaggio in compagnia del marito con il loro vecchio camper.

I loro due figli, William e Jane, si mostrano preoccupatissimi per la scelta della madre. Continuano a telefonarle e a rimproverarla, ma lei non ha la minima intenzione di ritornare indietro per sottoporsi alle terapie.
Per i due anziani coniugi questo viaggio è decisamente rischioso: in una scena vengono minacciati da due giovani rapinatori, in un'altra rischiano di venire arrestati dalla polizia dal momento che il loro camper ha momentaneamente occupato la corsia opposta della strada, un un'altra ancora, mentre si trovano ad una festa in onore dello scrittore Ernest Hemingway, idolo letterario di John, Ella sviene e viene ricoverata in gravi condizioni in un ospedale. E l'aspetto abbastanza ridicolo di questo episodio è che il marito la "rapisce" dalla clinica e la riporta nel loro camper.
Quella sera, dopo aver consumato una specie di rapporto sessuale e dopo che John si è assopito, Ella decide che la loro vita è giunta a capolinea.
La mattina dopo, alcuni campeggiatori a loro vicini aprono le porte del veicolo dei due coniugi e lo scoprono pieno di fumo di gas, con i loro cadaveri.
Badate bene che ho appena scritto: "Ella decide", non "entrambi decidono". Non a caso ho sottolineato proprio e soltanto quella proposizione.

I PERSONAGGI:

John è un insegnante di letteratura in pensione.
La sua demenza è piuttosto strana: spesso dimentica sia i nomi dei figli sia gli avvenimenti più recenti della sua vita; però ricorda ancora molto bene le sue esperienze di insegnante e sa citare a memoria dei passi dei romanzi di Hemingway.
Durante il viaggio, tutte le sere, quando il buio è calato, la moglie accende il proiettore sul quale scorrono delle immagini della loro gioventù, del loro matrimonio, dei loro figli da bambini.
Ma John a fatica riesce a farsi ritornare in mente luoghi, nomi ed eventi.
Talvolta scambia il nome della moglie con quello di una sua vecchia amante, Lillian.
Verso la fine del film infatti, Ella scopre che cinquant'anni prima, per un certo periodo di tempo, John l'aveva tradita instaurando una relazione extraconiugale e "clandestina" con quella che era la migliore amica della moglie.
E da qui scaturisce un'altra delle pazzie di Ella: arrabbiatissima, per un paio di giorni affida il marito ad un ricovero per anziani.
Poi naturalmente se lo va a riprendere e lo perdona e lo bacia e di nuovo lo ama incondizionatamente, secondo l'ottica dell' "omnia vincit amor" (l'amore vince tutto).
Sono sempre stata piuttosto critica su quest'ottica io.
Non è l'amore che vince tutto secondo il mio umile parere, in casi di tradimento del coniuge.
E' il non-risentimento che fa diventare davvero delle donne forti in circostanze gravi come queste.
E' diverso!
John ha commesso un errore decisamente crudele! Si è procurato l'amante segreta proprio nel periodo in cui la sua giovane moglie, con un figlio piccolo a carico e una figlia che stava per nascere, si spezzava la schiena nello svolgere le faccende domestiche senza alcun tipo di aiuto.
Ma come si fa??!! Che mostro che è stato!!
E lei che se ne è accorta dopo cinquant'anni! Lei che aveva troppe fette di prosciutto sugli occhi per potersi rendere conto che, nel momento in cui la loro famiglia si allargava, il marito era altrove con il cuore.
Questo ci fa capire come il matrimonio non sia soltanto un vincolo giuridico. E' anche un legame morale: io mi impegno ad "amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita".
E questo non significa soltanto che io non devo permettermi di tradire chi ho sposato.
Significa anzi che io sono tenuta a prendermi cura ogni giorno di mio marito, uomo che accolgo volentieri nella mia vita come alleato e come compagno, uomo certamente meraviglioso ma al contempo fragile.
Io dunque mi impegno a prendermi cura delle sue fragilità e inoltre, se voglio che il legame funzioni e sia duraturo, devo riporre molta fiducia sia nel suo ruolo di marito che nelle sue potenzialità di padre.

Ella non mi è piaciuta affatto. Definitela pure una donna forte, ammiratela pure per la sua volontà di godersi gli ultimi attimi di vita con la sua metà, ma io l'ho detestata.
Scortese con gli operatori del ricovero in cui manda per due giorni e una notte il marito e troppo protagonista della vicenda, al punto tale che, quando vengono fermati dal poliziotto per lo sbandamento del camper di cui ho parlato sopra, alle domande risponde sempre lei, cercando spudoratamente di nascondere le ridotte capacità cognitive del marito e per non ammettere di aver infranto il codice della strada.
E comunque, non si deve mai mettere al volante di un veicolo, per giunta grosso e alto, un uomo che alterna momenti di lucidità a momenti di serie dimenticanze.

Sapete che mi accade ultimamente? Cerco di spiegarvelo come meglio posso.
Io sono una ragazza forte.
Cioè, per provare questa affermazione, vi riporto i giudizi che la componente maschile vicina alla mia età formula su di me: "Anna, sei molto forte e determinata"/ "Sai cosa ammiro di te? La tua grandissima sensibilità e la tua forza di volontà"/ "Sei molto dolce, ma al contempo molto tosta"./ "Sei la personificazione dell'altruismo. E hai capito benissimo quello che vuoi ottenere nella vita"./ "Lettere Classiche sarà anche una facoltà tosta, ma tu sei più tosta del tuo percorso di studi!"
Sì, li ho gli ammiratori, state tranquilli.
Comunque la questione è la seguente: quando vedo nei film o incontro nella vita reale una donna così troppo forte, mi infastidisco.
Ma non penso sia per un senso di competizione o di invidia.
Piuttosto, credo ci sia modo e modo di essere forti.
Io sono forte perché so ciò che voglio, so che ho dei talenti e delle qualità, so che se mi impegno riesco a superare gli ostacoli del sentiero di vita che sto percorrendo.
Ma non sono forte perché impongo la mia volontà su mio marito (in effetti sono ancora troppo giovane per essere sposata) o perché decido che, siccome lui non riuscirà a vivere senza di me, allora deve morire con me.
Riuscite a capire??

Le figure dei loro figli sono invece molto positive.
La figlia Jane ha intrapreso la stessa carriera del padre: insegnante di letteratura in un college, moglie ben sistemata e madre di due figli.
Il figlio William si dimostra molto premuroso verso i due genitori: d'altronde, è quello dei due che abita più vicino alla loro dimora e i suoi orari di lavoro gli permettono di accudirli con zelo.
Non mi piace l'atteggiamento che Ella ha nei confronti del figlio.
Tanto per cominciare, al telefono lo tratta sempre male, gli urla quasi.
Alle persone che incontra durante la sua assurda e folle vacanza, parla della figlia come una studentessa modello e una donna realizzata.
Mentre del figlio dice soltanto: "Deve ancora capire qual'è la sua strada."
Ma... un briciolo di gratitudine verso una persona che quotidianamente si preoccupa per te e per il tuo maritino mezzo scemo non ce l'hai proprio??? Sei cieca? Alla tua veneranda età non hai ancora imparato quanto può essere bello e prezioso l'amore di un figlio?
Cara, faresti meglio ad accantonare l'orgoglio e ad acquisire un pochino di riconoscenza e di umiltà!

"Indietro" è una canzone di Tiziano Ferro che ormai ha una decina d'anni e ad un certo punto fa:
"Il bene più segreto sfugge all'uomo che non guarda avanti mai".
Coetanei miei del '95,  ex animatori miei del '94, '93 e '92, don Andrea, catechiste da tempo impegnate con la classi medie del mio paese: vi ricordate che al Campo di maturità 2009 per i neo cresimati questa canzone l'abbiamo messa come colonna sonora durante l'escursione notturna con pile, candele e torce varie del giovedì mattina? E' stato bellissimo, abbiamo visto l'alba!

Sì... Il bene più segreto, cioè l'affetto e le cure delle persone che ci amano, sfuggono alle donne deficienti e alle madri stupide che non si sforzano di vederlo e di valorizzarlo.
Ecco allora che una persona che giudichi fallita lo rimane sempre e comunque, anche se ti vuole un gran bene e anche se si sforza di renderti migliore e piacevole sia il presente sia quel poco di futuro che ti rimane, vecchia str***a!


COMMENTO SUL FINALE:

Non mi è piaciuto. Mia madre è rimasta impressionata, io sono tornata a casa abbastanza arrabbiata.

La conclusione che è molto facile dare è questa: "Il loro era in grande amore. John non avrebbe potuto farcela senza Ella e quindi lei, coraggiosamente ed eroicamente, ha deciso di troncare la sua vita e quella del marito, anche per non essere un peso ai figli. Così entrambi hanno evitato tra l'altro di passare attraverso le fasi finali e terminali delle loro malattie."

AHI AHI AHI, SBAGLIATO!!! 

E' l'atmosfera che permea il film che ti induce, o spettatore, a dar ragione ad Ella.
Tanto per aggiungere una follia all'altra, lei scrive una lettera indirizzata ai due figli in cui dice anche: "Vi ho liberato di un peso che avremmo potuto diventare".

Questo secondo me non è un film sull'amore coniugale, è un film sulla dignità della vita e sulla scelta di volerla vivere fino in fondo anche quando ti si presenta davanti una situazione difficile e drammatica (una malattia incurabile).
 
Primo: se a casa ci sono due figli angosciati a causa della tua assurda idea di viaggio
(chi è il vero demente dei due protagonisti, Ella o John? O meglio: chi dei due è più scemo?)
allora faresti meglio a tornare da loro. Tu sei una donna in fin di vita, devi risparmiare le forze. Tuo marito a volte non sa né chi sei tu né chi è lui stesso. E i vostri figli sono apprensivi, ansiosi, amorevoli verso di voi. Torna da loro. Se ti amano davvero, si mostreranno solidali con entrambi. E non sarete un peso finché vivrete.

Secondo: L'amore di Ella è vero amore?? NO! Non sei tu che decidi quando il tuo compagno di vita deve morire! La sua vita non ti appartiene! Tu puoi amarlo di una amore immenso come il mare, ma la sua vita non ti appartiene.
Solo la tua vita ti appartiene. La persona che ami ti accompagna nel corso della tua esistenza, ma nemmeno lei può mai divenire padrona della tua vita.
Che superba che sei, Ella!! E che pazza, e che irrazionale!
Se sai bene che tu te ne andrai prima di lui, allora lascialo vivere! Questo è il più grande amore che avresti potuto manifestare, questo è il più grande regalo che avresti potuto fargli!
In quei barlumi di lucidità,  avrebbe potuto comunque ricordarti anzi... avrebbe creduto a momenti che tu fossi ancora viva e avrebbe potuto parlare di te con i vostri ritratti, con le vostre fotografie.
Quindi non sarebbe mai stato del tutto consapevole della tua morte. Saresti potuta vivere nei ricordi e nella vicinanza che i tuoi figli avrebbero dimostrato nell'accudire tuo marito.
Perché ti sei messa in testa che John non potesse vivere senza di te?
I miei quattro nonni si sono amati davvero e sinceramente durante la vita. E ora ho due nonne vedove: una è vedova dal '97 e l'altra dall'aprile 2012. E, pur amando profondamente i loro rispettivi mariti, sono sopravvissute e stanno sopravvivendo alle loro morti. Perché hanno dei figli e perché hanno dei nipoti, proprio come te e John.
Se io avessi 75 anni e fossi una malata terminale imbottita di morfina e sapessi che a mio marito è appena stato diagnosticato un tumore con metastasi, non deciderei di farlo morire insieme a me.
Basta con queste storielle alla "Romeo e Giulietta"!!
Per prima cosa piangerei. Piangerei innanzitutto per i nostri figli (quando raggiungerò i 75 anni i miei figli saranno degli adulti intorno ai 40) che nel giro di un lasso di tempo relativamente breve dovrebbero sopportare la perdita di entrambi i genitori, uno dopo l'altro.
E poi piangerei per mio marito, perché non potrebbe sopravvivere tanto più tempo di me. Piangerei quindi perché non potrebbe più coccolare i nipoti, non potrebbe più portare i figli in montagna, non potrebbe più invitare a cena gli amici. Piangerei perché il mondo verrebbe presto privato di una persona bellissima che io ho avuto la fortuna e il piacere di amare.
Quando ami davvero qualcuno vuoi la sua vita, la sua serenità e la sua libertà, non la sua morte. Tu lo ami, ma non lo possiedi. Questo è il punto.
Ultimamente mi sta a cuore un ragazzo. Solo che siccome sono anche timida e riservata, finora nessuno lo sa. Sapete cosa desidero per lui? Desidero che sia libero.
Ma questo non perché "me ne sbatto", altrimenti non ci terrei così tanto.
So bene che ha dei buoni neuroni e una grande sensibilità. So bene che è una persona stupenda.
Per questo voglio solo che sia libero, libero di intraprendere scelte responsabili e ponderate. Voglio che sia libero di manifestare quelle qualità e quei talenti che lo rendono veramente autentico.
E voglio che sia libero di sorridere anche nei momenti in cui la vita gli nasconderà il sole e gli farà percorrere al buio dei ripidi sentieri in salita.


Terzo: Non credo inoltre che amore a 80 anni voglia dire raddrizzare l'amichetto quando la moglie in pigiama ti cambia i vestiti. Cioè, dal mio punto di vista è una trovata volgare, che va a smerdare l'intero film, già che le follie di Ella non lo rendono abbastanza discutibile!
L'amore, indipendentemente dall'età, è tenersi compagnia e tenersi per mano di notte nello stesso letto. E chiudere gli occhi e sognare lo stesso cielo blu con la luna piena e brillante e immaginare di essere due stelle che "camminano unite per illuminare il tempio dell'Universo", come scriveva Tagore.



Si dai... avete già intuito come voglio concludere il post: io cambierei il titolo del film, radicalmente.
Lo intitolerei "Le follie di Ella".
Come esistono "Le follie dell'imperatore" e "Le follie di Kronk", ma almeno quei due film di animazione sono divertenti e pieni di insegnamenti!!






11 febbraio 2018

La penisola greca nei tempi antichi:


In questo post ci sono sia elementi storico-linguistici sia argomenti di archeologia greca, disciplina di cui ho dato un esame circa tre settimane fa.
Da non dimenticare assolutamente che la cultura greca antica predispone di una tradizione epica orale che risale al II° millennio a.C.
Mi sto naturalmente riferendo all'epica omerica.
L'archeologa ungherese Marjia Gimbutas colloca le prime penetrazioni nei Balcani degli indoeuropei provenienti dalle steppe della Russia Meridionale nel 4200 a.C. Alcuni di loro, secondo la sua ipotesi, si sarebbero diretti verso Sud, quindi verso le terre che si affacciavano sul Mar Egeo, intorno al III° millennio a.C.

I MINOICI:


Gli archeologi e gli storici dell'arte sono concordi nel collocare la civiltà minoica in un arco di tempo compreso tra il 3000 a.C. e il 1450 a.C.
D'altra parte, il nostro linguista spagnolo Villar (della cui brillantissima intelligenza io, come avrete ben potuto intuire in quest'ultimo mese, nutro una grande ammirazione nonostante alcuni limiti visibili e riscontrabili nelle sue teorie che lo rendono comunque un essere umano come tutti noi), scrive a questo proposito:
"La civiltà minoica (...) ha tutta l'aria di essere una sacca della Vecchia Europa Preindoeuropea. La sua cultura presenta dei caratteri che avvallano questa ipotesi. La figura centrale della religione era una divinità femminile, vestita con l'abito cretese, il cui culto era presieduto da una sacerdotessa. 
I centri abitati erano generalmente non fortificati e nella pittura predominano scene che non hanno relazione con la guerra."
Ricordate quando vi parlavo della Grande Madre, divinità principale dei popoli che abitavano la Vecchia Europa Preindoeuropea nel VI° millennio a.C.?

A mio avviso, si possono comprendere i minoici soprattutto studiando le loro forme artistiche.
In un periodo che va più o meno dal 3000 al 1800 a.C. i vasi minoici sono ancora di gusto neolitico, ovvero, vengono decorati in modo semplicissimo, con delle sottili incisioni e delle linee tra loro ravvicinate.
Di questo periodo sono tipiche anche le decorazioni delle anfore e dei boccali con delle chiazzature bianche a fiamme su sfondo nero.
I colori vivaci, come l'arancione e il giallo, vengono inseriti tra i motivi decorativi dello stile della ceramica verso il 2000 a.C:


Nel periodo del tardo minoico compaiono sulle superfici dei vasi i motivi marini, floreali e spiraliformi.
















Polipo con tentacoli e ventose rese in modo abbastanza realistico

I palazzi di epoca minoica non erano fortificati. D'altra parte, se erano stati ideati e costruiti da genti pacifiste che abitavano in un'isola a sud del mar Egeo piuttosto distante dal sub-continente greco, per quale motivo dovevano essere difesi?? Però anche la civiltà minoica era destinata a terminare.  Il loro sistema di scrittura era la lineare A, non ancora decifrata. Alcuni studiosi pensano addirittura che la lineare A non appartenga alla famiglia indoeuropea.
Lineare A

I MICENEI:


Mentre a Creta fioriva la civiltà minoica, nelle zone della penisola greca si erano insediate delle popolazioni indoeuropee provenienti dalla regione dell'Epiro. Fondendosi con i popoli locali, avevano creato una nuova lingua e una nuova civiltà, chiamata dagli studiosi "civiltà Micenea", dal momento che le forme d'arte di quel popolo sono state trovate soprattutto a Micene, città del Peloponneso.


I micenei erano molto abili nelle opere di oreficeria, al punto che avevano realizzato maschere d'oro, come questa (la maschera di Agamennone):



I palazzi micenei erano fortificati. E questo, rispetto ai minoici, fa una grande differenza. Micene era governata da un'aristocrazia guerriera che combatteva con i carri trainati da cavalli, che adorava Zeus e che seppelliva i morti con ricchi corredi funebri.
Già i Micenei tenevano molto a quei valori militari proposti nell'epica omerica, come l'audacia, il valore e la forza fisica. Micene era una potenza marittima che intratteneva relazioni commerciali con l'Egitto e con l'Asia Minore. I Micenei utilizzavano la Lineare B, decifrata nel 1954 da Michael Ventris, architetto, e John Chadwich, linguista.
La Lineare B era un sistema di scrittura sillabico, non alfabetico come quello greco e latino. Questo significa che ad ogni segno corrispondeva un'unità sillabica. Le iscrizioni in questo idioma si collocano tra il XVI° e il XIII° secolo a.C.
Eccovi alcuni esempi da me imparati a memoria:
(durante il corso di lingua greca ho fatto delle esercitazioni curricolari su queste cose, chiaro?! No, lo dico giusto per zittire quelli che pensano che Lettere sia la "facoltà delle banane", ovvero, una delle facoltà più facili e più inutili del mondo! Sono amareggiata e offesa! Sappiate che troverò lavoro abbastanza presto, tra l'altro, forse anche prima di terminare il biennio specialistico, perché gli insegnanti di italiano, greco e latino ultimamente sono richiestissimi.)


MICENEO GRECO ATTICO ITALIANO
wa-tu ἄστυ città
pa-te πατήρ padre
a-ko-ra
άγορά
piazza
pe-ma σπέρμα seme, liquido seminale
da-mo δέμos popolo

Segni grafici Lineare B
Verso il 1200 a.C, però, Micene era caduta in rovina. i motivi non potremmo mai saperli chiaramente. Forse a causa di incendi, forse a causa dell'invasione dorica.
Ad ogni modo, dal 1200 a.C. all'800 a.C. si apre un periodo oscuro, chiamato "Medioevo Ellenico".
Io non trovo giusta questa denominazione. Perché so che in Eubea, isola vicina all'Attica, i nobili di quel periodo storico venivano seppelliti con corredi funebri preziosissimi, che includevano anche argenteria. Probabilmente era un periodo in cui la ricchezza e il benessere non erano per tutti.
E comunque, un po' di cultura c'era comunque, e non solo artistica. Secondo Albio Cesare Cassio, questo è il periodo in cui le migrazioni interne al sub-continente greco stabiliscono l'assetto delle varietà dialettali greche del periodo classico (VIII°- III° secolo a.C.)

CERAMICA NEL MEDIOEVO ELLENICO:
Si diffondono i vasi di stile geometrico:

Tra questi vasi si possono trovare opere in cui, tra decorazioni geometriche rettilinee, compaiono anche figure umane altamente stilizzate, come quella dell'uomo a cavallo, tratta senz'altro dall'epica.

DIALETTI GRECI DELL'ANTICHITA' CLASSICA:

Sono essenzialmente sei, almeno i più importanti. Allora, io ve li elenco, però non vi spiegherò le differenze fonetiche tra queste varietà linguistiche, sarebbe una trattazione troppo tecnica! E probabilmente vi annoierei.
Arcado-cipriota: parlato nella regione dell'Arcadia, prevalentemente montuosa e a Cipro, isola meridionale.
Dorico: Parlato a Creta, a Rodi, a Sparta e nella regione del Peloponneso. I poeti Alcmane e Pindaro scrivono in dorico, in quanto probabilmente nativi di Sparta.
Attico: Parlato nella regione dell'Attica e quindi ad Atene. E' la lingua della filosofia, della medicina, della tragedia e della commedia greca. E' l'idioma dello storico Tucidide, instancabile ricercatore della verità dei fatti, delle loro "cause più vere". Al liceo classico la varietà attica la si studia per cinque anni.
Eolico: Parlato nelle coste settentrionali dell'Asia Minore, a Lesbo, a Lemno e in Tessaglia. E' la lingua soprattutto dei poeti Saffo, Alceo e Anacreonte.
Beotico: Varietà dell'eolico parlata in Beozia. Non è stata prodotta molta cultura in beotico, però nell'epoca ellenistica (II° secolo a.C.) era emersa la poetessa Corinna.
Ionico: Parlato in molte isole dell'Egeo (le Cicladi), in Eubea, nelle coste centrali dell'Asia Minore. Buona parte della lirica e dell'epica (che pure ha uno stile composito) sono state scritte in ionico. Anche Erodoto, storico, geografo ed etnografo vissuto nel V secolo a.C., aveva scritto in ionico.
Per quel che riguarda l'arte dell'età classica, notevoli sono le statue di Mirone (metà V° secolo a.C.), finalizzate a raffigurare atleti con corpi in torsione. Occhio però, questo non è l'originale.
L'originale era in bronzo, questa è una copia romana in marmo:
"Discobolo" di Mirone, copia romana.

Da non dimenticare anche Policleto, il quale aveva dedicato gran parte della sua esistenza allo studio della figura umana, fino a ricavare nella scultura delle proporzioni molto vicine a quelle rintracciabili in natura:
Doriforo di Policleto, copia romana in marmo

Per quel che concerne invece la pittura vascolare, vengono spesso rappresentati personaggi appartenenti alla tradizione epica:

 

Questi sono Achille e Aiace che giocano, con espressioni concentrate. I loro scudi sono posti ai lati della pittura. Notate il modo particolareggiato in cui sono rese le vesti dei due eroi.
I Greci vennero sottomessi dapprima a Filippo il Macedone, poi all'Impero Romano. Nel corso della tarda antichità la lingua si era modificata. Anzi, già con la conquista da parte dei Macedoni era nata una lingua comune presso i popoli greci, denominata ionico-attico.
Nel corso del Medioevo gli scritti degli autori greci erano rimasti ben nascosti nelle biblioteche, soprattutto in quelle dell'Impero Romano d'Oriente.
Poi, nel corso del Rinascimento, la cultura greca antica era stata riscoperta dagli umanisti italiani.
Mi sono resa conto di non aver messo nemmeno un'immagine sull'alfabeto greco.
Eccovela qui, a conclusione del post:

Anzi no, concludo il post con una canzone che nulla ha a che fare con i Greci, ma molto ha a che fare con la civiltà.
Per una volta i miei gusti musicali coincidono con quelli della maggior parte degli italiani!! Questa canzone mi ha mosso il cuore per quattro sere consecutive di trasmissione del Festival a Sanremo:


Niente odio!!! Stringiamo i denti e facciamoci forza, perché la vita acquisisce senso solo se si è capaci di amare. Nonostante la violenza e le morti ingiuste e dolorose... Dobbiamo diventare autentici amando.


3 febbraio 2018

Gli Slavi:


IL CEPPO LINGUISTICO SLAVO:

Altra mappa strategica di studio!
Credo di non aver dimenticato nessuna delle lingue appartenenti a questa sottofamiglia:



CARTINA DI COLLOCAZIONE DELLE LINGUE SLAVE:

Non sono riuscita a trovarne una migliore con le scritte in italiano.
Però tenete presente che gli stati in cui attualmente vengono parlate le lingue slave sono colorati in questa cartina, a differenza degli stati vicini o comunque confinanti che sono contrassegnati con il colore grigio e il contorno bianco.



IMMAGINE CON I SIMBOLI DELL'ALFABETO CIRILLICO:

L'alfabeto cirillico era nato dalla volontà dei monaci Cirillo e Metodio di tradurre la Bibbia in slavo antico, in modo tale che i contenuti risultassero comprensibili alla popolazione slava.
E' un sistema alfabetico basato sostanzialmente sul greco.
Tuttavia, per quale motivo non è esattamente uguale al greco??
Prima della missione di Cirillo e Metodio, lo slavo antico non era mai stato messo per iscritto e le sue caratteristiche fonetiche non risultavano compatibili né con l'alfabeto greco né con quello latino.
Per questo i due fratelli ne avevano inventato uno "intermedio" che potesse essere fedele alla pronuncia delle parole.


DERIVAZIONE DELLA PAROLA SLAVO:

Esattamente le stesse frasi della monografia di Francisco Villar che ho citato anche all'interno della tesina etimologica preparata per l'esame:

"Slavo è una parola con una storia curiosa. Deriva in ultima analisi da slovene, nome con cui questo popolo chiama se stesso. (...) Sembra evidente la sua appartenenza alla radice indoeuropea *kleu-/klou/-klu- “sentire” che con fonetica slava diventa slav- (slava “fama”) e slov- (slovo “parola”). Perché è normale nella famiglia indoeuropea l'associazione in questa
stessa radice delle nozioni di “sentire, ascoltare” (come in greco κλὗθι [klùzi] “ascolta!”) e di “fama, reputazione, gloria” (come in italiano inclito “illustre, famoso”). Ciò rivela naturalmente una determinata concezione dei valori nella società indoeuropea: la gloria dipende soprattutto da ciò che “si sente dire” di una persona, dal fatto che il suo nome vada di bocca in bocca.
(…) se slovene fosse un derivato di slava “fama”, gli slavi sarebbero “i famosi, i rinomati.”

E' stato interessante e per me anche oltremodo affascinante scoprire l'esistenza di un ponte di collegamento tra κλέoς (clèos) e slav.
La radice I.E. *kleu-/klou/-klu- è portatrice di due sfere semantiche, entrambe ereditate dal greco antico. La prima riguarda l'atto di ascoltare e la seconda invece è molto pertinente al concetto di "gloria, notorietà, fama".
La voce "kλὗθι" (cluthì!), imperativo greco di seconda persona singolare "ascolta!", fa pensare immediatamente al fatto che i canti epici della Grecia arcaica fossero tramandati esclusivamente per via orale e per diverse generazioni.
Dunque, ciò che in quell'epoca antica si ascoltava erano le gesta gloriose degli eroi con i loro fortissimi sentimenti e i loro valori guerrieri.
Proprio attraverso la narrazione dunque, personaggi come Achille, Ettore, Agamennone, Patroclo e Nestore acquisivano una rinomata fama grazie alla quale non dovevano e non potevano essere mai dimenticati.
Gli eroi di Omero (ammesso sempre che sia davvero esistito e non sia un nome da sempre utilizzato per indicare in realtà l'opera di decine di aedi!) meritavano la memoria eterna dal momento che in vita erano stati dotati di meravigliose qualità come l'audacia, la forza fisica e il valore militare.
All'interno del mio lavoro ho citato anche alcune righe di un recente saggio del grecista Giulio Guidorizzi, "Io, Agamennone- gli eroi di Omero":

“(...) un eroe è al servizio della sua memoria: sa fin dal principio che il suo destino è lasciare un ricordo dietro di sé, in modo che chi non è ancora nato conosca un giorno le sue imprese, e i figli le raccontino con orgoglio."

Però a questo punto ritengo importante richiamare anche ciò che il linguista spagnolo precisa ulteriormente a proposito del termine slavo:
"(...) deriva in ultima analisi da slovene, nome con cui questo popolo chiama se stesso."

Dunque, se avessimo l'assoluta certezza che "slovene" derivi proprio da "slava", il significato della denominazione di questo popolo sarebbe legato alla fama.

Ma quel che mi chiedo da un po' di settimane è questo: anticamente, il popolo slavo era dotato di un patrimonio culturale, magari di tradizione esclusivamente orale, in cui venivano ricordate le grandi imprese degli eroi??
Sarebbe bello per me incontrare qualcuno che sapesse questo.


PATRIA ORIGINARIA DEGLI SLAVI:

Non si ha nessuna certezza a proposito della loro zona originaria.
C'è un'ipotesi che sostiene la provenienza dalle valli dell'Oder, un fiume lungo circa 628 km che marca il confine tra Germania e Polonia.
Questo fiume ha due nomi: i tedeschi lo chiamano "Oder", i polacchi invece "Odra".
E anche qui vi trovate delle cartine geografiche; io senza cartine geografiche non riesco a capire né a memorizzare le indicazioni dei luoghi.


L'altra ipotesi invece fa riferimento alla zona compresa tra il nord dei Carpazi e il corso del fiume Dnepr. Quindi si tratterebbe di un territorio compreso tra Russia e Bielorussia.


Ad ogni modo, proprio grazie a queste indicazioni topografiche, è possibile pensare a contatti e influenze linguistiche sia con i Balti a nord, sia con i Germani a Ovest.

STORIA ANTICA E MEDIEVALE DEGLI SLAVI:

L'unica notizia certa appartenente all'età antica è questa: nel 455 d.C., a causa del collasso dell'impero Unno, gli Slavi avevano già invaso e occupato la zona dei Balcani.
Nei primi tempi dei loro insediamenti, è molto probabile che il loro idioma fosse venuto a contatto con la lingua greca e magari anche con la lingua illirica, all'epoca parlata nella zona dell'attuale Albania.
Nell'espandersi verso Oriente non avevano incontrato particolari resistenze da parte di altri popoli, mentre invece, nei loro viaggi verso Occidente, hanno dovuto scontrarsi con il Regno dei Franchi.       I primi documenti in lingua slava risalgono al IX° secolo d.C.
E' possibile che in questo periodo gli slavi parlassero ancora una lingua comune e ancora abbastanza omogenea. La lingua di queste prime testimonianze scritte è detta "slavo antico".

Poi però, pochi secoli dopo, si era verificata la suddivisione dialettale. Villar cerca di fornire una spiegazione anche a questo fatto, affermando che il Basso Medioevo era stata un'epoca in cui si erano costituiti nuovi stati e nuovi ordinamenti politici anche a causa di guerre e battaglie tra slavi e popoli esterni ai loro territori.

 CONFRONTI TRA ALCUNE LINGUE SLAVE:

Ci sono delle parole che si ripetono con suono uguale, anche se vengono scritte con diversi caratteri alfabetici.
Un esempio è proprio la parola "pace":

SLOVENO SERBO-CROATO RUSSO BULGARO
mir ("pace") mir

мир мир

E' accaduto che con lo scisma della Chiesa Occidentale da quella Orientale, anche le lingue slave si sono praticamente "spartiti" i tipi di alfabeto!
Le lingue meridionali e occidentali utilizzano i caratteri latini compatibili con la liturgia romana, quelle più orientali invece hanno adottato il cirillico.

 LA LETTERATURA RUSSA:

 La letteratura russa, ce ne siamo accorti benissimo in famiglia, ha avuto dei grandi autori come Lev Tolstoj e Fedor Dostoevskij.
In questo blog trovate qualche mia recensione di alcuni loro romanzi che ho letto qualche tempo fa.

Voglio soltanto riportare alcune citazioni che provengono da alcune opere di entrambi che non ho mai letto:

- "È cosa meravigliosa questa illusione che abbiamo che la bellezza sia anche bontà."
     ( Lev Tolstoj, "La sonata a Kreutzer")

 - "Quando si ama, si ama tutta la persona così com’è, e non come si vuole che sia."
    ( Lev Tolstoj, "Anna Karenina")

- "La sofferenza e il dolore sono sempre doverosi per una coscienza vasta e per un cuore profondo."
          (Fedor Dostoevskij, "Delitto e castigo")

- "È meglio essere infelici, ma sapere, piuttosto che vivere felici… in una sciocca incoscienza."                              (Fedor Dostoevskij, "L'idiota").


GLI SLAVI NEL NOVECENTO:

E' risaputo che durante il secolo scorso si sono verificati degli eventi storici terribili e oltremodo drammatici in Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia.
Non mi riferisco soltanto alla guerra che ha comportato lo smembramento della Jugoslavia, ma anche alla orribile realtà delle Foibe, all'interno delle quali morirono migliaia di italiani alla fine della Seconda Guerra Mondiale.




TAPPE PRINCIPALI DELLA GUERRA IUGOSLAVA:

Anni '80: Morte del generale Tito e nascita del nazionalismo serbo.

Estate 1991: La Slovenia si dichiara indipendente dal resto della Jugoslavia. Il conflitto tra Slovenia e Jugoslavia dura soltanto 10 giorni. Il 6 luglio 1991 la Slovenia è davvero diventata uno stato libero.

(Non è una trattazione storica dettagliata, è semmai uno schema che evidenzia solo gli eventi decisivi e gli eventi più gravi)

8 ottobre 1991: La regione della Croazia si dichiara indipendente dalla Jugoslavia. La Serbia le dichiara guerra e nei mesi successivi inizia a bombardare le cittadine croate
(Ravno ad esempio è rasa al suolo nel dicembre del '91)

Febbraio 1992: Anche la Bosnia chiede la secessione dalla Serbia; e a quel punto scoppia anche il conflitto tra Bosnia e Serbia.

Maggio 1992: Iniziano a cadere bombe su Sarajevo, che comportano centinaia di morti e di mutilati.
La sede del Parlamento di Sarajevo viene incendiata.

Maggio 1993: Distruzione del ponte di Mostar, città bosniaca, a causa dei continui bombardamenti fra Croati e Bosniaci. Quel ponte congiungeva la zona abitata dai Croati con quella abitata dai Bosniaci.

Aprile 1994: Massacro di Ahmici. I Croati invadono questo villaggio bosniaco, appiccano il fuoco alle abitazioni e uccidono centinaia di abitanti.

11-14 luglio 1995: Genocidio dei bosniaci musulmani a Srebrenica da parte di quell'ala dell'esercito serbo diretto da Ratko Mladic. E' stato un vero e proprio atto di pulizia etnica.

Agosto-ottobre 1995: Come se Srebrenica non fosse bastata, i Serbi incendiano e invadono molte altre città bosniache e attuano diversi stupri.

Novembre 1995: Accordi di Dayton, per porre fine ai sanguinosi conflitti che avevano ridotto le zone balcaniche a un cumulo di macerie e di cadaveri.

Dicembre 1995: Accordo di pace firmato a Parigi.

Febbraio 1996: Finalmente si smette del tutto di sparare e di bombardare. Era durata anche troppo!

La Jugoslavia ufficialmente non esiste più dal novembre 1995: è stata smembrata in quattro stati diversi, a prezzo di troppe vittime giovani e innocenti.