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28 marzo 2024

"MONTY PYTHON E IL SACRO GRAAL"- FILM UMORISTICO SUI CAVALIERI MEDIEVALI:

Film strano, visto rigorosamente in lingua inglese. 

A Matthias piace molto l'umorismo inglese, a me non dispiace, in fin dei conti lo trovo leggero e al contempo arguto, ma non mi fa impazzire.

Monty Python e il Sacro Graal è un film assurdo appartenente al genere dello humor inglese, liberamente ispirato alla letteratura del ciclo bretone. 
E' il film più conosciuto dei Monty Phyton, un gruppo di attori comici del Regno Unito.
Si tratta di una parodia delle imprese di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda che nel Medioevo cercavano il Sacro Graal. Secondo una leggenda, il Sacro Graal è la coppa in cui Giuseppe d'Arimatea ha raccolto il sangue di Cristo.

In questo film re Artù, accompagnato dal suo scudiero Patsy e da cavalieri come Galahad e Lancillotto, riceve da Dio l'incarico di cercare il Sacro Graal. 

La narrazione del film è un concentrato di incontri assurdi con cavalieri, contadini, maghi e streghe, guardie di una fortezza, un coniglio assassino e un mostro a tre teste.

-Cavalli a galoppo e noci di cocco:

In molti affermano che l'idea di rappresentare il suono del galoppo dei cavalli attraverso l'uso di noci di cocco è sorta da una ragione economico-pratica: la regia non poteva permettersi cavalli veri (e infatti re Artù e i suoi cavalieri fingono di andare al galoppo su cavalli). Ma per me questa raffigurazione contribuisce anche a rafforzare l'elemento umoristico e quello del non-sense, piuttosto rilevante nel film. 

Il Morandini, dizionario di critica dei film, a proposito di Monty Python e il Sacro Graal, rileva giustamente che il doppiaggio dell'edizione italiana "fa un uso sconsiderato dei dialetti stravolgendo il testo". Per questo motivo è molto meglio vedere il film in inglese.

-Il marxismo nel Medioevo:

Nel loro percorso Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda incontrano contadini dalle idee radicali.

Uno di loro dice a Re Artù: "What I object to is that you automatically treat me like an inferior. You're a king, that's very nice. How did you get that? By exploiting the workers! By hanging on to outdated imperialist dogma which perpetuates the economic and social differences in our society!" 

("Quello che contesto è che automaticamente mi tratti come un essere inferiore. Sei un re, molto bene. Come hai ottenuto questo ruolo? Sfruttando i lavoratori! Aggrappandoti al dogma imperialista che perpetua le differenze economiche e sociali nella nostra società") .

E la moglie del medesimo contadino si rivolge così al re dei Bretoni: "I didn't know we had a king. I thought we were an autonomous collective."

("Non sapevo avessimo un re. Pensavo fossimo un collettivo autonomo").

Verso la fine del dialogo, quando re Artù chiede ai due contadini chi è il signore che vive in un castello poco lontano dai campi, si sente rispondere: "No one lives there. I told you. We're an anarcho-syndicalist commune".

(Nessuno vive là. Te l'ho detto. Siamo una comune anarco-socialista).

-Le animazioni:

All'interno del film sono presenti le animazioni di Terry Gilliam che riguardano soprattutto giganti, draghi, paesaggi collinari con il sole e le nuvole dotati di gambe umane. Ad un certo punto compare anche una grande lumaca.

Si tratta di elementi che hanno lo scopo di legare gli sketch del film. Gilliam ha ammesso di aver preso alcune di queste animazioni da un manoscritto miniato. 

-Finale:

Quando re Artù e i cavalieri si preparano per assalire il castello in cui credono si trovi il Sacro Graal finiscono improvvisamente nelle mani della polizia, incolpati di aver ucciso uno storico che raccontava la loro storia.

EXCURSUS LETTERARIO:

Approfitto dei contenuti di questo film per scrivere un excursus letterario sul ciclo bretone.

Va innanzitutto precisato che il ciclo bretone si è diffuso inizialmente tra la Francia e l'Inghilterra: i Normanni per un periodo hanno unificato sotto il loro regno l'Inghilterra, la Normandia e la Bretagna. Il patrimonio a cui gli autori del ciclo bretone si richiamano deriva in gran parte dalle tradizioni e dai miti celtici che accomunavano i popoli alto-medievali di quei territori. Il primo personaggio del ciclo bretone profondamente legato al mondo celtico è Mago Merlino che si serve dei suoi poteri sempre a fin di bene, proprio come i Druidi.

Interessante è poi rilevare che la Tavola Rotonda è tale affinché i cavalieri vi siedano senza distinzioni gerarchiche. Tra i cavalieri spiccano Tristano, Lancillotto e Perceval.

Tristano e Lancillotto, sempre in conflitto con potenze magiche e sovrannaturali, rappresentano la contrapposizione tra la fedeltà ai rispettivi signori per i quali sono al servizio e l'attrazione intensa per le loro mogli: Tristano per Isotta, che è già moglie di Marco e Lancillotto per Ginevra, già moglie di re Artù... compare quindi il tema dell'adulterio per quel che concerne il triangolo tra Artù, Ginevra e Lancillotto. 

Ma è nel Ciclo di Perceval, contenuto sempre nel Ciclo Bretone, il cui probabile autore è Chrètien de Troyes, che si sviluppa l'avventura della ricerca del Sacro Graal. 

Graal deriva dal latino "gradalis", ovvero, "vaso".

Infatti è Perceval che cerca questo oggetto e, con lo sviluppo narrativo delle sue avventure, appare anche il motivo ascetico-religioso mischiato ad elementi di fantasia: per divenire cavaliere il soldato deve superare una serie di prove e di avventure che lo mettono in contatto con il mondo fantastico. 

Le prove affrontate da Perceval sono finalizzate alla sua maturazione spirituale. Gli sbagli di Perceval divengono occasioni per acquisire sempre più consapevolezza del suo ruolo di cavaliere oltre che della fede cristiana e dell'amore. Proprio per questa ragione lo studioso Hermann Grosser definisce il Ciclo di Perceval un'opera di formazione.



20 marzo 2024

"Il Cavaliere del giglio", biografia romanzata di Farinata degli Uberti:

Io avea già il mio viso nel suo fitto;

ed el s'ergea col petto e con la fronte

com'avesse l'inferno a gran dispitto.


E l'animose man del duca e pronte

mi pinser tra le sepulture a lui,

dicendo: "Le parole tue sien conte".


Com'io al piè de la sua tomba fui,

guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,

mi dimandò: "Chi fuor li maggior tui?"

(Dante, Inferno X°, 34-42)

Non si tratta soltanto di un romanzo in cui si racconta la biografia di Farinata degli Uberti. E' anche un libro che, nella sua complessità, illustra al lettore i conflitti tra guelfi e ghibellini nella Toscana dei secoli XII°-XIII°.

A) PREMESSA:

Nella prefazione l'autrice Carla Maria Russo rivela al lettore che, sin dai tempi del liceo, era rimasta affascinata dalla figura di Farinata degli Uberti, protagonista del X° canto dell'Inferno. Da ragazza le sembrava un grande eroe disposto a pagare qualsiasi conseguenza pur di restare fedele alle sue idee.

Tuttavia, una volta divenuta adulta e dottorata oltre che laureata, ha constatato quanto fosse difficile scrivere una biografia storica su Farinata dal momento che sulla famiglia Uberti sono state conservate e rinvenute pochissime informazioni.

... gli Uberti e la loro parte politica sono usciti sconfitti dallo scontro con la Chiesa, e i guelfi vincitori non solo si sono impegnati a distruggerne la memoria ma hanno riscritto la storia dal loro punto di vista, sforzandosi di mettere in cattiva luce i comportamenti degli avversari e in particolare del nemico per antonomasia: gli Uberti appunto.

E gli Uberti erano i capi del partito ghibellino toscano.

B) PRIMI CAPITOLI DEL LIBRO:

I primi capitoli si concentrano prima di tutto sulla figura del nonno di Farinata, Schiatta Uberti.

Schiatta amava molto trascorrere il tempo insieme ai nipoti. Faceva con loro lunghe cavalcate fuori le mura, durante le quali il primo si dilettava a raccontare e i secondi ad ascoltare le affascinanti vicende del casato più antico della città. Una storia che coincideva con quella stessa di Firenze, alla cui difesa e grandezza gli avi, fin dai tempi più remoti, avevano contribuito con l'ingegno, il coraggio, il valore delle armi, il sangue tante volte versato. Perciò, a loro più che a chiunque altro incombeva l'onere di proteggere la patria, se volevano mostrarsi degni di un tale passato.

"L'Aquila e il Giglio. Per queste due insegne gli Uberti sono sempre stati pronti a morire" ammoniva, alludendo ai simboli dell'Impero e di Firenze, cui il casato si era mantenuto fedele fin dalle origini.

Il romanzo inizia nel 1216. Schiatta in quell'anno ha già intuito che Farinata, seppur solo dodicenne, ha un fortissimo senso del dovere e una straordinaria determinazione oltre che un'intelligenza notevole. Secondo il nonno già da ragazzino si intravedono in Farinata doti di forza e autorevolezza.

Nella prima parte del libro l'autrice dà rilievo ad un litigio che fa riesplodere le rivalità tra guelfi e ghibellini. Infatti, durante un lauto banchetto che la famiglia Mazzinghi organizza per festeggiare il figlio appena nominato cavaliere, scoppia una lite tra Oderigo dei Fifanti e Buondelmonte dei Buondelmonti. Buondelmonte è figlio di guelfi, mentre Oderigo è un ghibellino.

Schiatta Uberti propone il seguente accordo al fine di garantire la pace a Firenze: Buondelmonte dovrà sposare Beatrice Amidei, nipote di Fante dei Fifanti.

Tuttavia, sia Madonna Gualdrada Donati sia Ranieri Zingane ordiscono un complotto al fine di umiliare sia Schiatta sia gli Amidei. Per questo motivo il matrimonio non va in porto.

* Schiatta Uberti è realmente esistito, come anche lo scoppio delle rivalità tra guelfi e ghibellini a causa dei piani di Gualdrada e di Ranieri che hanno mandato a monte il matrimonio tra  Beatrice e Buondelmonte.

C) GIOVINEZZA DI NERI E DI FARINATA DEGLI UBERTI:

Neri è di un anno più grande di Farinata. Risulta un personaggio leale e abbastanza spesso anche intraprendente. Entrambi i fratelli studiano all'Università di Bologna.

Un fatto storico realmente avvenuto e narrato anche in questo romanzo è il matrimonio tra Neri Uberti e Gemma, figlia di Ranieri Zingane, avvenuto nel dicembre 1239. Nel libro Gemma è una ragazza pulita, sensibile e onesta, una figlia mai accettata dal padre vedovo, "incarognitosi" dopo che la moglie è morta di parto.

Ad ogni modo, il matrimonio tra Neri e Gemma è durato veramente pochi anni proprio a causa di una trappola ordita dai guelfi tre anni dopo la celebrazione delle nozze. E così, dopo l'obbligato ripudio di Neri della moglie, in Gemma sorge il desiderio di recarsi in convento. Il suo secondo marito, scelto dal padre Ranieri, accetta e rispetta questa decisione. Carla Maria Russo riferisce a noi lettori che la giovane definiva il marito il più nobile, il più valoroso, il più gentile cavaliere della provincia d'Italia.

Da giovane, Farinata dimostra il suo valore nella battaglia della Rocca di Mortenanno. 

Eccovi la narrazione dell'episodio:

Una galleria sotterranea, aperta nel ventre della collina sulla quale sorgeva la fortezza, avrebbe dovuto consentire di raggiungerne la base. Una volta aperta una voragine e minata la stabilità delle fondamenta, secondo le intuizioni di Farinata e i calcoli degli ingegneri, essa sarebbe crollata a causa del suo stesso peso. Nei limiti del possibile, si adottò la precauzione di condurre le operazioni in segreto, nella speranza che il nemico si avvedesse solo troppo tardi della manovra che si tramava ai suoi danni. L'ingresso della galleria venne protetto da una tettoia di travi che consentiva anche di lavorare al sicuro dalle pietre e dalle frecce dei mortenanni, mentre l'interno fu puntellato e rafforzato da una struttura di piloni in legno, per impedire che franasse e anche per poterle appiccare il fuoco una volta concluso il lavoro, accelerando così il crollo del baluardo. (...)

Una staffetta riuscì a violare l'assedio e a raggiungere Poggibonsi, recando una disperata richiesta di soccorsi, concessi e inviati senza esitazioni. Le milizie di San Pietro Scheraggio, di cui facevano parte Neri e Farinata, per quanto colte alla sprovvista e inferiori di numero, ricevettero l'ordine di resistere a qualunque costo fin a quando i commilitoni non avessero appiccato il fuoco all'impalcatura e sferrato l'attacco finale alla rocca. Che, tuttavia, non fu necessario: gli assediati si arresero e si rimisero alla mercé dei vincitori.

Il castello di Mortenanno, con la sua imprendibile rocca, fu saccheggiato e raso al suolo. Ai proprietari fu fatta grazia della vita, ma solo per esibirli in catene per le vie di Firenze durante il trionfale rientro delle armate vincitrici e gettarli poi a marcire nelle carceri della città, in attesa di un riscatto che nessuno mai pagò.

D) MEMORIA DI FARINATA:

Nell'epilogo del libro, l'autrice rende merito a Dante Alighieri, la cui onestà intellettuale ha consegnato a noi il ritratto di un Farinata valoroso e combattivo.

Oltretutto viene anche citato il ritratto realizzato nel 1450 da Andrea del Castagno nel quale Farinata ha i capelli biondi e gli occhi azzurri.


13 marzo 2024

"CARI COMPAGNI!"-FILM SULLA RIVOLTA DI NOVOCKERKASSK

Si tratta di un film storico in bianco e nero, molto complesso, che io e Matthias abbiamo visto circa due mesi fa, in un cinema di Verona. 

Vorrei dare spazio soprattutto alle riflessioni di Matthias (tutte le sue frasi e considerazioni sono in rosso) a proposito di impressioni sui personaggi e sui rapporti che intercorrono tra loro.

TRAMA E CONTENUTI:

Cari compagni!, in russoDorogie tovarišči, è un film prodotto in Russia e uscito nel 2020. 
Il regista è Andrey Konchalovsky, dedito a tematiche storico-sociali che interessano il Novecento come ad esempio i drammi dei lager e la critica dell'URSS nel periodo di Kruscev.

Il contesto è l'Unione Sovietica di Kruscev che, nel 1962, è impegnata sia in un'aspra competizione con gli Stati Uniti sia nel coltivare gli ideali del comunismo.

Il film è ambientato nella piccola città di Novockerkassk, situata nella regione del Don e al confine con l'Ucraina. Proprio qui, il 2 giugno 1962 scoppia un rivolta operaia in una fabbrica di locomotive locali, repressa nel sangue.

Questo episodio è stato per molto tempo nascosto e, i manifestanti uccisi durante la protesta, sono stati seppelliti al di fuori di Novockerkassk, in mezzo a vasti campi e sotto falso nome.

Ci sono due figure molto importanti: Lyudmila, funzionaria del Partito e sua convinta sostenitrice e la figlia Svetka che sostiene invece i manifestanti e che, dal giorno degli scontri tra operai e apparati governativi, sembra scomparire nel nulla.

Non conoscevo questo evento storico.

Riporto una parte del commento di Tommaso Tocci:

Cari compagni! romanza e riassume la storia di un massacro di stato, tornando a un momento storico in cui il comunismo sovietico rifletteva su se stesso e non poteva essere messo in discussione da uno sciopero operaio.

Un maestro dell'immagine come Andrei Konchalovsky mette in scena (l'episodio) con rigore attraverso la storia di una donna il cui ruolo di madre finisce per mettere in crisi il suo patriottismo.

Personalmente ritengo che il film sia tecnicamente buono.

LE NOSTRE IMPRESSIONI SU QUESTO FILM:

C'è una scena che mi ha colpito molto e in cui ho visto un'analogia: quando Lyudmila cerca sua figlia scomparsa per le vie cittadine, ad un certo punto vede una cagna intenta ad accudire i cuccioli molto piccoli e... inizia a stare male, a soffrire. Perché intuisce di dover dialogare di più con sua figlia e di dover curarsi di più di lei. Mentre solo pochi giorni prima della scomparsa di Svetka nutriva disprezzo per i rivoltosi, secondo lei tutti da condannare a morte, quando un evento di protesta contro il governo coinvolge anche sua figlia inizia a desiderare che Svetka sia viva, salva e nascosta da qualche parte.

A me invece ha impressionato il confronto-scontro tra due generazioni diverse. Nella scena in cui Lyudmila, Svetka e il nonno si trovano in cucina attorno alla tavola ho notato che mentre da un lato c'è una madre particolarmente affezionata ai tempi di Stalin, e lo si comprende da discorsi come "Stalin ha vinto la guerra", "Stalin non ci faceva mancare il pane in tavola", dall'altro c'è una figlia poco più che adolescente la quale considera Stalin un criminale e desidera maggior giustizia sociale e la dignità del lavoro. Ed è qui che sua madre le fa una domanda intelligente, rivolta a mio avviso anche a noi spettatori per farci pensare: "Come mai hanno tutti parlato dei crimini di Stalin dopo che è morto?" e sua figlia le risponde: "Avevano tutti paura di lui quando era vivo". E a quel punto Lyudmila dice qualcosa sul fatto che, a tal proposito, alcuni anni prima, ai dissidenti di Stalin faceva comodo stare in silenzio. C'è una parte di ragione nelle parole della protagonista più adulta del film!

Per me questa pellicola è anche un tentativo di analisi del potere autocratico russo.

Sì, anche se però, quando la figlia le dice chiaramente "Avevi paura anche tu di Stalin", allora la madre inizia a picchiarla...

Poi non dimenticare che il nonno di Svetka è zarista, quindi il film si concentra anche su questi tre componenti di una stessa famiglia figli di tre diverse fasi della storia russa del Novecento. 

Il nonno dice che non c'è alcun Dio nella regione del Don. 

In questo film l'affidarsi a Dio rappresenta una fonte di speranza quando Lyudmila, durante una riunione con i membri del Partito comunista, si rifugia angosciata in un bagno e inizia a pregare per la figlia scomparsa.

Il clima omertoso caratterizzava anche l'Unione Sovietica post-Stalin negli anni Sessanta visto che si nasconde la verità nella vicenda del 2 giugno: chi ha sparato sulla folla? Non è una situazione molto chiara. Nell'Unione Sovietica la reale realtà del socialismo viene insabbiata.

Lyudmila vede un cecchino sul tetto e quindi sembra che siano stati i cecchini del KGB ad aver ammazzato le persone per fare un servizio al governo centrale dell'URSS. "Ma se i cecchini sparano in aria come hanno fatto a sparare sui manifestanti?" si chiede il generale che aiuta la protagonista a cercare la figlia. Mi sono chiesto per quale motivo un membro dell'esercito voglia aiutarla: non è molto chiaro neanche questo aspetto.

Coloro che hanno assistito alla rivolta, insieme ai sopravvissuti alla sparatoria, sono stati costretti a firmare dei documenti con la promessa di tacere per cancellare questo fatto dalla storia dell'URSS, pena la morte. 

Mi viene spontanea un'altra domanda: ci sono figure positive in questo film?

No, nessuna figura in questo film è del tutto positiva ma secondo me non ci sono neanche personaggi del tutto negativi: pensa di nuovo ai tre componenti della famiglia di Lyudmila, tutti e tre "diversamente ideologizzati". L'ideologia, di qualsiasi tipo essa sia, ottenebra il pensiero critico.

Secondo te invece c'è un'evoluzione del pensiero politico di Lyudmila?

Non lo so. A lei piace Stalin e, anche verso la fine, dice qualcosa come "Se ci fosse stato Stalin questa rivolta non sarebbe accaduta". 

Per me Lyudmila nel corso del film non ha affrontato un percorso che le facesse mettere in discussione la stima per Stalin. 

Questo non è un film sulla formazione politico-sociale di una delle sue protagoniste... e infatti sono rimasta colpita nel punto del film in cui, credendo che la figlia fosse sepolta in una fossa in mezzo ai campi con altre vittime della rivolta, Lyudmila, nell'auto del generale che la accompagna, inizia a cantare un inno patriottico comunista le cui prime parole sono: "Tovarišč, tovarišč!".

6 marzo 2024

"Il magico studio fotografico di Hirasaka", Sanaka Hiiragi:

Il magico studio fotografico di Hirasaka è uno dei regali ricevuti da parte di Matthias nel mio ultimo compleanno e in un periodo difficile. Riporto parte della sua dedica, pienamente azzeccata in relazione ai contenuti del libro:

"... che questo romanzo possa darti sollievo e tramite un pizzico di magia insegnare l'importanza di cogliere e apprezzare la bellezza che viviamo ogni giorno..."

Una volta arrivati qui poco importa che uno sia stato un grand'uomo o un miliardario: con noi possiamo portare solo i ricordi.

(cit.)

SANAKA HIIRAGI:

Nata nel 1974 nella prefettura di Kagawa, vive attualmente a Tokyo. Ha conseguito la laurea in Letteratura all'Università di Kobe. Per alcuni anni ha insegnato all'estero lingua e letteratura giapponese. 

Coltiva fin da giovanissima la passione per la fotografia e per le vecchie macchine fotografiche.

Il magico studio fotografico di Hirasaka è stato tradotto in più di venti paesi.

CONTENUTI DEL ROMANZO:

Lo studio fotografico del signor Hirasaka si trova al confine tra il mondo terreno e l'aldilà: rimanda quindi ad un'antica credenza della spiritualità giapponese secondo la quale le persone defunte devono andare temporaneamente in "luoghi di passaggio" per ricordare i momenti più significativi della loro esistenza prima dell'ufficiale ingresso nell'aldilà. 

Il compito particolare di Hirasaka è quello di far scegliere alle persone che transitano nel suo studio alcune fotografie ritraenti episodi del loro vissuto terreno.

In seguito, dopo la selezione di scatti da parte di questi ospiti, il signor Hirasaka è tenuto a costruire la lanterna girevole dei ricordi fatta di fotografie.

Dunque, signor Hirasaka: adesso devo scegliere delle fotografie in numero pari a quello dei miei anni e comporre la lanterna girevole insieme a lei, giusto? Poi la guarderò ruotare, troverò la pace e completerò il mio ciclo.

Così la signora Hatsue, che in vita è stata maestra di scuola dell'infanzia, ricapitola la consegna di Hirasaka.

Hirasaka concede inoltre ai suoi ospiti l'opportunità di rivivere il loro ricordo più prezioso e di scattare di nuovo la loro foto preferita, senza però interagire con nessuna delle persone conosciute in vita.

Con "rivivere" si intende la possibilità di ritornare indietro nel tempo al giorno e ora esatti.

Ma Hirasaka chi è stato da vivo? Per quale motivo non ricorda assolutamente nulla della sua vita?

MESSAGGI DEL LIBRO:

-La vita ha un valore inestimabile

La vita è infatti un mosaico di esperienze, di scelte, di incontri e di relazioni. 

Tutti mandano i figli all'asilo, giusto? Alcuni diventeranno membri apprezzati della società, altri no. Ma la vita di ciascuno di loro è preziosa. Anche se non diventeranno persone importanti. Anche se non saranno mai famosi. 

Per tutta la sua carriera di maestra Hatsue ha avuto a cuore il futuro dei bambini che le venivano affidati.

-Le scelte e la responsabilità

Ogni volta che si era trovato davanti a un bivio Waniguchi aveva scelto strade che, alla fine, lo avevano portato a quel maledetto giorno.

Waniguchi, quarantasettenne morto accoltellato, ha condotto una vita triste, dolorosa e poco limpida. A quattro anni è stato abbandonato dalla madre e, sin da giovanissimo, è stato coinvolto in episodi di violenza malavitosa. 

Se solo avesse imboccato strade diverse. Se avesse preso decisioni diverse, per esempio se si fosse trattenuto dal tirare un cazzotto al professore. Se almeno una volta, quando c'era da scegliere, avesse fatto la cosa giusta.

-Il bullismo

Durante l'excursus vitae di Waniguchi compare inoltre la tematica del bullismo. 

Per alcuni anni Waniguchi diviene il coordinatore di un negozio di riparazioni e un pomeriggio ha modo di conoscere Thien, un ragazzino vietnamita con una foto strappata da ragazzi un po' più grandi che lo perseguitano quotidianamente.

Ecco il pensiero di Waniguchi quando racconta a Hirasaka di Thien:

Sul tavolo, sparsi come i pezzi di un puzzle, c'erano i frammenti di una fotografia. Tirai a indovinare. I bambini sono spesso crudeli con gli altri bambini. Soprattutto quando si tratta di elementi estranei, che non appartengono alla propria categoria, non si fanno particolari problemi ad attaccarli.

Avendo fatto l'esattore per la malavita, forse non sarò la persona più adatta a dirlo, ma anche nel caso del bullismo c'è un limite che nessun essere che possa dirsi umano dovrebbe mai superare. Non conosco i ragazzacci là fuori, ma a chiunque si diverta a tormentare gli altri deve mancare qualcosa. Un braccio ferito può sempre guarire, ma ferite come quella, quando un ricordo prezioso viene strappato in quel modo, non guariranno mai.

Concludo questo paragrafo con un'ultima citazione che mi ha toccata sul vivo:

Era terribile. Mi colpì il fatto che tutti facessero finta di non vedere, nell'indifferenza degli insegnanti. Quando uscì dall'auto, come se niente fosse, vidi Thien che si avviava verso casa e dei ragazzini che lo colpivano ripetutamente alla testa con il pallone, che lo prendevano in giro, e quando lui cercò di difendersi, due di loro lo tennero fermo e un altro gli diede un calcio nello stomaco. Doveva trattarsi di alunni all'ultimo anno, perché erano molto più grossi di lui. Con una tale differenza di stazza, era impossibile per Thien reagire. Non smettevano di accanirsi. Il modo in cui si sottraevano agli sguardi, gli toglievano la cartella e lo attiravano verso la riva del fiume aveva un che di adulto. (...) Ben presto il contenuto della cartella finì sparso per terra e i quaderni, insieme con tutto il resto, furono gettati nel fiume. Thien però non pianse, strinse i denti e resisté. (...) Pensai che forse anche i suoi genitori dovevano fronteggiare sfide simili per consentirgli di vivere in un paese straniero. Gli rivolsi tra me e me parole di incoraggiamento, poi mi dissi che sarebbe stato un problema se si fosse presentato da noi per chiederci di aggiustargli i quaderni. (...) Come prima cosa andai a mettermi alle spalle di quei ragazzi che ridevano a crepapelle. "Cosa c'è di tanto divertente? Volete far ridere anche me?".

Eh sì. Waniguchi interviene per difendere il suo piccolo cliente che pochi giorni prima gli aveva chiesto di riparare la fotografia.

YAMADA MITSURU:

Le seguenti fotografie non costituiscono più dati sensibili dal momento che ritraggono bambini cresciuti. 😂


Matthias a 5 anni e mezzo. Guardate che bimbo totalmente ignaro del male e del dolore del mondo! Fino ad ora mi ha parlato poco della sua infanzia. Un pomeriggio i nonni paterni me lo hanno descritto come un bambino sempre sorridente, molto mite e molto aperto. Con me però, per quel che concerne i ricordi, è partito dalla sua adolescenza.


Io un mese prima di compiere 6 anni. Che faccia da furbastra che avevo! Agosto 2001, pochi mesi prima che mi trovassero "il malanno". Ero con la famiglia e uno zio in vacanza in Trentino, a Fai della Paganella. Non c'era caldissimo quell'estate, anzi, in Trentino pioveva ogni pomeriggio! La lumaca-salvadanaio di legno proveniva proprio da lì. 
Dall'ultimo anno di materna in poi ricordo la mia vita in modo molto lucido. 

Questa premessa dovrebbe servire a coinvolgervi maggiormente in ciò che sto per riassumere.

Nel corso del romanzo, presso lo studio di Hirasaka, giungono Hatsue e Waniguchi. La terza arrivata è Mitsuru, una bambina che ha quasi 6 anni e che non ha motivi per sorridere nelle fotografie.
Finora non l'ho accennato ma in questa storia c'è anche il personaggio di Yama, una sorta di "postino delle consegne" per Hirasaka.
Poco prima che Mitsuru entri nello studio fotografico, Yama consegna a Hirasaka una busta con una foto dicendo:

"Questa ragazzina soffrirà e morirà due volte. Alla fine se ne andrà. Penso sia meglio non saperne troppo..."

Ma Mitsuru è davvero morta o si trova in un limbo tra la vita e la morte? E se è morta, come è morta? Io, sulla base di questo iniziale discorso di Yama, inizialmente ho interpretato che la bambina sia morta a causa di una grave malattia o di un'operazione chirurgica necessaria ma andata molto male.

Continuerei a citare per sollecitare, nei limiti del possibile, la vostra curiosità:

Il fascicolo conteneva l'etichetta rossa che segnalava morti sopraggiunte per intervento umano, omicidi o suicidi. Yama gli disse: "Ehi, Hirasaka. Non c'è niente che tu possa fare. Non ci è consentito cambiare il suo destino, ci sarà una grave incriminazione e noi non potremo fare niente per evitarlo".

E ora vi svelo come Mitsuru stava per essere massacrata.
16 marzo. Giornata ancora fredda e nuvolosa. In un appartamento condominiale, Mitsuru viene picchiata ferocemente dal suo patrigno e lasciata al freddo sul balcone per tutta la notte.
In fin di vita, sogna di giocare con un uomo gentile che le suggerisce un modo per avvertire le forze dell'ordine e quindi per salvarsi la vita. Una volta svegliatasi, nonostante il dolore per le molte botte, Mitsuru si alza, appicca un incendio sul balcone, un poliziotto la vede e, con qualche collega, chiama i pompieri e corre a salvarla.

Secondo voi chi è l'uomo che ha salvato la vita a Mitsuru, rinunciando per sempre ai suoi ricordi?

La bambina si era salvata grazie a quel piccolo incendio, e se non ci fosse stato probabilmente l'avrebbero uccisa: questa la scioccante notizia ripetuta dai telegiornali da mattina a sera, per giorni e giorni. (...) Dopo l'incidente, il patrigno e la madre furono entrambi condannati e andarono in carcere, mentre lei, Yamada Mitsuru, era cresciuta in un istituto in campagna dove aveva ricevuto l'opportuno sostegno psicologico. Per via dell'incendio e della sua risonanza mediatica aveva dovuto cambiare nome. Da Mitsuru era diventata Michi.

Da adulta Michi diventerà una maestra di scuola dell'infanzia.

"I Persiani", Eschilo:

Si tratta di una tragedia di Eschilo rappresentata per la prima volta nel 472 a.C.

1) TRAMA DELLA TRAGEDIA:

L'ambientazione è statica dal momento che il dramma si svolge soltanto al palazzo di Susa in Persia.

La regina, moglie di Dario e madre di Serse, con i vecchi soldati fedeli a Dario defunto, attende con ansia l'esito della battaglia di Salamina (480 a.C.). 

A metà del dramma un messaggero porta la notizia della disfatta della flotta persiana, narrando la battaglia in modo preciso e dettagliato (nel racconto compaiono tra i dettagli i rottami delle navi persiane che galleggiano in mare).

Appare poi il fantasma di Dario e dice che suo figlio Serse è stato troppo ambizioso visto che ha voluto estendere il suo impero verso l'Europa. Tuttavia, raccomanda alla moglie di accoglierlo a palazzo e di consolarlo.

Infine, arriva re Serse sconfitto che si unisce al lamento del coro dei fedeli a Dario e la tragedia si chiude.

Come potete notare, I Persiani è una tragedia di argomento prettamente storico non mitologico. 

La trama è essenziale e basata su eventi realmente accaduti, non c'è un prologo che introduca al tema del dramma e vengono riservate proprio al coro dei fedeli al re le parti più consistenti.

2) LE GUERRE PERSIANE-EXCURSUS STORICO:

Ormai sapete che approfitto ogni volta che posso per agganciarmi alla storia.

Le guerre persiane comprendono un arco di tempo di vent'anni (499-479 a.C).

Tutto inizia con le rivolte ioniche tra gli anni 499-493 a.C. 

Le cause di queste rivolte sono state soprattutto due: i Persiani, che avevano conquistato alcune città greche di quella zona, facevano pagare dei tributi molto pesanti agli abitanti della Ionia e favorivano inoltre i traffici commerciali con i Fenici.

Quando città ioniche come Mileto avevano deciso di ribellarsi, Atene ed Eretria avevano inviato in aiuto alla città un contingente di navi. Ma, malgrado ciò, Mileto è stata rasa al suolo e i suoi cittadini o uccisi o venduti come schiavi.

Dario I aveva deciso pochi anni dopo di muovere una spedizione militare contro Atene ed Eretria. 

Quindi, nel 490 a.C., l'esercito persiano guidato dal generale Dati aveva raso al suolo Eretria ed era giunto nella pianura di Maratona, dove l'esercito ateniese era in netta inferiorità numerica rispetto ai Persiani: erano 10.000 soldati comandati da Milziade contro l'immensa potenza dell'Impero Persiano. 

Per quale motivo Sparta, grande potenza militare del mondo greco, non era accorsa in aiuto ad Atene? Gli storici ritengono fosse bloccata o dalla repressione di rivolte sociali al suo interno oppure da feste sacre che si svolgevano proprio in quei giorni.

Ad ogni modo, Milziade aveva sfruttato la tattica della falange oplitica per accerchiare gli avversari e la battaglia si era conclusa con la sconfitta dell'esercito persiano (200 morti ateniesi, 6000 morti persiani).

*Le tattiche della falange oplitica prevedevano spostamenti sempre verso destra in modo tale che ogni soldato potesse coprire il fianco sinistro del proprio vicino con lo scudo.


C'è una leggenda a proposito della denominazione della battaglia di Maratona: Fidippide, al fine di annunciare la vittoria ad Atene, aveva corso per 40 km e, per l'appunto, in antichità, la maratona era una disciplina olimpica che prevedeva una quarantina di km da percorrere.


Dieci anni dopo, nel 480 a.C., Serse, figlio di Dario I, aveva deciso di invadere la Grecia con 150.000 uomini. Ed è proprio della seconda guerra persiana che la tragedia di Eschilo parla.

Le città greche a questo punto avevano costituito la Lega Panellenica a Corinto. A capo della Lega c'erano Atene e Sparta.

Ad ogni modo, durante la battaglia di Salamina, nel settembre 480, (è un'isola), Temistocle, a capo della flotta ateniese, era riuscito a sconfiggere nuovamente i Persiani.

Nel frattempo, l'esercito persiano avanzava anche via terra: Leonida, re di Sparta, cercava di fermare l'avanzata con 300 uomini presso le Termopili... gli Spartani durante quella battaglia sono stati quasi tutti massacrati ma, grazie al loro valore, erano riusciti a far ritardare l'avanzata persiana verso Atene. 

Quindi gli Ateniesi avevano avuto il tempo di organizzarsi: avevano deciso di lasciare deserta la città per potersi rifugiare temporaneamente sull'isola di Salamina. I Persiani, una volta giunti ad Atene, devastavano i templi e l'acropoli, fatti ricostruire alcuni anni dopo da Pericle.

Al 479 a.C. risalgono sia la Battaglia di Platea, combattimento terrestre, sia la Battaglia di Micale, combattuta con flotte. Entrambi gli episodi avevano avuto come esito la vittoria greca.


3) PRIMI 13 VERSI:

Si tratta di versi cantati dal Coro. 

Vi scrivo prima la mia traduzione per poi soffermarmi su alcuni termini e collegarli anche alla lingua latina:

Tra i Persiani che dimorano in terra greca noi siamo chiamati fedeli e custodi delle dimore ricche d'oro che lo stesso sovrano Serse, figlio di re Dario, ha incaricato di sorvegliare durante la nostra vecchiaia. Ma a proposito del ritorno del re e del suo ricco esercito, l'animo ci desta un presagio già molto triste: in effetti, la gioventù dell'Asia se ne è andata e ulula il suo uomo. (su queste ultime parole avrò tempo tra pochi minuti di soffermarmi. Ad ogni modo, "ulula" è molto letterale ma è esatta e questo me lo conferma anche il confronto con la traduzione di Ezio Savino).

πίστις è la fiducia, la lealtà. In Erodoto è la "fedeltà verso qualcuno o qualcosa". Della stessa radice etimologica sono πιστός "fidato, leale, sincero" e πιστεύω "confidare, avere fiducia in qualcuno".

In latino compaiono invece i termini fides, ei per "fede, fedeltà" e le costruzioni fido + dativo per "fidarsi, contare su qualcuno" e fido+ in + accusativo per "aver fede".

Il concetto di fiducia deriva da una radice indoeuropea ricostruita che sarebbe *bheidh-, con il senso di "consegnarci al prossimo" fidandoci e affidandoci. Da *bheidh- derivano sia l'altro verbo greco πείθω con il significato di "persuadere, convincere", sia il sanscrito bandh che significa "legame".

Nella lingua italiana c'è differenza tra fede e fiducia

La fiducia è sia la consapevolezza di poter contare sulle proprie potenzialità nel corso della vita, sia un atteggiamento positivo verso persone con le quali ci sentiamo al sicuro, di carattere e di idee affini alle nostre.

La fede è qualcosa di più: è adesione a principi morali, etici e religiosi. Vi si aderisce senza la necessità di dover ricorrere a dimostrazioni o prove.

φύλαξ, -ακος è "custode". φυλάσσω, verbo intransitivo, significa "fare da guardia, badare a". Ricorda l'inglese look after e il latino caveo. Con caveo c'è la costruzione cavere ne+ congiuntivo che significa "evitare di".

Nella lingua latina ci sono tre termini inerenti alla sfera semantica del custode e della custodia: custos, custodis il più simile all'italiano, rimanda al nostro "custode, sorvegliante". Lo ianitor è il custode portinaio. E infine, c'è il verbo deponente tueor che rimanda al senso di "tutelare, esaminare, prendersi cura di ".

Per indicare i giovani Persiani coinvolti in guerra Eschilo utilizza la parola ἰσχύς che include il vigore giovanile. 

Per indicare il dolore e il rimpianto delle donne persiane, anzi, di ogni singola donna persiana, il tragediografo ricorre al suggestivo βαθει, cioè, "ulula". L'ululato in realtà è il lamento e il compianto per i giovani mariti partiti per la guerra.

Poco dopo, nell'attesa dell'esito della battaglia di Salamina, viene ricordata la nascita di Perseo: Zeus aveva fecondato Danae sotto forma di pioggia d'oro. Da Perseo proveniva dunque la genealogia dei re di Persia (χρυσόνομου γνεας, ovvero, "stirpe ricchissima").


4) PARTE DEL DISCORSO DEL FANTASMA DI DARIO:

All'inizio del post dicevo che, dopo la notizia della sconfitta persiana, appare il fantasma di Dario che fuoriesce dal sepolcro. Dario si rivolge sia agli anziani suoi sostenitori sia alla moglie e le dice:

Tu, o signora, mia amata, madre di Serse, rientra a palazzo prendi l'abito più bello, vai incontro al figlio: delle vesti ricche di ricami ormai laceri non gli rimangono che stracci sul corpo, carico di sofferenze. Ma tu consolalo con parole benevole, io lo conosco, sopporterà la sconfitta ascoltando soltanto te. Io ora mi ritiro sotto terra al buio.

Qui mi soffermo soltanto su tre parole e la prima è proprio palazzo: οἶκος può essere considerato sinonimo di domus. Entrambe queste parole hanno come primi significati "casa" e "dimora". Ma, in alcuni contesti di regalità, come in questo caso, tutti e due i termini portano l'accezione di "palazzo".

Per "sofferenza" Eschilo ricorre alla parola ἄλγος, vocabolo che si trova anche nell'epica omerica e che indica il dolore e la sofferenza psicologica e morale. Tuttavia, ritengo necessario, quasi doveroso, richiamare ad un altro termine greco inerente alla sfera della sofferenza: si tratta di λύπη, più inerente alle accezioni di "affanno, preoccupazione e offesa".

Ho inoltre evidenziato anche il termine "buio". Eschilo inserisce, in queste frasi, la parola  ζόφος (buio, oscurità). Però, nella variante ionico-attica del greco antico, il termine più ricorrente è σκότος, ovvero, "buio" e "tenebre".

Nella mitologia greca, tra l'altro, Σκότος  è il Padre delle Erinni, personificazioni femminili della vendetta, le cui corrispondenti, nella mitologia romana, sono le Furie.


1 marzo 2024

"Il richiamo della foresta", J. London:

Alla fine degli anni Novanta, quando io ero invece nel pieno della scuola dell'infanzia, per gli adolescenti dell'epoca (ovvero, per gli attuali quarantenni) andava in onda una serie televisiva animata, creata e prodotta negli Stati Uniti, intitolata "Daria", proprio come la protagonista adolescente.

Sono riuscita, nella ormai lontanissima estate 2011, a recuperare in streaming gratuito molti degli episodi di questa serie tv con il film, che ha sempre Daria per protagonista "Is it Fall yet?".

Daria Morgendorffer, pur con tutti i suoi limiti quali sarcasmo, eccessiva serietà, alcuni commenti cinici sulle sue coetanee, è l'emblema dell'adolescente gifted. Daria è anticonformista, critica, altamente intelligente, onesta, decisamente più matura rispetto alle sue coetanee. Tra lei e loro c'è un abisso, per questo si ritrova isolata e incompresa. 
Ad ogni modo, nel corso della serie, tra i 16 e i 18 anni Daria avrà modo di migliorare i suoi aspetti negativi anche grazie alla relazione con Tom.

So cosa vi starete chiedendo: per quale oscuro motivo la figura di Daria dovrebbe avere legami con Il richiamo della foresta di Jack London?

Daria Morgendorffer è molto stimata dal professor O'Neill, docente di letteratura anglo-americana che, durante una lezione, cita questo breve romanzo di Jack London dandone un giudizio molto positivo e assegnando ai suoi studenti alcuni brani da leggere a casa.

Devo dirvi la verità... per gli americani questo sarà anche un gran romanzo, più o meno come "Il fu Mattia Pascal" per noi, ma me invece non è piaciuto molto.

Praticamente è la storia di Zanna Bianca al contrario. 

TRAMA:

All'inizio del romanzo Buck è un cane domestico che vive in California in un'immensa tenuta il cui proprietario è il giudice Miller.

Buck è figlio di un San Bernardo e di un pastore scozzese femmina.

Ha quattro anni quando viene rapito da Manuel, l'aiuto giardiniere, che lo vende a uomini crudeli i quali, dopo diversi maltrattamenti, faranno di lui un cane da slitta.

Siamo negli ultimi anni del XIX° secolo, periodo che ha comportato il clou della corsa all'oro nel Klondike e, conseguentemente, l'aumento della richiesta di cani da slitta.

Gli istinti brutali di Buck si risvegliano proprio attraverso la dura e terribile conoscenza della "legge del bastone", praticata quotidianamente da chi pretende di addestrarlo.

A metà romanzo Buck arriva ad uccidere Spitz, il cane rivale che guida la muta dei due indiani Francois e Perrault.

Da quando si trova nelle terre del nord, Buck continua ad essere ceduto e rivenduto, ovvero, continua a cambiare padroni. 

Ad ogni modo, il padrone peggiore risulta essere Hal, un giovane sprovveduto cercatore d'oro giunto al nord con la sorella e il cognato.

Ecco quel che scrive l'autore a proposito di Hal, la sorella Mercedes e il cognato Charles:

Buck intuiva vagamente che non si poteva fare affidamento sui due uomini e sulla donna: non sapevano fare niente e con il passare dei giorni apparve chiaro che non potevano imparare. Erano maldestri in ogni cosa, senza ordine né disciplina. Impiegavano metà notte a piantare malamente il campo e quasi mezza mattinata a disfarlo e a caricare la slitta, e lo facevano talmente male che per il resto del giorno dovevano continuamente fermarsi per rimettere a posto il carico.

Quando Buck, dal momento che rifiuta di obbedire ad un ordine di Hal, sta per essere massacrato da quest'ultimo, arriva John Thornton a difenderlo e quindi a salvargli la vita.

John si rivela molto presto un padrone buono e Buck lo salva più di una volta da situazioni pericolose.

Tuttavia, in Buck si fa sempre più forte il "richiamo della foresta"... finché non vi si addentra e non incontra altri lupi con i quali impara rapidamente a convivere dopo la morte violenta di John Thornton.

LA NATURA DEL NORD: 

La storia qui proposta da Jack London è cruenta e cupa. 

L'unica cosa che ho apprezzato molto di questo libro sono state le descrizioni dettagliate e suggestive della natura, come questa:

Era una bella primavera, ma né i cani né gli uomini se ne accorgevano. Ogni giorno il sole sorgeva più presto e tramontava più tardi: albeggiava alle tre del mattino e il crepuscolo indugiava fino alle nove di sera. La lunga giornata era tutta uno scintillio di sole: il silenzio spettrale dell'inverno aveva ceduto il posto al grande mormorio primaverile della vita che si ridesta. Quel mormorio saliva da tutta la terra, piena di gioia di vivere, dalle cose che si rianimavano dopo essere state come morte e immobili nei lunghi mesi di gelo. La linfa saliva nei tronchi dei pini. I salici e i pioppi tremuli si coprivano di teneri germogli: cespugli e rampicanti si rivestivano di nuovi abiti verdi.

BUCK VS ZANNA BIANCA:

Elenco in questo paragrafo alcune somiglianze e differenze tra queste due opere di London.

-In Zanna Bianca, alla fine della storia, il cane-lupo protagonista vive nella tenuta del giudice Scott in California. Nel Richiamo della foresta,  nell'incipit il cagnone Buck vive nella tenuta del giudice Miller, sempre in California.

-In entrambi i romanzi di London gli Indiani d'America non fanno una gran figura: facilmente corruttibili, appaiono molto più attenti agli affari economici che non al rispetto per gli animali, trattati male e come se non provassero dolore.

-In Zanna Bianca Scott è un buon padrone, di conseguenza, nel Richiamo della foresta, John Thornton risulta un buon padrone.

-In Zanna Bianca, è Beauty Smith il padrone più crudele che tenta di massacrare di botte il cane-lupo dopo che quest'ultimo ha perso un combattimento contro un feroce bulldozer. 

-Nel Richiamo della foresta, Hal non fa mai combattere Buck, tuttavia si rivela un giovane capriccioso, prepotente e totalmente inetto allo stile di vita del nord. Una mattina, quando Buck si rifiuta di riprendere a condurre la slitta, lo picchia brutalmente. 

In entrambi i casi i due animali vengono salvati da persone che si riveleranno dei buoni padroni.