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22 settembre 2022

"Crescendo": è possibile superare odio e aggressività con la musica?

La verità e la non violenza 

sono antiche come le colline.

(Gandhi)

#makemusicnotwar

Crescendo è un film drammatico presentato al Festival del Cinema di Monaco nel 2019 e distribuito nei cinema italiani a partire dall'estate 2020. Il regista è Dror Zahavi, israeliano residente a Tel Aviv. 

Il contenuto ci fa riflettere sull'importanza della pace, dell'armonia tra i popoli e del riconoscersi umani anche in un clima di ostilità come quello che, da decenni, investe lo Stato d'Israele, conteso tra israeliani e palestinesi.

La pace, l'ascolto e il rispetto di se stessi e degli altri, uniti ad un'apertura mentale verso i popoli di mentalità diversa dalla nostra, sono stati, lo scorso anno, i temi principali di diverse delle mie lezioni scolastiche.

Approfitto di questo post per inserire sia le informazioni geografiche più importanti a proposito dello Stato d'Israele sia un riassunto della questione ebraico-palestinese.

1. LO STATO D'ISRAELE: ALCUNE CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO

Lo Stato d'Israele (מדינת ישראל) è una Repubblica parlamentare che fa parte del Medio Oriente e si affaccia sul Mar Mediterraneo. Confina a nord con il Libano e la Siria, ad est con la Giordania, a ovest con l'Egitto e a sud confina sia con il Golfo di Aqaba sia con i territori palestinesi, ovvero, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.


Il territorio israeliano è in buona parte desertico: il deserto del Neghev (נגב) infatti occupa circa il 60% del territorio israeliano ed è delimitato ad occidente dalla Striscia di Gaza.

Nell'area ovest c'è comunque una pianura molto fertile, denominata HaSharon, e qui risiede il 70% della popolazione. I monti della Giudea attraversano tutto il paese.

Il fiume principale è il Giordano che nasce dal monte Hermon, collocato nel deserto del Neghev, popolato da una fauna formata prevalentemente da asini selvatici e stambecchi. 

Le lingue ufficiali sono l'ebraico e l'inglese. L'arabo è una lingua minoritaria e a statuto speciale.

Il clima dello Stato d'Israele si diversifica in base alle zone: sulle coste è caratterizzato da inverni miti ed estati calde e secche, nell'area desertica è sempre molto caldo con una notevole escursione termica tra giorno e notte. La fascia montuosa invece è caratterizzata da inverni abbastanza rigidi (sull'Hermon ci sono pista da sci) ed estati calde e secche.

2. LA QUESTIONE EBRAICO-PALESTINESE:

Premessa= Alla fine dell'Ottocento è nato il Sionismo, movimento che aspirava a creare lo Stato d'Israele in modo tale che potesse diventare una patria per tutti gli ebrei dispersi nel mondo.

Un buon numero di ebrei, per sfuggire alle persecuzioni naziste, poco prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale si erano rifugiate in Palestina, terra promessa che nella prima metà del secolo scorso apparteneva al Regno Unito.

Tuttavia, i rapporti tra i popoli arabi e gli ebrei erano pessimi, al punto che erano sorte organizzazioni terroristiche contro ebrei e inglesi. Questi ultimi avevano deciso di affidare la Palestina all'ONU, secondo cui sarebbe dovuta essere suddivisa in due parti: una appartenente alle popolazioni di fede islamica e una invece riservata agli ebrei. Oltre a ciò, Gerusalemme, secondo il piano dell'ONU, sarebbe stata "territorio internazionale", enclave dello Stato Arabo. Questa proposta però è stata respinta dai Palestinesi.

Nel maggio 1948 è stata proclamata dal politico sionista Ben Gurion la nascita dello Stato d'Israele, non riconosciuto dagli arabi che già risiedevano in Palestina. 

E' stata questa la causa del primo conflitto arabo-israeliano, concluso con la vittoria degli ebrei che hanno potuto occupare tutta la Palestina. I pochi arabi residenti in Israele godono tuttora di diritti limitati. 

Le popolazioni arabe e gli ebrei non hanno certamente desistito, nei decenni precedenti, dall'assumere comportamenti aggressivi e violenti gli uni nei confronti degli altri: negli anni Sessanta è stata costituita dai Palestinesi l'O.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), un'altra associazione terroristica.

Nel 1967, con la guerra dei Sei Giorni, la Cisgiordania è stata occupata da Israele.

Il 6 ottobre 1973 (giorno dello Yom Kippur) è iniziata la guerra del Kippur: truppe egiziane e siriane hanno attaccato lo Stato d'Israele. I militari israeliani di religione ebraica, attraverso una controffensiva, sono giunti a pochi chilometri dal Cairo. Questo conflitto armato è terminato grazie ad un cessate il fuoco negoziato con le Nazioni Unite.

Nel 1978 il monte Sinai è ritornato sotto il dominio egiziano e l'Egitto ha riconosciuto lo Stato d'Israele. 

Nel 1982 lo Stato d'Israele ha invaso il Libano: l'obiettivo era quello di espellere le forze palestinesi che si sono organizzate in un'associazione paramilitare terroristica chiamata Hezbollah.

Nel novembre 1988 Yasser Arafat, capo dell'O.L.P., ha dichiarato indipendente lo Stato della Palestina. Con gli accordi di Oslo del 1993 si è stabilito il ritiro della forze israeliane dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza. 

Ma, due anni dopo, il primo ministro israeliano è stato assassinato da parte di un nazionalista ebreo.

Da decenni i conflitti e gli scontri armati persistono e sembra non ci sia una soluzione.

E quindi cos'è lo Stato della Palestina?

E' un territorio formato dalla Cisgiordania, dalla Striscia di Gaza e  da Gerusalemme Est. A Gaza vivono quasi due milioni di palestinesi di religione musulmana.

La parte orientale di Gerusalemme comprende posti considerati sacri e importanti da tutte e tre le religioni monoteiste: il Monte del Tempio, il Muro Occidentale, la basilica del Santo Sepolcro, la moschea Al-Aqsa. La Palestina la rivendica come capitale ma, di fatto, è governata da Israele.

Vorrei ora rivolgere una domanda soprattutto alla componente agnostica o non credente del blog: Siete sicuri che siano proprio le religioni e i motivi etnico-religiosi a provocare la maggior parte dei conflitti, delle guerre e dei genocidi?

O è questione più che altro interpretazioni erronee del concetto di Dio e di fanatismi religiosi, non di religioni in generale?  

3. TRAMA DEL FILM:

Eduard Sporck, talentuoso musicista direttore d'orchestra, accetta il compito di creare un complesso musicale formato da adolescenti israeliani e palestinesi.

Il tema dei brani di musica classica che i musicisti professionisti dovranno suonare sono inerenti al tema della pace.

Dopo una giornata di selezioni, tra gli ammessi a far parte dell'orchestra di Sporck, spiccano soprattutto quattro personaggi: i due "galletti" delle fazioni opposte, come li chiamo io, ovvero, l'ebreo Ron e la palestinese musulmana Layla, Omar, ragazzo timido e molto portato per il flauto che è amico di infanzia di Layla e Shira, ebrea, appena più grande di Omar e psicologicamente fragile.

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Layla trascorre gran parte delle sue giornate ad esercitarsi con il violino e, prima di aderire all'audizione pre-selettiva di Sporck, si scontra con la famiglia che aspirerebbe ad un matrimonio e non a potenziare le sue abilità musicali. Al contrario, Omar, che suona in una band tutte le settimane per animare i matrimoni, è supportato dal padre che vorrebbe per lui un futuro migliore.

L'audizione si avolge a Tel Aviv ma, per giungervi, Layla e Omar devono riuscire a superare un posto di blocco occupato da militari ebrei che perquisiscono loro strumenti e borse. 

Ron e Shira, ebrei di famiglie benestanti, hanno potuto coltivare serenamente la loro passione per la musica grazie alle condizioni economiche delle loro famiglie. Oltre a ciò, i giovani israeliani che si presentano all'audizione non hanno dovuto affrontare difficoltà né posti di blocco nel raggiungere Tel Aviv, cosa che a Layla fa molta rabbia. 

Per quasi tutto il film Layla lamenta che le ragazze palestinesi come lei godono di molti meno diritti rispetto alle coetanee ebree. Ha le sue ragioni, ma, nonostante ciò, resta la figura più antipatica del film.

Ben presto, Eduard Spork si rende conto che formare un'orchestra sinfonica ben coordinata è un'impresa difficilissima: già nelle prime prove i ragazzi urlano tra loro, in preda alla loro rabbia e ai loro pregiudizi coltivati a causa del clima di aggressività nel quale sono cresciuti.

Soltanto Shira e Omar vanno molto d'accordo e sono attratti l'una dall'altro.

Spork si rende conto che non sanno ascoltarsi, né mentre parlano né mentre suonano: "Layla, secondo te come mai Ron ha suonato con così tanto coinvolgimento e trasporto questa prima parte di sinfonia?" "Non lo so. Lo ha fatto?".

Ammiro questo direttore d'orchestra dal momento che, oltre ad essere un musicista, è anche un educatore: per qualche giorno decide di rinunciare a dirigere le prove orchestrali, raccomandando comunque ai giovani di esercitarsi sei ore al giorno, a favore di alcune lezioni di umanità.

Eduard raduna i ragazzi che dovrebbero far parte dell'orchestra in una stanza divisa da una linea. A destra mette tutti gli ebrei e a sinistra tutti i palestinesi. "Per cinque minuti urlatevi contro e insultatevi". Questa consegna genera un gran caos. Infine, quando li vede sfiniti e intristiti dal loro malessere, invita entrambe le fazioni a sedersi e a raccontare le violenze e le ingiustizie di cui loro, i loro nonni e i loro genitori sono stati vittime: ed è qui che i giovanissimi musicisti iniziano a condividere pezzi di storia, vicende familiari e personali, commuovendosi  e comprendendo che ebrei e palestinesi sono sia vittime sia oppressori.

Poco dopo Eduard li invita a camminare lungo la stanza, consigliando agli aspiranti orchestrali di osservare bene gli uni gli occhi degli altri: "Incrociate i vostri sguardi e salutatevi. Di fronte a voi dovete vedere non un nemico ma una persona."

Dopo questi esercizi la tensione tra ragazzi ebrei e giovani palestinesi sembra allentarsi. Persino Layla inizia a parlare con tono educato e civile alle ragazze ebree, mentre l'affetto tra Shira e Omar si intensifica.

Ma l'impegno di Sporck riuscirà davvero a formare un'orchestra sinfonica in modo tale da sconfiggere l'odio?

Il film non finisce poi così bene. Tuttavia, i suoi personaggi, le sue dinamiche e i suoi contenuti ci permettono di riflettere non soltanto su questioni storiche, etiche e umane ma anche sull'enorme emergenza educativa emersa e divenuta palese, pensate un po' a che cosa sto per scrivere, grazie alla pandemia di Covid-19! 

Non è certo un bene che la scuola italiana in questo anno scolastico appena avviato sia nel caos: alle primarie la situazione è disastrosa data sia l'incredibile carenza di nuove maestre che la mancanza, da parte di molti insegnanti, di un titolo di studio coerente con la professione.  Nelle scuole secondarie i vincitori del concorso straordinario di quest'anno non sono ancora stati tutti nominati (le prove orali le stanno somministrando adesso e nelle prossime settimane) e quindi ne consegue un enorme danno sia per la continuità didattica sia per l'organizzazione dei singoli istituti italiani. 

Sono indignata! Con tutti questi ritardi e con tutta questa precarietà come fanno le maestre e i professori a pensare ad attività e progetti didattico-educativi contro il bullismo, contro l'abuso di fumo e alcolici e a favore di classi più unite e coese in cui gli elementi più diversi si rispettino e si aiutino? Come si fa a coinvolgere bambini e ragazzi in un percorso educativo che renda vive le informazioni scolastiche da apprendere? Come si fa, con questo precariato, a promuovere il lato umano della scuola pubblica e il valore che hanno le relazioni tra allievi e docenti?

Ci pensate mai a quel che dovrebbe essere il bene per i nostri minori?

Questa che ho scritto io è la verità, non ciò che afferma il ministro dall'alto degli scranni del Miur.

E poi mi indigno ancora di più quando penso non solo alla mia attuale instabilità lavorativa ma anche al fatto che, quando mi vengono affidate delle classi, mi impegno con tutta me stessa per programmare lezioni e contenuti: posso lavorare per i miei alunni anche fino alle 22/23 della sera. Per 1300 euro al mese o per qualche centinaio di euro quando ottengo supplenze di 10/15 giorni.

E simili a me sono anche altre insegnanti che non considerano i soldi il motivo principale per cui lavorano, anche se il denaro è fondamentale per la dignità sociale e per poter fare progetti sull'avvenire. 

4. SI TRATTA DI UNA STORIA VERA?

In realtà questo film è liberamente ispirato alla vicenda della fondazione della West-Eastern Divan Orchestra, gruppo sinfonico composto da giovanissimi musicisti israeliani e palestinesi.

I fondatori di questa orchestra sono lo scrittore Edward Wadie Sa'id, statunitense ma di origini palestinesi, e il pianista Daniel Barenboim, dotato di doppia cittadinanza: israeliana e argentina.

Edward e Daniel sono riusciti, alla fine degli anni Novanta, a radunare musicisti professionisti, tutti intorno ai vent'anni, non soltanto per offrire loro l'opportunità di potenziare le competenze della musica classica ma anche per favorire il dialogo e il confronto tra giovani provenienti da Israele, Egitto, Siria e Palestina.

Il nome del complesso orchestrale deriva dal titolo di una raccolta di poesie di Goethe Divan Occidentale-Orientale: quest'opera letteraria può essere vista innanzitutto come la ricerca di un confronto fra Islam e il cristianesimo, fra Occidente e Oriente

Goethe ammirava l'Islam, al punto tale che, in questa raccolta di poemetti, ha scritto: Se Islam significa "sottomissione a Dio",/ tutti noi viviamo e moriamo nell'Islam.

Tra l'altro, alcune poesie del Divan sono state messe in musica da Schubert, Schumann e Strauss.



14 settembre 2022

"La bicicletta verde": la forza interiore di una bambina che sfida il tradizionalismo islamico

"Finalmente un film!" starete pensando. 

Sì, dopo sei mesi in cui recensisco libri, intervallati, di tanto in tanto, da alcuni post sulla mia passione, la storia della letteratura italiana.

Si tratta di un post non troppo impegnativo su un'opera cinematografica simpatica, divenuta famosa a livello internazionale. Nel corso della recensione mi concentrerò soprattutto su carattere e azioni della protagonista che in parte ricorda il mio modo di essere.

1) WADJDA:

Arabia Saudita, XXI° secolo.

La protagonista del film è Wadjda, una preadolescente che vive in un quartiere periferico di Riyadh, la capitale.

Fin dalle prime scene del film è facile notare che la ragazzina è diversa dalle sue coetanee le quali, piuttosto di frequente, ridono di lei sotto i baffi. Wadjda sembra quasi una giovanissima occidentale: è attratta dalla musica europea, indossa delle moderne scarpe da tennis, ha dimestichezza con i videogiochi. 

Oltre a ciò, non si sottopone alla severa disciplina imposta da insegnanti e dirigente di una scuola esclusivamente femminile: non copre mai il viso con il niqab e a volte nemmeno i capelli, cosa che suscita indignazione e sconcerto soprattutto nella figura della preside.

E, quel che è peggio, frequenta Abdullah, suo coetaneo. 

In Arabia Saudita le bambine e le adolescenti non possono giocare con i coetanei di sesso opposto, conosciuti, ancora oggi, soprattutto attraverso fidanzamenti combinati dalle rispettive famiglie.

Questo film, creato da una regista originaria dell'Arabia Saudita, denuncia la società di quei paesi che interpretano il Corano in modo tale che l'universo femminile sia dominato e sottomesso dagli uomini.

Gli alberi genealogici sono formati solo ed esclusivamente dai nomi degli uomini.

Le donne non godono di alcuna libertà: non hanno nemmeno il diritto di acquisire una patente di guida. Possono accedere a istruzione e lavori (più spesso divengono maestre, impiegate e segretarie) e nei luoghi pubblici è permesso loro soltanto di tenere scoperti gli occhi. Soltanto nelle case private possono stare a volto scoperto. 

Ad ogni modo, i loro principali compiti sono l'obbedienza e la fedeltà assoluta al marito e, prima del matrimonio, ai membri maschili della loro famiglia di origine, l'esecuzione delle faccende domestiche, generare figli, preferibilmente, figli maschi.

Wadjda sa affrontare gli adulti e non si lascia impressionare dalla loro impazienza o dalla loro rigidità: quando Iqbal, l'autista della madre incaricato di portarla sul luogo di lavoro, rimprovera quest'ultima con un tono poco educato: "Sono stanco di doverla sempre aspettare, signora! Ogni giorno la aspetto per ore! La prossima volta non la aspetterò!", la ragazzina replica: "Non è vero! E' in ritardo soltanto di cinque minuti", per poi incassare un'esclamazione scorbutica: "Stai zitta, bambina".

Wadjda sopporta in modo stoico osservazioni e rimproveri della dirigente scolastica che di frequente la convoca nel suo ufficio per comportamenti oltremodo sconvenienti: la nostra protagonista in effetti, oltre ai libri nello zaino, porta braccialetti, audio-cassette, fermagli... tutti oggetti proibiti nelle scuole femminili dell'Arabia Saudita, mentre nei nostri istituti sono la norma.

La preside della scuola di Wadjda è "bacchettona" e ipocrita, antagonista della bambina come d'altronde tutto il contesto sociale: inorridisce se le ragazze più grandi portano a scuola smalti, riviste e gioielli, si scandalizza quando una ragazzina non copre adeguatamente il viso ma... la verità è che ha un amante che si arrampica di nascosto sui tetti di casa e le allieve della sua scuola lo sanno! C'è una scena in cui le compagne di classe di Wadjda bisbigliano tra di loro: "E' entrato stanotte un ladro a casa della signorina preside!"  "Macchè ladro! E' l'amante!".

D'altronde, in tutto il mondo, non sono forse le persone più moraliste quelle che si dimostrano più incoerenti, pur con la loro antipatica voglia di correggere gli altri, ai loro occhi peccaminosi e sempre imperfetti?

Ovviamente, in Arabia Saudita a ragazze e donne è proibito salire su una bicicletta, per la surreale paura che la capacità di partorire possa venire compromessa.

La vicenda diventa interessante quando Wadjda vede una bicicletta verde in un negozio e, per acquistarla, decide di partecipare ad una gara di Corano il cui primo premio è una cifra in denaro di mille rihal.

Da qui emerge chiaramente la tenacia di Wadjda: la ragazzina inizia a frequentare i corsi di religione e studia in modo regolare a casa per imparare a memoria le prime cinque Sure del Corano: durante la gara infatti, lei e le altre partecipanti dovranno recitare queste Sure cantando e senza errori.

Senza che la madre lo sappia, Wadjda invita ogni giorno Abdullah sulla terrazza di casa sua, affinché lui le insegni a pedalare su una bicicletta.

E' facile ritenere Abdullah l'unico vero aiutante della protagonista. Adbullah ammira Wadjda e, verso la fine del film, le dice, con la schiettezza dei suoi undici anni: "Voglio sposarti quando saremo grandi".


2) LA BICICLETTA VERDE:


Nel film la bicicletta verde è prima di tutto il simbolo dell'emancipazione femminile che, nel caso di Wadjda, consiste nel combattere per raggiungere i propri obiettivi. Questo veicolo a due ruote lo si può tranquillamente considerare anche emblema della libertà di gestire la propria vita senza farsi troppo condizionare da commenti e giudizi altrui: quando la ragazzina vince per davvero il primo premio e la dirigente le chiede che cosa abbia intenzione di fare con quella somma in denaro, lei replica in modo serafico: "Comprerò una bicicletta!", frase che fa precipitare dalle nuvole la preside che decide di donare quei mille rihal ai palestinesi e dice a Wadjda: "Ti credevo cambiata e convertita e invece... non è cambiato niente. Cosa credi di ottenere con il tuo comportamento stupido? Alla fine puoi ingannare gli altri quanto ti pare ma sarai sempre scoperta."

"Come lei con il suo bel ladro?", ribatte Wadjda arrabbiata.

Poco dopo la gara coranica e il premio avviene un altro dramma nella famiglia di Wadjda: suo padre decide di allontanarsi da casa per sposare un'altra donna, in modo tale che questa possa dargli un figlio maschio. 

Tuttavia il film non ci lascia con l'amaro in bocca: la madre della bambina cambia atteggiamento nei confronti della figlia. Diventa orgogliosa di lei ("Quando ti metti in testa una cosa nessuno ti ferma") e acquista la bicicletta per la figlia con i suoi risparmi.

Mi piace questo riscatto di una madre che, per buona parte del film, appare ligia ai suoi doveri di moglie e sottomessa alle regole sociali, vittima di una mentalità maschilista e un po' dura nei confronti della figlia.

3.WADJDA ED IO:

Premetto che io ad undici anni ero più timida e più insicura della protagonista di questo film. La piccola pedalatrice è proprio una forza!

Tuttavia, se penso a quel che finora è stato il mio percorso di crescita che ha comportato diverse difficoltà e prove, ritengo che diversi eventi, atteggiamenti ed episodi abbiano contribuito per farmi diventare abbastanza simile alla protagonista di questo film.

Ecco a voi un elenco abbastanza sintetico:

-Le sfide nel periodo del liceo che consistevano nell'imparare e nell'approfondire materie complesse e nel mantenere un comportamento diverso rispetto alla massa, che comprendeva sostanzialmente la volontà di valorizzare le capacità scolastiche e umane in preparazione alla giovinezza del periodo successivo. 

-Da universitaria non ho avuto amicizie stabili. Venivo presa in giro e talvolta anche "guardata dall'alto in basso" per la mia passione nei confronti della linguistica e della letteratura, mi sono messa in gioco attraverso il volontariato parrocchiale (educatrice adolescenti, grest, animazione messe) e anche laico-civile (emporio della solidarietà, biglietteria del cinema e adesione all'associazione Libera contro le mafie). Oltre a questo, per pagarmi i libri di testo che mi servivano, ho dato lezioni private e mi sono dedicata ad attività sportive e ricreative. E posso dire di aver fatto un percorso di crescita. 

Anche se alla fine non è andato in porto il progetto di fondare un gruppo culturale sulla legalità, anche se dai co-animatori che ho incontrato non ho ricevuto né rispetto né considerazione, anche se diverse persone mi considerano esplicitamente una privilegiata in quanto aspirante docente di Lettere visto che, secondo le opinioni comuni di chi coltiva la propria ignoranza: "Lettere era facilissima come facoltà", "ho tre mesi di ferie", "lavoro solo qualche oretta la mattina", "posso abusare del mio potere sugli alunni", "insegno cose che ai ragazzi non saranno per nulla utili quando dovranno affrontare questioni pratiche e concrete nella vita reale".

*Lettere è talmente facile che, quando sono entrata io, nel 2014, sono diventati obbligatori almeno 12 CFU nell'ambito di Linguistica e Glottologia, sono stati inseriti dei crediti specifici per le nostre classi di concorso e, nel percorso magistrale, sono diventati obbligatori esami molto corposi e molto impegnativi come Letterature comparate, Filologia Romanza e Metrica latina.

Non perdo tempo a sminuire perle di saggezza come "lavori poco" e "le tue materie non servono a nulla".

Quando ti metti in testa una cosa nessuno ti ferma è la frase che di tanto in tanto mia mamma mi dice, unita ad un altro concetto simile: quando vuoi portare a termine un'attività o un progetto ci metti tutto il tuo impegno, quasi come se non ti importasse degli ostacoli.

Wadjda, esattamente come me, è tenace e determinata. Ha un atteggiamento positivo.

Anch'io ultimamente tendo ad essere diretta e sincera con gli altri, sicuramente più di qualche anno fa quando incassavo pregiudizi e ingiustizie. 

Posso incutere soggezione negli adulti quando porto loro delle argomentazioni per difendermi da critiche ingiuste come: "La viziata di casa", "La ritirata, sicuramente anomala e meno vitale rispetto a qualsiasi altra giovane della sua età".



7 settembre 2022

"Il Gattopardo", G. Tomasi di Lampedusa:

Il Gattopardo è un romanzo storico il cui tema principale è il declino dell'aristocrazia italiana.

Tomasi di Lampedusa suddivide quest'opera in otto parti: la prima inizia nel maggio 1860, l'ottava invece termina nella primavera del 1910, molti anni dopo la morte del protagonista.

Il personaggio più importante è il principe Fabrizio di Salina, colto, raffinato, amante dell'astronomia e della matematica, leggermente misantropo. Ha 45 anni e quattro figli: Paolo, Concetta, Caterina, Carolina. Per di più, sotto la sua protezione c'è il giovanissimo e ammirato nipote Tancredi, rimasto orfano dei genitori a 14 anni.

Ho suddiviso questa recensione in quattro paragrafi, in modo tale da potervi illustrare quelli che, a mio avviso, sono i principali temi del romanzo. E' naturale inoltre comunicare a voi lettori che, anche in questo caso (esattamente come ho fatto con La cripta dei cappuccini di Roth), ci saranno importanti collegamenti con le vicende storiche del periodo preso in considerazione dall'autore.

Anzi, forse è meglio che vi riferisca subito qualcosa di interessante che sono riuscita a scoprire attraverso alcune ricerche: in diverse pagine Fabrizio di Salina si lamenta a causa della calura che avvolge la Sicilia tra maggio e agosto 1860. 

Ma com'erano le estati del XIX° secolo?

Tre anni fa, quando ho dato l'esame di storia moderna, ho studiato anche che tra il 1303 e il 1850 il nostro pianeta era stato soggetto ad una piccola era glaciale: in Europa gli inverni erano molto rigidi e prevedevano, quotidianamente, temperature sotto zero anche in pianura e sulle coste, le primavere erano fredde (nel Settecento inoltrato in aprile il Tamigi era una pista di pattinaggio) e le estati fresche e piovose.

Poi, a partire dal 1850, a causa soprattutto dell'estensione dello sviluppo industriale in tutto l'Occidente, le temperature hanno iniziato a subire un rialzo.

Ho scoperto che l'estate 1860 è stata una stagione secca, con piogge rare, sia al Nord che al Sud Italia. Però certamente noi non considereremmo "caldissime" le temperature dell'epoca risorgimentale: il giorno più caldo del 1860 è stato il 3 luglio con i suoi 28°C.

Altra precisazione fondamentale: prima dell'Unità d'Italia il territorio siciliano faceva parte del Regno delle Due Sicilie.

In questa cartina vedete la disposizione degli stati della nostra penisola a seguito della restaurazione post-napoleonica:


A) SFARZO E IMMORALITA' DEGLI ARISTOCRATICI:

Parto da due citazioni.

Nell'affresco del soffitto si risvegliarono le divinità. Le schiere dei Tritoni e dei Driadi che dai monti e dai mari fra nuvole lampone e ciclamino si precipitavano verso un trasfigurata Conca d'oro per esaltare la gloria di casa Salina, apparvero subito colme di tanta esultanza da trascurare le più semplici regole prospettiche; e gli Dei maggiori, i Principi fra gli Dei, Giove folgorante, Marte accigliato, Venere languida, che avevano preceduto le turbe dei minori, sorreggevano di buon grado lo stemma azzurro col Gattopardo.

Ecco a voi invece una parte del momento dedicato alla cena:

Ricoperta da una rattoppata tovaglia finissima, essa (la tavola) splendeva sotto la luce di una potente "carsella" precariamente appesa sotto la "ninfa", sotto il lampadario di Murano. Dalle finestre entrava ancora luce ma le figure bianche sul fondo scuro delle sovrapporte, simulanti dei bassorilievi, si perdevano già nell'ombra. Massiccia l'argenteria e splendidi i bicchieri recanti sul medaglione liscio fra i bugnati di Boemia le cifre F. D. (Ferdinandus dedit) in ricordo di una munificenza regale (...)

Davanti al suo posto (al posto di Fabrizio), fiancheggiati da una colonna di piatti, si slargavano i fianchi argentei dell'enorme zuppiera col coperchio sormontato dal Gattopardo danzante.

Dopo il pasto Fabrizio si reca in uno dei quartieri popolari abbastanza degradati di Palermo per un'avventura sessuale con Mariannina... molto coerente con l'atto del recitare il Rosario ogni giorno! 

Ed è triste che quest'uomo sappia di sbagliare, eppure, persevera in questo errore:

"Sono un peccatore, lo so, doppiamente peccatore, dinanzi alla legge divina e dinanzi all'affetto umano di Stella. Non vi è dubbio e domani mi confesserò a Padre Pirrone."

(...)

"Stella! Si fa presto a dire! Il Signore sa se l'ho amata: ci siamo sposati a vent'anni. Ma lei adesso è troppo prepotente, troppo anziana anche. (...) Sono un uomo vigoroso e come faccio ad accontentarmi di una donna che a letto si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio!" 

La principessa Stella è la moglie. Il guaio è che lei sa dei tradimenti di Fabrizio e incassa senza rimproveri, scenate, pianti o allontanamento.

"E' troppo anziana" (l'anzianità, nel XIX° secolo, iniziava poco dopo i 40). E adesso invece la terza età parte dai 65 anni, almeno, stando ai canoni dei biglietti per eventi culturali, opere teatrali, visite a musei, ai battisteri e alle cattedrali.

Per quel che ne so, diversi settantenni hanno una grande energia... E' la generazione di Mario Draghi (i Cinquestelle dovrebbero sotterrarsi dalla vergogna. Non dite che è "il partito che attrae i giovani", perché io nel febbraio 2018 avevo 22 anni ma non li ho votati. Non sono post-ideologici come dicono, sono a-culturali, come dimostra il fatto che abbiano esordito, nel 2013, con i "vaffa-day"). Mario Draghi è un signore in confronto a qualsiasi altro politico. Eticamente superiore a milioni di noi. Forse è sprecato per il ruolo di Presidente del Consiglio. Meglio che nei prossimi anni punti a diventare Presidente della Commissione Europea.

Il giorno del settantacinquesimo compleanno del banchiere attento e sensibile alle lettere dei ragazzini del mio paese, io e il mio ragazzo abbiamo percorso un sentiero di campagna costeggiato dall'Adige. Da sprovveduta indossavo i sandali! Poco dopo l'una abbiamo pranzato abbastanza modestamente in un ristorante di cucina giapponese poco distante da casa mia. Quello è stato il nostro 3 settembre.

Comunque, a me piace scambiare dialoghi con le persone nate tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50: spesso si tratta di ex giovani che venivano da ambienti di povertà, che hanno sudato sette camicie pur di conquistarsi una laurea o un diploma di scuola superiore. I nati nel secondo dopoguerra sono i nonni dei miei alunni che incontravo ai cancelli delle scuole in cui sono stata lo scorso anno, ma sono anche utenti e volontari al mio Emporio della solidarietà: ci sono ritornata all'inizio dell'estate da quando, per l'appunto, una referente che si sta avvicinando a quell'età ha più voce in capitolo rispetto agli anni scorsi per quel che riguarda turni di servizio e coordinamento, ripone rispetto e fiducia in me ed è contentissima che io sia ritornata a farmi coinvolgere da questa meravigliosa forma di servizio sociale. 

Tornando a Fabrizio di Salina: ma sono soltanto la giovinezza e la bellezza esteriore che garantiscono l'amore? In parecchi casi, anche ora nel nostro tempo, sembra essere così.

Eppure ci sono due brani biblici che mettono il focus sulla fedeltà. Uno viene dall'A.T., l'altro dal N.T. e io li adoro:

Cantico dei Cantici:

Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo.

San Paolo Apostolo ai Corinzi:

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. (...) La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.

Ma, per quel che concerne il principe di Salina, siamo in questo caso distanti dalla CARITA'. Eppure, è la virtù teologale più importante, come ho appreso dal percorso Dialoghi di vita a inizio 2022. Nella parola carità si riassume il comandamento di Gesù: ama il prossimo tuo come te stesso e ama Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Più o meno anche il senso del Vangelo di domenica 4 era questo. La carità (χάρις) è la grazia, in greco antico.

 B) I TEMPI CHE STANNO CAMBIANDO:

E' sempre il maggio 1860. Fabrizio di Salina apre il giornale e trova subito una notizia bomba: lo sbarco dei Mille in Sicilia! L'articolo che il Principe legge dice così:

"Un atto di pirateria flagrante veniva consumato l'11 maggio mercè lo sbarco di gente armata alla marina di Marsala. Posteriori rapporti hanno chiarito esser la banda disbarcata di circa ottocento, e comandata da Garibaldi. Appena quei filibustieri ebbero preso terra evitarono con ogni cura lo scontro delle truppe reali, dirigendosi per quanto ci viene riferito a Castelvetrano, minacciando i pacifici cittadini."

Naturalmente, il cognome "Garibaldi" inquieta molto Fabrizio di Salina.

E' l'11 maggio 1860 quando Giuseppe Garibaldi, con l'intento di liberare la Sicilia dai Borboni, sbarca a Marsala, ad ovest della Sicilia, con poco più di 1100 uomini. Perché proprio in una località così marginale? Perché il generale sapeva che Marsala non era protetta dai soldati nemici. Questa è stata una tappa cruciale per il nostro Risorgimento, avvenuta dopo due guerre di indipendenza che hanno avuto l'effetto di annettere Lombardia, Emilia e Toscana al Piemonte dei Savoia. Lo stato della chiesa era ancora protetto da Napoleone III°, re di Francia. 

"Via Napoleone III°" è una delle vie vicine al centro di Villafranca. Ci sono molte vie in questa cittadina che richiamano al Risorgimento, c'è anche "Via Marsala", la via parallela al mio liceo.

A Custoza (la Battaglia di Custoza è del luglio 1848), frazione di Sommacampagna, c'è un ristorante chiamato "il Tamburino sardo", per ricordare il giovane la cui identità è ancora ignota che, per portare un messaggio all'esercito piemontese, era stato ferito dagli Austriaci.

Nei luoghi in cui vivo quasi tutto evoca il Risorgimento. 

Questa è la cartina che illustra il percorso dei Mille:


C) IL TRIANGOLO AMOROSO:

Stra-odio i triangoli in amore perché sono fonti di amare e velenose illusioni. 

A parte che l'amore vero non è mai "triangolare" ma totalizzante e inclusivo come un cerchio. 

Nella prima metà di questo libro c'è un triangolo fra Tancredi, sua cugina Concetta e Angelica, figlia del sindaco di Donnafugata, Calogero Sedara, borghese arricchito che Fabrizio di Salina disprezza profondamente tra sé: lo critica con il pensiero, ma in realtà è molto civile e sussiegoso con Calogero. 

In parole povere: Concetta stravede per Tancredi ma quest'ultimo non la ricambia, dal momento che è attratto ed anche amato da Angelica. 

Calogero, nel contratto matrimoniale, dà alla figlia tutto ciò che possiede. Ecco a voi alcune parti del dialogo tra il principe e il sindaco. Anzi, qui c'è soprattutto la parte in cui Don Fabrizio dà il suo consenso alle nozze:

"Don Calogero" diceva il Principe "l'amore di questi due giovani è la base di tutto, l'unico fondamento sul quale può sorgere la loro felicità futura. Ma noi, uomini anziani, siamo costretti ad occuparci di altre cose. E' inutile dirvi quanto sia illustre la famiglia Falconeri: venuta in Sicilia con Carlo d'Angiò, essa ha trovato modo di continuare a fiorire sotto gli Aragonesi, gli Spagnoli, i re Borboni." 

"Sono sicuro che vostra figlia con la sua rara bellezza ornerà ancor di più il vecchio tronco dei Falconeri, e con le sue virtù saprà emulare quella delle sante Principesse, l'ultima delle quali, mia sorella buon'anima, certo benedirà dal cielo gli sposi".

D) L'ANNESSIONE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE AL REGNO D'ITALIA:

A Donnafugata tutti i cittadini (borghesi e persino gli aristocratici, rassegnati, come Don Fabrizio, di fronte al grande cambiamento politico) votano "sì" per l'annessione della Sicilia al Piemonte.

Don Fabrizio consegnò il proprio "sì" nelle patriottiche mani del sindaco Sedara.

Poco dopo le votazioni giunge a palazzo il cavaliere Chevalley di Monterzuolo per offrire a Fabrizio la carica di senatore del neonato Regno d'Italia. 

Ma egli rifiuta la proposta, indicando invece Don Calogero come possibile senatore. Dicevo prima che il principe di Salina nutre antipatia per Calogero, ma, al contempo, ne riconosce il pragmatismo.

C'è questo spezzone del film di Visconti, fedelissimo a ciò che scrive Tomasi di Lampedusa, che mi risparmia di scrivere gran parte di una lunga citazione che avrei dovuto prendere dal libro. 


Fabrizio di Salina, in seguito a questo rifiuto da far parte del mondo politico di un tempo di transizione, conduce, fino alla morte, una vita appartata.

Vi riporto poche frasi dal romanzo pronunciate dal protagonista:

In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di "fare". Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà, eterogenee (...), nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il "là". Noi siamo bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina d'Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia.

Salina, con il suo lungo monologo, allude:

-Ad un atteggiamento di adattamento e non di accoglienza dell'innovazione da parte dei siciliani.

-Stavano veramente meglio i siciliani sotto i Borboni? Non credo. Se leggeste questo romanzo vi accorgereste del fatto che, anche prima dell'Unità d'Italia, sotto i Borboni le ingiustizie sociali erano molte e che le resistenze mafiose generavano già 160 anni fa un clima di intimidazione e di violenza disumana, brutale, orrida.

C'è un passaggio che qui cito e che mi ricorda un altro passo degli Annales di Ennio. Si tratta di una passeggiata che Fabrizio di Salina e Chevalley fanno:

"Questa, caro Chevalley, è la casa del barone Mùtolo; adesso è vuota e chiusa perché la famiglia vive a Girgenti da quando il figlio del barone, dieci anni fa, è stato sequestrato dai briganti. 

(...)

Il ragazzo è stato restituito a rate; pezzo per pezzo. Prima è arrivato l'indice della mano destra. Dopo una settimana il piede sinistro ed infine in un bel paniere, sotto uno strato di fichi (si era in Agosto) la testa: aveva gli occhi sbarrati e del sangue rappreso all'angolo delle labbra."

E la reazione di Chevalley è la seguente:

"Che polizia inetta avevano questi Borboni. Fra poco quando verranno qui  i nostri carabinieri, tutto questo cesserà"

Ora eccovi il passo tratto dagli Annales:

Oscitat in campis caput a cervice revolsum

semianimesque micant oculi lucemque requirunt.

La testa staccata dal collo giace con la bocca aperta in mezzo ai campi e gli occhi semivivi guizzano e cercano la luce.

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BREVI CONSIDERAZIONI FINALI SUI PERSONAGGI PIU' IMPORTANTI:

Al di là di riferimenti storici e di tematiche fondamentali: per nessuno dei personaggi ho provato una particolare simpatia. Nessuno di loro può essere considerato una figura decisamente positiva.

Tutti, a mio avviso, hanno i loro bei difetti, non soltanto Fabrizio di Salina che, al di là del suo sottile cinismo, in ogni caso, è il più lucido nell'accorgersi sia dei cambiamenti socio-politici che dell'inevitabile declino della sua classe sociale.

Stella, il figlio Paolo e le figlie Caterina e Carolina sono figure marginali, quindi risulta difficile tracciare un loro profilo psicologico.

Noi lettori del Gattopardo conosciamo Concetta soltanto per il suo esagerato sentimentalismo e la sua forte delusione d'amore, stato d'animo che è presente anche quando è sola e anziana (non si è mai sposata): essa recava nella propria oppressa vita attuale le cicatrici della propria delusione ormai quasi storica...

Quanto a Tancredi, sin da ragazzino si rivela esuberante, incurante delle regole e malizioso, amante della ricchezza materiale. Angelica è simile: a 18 anni è già un'opportunista di prim'ordine.  

Tancredi diventa, successivamente, senatore del Regno d'Italia. Tomasi di Lampedusa è molto fine nel delineare quel che Tancredi e Angelica provano l'uno per l'altra, dal momento che dice: sono innamorati, ma non amano.

Ritengo questa una considerazione significativa: sono attratti l'uno dall'altra per l'aspetto fisico e, non dimentichiamolo, per le loro reciproche posizioni economico-sociali: Angelica vede in Tancredi una concreta possibilità di inserirsi nel mondo nobile della Sicilia e quindi di ottenere un titolo nobiliare, a Tancredi invece interessano le ricchezze e i possedimenti della famiglia Sedara.


1 settembre 2022

"La cripta dei cappuccini", J. Roth:

Di questo autore tre anni fa ho letto un altro libro intitolato Giobbe. Il romanzo che sto per presentarvi appartiene al genere storico ed ha come tema fondamentale l'estinzione del ceto aristocratico in Austria dopo la fine della prima guerra mondiale.

La cripta dei cappuccini (Die Kapuzinergruft) è stato scritto nel 1938, un anno prima della morte di Roth e ad un passo dal secondo conflitto mondiale. Alla fine degli anni '30 del secolo scorso l'Austria era stata annessa al Terzo Reich e Roth, dal momento che è sempre stato anti-nazista, era stato esiliato a Parigi.

Il protagonista e la voce narrante è il giovane Francesco Ferdinando Trotta, discendente da una famiglia di recente nobiltà, nato e cresciuto a Vienna. 

Ecco come inizia il romanzo:

Il nostro nome è Trotta. La nostra casata è originaria di Sipolje, in Slovenia. Casata, dico; perché noi non siamo una famiglia. Sipolje non esiste più da tempo ormai. Oggi, insieme con parecchi comuni limitrofi, forma un centro più grosso. Si sa, è la volontà dei tempi. Gli uomini non sanno stare soli. Si uniscono in assurdi aggruppamenti e soli non sanno stare neanche i villaggi. Nascono così entità assurde. I contadini sono attratti dalla città e gli stessi villaggi aspirano per l'appunto a diventare città. Tuttavia ho conosciuto Sipolje quando ero ragazzo. Una volta mio padre mi ci portò, un diciassette agosto, la vigilia di quel giorno in cui tutta la monarchia, anche nei paesi più piccoli, si festeggiava il compleanno dell'Imperatore Francesco Giuseppe I.

Francesco Ferdinando dunque è un aristocratico per merito di un prozio. 

I Trotta quindi non sono sempre stati nobili:

Il Fratello di mio nonno era quel semplice Sottotenente di fanteria che nella battaglia di Solferino salvò la vita all'imperatore Francesco Giuseppe. Al sottotenente fu conferito un titolo nobiliare. Per lungo tempo nell'esercito e nei libri di lettura della imperial-regia monarchia egli fu chiamato l'eroe di Solferino, finché, com'era suo stesso desiderio, calò su di lui l'ombra dell'oblio. Dette le dimissioni. E' sepolto a Hietzing. Sulla sua lapide sono incise le semplici e fiere parole: "Qui riposa l'eroe di Solferino". La grazia dell'imperatore si estese anche al figlio, che diventò sottoprefetto, e al nipote, sottotenente dei cacciatori (...)

La battaglia di Solferino risale al giugno del 1859 e, durante i combattimenti, Joseph Trotta, un sottotenente della cavalleria austriaca, non appena si era reso conto che l'imperatore, schierato con l'esercito, era esposto al fuoco nemico, lo aveva afferrato per le spalle e gettato a terra. E così una pallottola nemica aveva ferito Joseph e non il sovrano. 

Tra l'altro, Francesco Giuseppe I era il marito di Sissi (Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach). All'epoca delle medie cercavo proprio dei saggi su entrambi, delle piccole opere storiche adattate ai ragazzi della mia età che inquadrassero bene queste due celebri figure in un ottocento di movimenti patriottici e di spaventose disuguaglianze sociali. 

A) FRANCESCO FERDINANDO:

Questo è un paragrafo che si focalizza sullo stile di vita del personaggio principale.

-Da ventenne ha vissuto una specie di "eterno presente": trascorreva le giornate nell'inedia e viveva più che altro a notte fonda, con altri amici della sua stessa estrazione sociale. Credo che questo paragrafo sia uno dei più interessanti in tutto il romanzo:

Eravamo troppo giovani per trascurare le notti. E invece, come solo in seguito mi resi conto, era la paura del giorno, o più esattamente della mattina, le ore più limpide del giorno. Allora si vede, e anche si è visti chiaramente. Ma noi, noi non volevamo vedere chiaramente e nemmeno esser visti chiaramente. 

E' proprio quel "vedere chiaramente" che mi ha fatto fare alcune riflessioni... Come se alludesse non soltanto al fatto che sia lui che i suoi coetanei di una certa estrazione sociale sono non soltanto disinteressati al problematico contesto socio-politico del loro tempo ma anche alla sua assenza di progetti e di ideali. Francesco Ferdinando e il suo gruppo di amici vivono in funzione dei divertimenti con alcune avventure sentimentali occasionali, per evitare le responsabilità, comodamente adagiati negli agi economici delle loro famiglie.

-Pur essendo decisamente diverso da loro, il protagonista è molto affascinato dai ceti più umili, che si guadagnano il pane con il lavoro quotidiano, e, molto lontani da agi e comodità, riescono comunque a fondare famiglie solide e relazioni vere. Egli ammira dunque il vetturino Manes Reisiger e il lontano parente Joseph Branco, caldarrostaio. E' sostanzialmente affascinato dalla frugalità e della semplicità dei figli delle classi sociali più basse.

Continuo a citare quella che, secondo la mia edizione, è la pagina 44:

La mattina dunque, per sfuggire sia a questa chiarezza sia al sonno pesante a me ben noto, che ti assale dopo una notte passata in bianco a far baldoria, tal quale un falso amico, un cattivo guaritore, un bonaccione imbronciato, un insidioso benefattore, mi rifugiavo da Manes, il vetturino. Spesso quando arrivavo, alle sei di mattina, lui era appena sceso dal letto.

Poco prima di arruolarsi come alfiere nello stesso reggimento di Manes, Francesco Ferdinando trascorre con il vetturino alcuni mesi a Zlotogrod, in Galizia.

-A 23 anni Francesco Ferdinando si sposa con Elisabeth, ragazza che in realtà non ha mai amato per davvero. Il matrimonio avviene il giorno prima di partire per la guerra. Si rivelerà, alcuni anni dopo, un'unione fallimentare.

Ecco come si sente prima di lasciare tutto per entrare nell'esercito:

In prossimità della morte i miei sentimenti diventavano più onesti, quasi più puri, proprio come talvolta, di fronte ad una grave malattia, idee e verità si fanno all'improvviso più limpide, tanto che, nonostante la paura, nonostante l'assillante presentimento del dolore che ci prende alla gola, si prova una sorta di orgogliosa soddisfazione per il fatto di conoscere, finalmente, la felicità.

E la grande malattia all'inizio del Novecento è un conflitto, durato quattro anni, che ha comportato innanzitutto dieci milioni di vittime e migliaia di mutilati e poi, alcuni radicali cambiamenti nelle carte geografiche politiche dei popoli europei: crollano l'impero russo, l'impero ottomano, l'impero tedesco (sostituito dalla Repubblica di Weimar fino alla primavera del 1933) e, ovviamente, l'impero austro-ungarico. Nasce la Jugoslavia, che muore poi alla fine del 1995 quando si ritorna, dopo le guerre etniche iniziate nel 1991, allo smembramento di questa entità territoriale in Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro. Si fa strada, oltre a ciò e già a partire dal 1917, una superpotenza militare ed economica extra-europea: gli Stati Uniti d'America.



Ad ogni modo, credo che l'amore per qualcuno e l'angoscia per il pericolo della morte siano i sentimenti più forti che gli uomini possano provare.

Francesco Ferdinando vive in prima persona la storica battaglia di Krasne-Butsk, che vede una pesante sconfitta per l'esercito austro-ungarico e la vittoria russa il 24 settembre 1914. Come si specifica in questo romanzo, un terzo del reggimento austriaco è stato fatto prigioniero. Tra i prigionieri di guerra ci sono anche Manes e Trotta.

B) LA VITA NEL DOPOGUERRA: 

Termina la guerra e Francesco Ferdinando ritorna in Austria a Vienna. Nel frattempo Elizabeth collabora con una stilista proveniente dai Balcani: è Jolanda Szatmary, con la quale è probabile che Elizabeth intrattenga anche rapporti omosessuali.

Oltre a ciò, il protagonista si trova a dover affrontare dei grandi cambiamenti: l'imperatore Francesco Giuseppe I è morto nel 1916, tutti i titoli nobiliari sono decaduti, dopo questo conflitto la nobiltà austriaca si ritrova impoverita. Così è costretto a lavorare: una parte della sua grande casa diviene una pensione (l'attuale albergo).

Per un breve periodo c'è un riavvicinamento tra Elizabeth e Francesco. Nasce il loro primo figlio. Però questo periodo di rapporti sereni tra i due coniugi non dura. Elizabeth è una donna che a me è parsa fragile, inconsistente, condizionata molto da Jolanda. E in effetti una mattina si allontana con quest'ultima per realizzare un vecchio sogno di infanzia: diventare attrice. 

Francesco Ferdinando manda il figlio ancora molto piccolo in un collegio e muore anche la sua vecchia madre che, molto attaccata alle convenzioni aristocratiche, aveva sempre avuto un rapporto conflittuale e di diffidenza con Elizabeth.

Il nazional-socialismo si fa strada. Adolf Hitler rispecchia perfettamente la frustrazione e il malcontento tedesco e dei popoli di lingua tedesca, schiacciati da un debito pubblico umiliante.

Sentendosi solo e isolato, adattatosi malvolentieri ad un mondo economico prevalentemente borghese, a Francesco Ferdinando non resta che recarsi ogni sera presso la cripta dei cappuccini di Vienna alla tomba di Francesco Giuseppe, emblema di un mondo del tutto tramontato.

Non mi curai più del mondo. Restai solo, solo, solo. Andavo alla Cripta dei Cappuccini.