"Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo"
(Salvatore Quasimodo)
Ho avuto modo di conoscere l'autrice dopo aver partecipato ad una toccante presentazione di questo suo libro, ancora alla fine dell'autunno.
(Oksana Stomina) ha ereditato dai genitori l'amore per la scrittura: suo padre scriveva prosa e la madre, invece, si dedicava alle poesie d'infanzia. Dall'alto della sua casa, affacciata sul Teatro dell'opera, Oksana ammirava Mariupol. Ne decantava la bellezza nelle sue poesie e cercava i luoghi storici da valorizzare. Tutto è cambiato con l'arrivo del 2014, quando la città è stata presa di mira dai primi bombardamenti russi. Oksana non ha voluto migrare verso le zone più sicure: si sentiva come una guardiana della città, costretta a restare per aiutare gli altri. Come volontaria era testimone oculare delle conseguenze della guerra grazie ai suoi contatti con gli abitanti della zona di combattimento e ai profughi. (...) all'alba del 24 febbraio 2022, Oksana è rimasta in città, a fianco di suo marito, Dmytro Pascalov, per aiutare le prime vittime dei bombardamenti. Stando in un rifugio, ha cominciato a prendere i primi appunti per un diario in prosa: lo faceva al buio completo, perché in assenza di elettricità, mancavano non solo le pile ma anche le candele. A metà marzo, con l'aggravarsi della situazione, ha dovuto andarsene, su insistenza del marito, per poter portare la sua testimonianza al mondo. Così, per dirlo com le sue parole, la sua casa è diventata la sua valigia.
Al contrario del detto "quando parlano i cannoni, le muse tacciono" Oksana Stomina, come d'altronde la maggior parte dei poeti ucraini, non è rimasta in disparte. E' riuscita a conciliare il lirismo intimistico con un pathos civico che cerca di svegliare le coscienze.
"Lettere non spedite" è rivolta a suo marito, rimasto intrappolato, insieme ad altri civili e militari, dentro l'acciaieria di Azovstal. Seguendo l'ordine del presidente Zelenskyi, il 18 maggio del 2022, le persone rimaste vive dentro i sotterranei dell'acciaieria, sono uscite per consegnarsi alle autorità russe, con le garanzie della Croce Rossa che aveva l'incarico di assicurare l'osservanza della convenzione di Ginevra. Da allora, di Dmytro non si hanno più notizie.
Il linguaggio poetico di Stomina, limpido e lucido, fissa i piccoli dettagli, presenze vitali, doni della natura o frangenti di quotidianità che acquistano un significato sinistro nel contesto della guerra (...) la narratrice ascolta il proprio dolore, ne prende atto e lo trasforma in energia di indignazione di fronte agli insensati crimini di guerra.
(dalla prefazione di Marina Sorina)
È spaventoso scriverne. Come farne poesia
o sulla cenere ardente costruirsi una via,
trattenendola nei palmi delle mani a grande scorta,
poi essere con lui, nella prigione, fatta morta
e insieme a loro, tra quelli che non smettono di cercare,
sotto l’assedio, nei rifugi, nelle trincee, nelle bare,
essere l’ultimo dottore all’hospital,
la madre che ha il figlio in “Azovstal”,
sepolta viva da una casa che si sgretola…
Per scriverne, non bastano le parole!
Per scriverne non basterà nemmeno il cuore.
Per scriverne, esiste solo il rancore!
Se io ne scrivo nasceranno brutti versi.
Sempre più brutti, e difficilmente saranno diversi…
o sulla cenere ardente costruirsi una via,
trattenendola nei palmi delle mani a grande scorta
Dedicato a chi è stato ucciso in casa propria
Il cielo uggioso secerne il mattino a gocce.
Nel corpo del palazzo di fronte si apre una ferita.
Il sole la attraversa per arrivare da noi, qui,
Continuo a sognare, inerme, questo incubo.
Stento a credere a quel che vedono i miei occhi.
Sopra il palazzo di fronte, risuona il triste lamento di un’anatra…
Il palazzo di fronte è stato colpito nel petto.
Ancora ieri ci viveva gente comune,
totalmente viva e diversa. A volte, felice.
Vattene via, anatra lamentosa, non straziarmi il cuore!
Qui abitava gente senza colpe: lascia
le loro anime librarsi sopra la loro casa!
Non oscurare a loro il cielo, uccello traditore!
È tardi per aprire le ali sopra il loro tetto!
Ritengo fondamentale specificare che il titolo contiene un riferimento alla canzone ucraina "Naviga un'anatra sul fiume Tysa" che, nel 2014, ha assunto il valore di un canto funebre: è stata collegata alla morte dei civili in piazza Euromaidan a Kyiv.
Riporto i versi che più mi hanno colpita:
Il palazzo di fronte è stato colpito nel petto= come fosse stata fucilata una persona. Il palazzo al quale si fa riferimento non è più un'abitazione, piuttosto, a causa della guerra, è divenuto simbolo di una città in cui regnano morte e devastazione.
Ancora ieri ci viveva gente comune/ Qui abitava gente senza colpe: lascia/le loro anime librarsi sopra la loro casa!= E' un riferimento alla morte degli innocenti, al loro diritto alla vita negato a causa dell'odio e della violenza.
3) IN NESSUN LUOGO:
Sono ovunque e in nessun luogo. Testarda e incessante,
ovunque io fugga, ho la guerra alle costole, sempre presente.
Sussurra illusioni, graffia via la fiducia.
Ovunque mi trovi, io sono sempre a Kharkiv, a Bucha…
Dentro di me ormai solo zolfo e acciaio.
Il mio universo: i miei tristi pensieri. La mia casa: un bagaglio.
Il dovere: odiare sempre l’orda che ci divora.
Dove siano la felicità e mio marito, lo ignoro…
Invano nascondo il dolore a me stessa e a chi ho intorno.
Ovunque mi trovi, io – non ci sono e anelo il ritorno.
La prima strofa di questo componimento rivela indubbiamente l'angoscia dell'autrice.
Sono ovunque e in nessun luogo= equivale a dire: "sono sradicata", a causa dell'invasione russa e sempre con il pensiero della guerra che ha separato me e mio marito e che vuole negare a me e ai miei connazionali un futuro.
Dove siano la felicità e mio marito, lo ignoro… = Come se Oksana volesse dire: "Mi sembra così distante la vita che conducevo prima del febbraio 2022...".
La mia casa: un bagaglio= Mi sono tornati in mente i versi di Viktoria Amelina, gravemente ferita sotto le bombe e deceduta dopo due giorni di coma profondo nel luglio 2023: "la casa ci sta in una tasca/e dorme". La casa è sempre e comunque parte delle vite dei profughi di guerra, che lasciano il paese pieni di ricordi.
Ad ogni modo, Oksana Stomina coltiva comunque la speranza di poter ritornare in Ucraina.
Credo siano interessanti altri due versi:
Ovunque mi trovi, io sono sempre a Kharkiv, a Bucha…
Oksana Stomina è costretta a vivere all'estero. Nonostante la sua capacità di offrirci una testimonianza sull'orrore di una guerra che le ha cambiato la vita, nonostante il suo progetto "Documentare l'Ucraina" sia sostenuto dall'Istituto di Scienze Umane austriaco, porta sempre dentro di sé un grande dolore per non poter più condividere la quotidianità con il marito, con la famiglia e per non poter più aiutare chi è rimasto in Ucraina.
Dentro di me ormai solo zolfo e acciaio.
4) EMERGONO I VIVI:
Come se uscissero dalle tombe,
in un incubo troppo spaventoso
i vivi emergono dai sotterranei
e si scrollano la cenere dai piedi.
I vivi escono dall'oscurità,
con lo sguardo ultraterreno
e spossato, con i petti
ustionati per sempre.
Gli ultimi (escono) vivi. Tuttora,
invece di pesanti valigie,
estraggono dai sotterranei l'esperienza,
la loro indomabile rabbia,
e l'ispirazione, feroce e lacerata,
tagliente come una foglia di giunco,
e la memoria che vivrà
per sette future generazioni...
Secondo me questa è una poesia sul labile confine che esiste tra morte e vita. Il lessico relativo alla morte è in effetti abbondantemente presente, come anche la volontà di sottolineare che l'invasione russa all'Ucraina su larga scala è un'esperienza di traumatica sofferenza.
In questa poesia per me c'è il tema della sofferenza interiore ma anche della memoria: le espressioni "con lo sguardo ultraterreno e spossato" (come se fossero morti dentro) e "petti ustionati per sempre" rimandano al fatto che gli ucraini sono così feriti che i ricordi della guerra non solo non si cancelleranno mai ma saranno per sempre una pagina nera della loro storia. Le loro emozioni vengono paragonate a pesanti valigie.
5) VERSO CASA:
Ovunque mi troverò a vagabondare,
sarai dentro di me ( lo potrò mai negare?),
in eterno continuerò a concepire con te
la nostra prole,
le stupende, indefesse e trasparenti parole,
le rime spezzate, inarrestabili e irriverenti,
che vivranno, a casa mia, felici e contente,
e nel mio amore.
Ne ricorderò il nome e l'aspetto,
le serberò nel cuore come in un cassetto.
Diverrò la loro casa, diverrò il loro cuore.
E finché ci sono,
abbracciata a Dio, mi sentirò al sicuro,
camminerò, vincendo stanchezza e paura,
e sarà veloce e dritta la strada del ritorno
verso casa!
La poesia è un omaggio al marito. La separazione fisica da lui non impedisce ad Oksana di portare dentro di sé il suo ricordo e, soprattutto, il periodo di vita in cui hanno fondato la loro famiglia.
A partire dalla seconda strofa i versi vengono paragonati ai figli. Lei è casa per la sua poesia che, come la sua fede in Dio, la aiuta a vincere stanchezza, rabbia e paura e a sognare di potersi ricongiungere con il marito prigioniero.
6) DAGLI UNA POSSIBILITÀ:
Ciascuno di noi è solo un atomo nell'Universo.
Lo so. Ma questi occhi, così profondi...
Dio, se ormai hai fatto di lui un soldato,
permettigli di tornare da questa guerra.
Dio! In questa diabolica, vertiginosa follia,
non contano più né causa né pretesti.
Sai, se lui fosse a un passo dalla morte,
fai che lei non lo noti, me lo prometti?
Oltre il baluardo dei sogni il cuculo tace,
sotto i ruderi della fede manca il sole.
Dio! Fai che le pallottole lo lascino in pace,
e sia bravo il suo angelo-protettore!
Se proprio devi farlo per qualche scopo,
fai che dalla tua mano non sia punito.
Fai che riesca a colpire per primo e dopo,
perdonaglielo, quando tutto sarà finito.
Mi è piaciuto il primo verso, dal momento che mi ricorda la poesia Fiumi di Ungaretti, quando l'autore dice di se stesso: "mi sento docile fibra dell'Universo".
Atomo nell'Universo da un lato, docile fibra dell'Universo dall'altro... sia Ungaretti che la Stomina sono consapevoli dalla loro fragilità e della loro piccolezza di fronte alla complessità del reale e di fronte alla vastità dell'Universo.
Vorrei soffermarmi per qualche istante sul verso finale "sotto i ruderi della fede manca il sole": nel cuore della poetessa non può esserci gioia, ma solo un riconoscimento della propria fragilità (a volte forse anche di fede religiosa).
Tutta la poesia è una supplica rivolta a Dio. L'autrice spera che la guerra non tolga la vita al consorte. Qui la guerra viene definita "follia" nella quale, per lei come per molte altre donne ucraine, contano solo le perdite, non più le cause, o meglio, i pretesti.
Ricordo di aver chiesto all'autrice, alla fine della presentazione, come facesse a trovare la forza di confidare in Dio in una simile situazione di vita (si è trovata costretta ad emigrare e non ha notizie del marito). Oksana mi ha semplicemente risposto che la solidarietà degli altri nel momento del dolore rispecchia la vicinanza di Dio... e Dio è amore. Dunque credo proprio che Oksana sia una persona bellissimissima.
Nell'ultimo periodo mi è rimasto impresso l'agnosticismo di Alfa, che porta il titolo del suo ultimo album "Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato".
In un periodo di vita come il mio, così complesso e così particolare, in cui mia zia si sta curando da un male aggressivo, in cui i miei progetti lavorativi sono stati stravolti e disattesi (ma meglio così), in cui, mentre attendo risposte per un possibile futuro editoriale del secondo libro, sto scrivendo un'altra storia e l'ispirazione scorre a fiumi, non sono né i discorsi teologici né certi comportamenti disonesti e ipocriti dell'istituzione Chiesa ma è soprattutto la musica di un ragazzo poco più che ventenne a farmi sperare nell'esistenza di un Dio pieno d'amore e dal quale derivano tutti i nostri migliori valori: solidarietà, empatia, perdono, pace, giustizia...
Credo che Andrea De Filippi (questo il suo vero nome), vittima di bullismo da adolescente, possa essere d'esempio per molti giovani con la sua semplicità, con la sua voglia di vivere e con la sua precoce saggezza, visto che nei suoi concerti parla anche di tematiche molto attuali. Ho visto soltanto due sere del Sanremo 2024 ma... vi ricordate com'era vestito? Maglietta nera con un cuore giallo di cartoncino. Grande Alfa, con il tuo anticonformismo hai dato un vero e proprio schiaffo all'alta moda!
7) NONOSTANTE TUTTO:
C'è la solita luce e il solito scorrere d'acqua,
c'è l'amore nell'aria. Nonostante i sensi di colpa,
accetti tutto questo come una salvezza, un dono divino,
e ti meravigli: è mai possibile ciò con la guerra?
Gravida di primavera e tenerezza, nonostante tutto,
noti gli alberi in fiore e l'erba che cresce.
Appare un miracolo e ti porta via sulle sue ali,
in quel futuro passato dove, nonostante tutto, sei viva...
Non sai, se quei due innamorati siete proprio voi,
di nulla sei sicura, allora piangi, piangi e basta.
Perché con l'ululato di sirene e notizie, ti senti
ancora una donna, che Dio ti perdoni.
Perché l'amore giustifica in pieno ogni cosa,
e scorre nelle tue vene come il vino novello.
Perché la vita, anche ora, non perde il suo senso,
e la primavera esplode nella tua finestra aperta.
Nonostante le violenze e i bombardamenti, la natura segue il suo corso e dona agli occhi di Oksana la fioritura degli alberi e l'erba verde che cresce. La primavera la tira su di morale e l'armonia con la natura dà forza alla sua vita.
Il futuro passato la rende viva, in grado di emozionarsi e di piangere. Quel futuro passato è il sogno, unito alla speranza, di un futuro in cui la guerra finisca e inizi la ricostruzione non solo delle case ma anche di una vita simile a quella pre-guerra.
Ci scriviamo queste lettere. Pure e trasparenti.
Non parlano di cannoni, carri o posti di blocco, ma di albe color ciliegia,
di un bel nido sotto i pini, di felicità e di vittoria.
Scriviamo d’amore. Può mai mancare?
Parliamo poco di dove sei e di come sto senza te.
Scriviamo ancora e ancora le lettere e le lanciamo nel cielo.
Scriviamo ancora e ancora le parole e le lasciamo cadere nell’acqua.
Perché non abbiamo un’altra via d’uscita, né di entrata.
Perché non abbiamo indirizzi, né strade, palazzi, città.
Allora saranno le voci rimate a creare un ponte fra noi.
Perché solo Marte o Venere sono più lontani del mio destinatario.
Allora… Bacio la tua fronte e affido tutto alla carta.
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