(Cit. tratta dal romanzo)
CONTENUTI ROMANZO:
Una vita è stato scritto da Guy De Maupassant e la prima pubblicazione risale al 1883. Si tratta di un'opera appartenente alla corrente del Verismo francese.
Vorrei recensire questo romanzo, che è una lucida indagine socio-morale della Francia del secondo Ottocento, approfondendo i personaggi principali.
Sicuramente non è un libro che narra la vita felice di una donna realizzata, tuttavia mi è piaciuto molto: Guy De Maupassant scrive divinamente, secondo me aveva proprio talento! Descrive molto bene i paesaggi e la natura ma è eccellente anche nel delineare gli stati d'animo dei suoi personaggi. Ve lo consiglio!
Uno dei temi fondamentali è proprio la disillusione come conseguenza di un grande sogno disatteso.
GIOVANNA:
Giovanna (Jeanne) è la protagonista ed è l'unica figlia del barone Simone Le Perthuis. All'inizio della storia è una diciassettenne piena di speranze per il futuro. Appare infatti gioiosa e spensierata, sogna un matrimonio felice e romantico.
La madre della ragazza appare sin dal primo capitolo una donna malaticcia e anche un po' insignificante che scompare quando la figlia è sposata da poco. La morte della figura materna porta alla luce dei segreti sconcertanti: infatti la figlia scopre che, quando era molto giovane, per diversi anni, sua madre ha tradito il barone Simone con un altro uomo.
Giovanna è stata istruita nel Collegio Religioso del Sacro Cuore.
Il romanzo inizia nel momento in cui, concluso il suo percorso di istruzione, Giovanna va a vivere con i genitori ai Pioppi, residenza della famiglia vicina alla località marittima di Yport, paese che si trova nell'attuale Normandia.
Dopo soli tre mesi di fidanzamento decide di sposarsi con il giovane Giuliano De Lamare (Julièn), figura da lei idealizzata.
I capitoli relativi al fidanzamento con Giuliano dovrebbero far riflettere i lettori sul verbo idealizzare.
Per l'Enciclopedia Treccani l'atto di idealizzare comporta "l'attribuire alle cose reali un'idea di bello e di bene che è nella propria fantasia o nelle proprie aspirazioni".
Il Dizionario Garzanti ne dà una definizione simile: "idealizzare significa attribuire a persone o cose una perfezione ideale".
Durante la lettura di questo libro ho pensato alla frase di una canzone di Ligabue che ormai avrà 10 anni: "Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, sono sempre i sogni a fare la realtà".
I sogni fanno la realtà quando sono concreti, quando le persone a cui essi appartengono sanno essere realiste e anche consapevoli dei "lati ombrosi" della vita come i sacrifici, le salite e le difficoltà.
I sogni fanno la realtà quando gli obiettivi prefissati non sono imperniati da idealizzazioni o mitizzazioni, altrimenti a lungo andare divengono fumo.
Anche la Jeanne adolescente sogna ad occhi aperti e, poco prima dei diciott'anni, fa una scelta che in pratica le rovina la vita, ma questo aspetto lo approfondisco meglio nel paragrafo dedicato a Rosalia.
GIULIANO DE LAMARE:
Il matrimonio con Giuliano si rivela fin da subito infelice dal momento che si dimostra un uomo egoista, insensibile, irascibile e meschino. Inoltre, il giovane ha pessimi rapporti con il suocero Simone ed è anche un marito infedele dal momento che tradisce la moglie dapprima con la serva Rosalia e poi con la contessa Gilberta, la migliore amica di Giovanna.
Con De Lamare la sofferente protagonista del romanzo ha due figli: Paolo e una bambina nata morta proprio nel giorno della morte del padre. Giuliano infatti viene ucciso dal furioso consorte di Gilberta che, in un pomeriggio primaverile, li coglie sul fatto.
IL FIGLIO PAOLO:
Si tratta di un bambino molto viziato dalla madre ed eccessivamente protetto. In effetti Giovanna ha per lui un attaccamento molto morboso oltre che iperprotettivo: rifiuta per un po' di tempo di mandarlo a scuola per paura di separarsene. Su questo pensiero ovviamente il nonno Simone non è d'accordo: il barone infatti desidera fortemente che il nipotino divenga una persona istruita, visto che la cultura per quest'uomo è simbolo di "pensiero critico". E infine il barone la spunta: al compimento dei 15 anni Paolo (Paolino) viene finalmente inviato in un collegio cittadino.
Tuttavia il ragazzo si rivela decisamente svogliato e molto problematico. Non completa il ciclo di studi e, intorno ai vent'anni, inizia a condurre una vita disonesta e immorale, trasferendosi per alcuni anni in Inghilterra e contattando la madre solo per questioni di saldo di debiti.
Alla fine del romanzo Paolo va a convivere con una prostituta che dà alla luce, morendo, una bambina.
ROSALIA:
Giovanna e Rosalia sono cresciute insieme, d'altronde, Rosalia era figlia di due domestici di casa Le Perthuis ed è appena più grande della protagonista.
Eppure Rosalia viene sedotta da Giuliano. Non appena Giovanna scopre questo primo tradimento del marito, si dispera follemente: la notte della dolorosissima scoperta esce di casa correndo disperata in mezzo alle campagne piene di neve fino alla riva del mare. E così si ammala gravemente, ma riesce a guarire.
Nel frattempo il barone Simone si occupa di sistemare Rosalia: non la caccia dalla propria dimora; piuttosto, le trova un coniuge disposto a contrarre matrimonio con lei e, oltre a ciò, riesce ad acquistare per loro una casa nella quale vivere con il figlio di Rosalia.
Rosalia e Giovanna si incontrano dopo vent'anni, tra l'altro proprio al funerale del barone Simone.
In vent'anni Rosalia appare molto maturata: aiuta Giovanna ad amministrare le finanze della residenza dei Pioppi e quindi si rivela una donna di grande senso pratico oltre che saggia, volitiva e decisa.
"Non bisogna ridere, signora, perché senza denari non ci son più che i tangheri e i villanacci".
Il matrimonio di Rosalia è andato bene. Quando la protagonista del romanzo le dice: "Tutto è andato male per me. La fatalità si è accanita contro di me", l'energica Rosalia ribatte: "Non bisogna dir queste cose. Voi siete stata maritata male, ecco tutto. Non ci si marita a quel modo, senza conoscere bene chi si prende".
Per buona parte del libro, da lettrice, ho solidarizzato con l'enorme sofferenza di Giovanna, insultando mentalmente e pesantemente Giuliano.
Ma l'affermazione di Rosalia appena citata mi ha "svegliata" per due motivi: primo perché mi sono ricordata di alcuni passaggi del romanzo in cui De Lamare, da fidanzato, dimostra indifferenza verso gli stati d'animo della protagonista e, in secondo luogo, quel matrimonio con Giuliano non le è mai stato imposto. Lei si è gettata a capofitto in un'idealizzazione tardo-adolescenziale a senso unico ma, ad ogni modo, resta il fatto che i comportamenti di Giuliano non possono essere giustificati o banalizzati.
Ma all'interno di questo libro c'è un personaggio completamente positivo?
IL BARONE SIMONE:
Nemmeno lui è totalmente positivo dal momento che, a sua volta, ha tradito la moglie con qualche "avventuretta" passeggera.
Pur essendo un uomo del suo tempo, gli ho riconosciuto diverse qualità: la gentilezza nei confronti dei servitori, modalità di trattamento non così scontata da parte dei nobili, l'amore sincero che prova per la figlia, l'importanza che dà alla cultura e all'istruzione.
Certo, educa sua figlia a sottomettersi ai desideri sessuali di Giuliano secondo un'ottica indubbiamente maschilista, del tipo: "Tu appartieni interamente a tuo marito".
Per me invece un rapporto, indipendentemente dal fatto che sia completo o di "petting", quando non è consensuale è stupro e toglie dignità ad una donna.
IL "PROBLEMA SESSUALITA' " NEL ROMANZO:
Anche questo è un tema importante in quest'opera.
Il personaggio più negativo in assoluto è l'abate Tolbiac... un "ministro di Dio" sconcertante, scandaloso, con una moralità tossica impiegata per condannare, per imprecare contro gli sbagli dei fedeli, per denunciare apertamente durante le omelie e le funzioni gli amanti clandestini.
C'è un episodio che disgusta la nostra protagonista: quando il religioso massacra una cagnolina che ha appena partorito. Di conseguenza solo uno dei sei cuccioli sopravvive e viene chiamato Massacro dal barone Simone.
L'Abate Tolbiac ha un rapporto patologico con la sessualità e l'affettività, e non è certo l'unica figura religiosa del passato che considera la procreazione e i rapporti come qualcosa di sporco.
C'è una poesia che ho scritto quando avevo 17 anni e che, nella lontana estate 2013, ha ricevuto il Primo Premio assoluto ad un concorso di poesia... ad oggi mi pento di non averla inserita nel mio primo libro "Le avventure di una liceale invisibile". "Pensieri poetici luminosi che portano alla mano la generosità verso il prossimo" hanno scritto come giudizio e come ragione per la premiazione. Non credo che nemmeno i lettori di lunga data di questo blog la conoscano ma ve la riporto:
RispondiEliminaVorrei consolare/l'angosciante solitudine/di un bimbo senza madre. Vorrei restituire la vita/a chi è costretto a venderla./Vorrei risanare/le ferite profonde/dell'odio e della violenza. Vorrei stringere forte/chi è lacerato da un intenso dolore./Voglio credere/che la speranza è l'amore/sostengono il mondo./Voglio credere/nella bellezza della vita".
Il mondo del 2024 è più divis, più complesso e ancor più individualista del mondo del 2013.
Ora più che mai io sento il bisogno di ricordarmi di questi verdi. Perché la bellezza della vita è fatta di incontri con la sofferenza, di sentimenti, di emozioni autentiche e di relazioni arricchenti che lasciano il segno.