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31 marzo 2023

ZEROCALCARE: I LIBRI DI FUMETTI TRA UMORISMO E ATTUALITA' (II)

 B) KOBANE CALLING:

Prima di passarmelo Matthias mi ha fatto un breve riassunto dei contenuti e mi ha spiegato alcuni termini fondamentali per comprendere questa graphic novel pubblicata nel 2016. 

Ecco a voi le due cartine della zona in cui questo fumetto è ambientato:



Kobane Calling è un reportage di viaggio che ha portato Calcare nella zona del Rojava, stato non riconosciuto né dal governo siriano né dal governo turco né dalle Nazioni Unite. 
La regione del Rojava è a nord-est della Siria, al confine dei territori dell'ISIS. La costituzione di questa zona è basata sui principi di Ocalan, leader del PKK (Partito dei Lavoratori Curdi) incarcerato nell'isola di Imrali in Turchia. 

Il PKK, organizzazione para-militare, si è diffuso prevalentemente nell'Altopiano del Kurdistan e conduce una lotta armata in Turchia, per questo il governo turco ha inserito il PKK nelle liste delle organizzazioni di terrorismo internazionale.

Le YPJ (solo femminile) e le YPG sono le due unità di protezione del popolo curdo, diviso tra Siria, Turchia, Iraq e Iran.

Non appena il mio ragazzo mi ha fornito questi chiarimenti e mi ha messo nelle mani questo volume corposo ho letto con attenzione il prologo, utile ai lettori per indicare delle coordinate temporali:

Dal 2011, durante la guerra interna siriana, i curdi siriani hanno proclamato l'autonomia di una striscia di terra divisa in tre cantoni. Il Rojava, retto da un confederalismo democratico regolato da un contratto sociale basato sulla convivenza etnica e religiosa, la partecipazione, l'emancipazione femminile, la ridistribuzione delle ricchezze e l'ecologia.

Zerocalcare parte per Kobane con un gruppo di volontari per supportare, con la distribuzione di generi alimentari, la resistenza curda contro le forze dell'ISIS e creare un fumetto sulla loro situazione.

Durante questo viaggio forte è il coinvolgimento di Zero nelle relazioni con le persone che incontra. Nel fumetto queste storie sono raccontate in breve e colpisce la storia di Ezel, ragazza di 25 anni nata e cresciuta nel Kurdistan Turco. A 13 anni ha partecipato ad una manifestazione per i diritti del popolo curdo e per questo è stata arrestata ed è stata sei mesi in un carcere anti-terrorismo. 

Kobane Calling termina con alcune sequenze che narrano la breve vita di Lorenzo Orsetti (raffigurato con il muso da orso), partigiano di Rifredi caduto nel 2019 durante l'offensiva per la liberazione di Baghouz dall'ISIS.

E' partito dall'Italia al Medio Oriente per contribuire per sconfiggere l'ISIS. 


Il fratello di Matthias è un militare italiano, è stato in missione in Libano lo scorso anno. 
Per questo preferisco riportare le idee del mio ragazzo:

Lorenzo Orsetti non stava bene in Italia e ha deciso di combattere a fianco dei curdi sia per dare il suo contributo contro l'ISIS sia per cercare un motivo di riconoscimento e di gratificazione con questa scelta e questo cambio di ambiente, visto che in Italia non era contento. Lavorava, era cuoco, ma non si sentiva realizzato. Era schiacciato dalla monotonia del lavoro e della routine quotidiana.

Maria Edgarda Marcucci, che ha combattuto contro l'ISIS per sostenere la resistenza curda, era inserita nel YPG, unità di protezione per donne. Ha partecipato alla resistenza di Afrin. 

Nel gennaio 2019, qualche mese dopo che era ritornata in Italia, il Tribunale di Torino l'ha sottoposta alla "sorveglianza speciale", una misura preventiva che prevede il ritiro del passaporto e della patente, il divieto di partecipare a manifestazioni politiche, di uscire di casa dopo le 21 e di frequentare locali pubblici dopo le 18.

In un'intervista del marzo 2022 su Breaking Italy Podcast con Alessandro Masala, che si fa chiamare Shy per il suo carattere timido e riservato, Eddi Marcucci chiarisce anche i motivi per cui ha deciso di recarsi nel nord della Siria: "Volevo dare una mano a qualcosa in cui credo profondamente: le idee democratiche e l'emancipazione femminile".

Alessandro si dimostra molto moderato ed equilibrato durante il dialogo, anche quando non condivide ciò che dice la Marcucci. 

Eddi si definisce una donna di sinistra e femminista. 

Tuttavia, si possono benissimo avere delle perplessità su alcune sue idee e alcuni suoi comportamenti: tanto per cominciare all'intervista su Breaking Italy di un anno fa non avrebbe dovuto partecipare visto che era ancora sottoposta a misure restrittive.

Eddi dice ad Alessandro che il capitalismo, al suo interno, è maschilista e patriarcale, ha contribuito a far crescere le disuguaglianze e ha incrementato la discriminazione nei confronti delle donne. 

Oltre a ciò, a suo dire, sembra che tutti gli stati dell'Europa siano stati-nazione.

Quando Shy le chiede un'opinione sulle dinamiche del conflitto tra Ucraina e Russia, chiarendo che gli Stati non sono tutti uguali per governatori e forme di governo e che la Federazione Russa ha una mentalità diversa sia dall'Unione Europea sia dall'Ucraina, lei da una risposta sconcertante: "Il meno fascista di questi tre è comunque un fascista. Lo stato-nazione è stata un'idea umana messa in pratica anche con la violenza. E ora lo stato-nazione non è più attuale e non gode di buona salute. L'idea di Stato-nazione viene dall'Europa, di mentalità capitalista e quindi fascista. Il mondo è governato da una minoranza pericolosa e oppressiva."

Per me queste ultime parole nascono da un senso di forte rabbia che Eddi prova per le limitazioni che le sono state imposte. 

D'altra parte Alessandro Masala ha condotto molto bene il dibattito con lei e sono d'accordo quando le dice che condivide i valori in cui crede anche Eddi (democrazia, emancipazione femminile, ambiente) ma non è d'accordo sui mezzi impiegati da Maria Edgarda per difendere questi valori: le armi.

Per me invece, e parlo da donna, il capitalismo ha contribuito a far emancipare la condizione femminile in Europa e a far prendere coscienza alle donne della loro rilevanza sociale. Gli anni Cinquanta sono caratterizzati dall'aumento dei beni di consumo e dalla crescita economica. Oltre all'aumento del livello di istruzione e alla diffusione orale della lingua italiana, che iniziava a convivere con i dialetti locali, pian piano, le madri non sono più state relegate al ruolo di mogli remissive e casalinghe sottomesse al marito-padrone e da lui dipendenti. Il capitalismo nel secolo scorso ha creato posti di lavoro. Ha incrementato certamente il consumismo, ha indubbiamente rafforzato il sistema della società di massa però non è stato soltanto negativo.

C) NO SLEEP TILL SHENGAL:

Si potrebbe tradurlo liberamente con "Insonnia fino a Shengal".


E' il viaggio di Calcare in Iraq nel giugno 2021. Il nostro fumettista è partito su richiesta del responsabile della comunità curda.

Mi è piaciuto anche di più di Kobane Calling: qui secondo me la narrazione è più ordinata e racconta meglio gli stati d'animo del suo autore.

Il fumetto è stato stampato e pubblicato nell'estate 2022.

Zero ha fatto visita alla camunità ezida (di religione pre-islamica) di Shengal, protetta dalle milizie curde e minacciata da tensioni internazionali.

Calcare parte e raggiunge una delegazione italiana. Vengono respinti più volte ai check point prima di raggiungere Shengal, a nord dell'Iraq.

A Shengal è stata organizzata dagli Ezidi un'enclave autonoma che si basa sui principi della rivoluzione curda: convivenza pacifica dei popoli, emancipazione femminile e istituzione di due figure per ogni carica civile.

Rilevante, in questo libro a fumetti, è l'evento del genocidio degli Ezidi da parte delle milizie dell'ISIS, avvenuto il 3 agosto 2014. Più o meno come a Srebrenica nel '95, anche qui 5000 uomini sono stati tutti fucilati mentre sono state rapite, violentate e vendute come schiave.

Il genocidio è narrato da Suham, giovane donna che ha un velo di oscurità negli occhi che non riesco ad inquadrare:



L'autonomia ezida è ostacolata non soltanto dall'ISIS ma anche dai Turchi di Erdogan che vogliono debellare il PKK, aiutante delle comunità ezide, e inoltre dal governo centrale di Baghdad che, in accordo con i turchi, vuole eliminare l'autonomia di Shengal.
Le donne sono figure importanti in questo libro a fumetti. Queste sono immagini di un cimitero che Calcare visita. Qui incontra una madre che ha perso tre figli.


Tre figli ha perso, mamma mia... Come fa a stare in piedi e a raccontare ad un europeo sconosciuto tutto ciò che di più prezioso le hanno tolto queste tensioni etniche?

STORIA DELL'IRAQ:

A questo punto, per il gusto di approfondire, ho cercato la storia dell'Iraq e qui vi propongo un riassunto delle fasi principali.

Il territorio dell'odierno Iraq faceva parte dell'antica Mesopotamia e, tra il IV° millennio a.C. e il VI° secolo a.C., è stato sede di civiltà importanti: Sumeri, Accadi, Assiri e Babilonesi.

Tra il VI° e la prima metà del IV° secolo è stato dominato dall'Impero Persiano e successivamente conquistato da Alessandro Magno.

I Seleucidi hanno preso il potere a partire dal III° secolo a.C.

Successivamente sottomesso alla dinastia sasanide dei Persiani nel III° secolo d.C., è stato conquistato e islamizzato dagli Arabi nell'alto medioevo. Sotto la dominazione araba il territorio dell'Iraq ha attraversato un periodo di prosperità economica.

A metà del XIII° secolo l'invasione del Mongoli ha segnato la fine del dominio arabo, in decadenza già da tre secoli. 

Dopo un periodo difficile e complesso contrassegnato da continue invasioni straniere, nel 1536 i Turchi di Solimano hanno integrato Baghdad e la regione circostante all'Impero Ottomano, caduto dopo la prima guerra mondiale.

Nel 1920 l'Iraq è stato posto sotto la dominazione della Gran Bretagna e, l'anno successivo, è divenuto una monarchia costituzionale il cui re era Faisal I. Nel frattempo però gli inglesi continuavano ad esercitare un solido controllo militare nella regione.

Dieci anni dopo, alla morte di Faisal, segue un periodo di instabilità politica nel quale crescono sentimenti di ostilità verso la Gran Bretagna e verso lo Stato d'Israele. Dalla fine degli anni Quaranta l'Iraq si avvicina agli Stati Uniti.

I decenni di instabilità politica terminano, nel 1958, con un colpo di stato da parte del generale Abdul Karim Kassem che ha istituito un regime repubblicano autoritario di ispirazione sovietica.

Saddam Hussein è subentrato al potere nel 1979. Il suo governo dittatoriale era fortemente repressivo contro gli oppositori politici e spietato con le minoranze curde. Saddam ha avviato, tra il 1980 e il 1988, una guerra contro l'Iran per fare dell'Iraq una potenza egemone nel golfo persico. Non contento, nel 1990 ha invaso il Kuwait, ma qui ha subito una pesante sconfitta dopo l'intervento militare degli Stati Uniti che guidavano una coalizione internazionale.

Saddam sosteneva il terrorismo islamico. Nel marzo 2003 è iniziata la seconda guerra del Golfo, guidata da Gran Bretagna e Stati Uniti, scottati dopo l'attentato terroristico alle torri gemelle dell'11 settembre 2001.

Lo stato iracheno è fallito secondo l'opinione comune e infatti il governo di Baghdad non ha il controllo del territorio: ci sono le basi militari americane, ci sono i turchi, alleati dell'ISIS, che tuttora bombardano gli ezidi, i quali hanno per alleati i curdi siriani. 

Oltre all'instabilità politica, l'economia dell'Iraq è disastrata: non c'è lavoro, si soffre la fame e il benessere materiale è solo per chi è vicino alle classi dirigenti corrotte.


30 marzo 2023

ZEROCALCARE- I LIBRI DI FUMETTI TRA UMORISMO E ATTUALITA'(I):

(LA SECONDA PARTE DEL POST ESCE DOMANI)

Matthias è un ammiratore di questo fumettista, il cui vero nome è Michele Rech. 

Per farmelo conoscere, nei mesi scorsi mi ha dato tre dei libri che più gli piacciono: La profezia dell'armadillo, Kobane Calling e No sleep till Shengal.

A) LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO:

I contenuti di questa graphic novel, la prima di Zerocalcare, ve li racconto io.

Una notte Zerocalcare riceve la mail del padre di Camille, una compagna di scuola delle superiori: 

"Ti volevo informare che purtroppo lei non ce l'ha fatta. Se ne è andata per sempre."

Da qui, i flashbacks sull'amicizia tra Calcare e Camille si alternano agli episodi che ricalcano le abitudini di vita quotidiana del protagonista-narratore e i lavori che ha svolto prima di diventare un fumettista affermato: ha lavorato in un aeroporto e ha sperimentato il lavoro di grafico in uno studio di animazione a Formello.

Chi è l'armadillo?

Si tratta di un animale che fa da amico immaginario, emblema di paranoie, insicurezze, pensieri, previsioni e piccole autoanalisi. 

L'armadillo immaginario entra mentalmente in conflitto con la riservatezza di Zerocalcare e le sue reticenze nell'agire.

Si chiama profezia dell'armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. 

Ci sono alcune tavole di questo fumetto che mi sono piaciute molto.



Ogni hamburger contiene circa 2,5 kg di Co2. Il metano che viene emesso dagli allevamenti bovini per l'industria della carne è una delle maggiori cause del riscaldamento globale. Per questo evito ogni McDonald, industria simbolo dell'omologazione alimentare, o meglio, della colonizzazione alimentare degli Stati Uniti.

Ma anche il Mc è una conseguenza della globalizzazione. Mai come in un'epoca high-tech e globalizzata è importante l'informazione corretta e aderente alla verità. Mai come nel XXI° secolo è importante il pensiero critico.

Ho riso quando ho letto le tavole riferite all'episodio intitolato Formicopili: l'autore-narratore si rende conto, mentre cucina, che il pavimento è pieno di formiche. Per risolvere il problema rovescia un secchio pieno di insetticida sulle formiche... immaginate il buon profumino! 

Ad ogni modo si tratta di pagine tutt'altro che mediocri dal momento che ci sono due riferimenti culturali: il fantasma del re spartano Leonida compare in chiave ironica e si cita anche Bunuel con il suo film surrealista Un cane andaluso

A Zerocalcare piace lo spirito anti-borghese di Bunuel, o meglio, lo spirito anti-ipocrisia borghese. Poi il surrealismo è, sia in arte che in letteratura, l'esaltazione dell'inconscio. Pensate infatti che nella prima scena di Un cane andaluso c'è un occhio squarciato che vuole trasmettere due significati: "affronta quel che non vuoi vedere" e "sei più di quello che appari".

Poi sì, ci sono , in questo film surrealista, anche le formiche che escono da una mano umana.



Ad ogni modo, questo libro a fumetti racconta abbastanza bene la figura di Camille, ragazza fragile che non ma mai imparato ad instaurare un rapporto pacifico con se stessa. E' morta di anoressia. 

Al Calcare adolescente questa ragazza francese venuta da Tolosa sarebbe anche piaciuta ma non si è mai fatto avanti per indole molto introversa e un po' socio-patica. E lei aveva altre problematiche e, in ogni caso, considerava il nostro fumettista un semplice amico. 

Possibile che nessun adulto, in famiglia, potesse aiutarla o si fosse accorto del suo disagio?

C'è un disegno che colpisce particolarmente sia ma sia Matthias:


Uno è un mostro nero dai denti aguzzi ed è grande circa il quadruplo del simpatico armadillo. 
E' il mostro che fa sentire Camille inadeguata alla vita e quindi infelice e irrisolta. L'armadillo è invece la porta della coscienza, quella parte di cervello che in alcuni frangenti incita Calcare a rivelare sentimenti, a prendere iniziative oppure ad entrare in contatto con le sue paure e paranoie per prenderne coscienza. 

Questi ruoli dell'armadillo sono ben presenti anche nella serie Strappare lungo i bordi, molto significativa, a tratti divertente e ironica, a tratti triste e pesante.

Pare che quest'estate esca la seconda serie animata di Calcare. Si chiamerà Questo mondo non mi renderà cattivo.

Il mio ragazzo me l'ha fatta conoscere. L'abbiamo reperita su Netflix e vista qualche mese fa.

Vi riporto un breve spezzone tratto da questa serie:


In questo punto siamo a poco più di metà serie. Con altri due amici Zerocalcare sta andando a Biella a trovare i genitori di Alice, subito dopo la morte di quest'ultima.

Anche in questa serie ci sono le vicende di giovinezza di Michele Rech e, in particolare, spicca il personaggio di Alice, l'amica di animo generoso, sensibile, molto portata per gli studi, incappata in una vicenda di amore tossico (si tratta di esperienze che segnano) e poi morta suicida. 

L'ho avuta anch'io una breve relazione non sana subito dopo la discussione della tesi magistrale. Succede, anche quando si esce da un percorso di studi impegnativo. E nessuno, né all'interno dell'ambiente familiare né all'interno dell'ambiente parrocchia, ha capito che stavo per ficcarmi in un rapporto totalmente lontano da dialogo, rispetto e ascolto. Sentivo giudizi pesanti, prese in giro. Sono passati quasi due anni ma non dimentico e non voglio dimenticare del tutto. 

Per Zerocalcare, voce narrante in questa serie, Alice è un amore mancato, un'occasione perduta, un rimpianto. 

E' bellissimo il punto in cui si racconta che una volta, in piena notte, va a casa di Alice per darle conforto. 

L'importante non è che tu ci sia sempre ma che tu ci sia davvero gli dice la ragazza mentre si abbracciano.

Piuttosto rilevante è anche la figura di Sara. La frase di una Sara ragazzina che un mattino a scuola dice ad un Calcare troppo pensieroso: "Non porti il peso del mondo sulle spalle. Sei soltanto un filo d'erba in un prato" è occasione di riflessione nella scena finale della serie.

Cos'è la vita alla fine? Incassare fallimenti, delusioni e vedere le proprie aspettative infrante oppure lottare per qualcosa nonostante imprevisti e difficoltà?

Sia Strappare lungo i bordi sia La profezia dell'armadillo sono storie di persone sole e impotenti di fronte agli strappi della vita. 

Non sempre si riesce a strappare bene lungo i bordi di un foglio, a volte la vita va in direzioni diverse.

La figura di Alice, così come la sua tragica e definitiva scelta, ci sono rimaste molto impresse. 

Vi siete mai chiesti per quale motivo un giovane si toglie la vita?

Forse perché è convinto di essere un fallito, riesce a vedere soltanto ciò che non ha fatto o non è riuscito a fare e magari non riesce proprio a trovare una speranza per uscire dalla sua drammatica condizione di incomunicabilità con gli altri. 

A questo proposito vi riporto le parole del padre di Alice durante il funerale laico:

Alice era una ragazza molto sensibile che pativa per la sofferenza che aveva intorno e non voleva scavalcare gli altri, non voleva vivere sgomitando o camminare su chi le stava vicino. Forse per questo non era riuscita a trovare quel posto nel mondo che le era stato promesso, che almeno noi le avevamo promesso perché ci credevamo. Alice voleva lavorare, voleva rendersi utile e si è sentita sconfitta quando è dovuta andare via da Roma, perché non riusciva più a mantenersi ed è dovuta tornare qui a casa con noi. Alice soffriva di non essere indipendente. Ma Alice non era solo questo, non era solo una persona sofferente, Alice era anche un'entusiasta, continuava il volontariato con i bambini e negli ultimi anni qui aveva scoperto il pugilato... Lei mi diceva che nella vita i cazzotti si prendono e che voleva imparare a incassarli e a darli indietro. 

Alice era una combattente tenace, finché la vita le offriva qualche àncora di salvezza.

Ma è soltanto sgomitando e scavalcando gli altri con una tremenda faccia tosta che si ottiene il proprio posto nel mondo? Non voglio credere che sia così.

Per chi, come noi, ha visto tutti gli episodi della serie, riportiamo il dialogo tra Alice e uno dei bambini che lei seguiva durante le ore di volontariato. 

Alice ha appena letto la storia del principe degli sgambetti, il primo piccolo fumetto realizzato da Zerocalcare anni fa:

-"Alice, ma la cicatrice quando passa?"

-"La cicatrice non passa. E' come una medaglia che nessuno ti può portare via. Così quando Zeta è grand e il principe ormai non gli fa più paura si ricorda che ha vissuto, che ha fatto tante avventure, che è caduto e si è rialzato".

-"Ma perché non passa?"

-"Perché è una cicatrice. Se andava via con l'acqua era un trasferello. E' una cosa che fa paura ma è anche una cosa bella. E' la vita!".

... Peccato che lei si sia arresa di fronte al dolore al punto da uccidersi... 😢

23 marzo 2023

"Welcome": film sul dramma di Bilal, ragazzo iracheno

Welcome è un film francese diretto da Philippe Lioret e uscito nel 2009 per le sale cinematografiche.

Si tratta di un'opera cinematografica in cui alcune storie personali si incrociano, anche se l'indiscusso protagonista è Bilal.

1. BILAL:

E' l'inverno 2008.

Bilal, nato l'8 dicembre 1991, è un curdo iracheno proveniente da Mosul. Ha attraversato, nel giro di molti mesi e come molti altri medio orientali, l'Europa a piedi (4000 km in totale!). 

Il ragazzo vive in un campo profughi a Calais, a nord della Francia.

Ma Bilal non vuole rimanere in Francia per diventare cittadino francese. In realtà il suo scopo è arrivare a Londra dove vive Mina, la sua ragazza, il cui padre però ha già programmato le nozze con un cugino, proprietario di un ristorante.

Una notte Bilal decide di provare a raggiungere il Regno Unito nascondendosi con altri due giovani all'interno di un camion. 

Tuttavia, vengono scoperti dal momento che la polizia francese di Calais è dotata di strumenti che misurano l'aria all'interno dei vagoni di tutti i veicoli.

Bilal fallisce quindi il tentativo ma, per il tribunale, non è legalmente perseguibile in quanto minorenne (ha 17 anni) e in quanto rifugiato.

Poco dopo il ragazzo conosce Simon, un istruttore di nuoto. Con i risparmi che ha decide quindi di prendere lezioni di stile libero da quest'ultimo e di esercitarsi ogni pomeriggio presso gli impianti sportivi in cui lavora Simon, in modo tale da poter attraversare la Manica e raggiungere le coste inglesi a nuoto.

Bilal è ammirevolmente tenace. I suoi occhi, per tutta la durata del film, sono profondi e malinconici ma colmi di determinazione. 

Ha dei progetti ben precisi per il futuro: continuare la sua relazione con Mina e iniziare una carriera di calciatore (buona parte della squadra nazionale di calcio del Regno Unito è formata da giovani di colore, non da britannici).

Vorrei soffermarmi su come per me sono gli occhi dei migranti.

Sono sicuramente occhi che nascondono anime ferite, ferite e sanguinanti come se fossero fatte di pelle e come se un pezzo di vetro avesse tagliato l'epidermide.

Sono anime affaticate da lunghi e faticosissimi viaggi forzati, dal momento che nei loro paesi di origine, dove ci sono dittature feroci, guerre, povertà, baraccopoli, forme di Islam fondamentalista e terroristico, non ci possono più stare. 

Sono anime indubbiamente sradicate che, vita natural durante, si porranno domande spinose sulla propria identità socio-culturale. Pensate ad esempio ad un migrante che viene dalla Siria, che scappa dalla guerra a causa della quale ha perduto casa, documenti, lavoro, amici e familiari. Questo migrante investe tutti i suoi risparmi per raggiungere l'Europa e arriva, miracolosamente e per mano di scafisti con pochi scrupoli, prima in Italia e poi in Germania. In Germania, dove i sistemi di accoglienza e di inclusione per gli immigrati sono molto più organizzati di quelli vergognosi che sono in vigore in Italia e in Francia, quest'uomo apprende la lingua nazionale, viene inserito in progetti formativi di avviamento al lavoro, ricomincia a lavorare, lo assumono a tempo indeterminato. Quel che potrà chiedersi sarà: sono siriano o tedesco? Il mio passato l'ho trascorso in Siria, il mio presente e il mio futuro sono qui in Germania. Chi sono veramente io, che porto dentro di me due culture: la cultura e la tradizione siriana islamica e la cultura tedesca laica e liberal-democratica?

E infine, gli occhi dei migranti sono occhi da emarginati, perché, non solo dalla società francese ma anche dalla società europea, sono tenuti ai margini della società.

Nel caso della Francia del 2008, è doveroso ricordare che, per la legge, i cittadini di nazionalità francese che aiutano oppure ospitano gli immigrati clandestini sono punibili con gli arresti domiciliari.

2. SIMON:

Simon è un cinquantenne che sta attraversando un periodo difficile dal punto di vista familiare: si sta separando da Marion, la moglie che, oltre ad insegnare in una scuola primaria statale, è una volontaria che assiste i clandestini nei campi profughi.

Inizialmente Simon è sospettoso e diffidente nei confronti del ragazzo, ma accetta comunque di dargli lezioni di nuoto libero. 

Quando diviene evidente che Bilal esegue molto bene lo stile libero in vasca, decide di prestargli la sua muta per provare ad esercitarsi in mare.

Un piccolo ma utile dettaglio: sembra quasi che Bilal apprenda benissimo questo stile nel giro di tre lezioni. Non è possibile, nemmeno da giovanissimi. Nemmeno con il miglior istruttore d'Europa. La base per svolgere in modo corretto lo stile libero è la coordinazione degli arti e la respirazione esclusivamente laterale. Io l'ho appreso gradualmente e attraverso passaggi che prevedevano a volte l'uso della tavoletta, con un istruttore molto preparato e molto umano, nel giro di tre mesi, come penso anche altri e alcuni di voi lettori. E credo di doverlo perfezionare ancora.

Ad ogni modo, Simon ospita Bilal nel suo appartamento per qualche notte. 

Per questo viene denunciato dal malizioso vicino di casa che chiama la polizia la quale irrompe a sorpresa nell'appartamento dell'istruttore e, pur non trovando Bilal, uscito presto quella mattina, accusa Simon di "traffico di minori clandestini" e gli impone gli arresti domiciliari.

Vi sembrano azioni e provvedimenti degni di uno stato europeo e democratico? O c'è qualcosa che ricorda il nazismo?

Fanno indignare inoltre le insinuazioni del vicino denunciante: "lei, Simon, ospita quel ragazzo, lo fa dormire a casa sua. Ma chissà in realtà che cosa combina con quel clandestino!".

3. MA DOVE E' ANDATO BILAL QUELLA MATTINA?

E' andato sulle rive di Calais per attraversare la Manica. Non ha niente con sé, soltanto la muta di Simon, la sua abilità di nuotatore e un anello, datogli da Simon, da consegnare a Mina.

Il finale del film è proprio una beffa: quando mancano 800 metri per raggiungere la costa inglese il ragazzo viene avvistato da una nave della guardia costiera. 

Così, per non farsi prendere, Bilal si immerge nelle acque del mare fino a non riuscire più a tornare in superficie.

E a questo punto mi fermo con la recensione. 

Al finale del film mancano ancora dieci minuti. Riuscirà Simon a recuperare il rapporto con la moglie? Chi informa Mina della tragica fine di Bilal?

Consiglio caldamente a tutti voi di reperirlo e di dedicare una sera o un pomeriggio alla visione del film, indipendentemente da: orientamento politico, orientamento religioso e dalla considerazione che avete sui migranti.

4. COMMENTO SUL FILM DEL DIZIONARIO "MORANDINI":

Ve ne riporto una parte. Comunque lo condivido pienamente!

Simon diventa un padre amoroso, deciso a tutto per aiutarlo. E' straordinario il quinto film del parigino Lioret: fluido, coeso, emotivamente coinvolgente. Vicende eccezionali e personaggi insoliti, autenticità nel realismo dei luoghi, ambienti e atmosfere. Non filma: dà vita alle inquadrature. Lindon, da sempre attore sottovalutato, non sbaglia una battuta e un silenzio: altrettanto espressiva è Dana, la moglie che ha deciso di lasciarlo. Trovare un ragazzo che parli curdo e inglese, sappia nuotare e giocare a pallone, era difficile: hanno trovato Firat. In Francia c'è una legge che punisce con l'arresto fino a cinque anni i cittadini che aiutano gli immigrati clandestini. Lioret ne mostra le crudeli e assurde conseguenze senza un briciolo di retorica. In "Panorama" di Berlino 2009 questo film ottenne tre premi, tra cui quello del pubblico.

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5. LE MIE CONSIDERAZIONI INERENTI ALL'ATTUALITA':

Il 26 febbraio 2023 è naufragato un barcone di migranti, tutti provenienti dal Medio Oriente, vicino alle coste di Cutro. Sono morte 88 persone, di cui 28 bambini. 

Il nostro ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, tecnico ma molto vicino alle idee delle destre (altrimenti non starebbe dove sta), ha sempre definito i migranti sopravvissuti ai barconi come "carico residuale" e ha commentato così la tragedia di Cutro: "La disperazione non giustifica dei viaggi che mettono in pericolo i propri figli". 

Naturalmente l'Onorevole Meloni si è trovata d'accordo con queste parole. Quando, alcuni giorni fa, ha incontrato i superstiti al naufragio, effettivamente ha chiesto loro prima di tutto se fossero consapevoli dei rischi che comportano viaggi del genere.

Certo che ne sono consapevoli! Ma, come ho già fatto capire durante la recensione di Welcome, queste persone non hanno altre scelte ed altre alternative. Sinceramente questa mi è sembrata una domanda molto inopportuna. Come è inopportuna l'espressione "carico residuale". Non sono merci, non sono spazzatura! Sono persone con storie, vissuti, drammi, pensieri, bagagli culturali, sentimenti, legami familiari e affettivi ed emozioni.

Poi certo, l'Onorevole Meloni avrà avuto anche quel momento di commozione ascoltando le storie di quei migranti ed è anche vero che, alla fine, ha ringraziato i familiari delle vittime del naufragio di Cutro e i superstiti per le testimonianze che le hanno offerto.

Giorgia Meloni, rispetto ad alcuni anni fa, secondo me si è equilibrata nei toni con cui esprime le sue idee decisamente di destra. La vedo meno aggressiva e meno "urlona" rispetto ad alcuni anni fa. 

Non è "insensibile e incapace", come sostiene Elly Schlein, la brillate avvocatessa degli Lgbt. D'altronde, quest'ultima altro non sa fare se non difendere l'unica comunità che le interessa. 

Non ho cambiato idea rispetto a due settimane fa e non cambio idea per i giudizi pesanti, indelicati, polemici e rabbiosi che qualcuno (che ho segnalato ai gestori della piattaforma Blogger e bloccato virtualmente sotto tutti gli aspetti) ha scritto recentemente su questo blog, qualcuno che per anni è stato vicino alla mia famiglia e per anni non ha avuto altro che ospitalità e gentilezza.

L'Onorevole Schlein per me è deficiente nel senso etimologico della parola: de-ficio, "io manco di". 

E' la nuova leader del PD ma manca di soluzioni concrete ed è contagiata di populismo, proprio come il M5S: la Schlein enuncia i problemi, parla per slogan, critica molto pesantemente Fratelli d'Italia e la presidente Meloni ma... che soluzioni pratiche e concrete propone per costruire un'alternativa alla destra di Lega e Fratelli d'Italia? Pensa di risolvere i problemi degli italiani con le manifestazioni i sabati pomeriggio e le critiche pesanti? Le solite frasi retoriche poco utili a risolvere problemi quali il lavoro precario, lo sfruttamento, l'inquinamento?

La signora Giorgia Meloni non è cattiva, è semplicemente una donna che sta facendo la destra politica. Ed è quel che deve fare: è conservatrice, è nazionalista, è diffidente nei confronti di stranieri e migranti, favorirà sicuramente di più i privati e i lavoratori a partita Iva durante questi anni di governo. 

Perché, a mio avviso, lei e i componenti di Fratelli d'Italia, potranno dormire sonni tranquilli fino al 2027, tanto al PD di estrema sinistra e ultra-progressista nei diritti civili non interessa confrontarsi e discutere con le destre. 

Per il PD di Elly Schlein il nemico principale non è la destra, l'avversario da odiare nel profondo è un partito centro-sinistra: Azione di Carlo Calenda, l'unico, se vogliamo ben dire, che con i suoi deputati fa un'opposizione equilibrata e costruttiva. L'unico che spesso propone soluzioni fattibili e pratiche ai problemi sociali di questo paese.

Le idee di Fratelli d'Italia non rappresentano sicuramente la mia idea di politica, visto che sono di visione più liberal-popolare. 

D'altra parte vengo da una famiglia cattolica da sempre di idee centriste o al massimo di centro-sinistra. 

Per parte materna si sono votati il Partito Popolare di Don Sturzo, la DC per decenni e l'Ulivo (antenato di un PD che sarebbe dovuto mantenersi riformista, popolare e di ispirazione demo-cristiana!).

Per parte paterna... il bisnonno paterno era un socialista. I nonni paterni sono sempre stati per la DC. Mio papà da giovanissimo ammirava i movimenti di estrema sinistra come Lotta Continua (l'ho scoperto attraverso i suoi diari). Poi si è dato una calmata e ha dato il voto prima all'Ulivo e poi al PD. 

Ricapitolando per avviarmi verso la conclusione del seguente post: Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini, Roberto Calderoli fanno la destra con idee talvolta di destra radicale. Giustamente, anche se condivido poco di quel che esprimono.

Dall'altro lato c'è la sinistra estrema di PD- M5S e il centro/centro-sinistra di Calenda-Renzi-Carfagna-Marattin.

E la Chiesa, nel nostro tempo, che ruolo vuole avere? Quali soluzioni vuole ideare e proporre per un mondo pieno di problemi? Come può indirizzare i giovani e le generazioni future tra populismi, destre abbastanza radicali e ignoranza?

La Chiesa e i religiosi devono accontentarsi di un ruolo marginale? Devono proporre soltanto adorazioni eucaristiche e momenti di preghiera oppure devono prendere coscienza che, trasmettendo la persona di Cristo, è possibile allargare il suo messaggio anche oltre la pratica religiosa?

Aiutare i giovani a soffermarsi non soltanto su Bibbia e preghiere, ma anche a riflettere e a dialogare su questioni di geo-politica, su come dovrebbe essere fatta la politica, su quali legami esistono tra gli autori (anche autori non credenti), le loro opere e la fede. 

Ci vuole cultura, cultura, cultura! Che mai male non fa! Anzi... rende più liberi e più consapevoli!

Ecco ciò che dovrebbe fare la Chiesa per riscattarsi dall'impietoso giudizio della società di massa sur-moderna che dice: "Siete anacronistici! Siete retrògradi! Questa società secolarizzata non ha bisogno del vostro moralismo! Meno male che vi state estinguendo!"

Lasciatemi dire che, in Italia, ci sarebbe un estremo bisogno di educazione, sia ai giovani sia agli adulti, alla geo-politica, alla socio-politica e alla spiritualità nelle letterature. 

In Italia, chi si preoccupa di fare un'educazione geo e socio-politica sono solo il movimento laico "Liberi Oltre Le Illusioni" e la "Fondazione Toniolo", che appoggia le dottrine del cristianesimo sociale. Non sono sufficienti! Io sono simpatizzante dell'una e aderente all'altra.

Buone riflessioni!

! Prossimi post !

Nei prossimi due post, gli ultimi due di questo mese, Zerocalcare e i suoi lavori fumettistici avranno rilevanza.

30 marzo: post scritto da me sulla Profezia dell'Armadillo e sulla serie, coordinata da Zerocalcare, intitolata Strappare lungo i bordi.

31 marzo: post con alcune inserzioni di Matthias su due opere di questo fumettista che illustrano alcune situazioni etniche e geografiche del Medio-Oriente: Kobane Calling e No Sleep 'Till Shengal


11 marzo 2023

"Due partite"- film sui cambiamenti della società:

Ecco quale era il progetto originario da programmare per l'otto marzo di quest'anno: la recensione di Due partite, film ispirato ad una commedia scritta da Cristina Comencini, madre di Calenda. 

E' una recensione che avevo in bozza da ormai due mesi e mezzo.

Ne avrei da scrivere, se disponessi di un po' più di tempo... E avrei da dire anche sui migranti e sulle esternazioni di alcuni ministri a proposito del naufragio dei migranti a Cutro. 

Invece credo che non vedrete altri post più o meno fino al 21/22 marzo, cioè, fino al vero ed effettivo inizio della primavera.

Dedico questa semplice recensione al ricordo di Don Egidio, prete mite, conciliante, sensibile, comprensivo. 

Un buon sacerdote che un cancro terribile si è portato via. Una delle pochissime figure di Chiesa che ho considerato ben predisposta al dialogo e all'ascolto. 

Dialogo e ascolto, ovvero proprio quello che, secondo me, manca a molte donne, indipendentemente dal fatto che facciano o meno parte degli ambienti cattolici. Purtroppo la penso così sia sulla base di diverse esperienze personali che sulla base di esperienze vissute da qualche donna della mia famiglia.

Si parla molto del drammatico fenomeno di violenze domestiche e minacce di stalking perpetrati da uomini prepotenti e decisamente cattivi e violenti. Ed è giusto sensibilizzare (d'altronde, ho mai detto che non lo è?). 

Però non si parla mai abbastanza, a mo avviso, né di bullismo femminile né di episodi di violenze fisiche commessi da una donna o da più donne a danno di una loro pari, né di falsità che una buona parte di donne inventano per danneggiarne altre. Per questi motivi ultimamente, piuttosto spesso, arrivo a vergognarmi di essere donna anch'io.

Infine, alle paladine dell'iper-femminismo dico che non sono obbligate a leggere quel che scrivo io. Google e Blogger sono pieni di autori, probabilmente di vedute molto più "moderne" delle mie. Altrimenti il cerchietto rosso in alto a sinistra con la piccola "x" nera lo conoscete tutti, visto che stiamo concludendo il primo trimestre di marzo 2023 (e se non lo conoscete significa che vivete ancora nelle caverne).

Non è un vanto non aver amiche per me. E' semplicemente una non troppo felice verità! 

E, sapete, un pochino invidio l'amicizia di queste donne di cui tratta il film. 

Attraverso dialoghi e attraverso lo scorrere del tempo, questo film racconta i profondi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi decenni del secolo scorso. 

I dialoghi in questo caso sono ciò che può far riflettere sui contenuti. Due partite potrebbe benissimo essere rappresentato a teatro.

A). ANNO 1966:

Il film inizia due anni prima delle contestazioni giovanili e otto anni prima dell'introduzione, in Italia, della legge sul divorzio.

In un'abitazione borghese caratterizzata da un arredamento tipico degli anni Sessanta si incontrano quattro donne per giocare a carte. Si tratta di quattro amiche che si confidano segreti, crucci e frustrazioni: Claudia ha tre figli e un marito che la tradisce, Gabriella, interpretata da una giovane Margherita Buy, litiga spesso con il coniuge, l'acida Sofia, interpretata da Paola Cortellesi, è infelicemente sposata ed ha una figlia, la romantica Beatrice sta per avere un bambino ed è l'unica che sembra serena e realizzata nella sua vita coniugale con Carlo, ammiratore di Rilke.

Gabriella, accondiscendente ai desideri di una madre abbastanza autoritaria, ha rinunciato alla sua passione per la musica e si è formata una famiglia.

Claudia, nel corso dei suoi ultimi dieci anni di vita, ha sopportato i frequenti tradimenti del marito e ha mitizzato la maternità, al contrario di Sofia che si sente imprigionata in una vita quotidiana con un uomo che non ha mai per davvero amato. 

Sofia frequenta occasionalmente alcuni amanti e nel frattempo continua a vivere nella stessa casa con il marito per due motivi: non è indipendente dal punto di vista economico e non vuole sorbirsi i giudizi negativi della sua famiglia di origine nel caso in cui si allontanasse da casa.

Sofia è il personaggio che vive peggio delle altre la propria condizione di donna, moglie e madre: 
Il punto è... perché bisogna soffrire in questo modo? Rinunciare a suonare il pianoforte, sopportare di essere tradite? La ragione di tutto questo non c'è! Noi facciamo l'esperienza più antica che c'è: contenere un'altra vita. Noi godiamo nel vedere il nostro corpo gonfio come un pallone, nel rinunciare al talento, alla libertà. Noi vogliamo essere legate a qualcuno anche se ci strozza! Vogliamo essere di qualcun altro e non c'è fine, non c'è rimedio!

Questo di Sofia è uno sfogo che presso le tre amiche la fa passare per matta, ma richiama un aspetto della condizione femminile del nostro secolo: la fatica di molte donne nel gestire la propria quotidianità tra orari di lavoro e ruolo di maternità. Alcune donne si ritrovano a rinunciare alla carriera lavorativa per custodire i figli.

L'incapacità della politica nell'aiutare a conciliare la vita professionale con quella privata e la mancanza di trasparenza nei sistemi retributivi sono problemi cronici anche per il nostro "evoluto" Occidente.

Dopo una serie di manifestazioni, dopo il loro ingresso nel mondo del lavoro, dopo la legge sul divorzio e la legge 194, abbiamo veramente gli stessi diritti degli uomini? Quanto siamo davvero alla pari?

Il contenuto della legge 194 fa riferimento ad un diritto oppure è un invito ad assumersi le proprie responsabilità nel prendere una decisione? Questo dovrebbe chiedersi Laura Boldrini, una mummia populista che crede di essere democratica. 

C'è disparità salariale in tutta Europa: le donne in età da lavoro guadagnano mediamente il 14% in meno rispetto ai colleghi uomini.

Anche nel XXI° secolo c'è quel che ultimamente chiamo il "job-gap", ovvero, la tendenza a classificare certe professioni come adeguate soltanto al genere femminile e altre come idonee soprattutto al genere maschile. 

Più di una volta si sente dire che l'insegnamento, l'ambito psico-terapeutico, l'infermieristica, il servizio di una commessa in negozio sono lavori da donna mentre invece l'ingegnere, il meccanico, l'idraulico, il chimico e l'autista di taxi e autobus sono lavori fatti per gli uomini?

E per concludere la riflessione: noi giovani donne quanto abbiamo dignità agli occhi dei nostri coetanei? Siamo oggetti sessuali oppure occasioni di complementarietà e di confronto? Vogliamo diventare soprattutto oggetti di gradimento per il sesso opposto oppure abbiamo aspirazioni un po' migliori?!

Le quattro donne di questa prima parte di film, pur manifestando caratteri un po' diversi, dal punto di vista sociale hanno molto in comune:

1) Tutte dipendono economicamente da un uomo.

2) Tutte sono regolarmente sposate.

3) Per loro, tutte le parole che hanno esplicitamente a che fare con la sessualità sono tabù o comunque, per dirla con Claudia, sono "triviali".

4) Tutte, tranne Sofia, vedono la propria realizzazione nella maternità.

B). ANNO 1996:

Come sono cresciute quelle quattro bambine che, in quel giovedì pomeriggio del 1966, erano a giocare nella stanza accanto al salotto in cui le loro madri discutevano?

Eccovele qui descritte:

- Cecilia, la figlia di Claudia, dopo una serie di relazioni affettive andate male, vorrebbe avere un figlio attraverso la fecondazione artificiale.

- Sara, la figlia di Gabriella, lavora come musicista e per questo viaggia molto. Vive con Mario, marito apprensivo e ansioso, dedito alle faccende domestiche quando lei è lontana da casa.

Rossella, la figlia di Sofia, è un medico ed è sposata con Saverio, un suo collega. Risulta essere una donna seria, razionale e dotata di senso pratico.

Giulia, l'unica figlia di una Beatrice suicida, è la più giovane della quattro. Ha appena 30 anni, lavora come impiegata ed ha una relazione stabile con un ragazzo ma... dopo anni di fidanzamento ancora non parlano di matrimonio o di convivenza e questo è ciò che sconcerta Rossella.

Rossella, Sara e Cecilia, dopo il funerale di Beatrice, si radunano a casa di una Giulia abbattuta che racconta loro come era in realtà il matrimonio tra i genitori: emerge quindi che Carlo e Beatrice erano separati sotto lo stesso tetto e che non comunicavano.

Come sono messe queste quattro ex bambine? Quanto è cambiata la società nel giro di trent'anni?

1) Tutte e quattro lavorano.

2) Due sono sposate, una è sentimentalmente impegnata e un'altra è propensa a costruirsi una famiglia mono-genitoriale.

3) C'è libertà sessuale.

Ma sono davvero felici e realizzate?

Alla fine del film Giulia legge alle amiche una poesia che suo padre Carlo aveva dedicato a Beatrice poco prima del loro matrimonio. E' una poesia di Rilke a proposito della questione di genere:

Un giorno esisterà la fanciulla e la donna,
il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile,
ma qualcosa per sé,
qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine,
ma solo a vita reale: l’umanità femminile.
Questo progresso trasformerà l’esperienza dell’amore,
che ora è piena d’errore,
la muterà dal fondo,
la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano,
non più da maschio a femmina.
E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo,
all’amore che in questo consiste,
che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda.


6 marzo 2023

"Il giardino dei Finzi-Contini", G. Bassani: può essere considerato un romanzo anti-Carpe diem?

Quest'anno ho deciso, con la complicità della mia proverbiale fermezza di carattere, di evitare un post dedicato all'8 marzo.

Mi vergogno di essere donna, mi vergogno di essere nata femmina. 

Ho 27 anni e mezzo, 28 a fine settembre. E mai, quando ero bambina, mai avrei immaginato di arrivare a 27 anni erotti e poter pensare che mi vergogno di essere donna!

Da adolescente sono stata derisa, emarginata, insultata da coetanee. Quando ero in università sono stata presa in giro e considerata troppo anomala da altre ragazze che non riuscivano a capire come potesse piacermi moltissimo quel che studiavo. In parrocchia e in diocesi sono stata ora calunniata, ora considerata arrogante, ora sfig... da altre animatrici ed educatrici. Da aspirante docente finora in generale non mi sono sentita compresa: sono stata considerata "la piccola supplentina" o la docente montata da altre colleghe.

Ho 27 anni e mezzo e non ho neanche un'amica. E, a questo punto, meglio così. Non ho più la voglia di cercarmele! Ho rapporti civili, rispettosi e buoni soprattutto con i maschi vicini alla mia età.

Ho imparato parecchio dai maschi in questi ultimi mesi... a non temere di esternare stati d'animo negativi, a vivere un po' di più nel presente, a interessarmi di più di geo-politica, di fumettistica, di storia, a nuotare molto meglio rispetto a inizio inverno...

Se le donne sono così false, così calunniatrici, così invidiose, così insensibili, così cattive, io mi chiedo: che senso ha una giornata dedicata a loro? In molte sono così. Poveri i ragazzi e gli uomini che, con un briciolo di sale in zucca e con una discreta dose di sensibilità, aspirerebbero a progetti di vita seri e solidi con qualcuna!

Altroché la festa della donna, altroché le mimose, altroché le torte-mimose, i biglietti scontati al Parco Sigurtà e da altre parti d'Italia... 

Lo sapete, no, che ora anche al PD c'è la leader donna... quella deficiente che declama, con grande orgoglio, il suo geniale scioglilingua: "sono una donna che ama una donna ma non sono meno donna per questo". Ve lo dico io che se ci fosse quella al governo altroché i diritti sociali, altroché la sensibilità verso i migranti... quella ha in mente soltanto le adozioni gay e l'introduzione dell'aborto all'ottavo mese di gravidanza! 

*Ho diversi impegni e sto seguendo online dei convegni e dei corsi di formazione professionalizzanti da seguire online tra marzo e maggio. Ma sto facendo in modo di garantirvi più o meno la lettura di un post alla settimana.

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Io quindi non dedico nulla alle donne quest'anno.

Quindi avanti con la letteratura italiana! Vi presento il romanzo di Giorgio Bassani intitolato "Il giardino dei Finzi-Contini".

Vi illustro stile e contenuti in modo competente e preciso.

1.GIORGIO BASSANI, BREVI CENNI BIOGRAFICI:

Giorgio Bassani nasce a Bologna nel 1916 da una famiglia di origine ebraica e trascorre la giovinezza a Ferrara. Dopo la laurea in Lettere presso l'Università di Bologna e dopo essere stato in carcere a causa delle sue posizioni anti-fasciste, si  trasferisce, nell'autunno 1943, a Roma, dove insegna all'Accademia d'arte drammatica e inizia a lavorare come sceneggiatore.

Le sue opere di successo sono state Il giardino dei Finzi-Contini e Storie Ferraresi. 

E' stato autore anche di alcuni saggi di critica letteraria. E' morto nel 2000 dopo una lunga malattia.

2. PROLOGO DEL ROMANZO:

Il giardino dei Finzi-Contini paiono ispirati da una accorata dolente visione della vita che trae alimento dalla rievocazione del passato, dalla constatazione di una legge di decadimento, di distruzione e di morte che domina le cose umane: l'estinguersi di famiglie, il logorarsi dei sentimenti e degli ideali, nell'opaco succedersi dei giorni.

(Francesco Guglielmino, critico letterario e docente universitario)

Si tratta indubbiamente di un romanzo che nasce dai ricordi: nel Prologo che precede i capitoli il protagonista-narratore è in gita con un amico e con la moglie e Giannina, la figlia di quest'ultimo. E' l'aprile del 1957. Stanno andando a visitare la tomba etrusca di Cerveteri: 

"Papà", domandò Giannina, "perché le tombe antiche fanno meno malinconia di quelle più nuove?". 

"Si capisce", rispose, "I morti da poco sono più vicini a noi, e appunto per questo gli vogliamo più bene. Gli etruschi, vedi, è tanto tempo che sono morti".

Il romanzo prende l'avvio proprio dall'analogia tra la tomba di Cerveteri e la tomba dei Finzi-Contini, famiglia ebrea alto-borghese che Giorgio, il protagonista-narratore, frequentava quando era studente.

3. NUCLEI NARRATIVI FONDAMENTALI:

I Finzi-Contini, proprio come la famiglia del protagonista, sono ebrei e hanno due figli di età simile alla sua: Alberto e Micol.

Direi che sono tre gli aspetti attraverso i quali è possibile riassumere con efficacia e con sintesi il libro di Bassani: la relazione tra Giorgio e Micol, il Fascismo che induce gli ebrei ad una condizione progressiva di isolamento politico, sociale e civile, l'alone di inerzia e di morte che permea l'immensa casa dei Finzi-Contini.

Il nucleo principale della narrazione è il rapporto tra Giorgio e Micol e, nella seconda parte del libro, la sofferenza di Giorgio per il rifiuto di Micol.

Importantissimo è il contesto storico di fondo, caratterizzato dall'emanazione delle leggi razziali e dalle poche conquiste coloniali della dittatura fascista. 

I giovani, ovvero, Giorgio, Alberto, Micol e Giampaolo Malnate, chimico di idee comuniste, prima del '39, si radunano nel salotto dei Finzi-Contini per discutere della politica del loro tempo. Colpisce, a questo proposito, l'opinione di Malnate:

Il male del fascismo non era affatto sopraggiunto improvviso. Veniva da molto lontano, invece, e cioè dagli anni del primo Risorgimento, caratterizzati da un'assenza, diciamo pure totale, di partecipazione di popolo, di popolo vero, alla causa della Libertà e dell'Unità.

Di opinione opposta sono invece i fratelli Finzi-Contini e il narratore:

(...) in fondo, il fascismo non era stato altro che la malattia improvvisa e inspiegabile che attacca a tradimento l'organismo sano.

Man mano che si va avanti nella lettura Alberto e Micol divengono morti che camminano. Come se già avessero il presentimento di dover morire a causa della loro identità familiare e religiosa. E a questo non sanno reagire. Avrebbero le possibilità economiche per emigrare o in Svizzera o negli Stati Uniti ma sono inerti, immobili, come se attendessero soltanto il giorno della deportazione. 

Giorgio vorrebbe, con Micol, andare oltre il sentimento dell'amicizia. Ma la ragazza, dotata tra l'altro di un'intelligenza brillante, anche se riesce a laurearsi in Lingue alla Ca' Foscari con una tesi su Emily Dickinson, rinuncia alla possibilità di una relazione affettiva. Tanto sa che la sua vita, pur avendo poco più di vent'anni è agli sgoccioli.

Alberto, d'altronde, fa addirittura peggio della sorella: dopo le leggi razziali e con l'emergere di una situazione internazionale terribile in cui la guerra totale si concretizza giorno dopo giorno, il ragazzo interrompe gli studi universitari e, pian pianino, inizia a non giocare più a tennis con la sorella e con gli amici nel grande giardino di casa sua, inizia a non mangiare quasi più fino a deperire, ammalarsi e morire. 

Non c'è nulla di più desolante del leggere di due ventenni che attendono soltanto la morte. Per questo ritengo che Il Giardino dei Finzi-Contini sia un romanzo anti-oraziano, o meglio, anti-carpe diem.

Il nazi-fascismo porta via a Micol il sogno di insegnare inglese.

I Finzi-Contini vengono deportati in Germania nel '43 e da lì non fanno più ritorno.

Il romanzo è permeato da un alone funereo, per tutte le sue 240 pagine. E in effetti Giorgio intuisce, durante una cena a casa della famiglia Finzi Contini, che questa famiglia, radunata attorno allo stesso tavolo per la cena, sembra un convegno di spettri. 

4. SINTASSI DIFFICOLTOSA:

Ho trovato la sintassi piuttosto difficoltosa e poco organizzata. Piuttosto spesso l'autore inserisce frasi e proposizioni tra parentesi, con precisazioni non sempre necessarie, che rendono poco fluido e poco scorrevole lo stile.

Eccovi alcuni esempi:

-Quando, quel sabato pomeriggio, sbucai in fondo a corso Ercole I (evitati la Giovecca e il centro, provenivo dalla non lontana piazza della Certosa), mi accorsi immediatamente che davanti al portone di casa Finzi-Contini sostava all'ombra un piccolo gruppo di tennisti.

-Senoncé la notizia che ebbi da mia madre mentre uscivo dallo sgabuzzino del telefono, e cioè che verso mezzogiorno Micòl Finzi-Contini aveva telefonato chiedendo di me ("Mi ha pregato di dirti che è dovuta partire per Venezia, che ti saluta e che ti scriverà", aggiunse la mamma, guardando altrove), fu sufficiente per farmi di colpo cambiare avviso.

-L'indomani mattina non venne, ma il pomeriggio, mentre mi trovavo da Alberto (saranno state le sette: Malnate si era bruscamente accomiatato da qualche minuto), entrò Perotti che portava un suo messaggio.

-Certissimi entrambi che Francia e Inghilterra, le cui missioni diplomatiche avevano raggiunto da tempo Mosca, avrebbero finito per intendersi con l'U.R.S.S. (l'accordo da noi ritenuto inevitabile avrebbe salvato tanto l'indipendenza della Polonia quanto la pace, provocando di riflesso, insieme con la fine del Patto d'Acciaio, la caduta almeno di Mussolini), ormai era di letteratura e di arte che parlavamo quasi sempre.

5. LESSICO VARIEGATO:

Di questo romanzo ho invece apprezzato il lessico variegato. E' linguisticamente composito.

LATINO: poche espressioni come ad esempio ab antiquo, aurea mediocritas e una sentenza Omne animal post coitum triste.

TERMINI EBRAICI: Vi è qualche termine traslitterato in alfabeto latino, come ad esempio kibbuz (comunità), Pesah (Pasqua ebraica), judim (ebreo), haltùd (zelo religioso) tevà (tribuna presente nelle sinagoghe da cui il celebrante recita preghiere), talèd (scialle portato dai rabbini).

TEDESCO: solo due termini ricorrono in questa lingua: Hütte (capanna) e  Anschluss (Connessione). Tuttavia, c'è una frase che, con dolente rassegnazione, Alberto pronuncia in questa lingua: Juden sind unerwunscht (Gli ebrei non sono graditi).

FRANCESE: Al narratore e protagonista viene alla mente la strofa di un componimento di Baudelaire: Maudit soit à jamais le reveur inutile/qui voluit le premier, dans sa stupiditè,/ s'èprenant d'un problème insoluble et stèrile,/aux choses de l'amour meler l'honneteté!

(Maledetto sia per sempre l'inutile sognatore/ che vuole per primo, nella sua stupidità,/farsi carico di un problema sterile e insolubile,/mescolare l'onestà con le cose dell'amore!

INGLESE: In questa lingua troviamo sia alcune locuzioni, come Dear friend (nelle lettere di Micol a Giorgio), living roomflirt, moss (muschio), poor e le espressioni fatte: All lost, nothing lost (Tutto è perduto, niente è perduto), You are fishing for compliments (Sei alla ricerca di complimenti).

MIX TRA SPAGNOLO E DIALETTO: A inizio libro: Cosa xè che stas meldando? E procura de far star in piè anca il chico...

meldando= macinando/ chico= ragazzo.

DIALETTO: Non mancano le varianti dialettali del Nord Italia. Troviamo la celebre espressione Milàn l'è on gran Milàn!, ci salta all'occhio l'espressione di Micol riferita al visto di Giorgio: rosso impizà "rosso acceso" da cui anche l'aggettivo impizàda "rossa accesa", colleghiamo quel a ramengo più o meno con "in malora".

Oltre a ciò, Giampaolo Malnate recita una poesia intitolata "La Ninetta del Verzee" in dialetto milanese del poeta Carlo Porta: Bravo el mé Baldissar! Bravo el mè nàn!/ L'eva poeù vora de vegnì a trovamm:/ t'el seet mattascion porch che maneman/l'è on mes che no te vegnet a ciollamm?/ Ah, Cristo! Cristo! Com'him frecc sti man!

Bravo il mio Baldassarre! Bravo il mio ometto!/era poi ora di venire a trovarmi/ Lo sai mattacchione porco che quasi quasi/ è un mese che non vieni a fottermi?/ Ah, Cristo! Cristo! Come sono fredde queste mani!

Ma a Malnate piace anche "Nò Ghittin, no sont capazz" di Porta: Nò Ghittin, no sont capazz/de traditt: nò, stà pur franca.

No, Ghittina, non sono capace di tradire: no, stai pure tranquilla.

Ultima poesia che cito in dialetto milanese, con due sole strofe, è un componimento di Delio Tessa:

Pensa ed opra, varda e scolta,/tant se viv e tant se impara;/ mi quand nassi on'altra volta,/nassi on gatt de portinara!

Per esempi, in Rugabella,/ nassi el gatt del sur Pinin.../...scartoseij de coradella,/polpa e fidegh, barettin/del patron per dormigh sora...

Pensa e agisci, guarda e ascolta,/ tanto si vive e tanto si impara/ io quando nasco un'altra volta/nasco un gatto di portinaia!

Per esempio, a Rugabella nasco il gatto del signor Peppino.../...cartoccetti di corata,/ polpa e fegato, berrettino/del padrone  per dormirci sopra...