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24 dicembre 2013

"Canto di Natale"


In occasione dell'imminente 25 dicembre, scrivo su questo post la recensione (attraverso citazioni) e il commento di uno dei miei libri preferiti: "Canto di Natale" di Charles Dickens, scrittore inglese che adoro. 


Il protagonista del romanzo è Ebenezer Scrooge, un uomo piuttosto anziano e di pessimo carattere.
Infatti è molto avaro, insensibile e freddo al punto tale da considerare una sciocchezza la festa di Natale e da biasimare Dio per aver concesso all'uomo il riposo domenicale che, interrompendo le attività commerciali, impedisce di guadagnare. 
Quando ho letto questo libro per la prima volta, a tredici anni, sono rimasta molto colpita dal modo in cui Scrooge risponde agli auguri di Buon Natale da parte del gioviale nipote. In effetti replica acido: "Un Natale allegro! Che motivo hai tu di stare allegro? Che diritto? Sei povero abbastanza, mi pare." 
Come se la serenità dell'animo dipendesse esclusivamente dai beni materiali e dal Dio denaro!!!  Le cose che mi fanno stare bene sono soprattutto l'affetto dei miei familiari e il dialogo con persone comprensive. Quando all'epoca avevo letto queste righe, avevo giurato a me stessa di non divenire, nel mio futuro di adulta, una persona ossessionata dai soldi e dal successo in ambito economico.

Quando il vecchiaccio raggiunge l'ingresso della sua dimora, vede, poco sopra il picchiotto del portone, il volto del suo socio in affari Jacob Marley, morto però sette anni prima.                         
  "Non era crucciato o feroce; fissava Scrooge come Marley soleva fare, e lo fissava con occhiali da spettro alzati sopra una fronte da spettro. I capelli si sollevavano stranamente, come mossi da un soffio o da un'aria calda; gli occhi, benché sbarrati, erano immobili; la faccia livida. Una cosa orrenda: se non che l'orrore era estraneo all'espressione di quel viso e in certo modo gli era imposto."
Mentre cena nella sua camera, davanti al fuoco del caminetto, sente dei rumori insoliti e poco dopo gli appare il fantasma di Marley, il quale trascina una lunga catena che simboleggia l'egoismo. Egli infatti, preoccupandosi per tutta la vita di accumulare denaro per se stesso, ha ignorato le persone povere e bisognose sia di aiuti economici sia di affetto sincero. "Porto la catena che mi son fabbricato in vita - rispose lo Spettro. - L'ho fatta io stesso anello per anello, pezzo a pezzo; io stesso me la cinsi per volontà mia, e di volontà mia la portai. Ti par nuova forse? "
Trovo molto significativa l'immagine della catena come metafora dell'attaccamento ai beni materiali. La catena è un oggetto che rievoca nella mente il concetto di schiavitù. Chi attribuisce troppa importanza ai soldi è schiavo di se stesso, dei propri capricci e dei propri vizi. L'eccesso di denaro rende le persone immorali e incapaci di amare.


Marley annuncia a Scrooge la visita di tre spiriti. Dopo mezzanotte infatti, il vecchio avaro incontra lo Spirito del Natale Passato che lo riporta indietro nel tempo, nel periodo in cui era un ragazzino che nutriva un affetto sincero nei confronti della sorella minore:  " Sempre delicata quella creaturina - disse lo Spirito; - un soffio l'avrebbe fatta appassire. Ma che cuore che aveva!
Che cuore! - ripeté Scrooge. - Avete ragione, Spirito; non vi contraddico, che Dio non voglia!"
Lo Spirito poi porta Scrooge nel periodo della giovinezza, quando Scrooge, una volta divenuto un finanziere ricco e importante, rifiuta di sposarsi con la sua ragazza, povera e orfana di genitori. 

Subito dopo questa visione, lo Spirito lo riporta nella sua camera, dove incontra lo Spirito del Natale Presente che lo conduce dapprima all'umile dimora del suo impiegato Cratchit che sta cenando con la moglie e i figli, uno dei quali (il piccolo Tim) è storpio. In seguito, si recano a casa del nipote di Scrooge che sta festeggiando il Natale con la moglie e con alcuni amici e che sta criticando l'avarizia dello zio:
" ...Me ne dispiace per lui; ma se pure mi vi provassi, non riuscirei a volergli male. Chi è che ne soffre per i suoi capricci? Lui, nessun altro che lui. Ecco, per esempio, ora s'è fitto in capo di guardarmi di traverso e non vuol venire a desinare con noi. Che ne viene?... ogni lasciato è perso. "
Prima di scomparire nell'aria, lo spirito fa conoscere a Scrooge due bambini simboli dell'Ignoranza e della Miseria alla quale le classi sociali più umili sono condannate dalle persone insensibili come Scrooge. 

Arriva poi lo Spirito del Natale Futuro che appare "lento, grave, silenzioso... circonfuso di ombra e di mistero". Questo spirito si limita solo a indicargli con il dito le cose che Scrooge deve vedere, tra le quali, il giorno del suo funerale e i commenti sarcastici della gente, contenta di saperlo morto e il nipote contento di poter ereditare il suo patrimonio.


La mattina seguente, Scrooge si risveglia nel suo letto e, memore degli insegnamenti che gli spiriti hanno voluto dargli, esce per le strade della città salutando tutti quelli che incontra con molto trasporto, trascorre il giorno di Natale con il nipote e poi decide di aumentare lo stipendio al suo impiegato, dandogli quindi anche la possibilità di acquistare le medicine per curare la malattia del figlio Tim.
Questo è un libro meraviglioso dal momento che risveglia nell'anima sentimenti quali l'amore e la solidarietà e invita il lettore a considerare il Natale un'occasione per riflettere su se stessi, sui propri difetti e per maturare la volontà di migliorarsi.
(Comunque anche il cartone animato che è stato fatto circa quattro anni fa su questa storia è fantastico e coinvolgente!)

Buon Natale a tutti voi!! :-)



19 dicembre 2013

Santa Lucia, importante nella cultura religiosa e anche letteraria... i miei ricordi di infanzia

LA STORIA DI VITA DELLA SANTA:

Lucia nasce nel 283 d.C. a Siracusa, quando l'Impero Romano è governato da Diocleziano e quando ormai vi è una presenza piuttosto significativa di cristiani anche in Italia. Lucia è figlia di una famiglia molto ricca. All'età di nove anni rimane orfana di padre e si trova a vivere con una madre, di nome Eutichìa, di salute molto cagionevole. 
Madre e figlia, entrambe affascinate dalla straordinaria figura di Gesù, che con la sua morte in croce redime l'umanità, professano di nascosto la religione cristiana per non essere perseguitate dall'Impero.
Nel febbraio del 301, Lucia e la madre si recano in pellegrinaggio a Catania presso il sepolcro di Sant'Agata e proprio in quell'anno Eutichìa guarisce miracolosamente, per intercessione di Sant'Agata, dalle sofferenze fisiche che la tormentavano da molti anni. 
Dopo questa esperienza, Lucia decide, con il consenso della madre, di regalare ai poveri tutti i suoi averi. Tuttavia, questa sua generosa azione non è condivisa dalle altre famiglie ricche di Siracusa che la denunciano a Pascasio, l'arconte della città. Pascasio la arresta e la invita caldamente a offrire sacrifici in onore delle divinità romane ma, dal momento che Lucia si rifiuta, dapprima la tortura e poi ordina ad un soldato di decapitarla (alcune fonti dicono con un colpo di spada, altre invece che è stata trafitta alla gola). Aveva soltanto 21 anni.

SANTA LUCIA NELLA LETTERATURA:

E' importante constatare che la figura di questa martire ispirò importanti esponenti della letteratura italiana. Dante Alighieri per esempio la menziona più volte nelle sue opere.
In un passo del Convivio infatti ( III,IX; 15 per la precisione!), il Sommo Poeta sostiene di aver subìto una lunga e pericolosa alterazione della vista a causa del molto tempo dedicato agli studi e alle letture e di aver ottenuto la guarigione dopo aver pregato la Santa. Non dimentichiamo che Santa Lucia è considerata protettrice degli occhi.
Dante stesso inoltre, introduce diverse volte la figura della Santa anche nella Divina Commedia. Nel secondo canto dell'Inferno, Lucia è una Creatura celeste che scende dall'Empireo per avvertire Beatrice dello smarrimento di Dante e di un serio pericolo che incombe sul poeta:

« Questa (Maria) chiese Lucia in suo dimando  e le disse: Or ha bisogno il tuo fedele  di te, ed io a te lo raccomando. Lucia, nimica di ciascun crudele, si mosse... »
(Dante Alighieri, Inferno II, 92-96)
E, pochi versi dopo, la santa, con gli occhi lucidi di lacrime, si rivolge a Beatrice e la esorta ad aiutare Dante con queste parole: 

«
 Beatrice, loda di Dio vera, ché non soccorri quei che t'amò tanto, ch'uscì per te de la volgare schiera? Non odi tu pietà del suo pianto?  Non vedi tu la morte che 'l combatte Su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? »
(Inferno II, 103-108)
Nel Purgatorio invece, Lucia appare come una creatura dolce e materna nel prendere Dante che si è addormentato dopo un colloquio avvenuto con dei personaggi insigni e nel condurlo innanzi all'ingresso del Purgatorio:

« Venne una donna e disse: I' son Lucia lasciatemi pigliar costui che dorme; sì l'agevolerò per la sua via »
(Purgatorio, IX, 55-57)


Nel Paradiso, la martire è una creatura celeste che, nel trentaduesimo canto del Paradiso, è vista da Dante nel primo cerchio dell'Empireo vicino a Sant'Anna 

«
 Di contr' a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia che non move occhio per cantare osanna.E contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna, quando chinavi, a ruinar, le ciglia »
(Paradiso, XXXII, 133-138)

Santa Lucia, nella Divina Commedia, simboleggia la "grazia illuminante", dal momento che ha aderito al Vangelo e per esso è stata disposta a sacrificarsi. E' quindi un significativo strumento di cui ogni uomo può servirsi per raggiungere la salvezza eterna. 


I MIEI RICORDI DI INFANZIA:

Ieri, mentre stavo riordinando la mia camera e svuotando scatoloni che contengono una quantità industriale di diari e di piccole riflessioni e racconti che risalgono ancora ai tempi delle elementari, ho trovato anche una lettera del 24 novembre 2003 indirizzata a Santa Lucia scritta su un foglio a righe piegato piuttosto male.

Avevo scritto poche righe in modo però molto chiaro e dicevo: 

"Cara Santa Lucia, io quest'anno non voglio regali. Non voglio proprio niente, perché mi sembra di avere già tutto. Ho due genitori belli e bravi, degli zii fantastici che hanno un cuore grande, ho dei buoni amici, vado bene a scuola e piaccio ai miei compagni perché li aiuto sempre a fare i compiti di italiano.
Non portare regali a me, non ne ho bisogno. Portali ai bambini poveri che vivono in Africa e in Asia o ai bambini senza mamma e papà oppure ai bambini che non sono amati dai loro genitori. Loro sì che non hanno niente! Quando di notte guardo il cielo pieno di stelle penso sempre a questi bambini e vorrei tanto che le stelle illuminassero i loro cuori di gioia e di speranza! Ti prego, aiutali tu!"


Quando l'ho letta, ho provato molta tenerezza. Avevo soltanto otto anni ma ero molto sensibile nei confronti delle persone meno fortunate e trovavo molto ingiusta la povertà. 

Allora, subito dopo averla letta, mi sono ricordata che in realtà, nella notte del 12 dicembre 2003, avevo ricevuto un transatlantico di regali: due bambole, tre libri di racconti, un pupazzo di stoffa al quale ancora oggi sono molto legata, molti cioccolatini e molte caramelle, una collana e due giochi in scatola. Accanto ai regali, avevo trovato la mia lettera e un bigliettino con scritto: "Ad una bambina sensibile e generosa, con molto affetto, Santa Lucia".
Mi ricordo che ero andata a letto molto contenta e che, il giorno dopo, alla fine delle lezioni scolastiche, mia mamma mi ha proposto di sostenere a distanza Nadia, una bambina georgiana che aveva perso i genitori e che aveva bisogno di soldi per frequentare la scuola. Io ho accettato la proposta con molto entusiasmo.
Ora sono contenta di aver sostenuto per alcuni anni una ragazzina che aveva bisogno di solidarietà. Infatti le condizioni di vita di Nadia sono nettamente migliorate; ha concluso il suo percorso di studi con successo e ora ha iniziato a lavorare.
              





















7 dicembre 2013

"Molto forte, incredibilmente vicino"

 Più di un anno fa ho visto questo film americano un po' avventuroso e un po' commovente, che dà un messaggio di speranza e che valorizza la realizzazione personale attraverso il contatto con gli altri.

Il protagonista è Oskar Schell, un bambino che coltiva un ottimo rapporto con il padre Thomas, uomo molto intelligente e solare,  con il quale gioca spesso ad inventare fantastiche spedizioni alla ricerca di luoghi immaginari; tra questi, viene più volte citato il sesto distretto di New York. 
Ma nella mattina dell'11 settembre 2001, avviene il terribile attacco alle torri gemelle, nel quale il signor Schell perde la vita, dopo aver tentato ripetutamente e disperatamente con sei messaggi lasciati in segreteria di contattare la moglie e il figlio. Oskar, al suo ritorno da scuola, ascolta questi messaggi con sconcerto e con terrore e non riesce a riflerirli agli altri componenti della famiglia.  
Oskar non riesce ad accettare la morte del padre, che rappresentava un ottimo punto di riferimento e che cercava di aiutarlo sia a superare determinate paure sia a relazionarsi con le altre persone. Devo precisare che il ragazzino è portatore della Sindrome di Asperger, malattia abbastanza simile all'autismo, che comporta grave difficoltà di relazioni con gli altri e schemi di comportamento ripetitivi. Gli individui affetti sono dotati spesso di un IQ superiore alla media e sono spesso interessati ad argomenti di discipline scientifiche. 
Apro una piccolissima parentesi; alcune persone molto incompetenti credono di poter riconoscere questa sindrome e di saperla diagnosticare scambiando la riservatezza di una persona con le caratteristiche di questa malattia. Che incredibile flop!!

Comunque, Oskar non ha un buon rapporto con la madre, che appare una donna spenta e immalinconita a causa della morte del marito e dei disagi relazionali del figlio, che talvolta arriva a criticarla molto aspramente.
Un giorno però, rovistando nell'armadio collocato nella camera del padre, scopre una chiave in un involucro con la scritta "Black". Il ragazzino inizia dunque a pianificare i suoi incontri con tutti i Newyorkesi che portano il cognome di Black. Oskar incontra molte persone, le ascolta, riflette sulle loro storie di vita cercando di scoprire non soltanto la serratura in grado di accogliere la chiave ma anche e soprattutto il motivo per cui quella chiave era arrivata al padre.
Nella sua ricerca, si fa aiutare da Virgilio, il "misterioso inquilino della nonna", un signore anziano (probabilmente il nonno di Oskar) che si rifiuta di parlare e che comunica soltanto attraverso dei biglietti. Sulle spalle di Virgilio grava un passato molto duro...
Mi ha fatto molta compassione questo personaggio, chiuso in se stesso, dilaniato da un insopprimibile dolore che lo porta ad abbandonare la ricerca con il ragazzino, dal momento che è incapace di superare le angoscie che lo tormentano da anni.
Dopo mesi di intense ricerche, il protagonista riesce a perseguire i propri obiettivi, a superare alcune paure (tra queste, la paura di dondolarsi su un'altalena) e a ristabilire un rapporto diverso con la madre, che segretamente stimolava le sue ricerche e manteneva i contatti con molte persone che il figlio incontrava. E' molto rilevante anche aggiungere che alla fine del film, Virgilio ritorna a New York.

Ritengo che la singolare avventura che vive Oskar possa essere considerata un "percorso di formazione" attraverso il quale il nostro protagonista, sfruttando intensamente le sue ottime risorse intellettuali e compiendo un faticoso percorso caratterizzato anche da ostacoli e contrasti, riesce a rielaborare il lutto subìto e a individuare il suo "posto nel mondo", ovvero, riesce a comprendere sia il valore della sua individualità sia l'importanza dell' incontro- confronto con le altre persone.

Vorrei concludere con una citazione tratta da un'altra recensione su questo film, che mi è parsa davvero significativa e interessante e che vi propongo come occasione di riflessione:

(“Molto forte, incredibilmente vicino” è un film duro da affrontare. Stephen Daldry, infatti, sceglie di portarci una pellicola assai lontana dalla leggerezza, un film in cui ci sembra di sostenere  il peso di “quella” disperata caduta da “quella” terrificante altezza. In “Molto forte, incredibilmente vicino” non si buttano giù solo gli uomini disperati dai grattacieli del World Trade Center, piuttosto sembrano cadere tutti, schiacciati dalle paure, dalla solitudine, dalla mancanza, dalla perdita di qualcuno o di qualcosa.)