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19 novembre 2020

Le fasi pittoriche di Kandinsky:

Brillano ancora

sulle foglie e sull'erba

le luminose gocce d'oro

di un sole 

abbracciato 

da un leggero manto 

di nebbia.


Comporre liriche aiuta, in un periodo come questo. Il mondo dell'arte, della letteratura e della cultura sta soffrendo in questo periodo tremendo e precario. Però è anche un modo per consolarsi.

Vedrete in questo post anche un Kandinsky che a scuola non avete mai conosciuto.

BIOGRAFIA DI KANDINSKY:

Wassily Kandinsky nasce a Mosca nel 1866. Intorno ai 30 anni scopre la sua vocazione alla pittura (prima si occupava di diritto). 

E' sempre stato attratto dall'Occidente: dal 1896 al 1914 soggiorna a Monaco. 

Credo possiate immaginare il motivo per cui l'artista lascia la Germania proprio in quell'anno... E' l'anno in cui scoppia il primo conflitto mondiale.

Nel corso dell'esistenza Kandinsky sperimenta vari stili pittorici.

PRIMA FASE PITTORICA:

A) IL LAGO KOCHEL, 1902: (Kochelsee)

Inizio a spiegare il dipinto partendo da una precisazione geografica: Kochel era ed è tuttora una cittadina collinare (605 metri s.l.m.) della Germania meridionale.
Predominano assolutamente i colori freddi e dunque le tinte sull'azzurro, sul verde, sul blu e sul celeste. 
Abbastanza rilevante risulta anche la presenza di colori neutri: il nero mischiato al marrone scuro per le montagne, il bianco per le nubi del cielo, per alcune sfumature cromatiche del lago e per la piccola casetta a destra, in mezzo al verde e ai piedi dei monti. 
Al centro del lago e quindi del dipinto vediamo un uomo su una barca. Questa figura umana risulta estremamente sintetizzata. 
E' proprio prestando un pochino di attenzione al barcaiolo che possiamo comprendere come in questa prima fase pittorica Kandinsky appaia vicino all'impressionismo e al suo maggior esponente: anche Monet privilegiava gli elementi del paesaggio rispetto alle figure umane. 
Si nota inoltre, proprio come in molti dipinti di Monet, una tendenza alla bidimensionalità. Altra cosa: personalmente non credo che qui Kandinsky abbia disegnato prima di dare quelle pennellate variopinte, rapide e "virgolettate". Nemmeno Monet disegnava.
Due cose mi vengono in mente di fronte a quest'opera: il lido di Caldonazzo (Trentino), collinare, al di sotto di paesini di altitudine montana come Vigolo Vattaro e Bosentino e ad appena tre kilometri da Calceranica, luogo con cui condivide lo stesso lago. 
C'è un punto panoramico di Caldonazzo abbastanza simile al lago Kochel, c'è un punto in cui, di fronte a te, vedi soprattutto il profilo, un po' meno imponente rispetto a quello delle montagne di questa rappresentazione, di un'alto monte che, per metà pomeriggio, anche in piena estate, copre il sole.
...Qualche anno fa hanno trasmesso "Grand Hotel", una serie noir in costume, ambientata in un Trentino del primissimo Novecento. Una serie televisiva che a me è piaciuta molto, ma diverse persone in Italia non lo hanno apprezzato per la trama troppo complessa e per il romanticismo un po' esasperato di alcune storie d'amore fra i personaggi. Prati, laghi, montagne, prati, laghi limpidi, ponticelli di legno, castelli, boschetti. Era questa la natura che veniva inquadrata negli episodi della serie.

SECONDA FASE PITTORICA:

Appena due anni dopo Kandinsky sta già sperimentando un nuovo stile decisamente differente dal tardo impressionismo. Tra l'altro, forse buona parte di voi non lo sa, ma gli artisti che sperimentavano lo stile di Monet sono esistiti fino ai primi anni del XX° secolo. 

B)LA CHIESA ROSSA, 1904:

L'edificio religioso, collocato sullo sfondo, immerso in un paesaggio verde caratterizzato da alberi, prati, giochi di luce-ombra, si specchia nel lago in primo piano. 

Le figure umane sono totalmente assenti.

Che ne penso io? Che quel verde chiaro è un po' troppo forte, come risultano un po' troppo forti i contrasti luci-ombre e che preferisco il Kandinsky di due anni prima.

A quale stile si avvicina qui Kandinsky? Al proto-espressionismo, o meglio, allo stile del gruppo francese dei Fauves. Ciò è deducibile dai contorni degli elementi del paesaggio, abbastanza pesantemente orlati di nero. E l'orlo nero è frequentissimo nella pittura dei Fauves, come anche il contrasto luci-ombre.


Questo dipinto mi fa venire in mente un brano tratto dalle Città invisibili di Calvino:

Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d’un lago con case e verande tutte una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta.
Non esiste o avviene cosa nell’una Valdrada che l’altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell’acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s’elevano sopra il lago ma anche l’interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi.

Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all’oblio.
Anche quando gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l’uno dall’altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l’accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio.
Lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto.
Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.

C) PAESAGGIO DI MURNAU, 1909:

Murnau, altra località bavarese. 

Sicuramente fra il 1904 e il 1909 Kandinsky deve aver frequentato i Fauves a periodi, anche perché qui fa ancora più sua la violenta alternanza fra zone d'ombra e zone di luce. Prevalgono qui i colori caldi: il rosso dei tetti delle case e il giallo (mescolato a qualche puntina di verde oliva) delle pareti delle case e della collina. 

Ecco, io a 7 anni a scuola avevo fatto un disegno simile, con una collina dalla cima accentuata e le case  un po' in pendenza. 

Credo proprio che qui l'ambientazione sia notturna visto che il cielo è scuro. 

TERZA FASE PITTORICA:

Questa devo introdurla, prima di presentarvi degli esempi che possano essere abbastanza significativi. 

Nel 1910 esce un trattato di Kandinsky, intitolato Lo spirituale nell'arte. 

Qui, l'artista teorizza l'arte fluida, non più legata al riscontro con la realtà ma piuttosto con le forme primordiali della vita, più spesso cellule e protozoi, che richiamano all'ES freudiano e dunque alla libido.

La spiritualità nell'arte, per Kandinsky, è la smaterializzazione delle forme: per questo nei dipinti di questa fase particolare della sua espressione artistica, che il critico Renato Barilli chiama biomorfismo, troviamo forme policentriche e dinamiche.

Improvvisazione n°... è il frequente titolo delle opere realizzate fra il primo e il secondo decennio del XX° secolo. Non dimentichiamo che improvvisazione deriva dalla musica, arte aniconica per eccellenza (arte cioè che non implica una rappresentazione visiva per i fruitori).

D) IMPROVVISAZIONE N° 20, 1911:

Riuscite a intravedere delle forme attinenti al reale? 
Alcuni critici d'arte dicono che Kandinsky abbia voluto raffigurare, con questo insieme di linee nere, i profili di due cavalli, ma io non riesco a vederli.
Sono più della linea di Barilli, che, in questo dipinto, vede un richiamo a dei vegetali sottomarini, come ad esempio delle alghe.
Qui indubbiamente c'è caos. Ci sono linee, macchie, colori diversi che oscillano nel vuoto.


E) MACCHIA NERA I, 1912:

Eccoli, i black holes di Kandinsky. I black holes che a me ricordano forme di ragni o, un po' più lontanamente, anche di granchi.
E' un altro dipinto, su sfondo chiaro, in cui galleggiano macchie nere, rosse, violette, gialle, azzurrine e delle linee nere di diversa forma (dritte, curve), di diverso spessore e di diversa lunghezza.




QUARTA FASE PITTORICA:

Intanto gli anni passano: prima arriva il 1917, anno della Rivoluzione d'ottobre, e poi, appena tre anni dopo, l'occasione di ritornare in Germania, ma non in Baviera, bensì a Weimar, cittadina in cui Kandinsky fa la conoscenza di Walter Grupius.

Quando finirà questo schifo di decine di migliaia di contagi al giorno, di intubati, di centinaia di morti andateci a Weimar. Io ci sono stata, è una città a mio avviso bellissima, non multilinguistica né multiculturale come Monaco di Baviera, ma bella elegante. Weimar è la città di Goethe tra l'altro.

Comunque, a partire dal 1920, Kandinsky avverte il bisogno di razionalizzare di più la sua arte e si avvicina al rigore geometrico.

F) SU FONDO BIANCO, 1920:

Ecco la differenza rispetto a prima: su sfondo chiaro ci sono, oltre alle linee (qui soltanto diritte, mai ondulate o curve), dei cerchi e dei triangoli e... in alcuni punti, dei quadratini neri come una scacchiera.

Ci avviciniamo un pochino a Mirò, principale esponente del surrealismo francese, nato quattro anni dopo: in certe opere di Mirò, come Il carnevale di Arlecchino, convivono sia le forme geometriche sia delle forme e delle figure non attinenti al reale. Per essere precisa: nel Carnevale di Arlecchino, l'unica forma che corrisponde al reale è una finestra sullo sfondo a destra:


G) ALCUNI CERCHI, 1926:

Ultimo dipinto, che però vale la pensa osservare un pochino.


Questo dipinto è molto famoso.
Qui è scomparso lo sfondo chiaro a favore di un colore che io definirei "nero ardesia". I protagonisti sono dei cerchi colorati, spesso molto vicini gli uni agli altri.
Sono cerchi che ricordano i pianeti dell'Universo. 
Il cerchio blu è il più grande e, attorno, ha un contorno chiaro un po' sfumato e indefinito che, secondo l'opinione di alcuni, sembra voler alludere al chiarore lunare.





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