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2 novembre 2020

"Una donna spezzata", S. De Beauvoir:


Era ancora estate quando lo avevo letto, e su un foglio avevo trascritto i contenuti per linee generali e le tematiche.
Forse lo avrete già intuito dal titolo: non è un romanzo particolarmente felice. Forse però è meglio partire da alcune notizie sulla vita dell'autrice, Simone De Beauvoir (pronunciatela: Simòn, è così il francese corretto).

SIMONE DE BEAUVOIR:

Nata a Parigi in una famiglia medio-borghese nel gennaio del 1908, Simone era una bambina brillante, un'allieva modello, appassionata delle meraviglie della natura.
Nel 1926 si era iscritta alla facoltà di Filosofia presso l'Università della Sorbonne. La sua tesi di laurea riguardava Leibniz, e l'aveva discussa appena tre anni dopo. 
Il '29 è stato anche l'anno in cui Simone aveva conosciuto Jean-Paul Sartre; e con Sartre, negli anni successivi, aveva compiuto dei viaggi in Europa, soprattutto in Europa meridionale (Grecia, Spagna, Italia). La relazione con Sartre è stata particolare: a lui Simone era rimasta legata per tutta la vita, senza mai sposarsi né convivere.


Sartre e la De Beauvoir, per un periodo durante il secondo conflitto mondiale, si trovavano a Parigi e coordinavano il gruppo della Resistenza denominato Socialismo e Libertà. E' stato questo il periodo in cui era molto vicina all'esistenzialismo.
Terminata la guerra, Simone aveva lasciato l'insegnamento nei licei per poter unirsi all'equipe della redazione del giornale Les Temps Modernes. 
Oltre che per le sue opere Simone è ricordata come la prima femminista francese e come donna intellettuale attivamente impegnata in cause importanti nella seconda metà del Novecento, come il conflitto arabo-israeliano, la dittatura in Cile, la dissidenza sovietica. Era decisamente una donna "tosta". 
Molti di voi sapranno che io non sono completamente d'accordo con tutti i principi del femminismo. In Svezia c'è parità di stipendio fra uomini e donne, qui in Italia no, per una mera questione di genere.
Se da una parte non capisco il motivo per cui qui in Italia non impariamo dalla Svezia, dall'altra sono contraria all'aborto. Simone De Beauvoir invece era una paladina dell'aborto e tra l'altro si è battuta molto anche per il divorzio.
Io non giudico e non ricordo di aver mai giudicato i divorziati. Quando non ci sono più le condizioni per poter vivere sotto lo stesso tetto (e con il tempo può succedere) credo sia meglio separarsi. Ad ogni modo credo anche ad un'altra cosa: bisognerebbe cercare di fare di tutto per salvare un matrimonio e per evitare il divorzio. 
Più o meno lo stesso vale per il rischio del totale lockdown nazionale, possibilità che negli ultimi 15 giorni è riapparsa come uno spettro nelle nostre quotidianità già alquanto provate: bisogna fare di tutto per evitarlo e dunque per non ricaderci di nuovo. Primo, perché il debito italiano è già schizzato al 158%. 
Secondo, perché, porco il c*zz*, ficcatevelo bene in testa tutti quanti, IL VIRUS C'E', IL VIRUS E' ANCORA PERICOLOSO E MOLTO CONTAGIOSO, LA GENTE IN OSPEDALE SOFFRE E BISOGNA RISPETTARE LE REGOLE E NON ESSERE DEGLI EGOISTI IRRESPONSABILI!!!!

Negli ospedali non soltanto d'Italia, ma di tutta Europa, di tutto il pianeta i medici e gli infermieri combattono. E noi italiani siamo veramente la vergogna dell'Europa: gli ospedali si riempiono di ricoverati, i sanitari lavorano come dei dannati e tutto quello che la gente sa fare è gridare "untori" oppure "dittatori" a chi lavora in ospedale, fare assembramenti nelle piazze e nelle vie delle città per lanciare bombe di carta, per frantumare le vetrine dei negozi, per negare la pericolosità del virus, per gridare "libertà" oppure anche qualcosa come: "Non vogliamo la Cina in Italia!" Cari miei, la libertà non consiste nel vivere senza regole... Chi crea disordine e disagi nelle città è indegno di gridare "libertà". Non dovete pensare che tra quella gente ci siano soltanto neo-fascisti e gruppi di estrema sinistra. Questo è in parte vero ma non del tutto.
Ma che gente siamo noi italiani?! Probabilmente siamo gli unici in tutta Europa a comportarci così male e a protestare tutte le sere. No, mi sbaglio, non siamo "gente"... SIAMO PROPRIO BESTIE!

Perché le disgrazie non ci rendono mai migliori e più sensibili?!!!

Avrei un ottimo suggerimento per il prossimo Dpcm: obbligare tutti i negazionisti e tutti coloro che dicono che questa è la pandemia degli asintomatici a prestare almeno 20 giorni di servizio in un ospedale per occuparsi soprattutto di un aspetto: rimuovere i cadaveri dei morti di Covid-19 dalle stanze del reparto. Occuparsi dei corpi dei morti di Covid, insomma. Ah, e... assolutamente senza l'idonea attrezzatura, ovvero, senza guanti, senza mascherina, senza visiera... tanto il virus non esiste o non è pericoloso, secondo le loro menti distorte!!

Lo ammetto, ho approfittato di un'espressione linguistica per riferirmi alla situazione attuale, ma ho fatto bene.
Rientro in tema soltanto per dirvi che la De Beauvoir è morta nell'aprile del 1986.

Eccovi alcuni titoli delle sue opere più famose:

-L'Invitata
-Il secondo sesso
-Tutti gli uomini sono mortali
-Il sangue degli altri
-Una donna spezzata
-Malinteso a Mosca
-Lo spirituale un tempo

PERSONAGGI E CONTENUTI DELL'OPERA:

In forma di diario (da settembre a marzo) Monique rivela di giorno in giorno e di settimana in settimana i suoi stati d'animo nei confronti di Maurice, un marito adultero che ha un'altra relazione con Noellie, avvocatessa precedentemente divorziata e con una figlia adolescente a carico.

All'inizio del libro questo è curioso e singolare: Isabelle, l'amica più fidata di Monique, venuta a conoscenza della situazione, suggerisce all'amica di permettere che la relazione fra Maurice e Noellie continui e possa avere un seguito.

Giovedì 14 ottobre

(...)

Ieri, tornando dal cinema, Maurice mi ha detto in tono cauto che doveva chiedermi un favore: vorrebbe partire nel week-end con Noellie. In compenso, farà in modo di non lavorare nelle prossime sere, in modo che così avremo molto tempo per noi. Ho avuto uno scatto di ribellione. Il suo volto si è indurito:"Non parliamone più".

(...) Cerca di vivere questa storia con lui, mi dice Isabelle.

Però a questo punto ritengo opportuno rivelarvi qualche notizia sui 22 anni di matrimonio fra Maurice e Monique.

Maurice è un medico che ha conosciuto Monique intorno ai 24 anni, quando stava per concludere il suo ciclo accademico di studi. Di tanto in tanto, l'autrice del diario ricorda il suo forte innamoramento verso quel giovane-futuro medico molto intelligente, molto tenace, costruttivo e tenero. Dai suoi ricordi di gioventù il lettore deduce che Colette, la primogenita della coppia, è nata un po' prima del loro matrimonio.

Nonostante sia ancora decisamente giovane, Colette è già sposata.

Nel corso del libro Colette compare, di tanto in tanto, come una figlia simile a me, cioè, come una buona complice della madre. 

Quest'ultima avrebbe voluto una vita diversa per lei e che di tanto in tanto si chiede: ma perché questo matrimonio così precoce? Brava com'era al liceo, avrebbe potuto studiare in un'ottima Università.

Invece la primogenita di Monique è moglie di un uomo sciatto, insulso e senza interessi artistici né culturali.  

Lucienne, la seconda figlia, è descritta nel diario della madre come una ragazza difficile, in perenne conflitto con la madre durante l'adolescenza ed emigrata in America subito dopo la fine degli studi superiori.

NOELLIE E MARYSE:

Maryse è la sorella maggiore di Monique, la sorella che, molti anni prima, le soffiava tutti i ragazzi. La sorella concorrente insomma. A questo proposito riporto qui sotto in parte un dialogo fra Maurice e Monique. Premetto che più di una volta i due coniugi hanno modo di parlare di Noellie. Cioè, è Monique che "indaga" e che fa domande, con equilibrio, sforzandosi di mantenere la calma e la tranquillità.


Sabato 6 novembre

(...)

-Noellie mi fa pensare a Maryse.

-Ma no.

-Ti assicuro che le somiglia molto, invece; è proprio il tipo di persona a cui non capita mai di fermarsi un momento a guardare un tramonto.

Si è messo a ridere:- Ti dirò che neanche a me succede spesso!

-Ma va', tu ami la natura quanto me!

-Ammettiamolo pure. Ma non vedo perché tutti debbano avere  i nostri gusti.

La sua malafede mi ha rivoltata.

(...) E se davvero Maurice preferisse lei a me? E' un'idea che non mi era mai venuta prima. (...) No. E' impossibile che mi preferisca una donna artefatta come Noellie, è un tipo "cheap", come dicono gli inglesi. Ma mi preoccupa che egli accetti in lei tante cose che io trovo inaccettabili. Per la prima volta mi rendo conto che tra noi due si è scavato un solco.

... MONIQUE ACCETTA PER DAVVERO LA RELAZIONE EXTRA-CONIUGALE DEL MARITO?

Monique è indubbiamente una donna pensosa e riflessiva che continua a farsi domande su Noellie, su Maurice, sul motivo per cui la loro relazione continua ed è anche molto intensa.

15 gennaio

(...) L'amore che c'era tra noi era reale, era solido, indistruttibile quanto la verità. Solo, c'era questo fatto del tempo che passava e io non me ne accorgevo. Il fiume del tempo, l'erosione operata dalle acque dei fiumi: ecco, il suo amore ha subito l'erosione delle acque del tempo. Ma allora, perché il mio no?

Certo è che Maurice, facendo la sua doppia vita e dicendo di non voler rinunciare né alla moglie né all'amante, fa soffrire entrambe: -Non voglio perderti e non voglio nemmeno rinunciare a Noellie.

Già a fine novembre, comunque, arrivano le discussioni piuttosto animate fra Maurice e Monique:

Sabato 27 novembre

Devo imparare a controllarmi, a sorvegliarmi, ma è così poco nel mio carattere! Ero spontanea, trasparente, e anche serena, mentre ora ho il cuore pieno d'ansia e di rancore. Quando ha aperto una rivista, appena ci siamo alzati da tavola, ho pensato: "quando è da Noellie non fa così", ed è stato più forte di me, ho detto con violenza:

-Non faresti così da Noellie!

-Nei suoi occhi è passato un lampo.

-Volevo solo dare un'occhiata ad una articolo. Non ti inalberare così, per ogni sciocchezza- ha detto in tono pacato.

-Non è colpa mia se son diventata così.

Monique, in quanto moglie ancora innamorata, non può accettare che il marito sia coinvolto in un'altra relazione che pian piano, nel corso del tempo, lo allontanerà da lei. 

15 gennaio 

(...) Mi sembra di non avere più niente da fare. Avevo sempre delle cose da fare, adesso, lavorare a maglia, cucinare, leggere, ascoltare un disco, tutto mi sembra inutile. L'amore di Maurice dava un'importanza a ogni momento della mia vita. Adesso è vuota. Tutto è vuoto: gli oggetti, i momenti. Io stessa.

Arriva un momento in cui la psiche della protagonista-narratrice non regge più. Ed ecco che iniziano a manifestarsi i primi segni della depressione: non esce più di casa, mangia pochissimo, abusa di sedativi...

20 febbraio

Che cosa sono io? Non me ne sono mai curata granché. Ero garantita, dato che lui mi amava. Se non mi ama più... E' soltanto il passaggio che mi preoccupa: in che modo ho meritato che cessasse di amarmi?

Quest'estratto mi ha fatto pensare ad un altro romanzo, ad un romanzo inglese uscito nel '97 (Una donna spezzata è invece uscito nel 1967): La metà di niente di Catherine Dunne. L'ho letto nel 2011, quando ero ancora un'animata di Azione
Cattolica. Me lo aveva prestato un'educatrice che come me nutriva la passione per la lettura. Anche qui, la protagonista è una moglie tradita dopo 20 anni di matrimonio, che però, a differenza di Monique, viene abbandonata subito, con tre figli minorenni a carico (ricordo che il primogenito è un fantastico e bravissimo adolescente). Anche la protagonista della Dunne, rimasta sola e con una serie di responsabilità da assumersi e con diversi problemi economici da risolvere, ha modo di riflettere sulla lontananza del marito, ha modo di ritornare nei ricordi del passato per ripensare non soltanto a tutti quegli anni di matrimonio ma anche all'ormai lontano periodo del fidanzamento. La metà di niente non è un diario, ma il continuo alternarsi di un presente difficile e un passato caratterizzato certamente da gioie ma anche da momenti drammatici, da lune storte, da litigi su aspetti non banali. 

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Alle mie lettrici, per concludere il post: forse vi aspettavate almeno una mia frase che giudicasse male il comportamento di Maurice. Invece no, ho preferito non esprimere giudizi né sdegno: qui più che altro ho lasciato che parlassero gli estratti.

Non scrivo per giudicare o per condannare. Recensisco. Scrivo, recensisco, studio. Le cose che mi vengono meglio, insomma. 

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