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1 settembre 2022

"La cripta dei cappuccini", J. Roth:

Di questo autore tre anni fa ho letto un altro libro intitolato Giobbe. Il romanzo che sto per presentarvi appartiene al genere storico ed ha come tema fondamentale l'estinzione del ceto aristocratico in Austria dopo la fine della prima guerra mondiale.

La cripta dei cappuccini (Die Kapuzinergruft) è stato scritto nel 1938, un anno prima della morte di Roth e ad un passo dal secondo conflitto mondiale. Alla fine degli anni '30 del secolo scorso l'Austria era stata annessa al Terzo Reich e Roth, dal momento che è sempre stato anti-nazista, era stato esiliato a Parigi.

Il protagonista e la voce narrante è il giovane Francesco Ferdinando Trotta, discendente da una famiglia di recente nobiltà, nato e cresciuto a Vienna. 

Ecco come inizia il romanzo:

Il nostro nome è Trotta. La nostra casata è originaria di Sipolje, in Slovenia. Casata, dico; perché noi non siamo una famiglia. Sipolje non esiste più da tempo ormai. Oggi, insieme con parecchi comuni limitrofi, forma un centro più grosso. Si sa, è la volontà dei tempi. Gli uomini non sanno stare soli. Si uniscono in assurdi aggruppamenti e soli non sanno stare neanche i villaggi. Nascono così entità assurde. I contadini sono attratti dalla città e gli stessi villaggi aspirano per l'appunto a diventare città. Tuttavia ho conosciuto Sipolje quando ero ragazzo. Una volta mio padre mi ci portò, un diciassette agosto, la vigilia di quel giorno in cui tutta la monarchia, anche nei paesi più piccoli, si festeggiava il compleanno dell'Imperatore Francesco Giuseppe I.

Francesco Ferdinando dunque è un aristocratico per merito di un prozio. 

I Trotta quindi non sono sempre stati nobili:

Il Fratello di mio nonno era quel semplice Sottotenente di fanteria che nella battaglia di Solferino salvò la vita all'imperatore Francesco Giuseppe. Al sottotenente fu conferito un titolo nobiliare. Per lungo tempo nell'esercito e nei libri di lettura della imperial-regia monarchia egli fu chiamato l'eroe di Solferino, finché, com'era suo stesso desiderio, calò su di lui l'ombra dell'oblio. Dette le dimissioni. E' sepolto a Hietzing. Sulla sua lapide sono incise le semplici e fiere parole: "Qui riposa l'eroe di Solferino". La grazia dell'imperatore si estese anche al figlio, che diventò sottoprefetto, e al nipote, sottotenente dei cacciatori (...)

La battaglia di Solferino risale al giugno del 1859 e, durante i combattimenti, Joseph Trotta, un sottotenente della cavalleria austriaca, non appena si era reso conto che l'imperatore, schierato con l'esercito, era esposto al fuoco nemico, lo aveva afferrato per le spalle e gettato a terra. E così una pallottola nemica aveva ferito Joseph e non il sovrano. 

Tra l'altro, Francesco Giuseppe I era il marito di Sissi (Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach). All'epoca delle medie cercavo proprio dei saggi su entrambi, delle piccole opere storiche adattate ai ragazzi della mia età che inquadrassero bene queste due celebri figure in un ottocento di movimenti patriottici e di spaventose disuguaglianze sociali. 

A) FRANCESCO FERDINANDO:

Questo è un paragrafo che si focalizza sullo stile di vita del personaggio principale.

-Da ventenne ha vissuto una specie di "eterno presente": trascorreva le giornate nell'inedia e viveva più che altro a notte fonda, con altri amici della sua stessa estrazione sociale. Credo che questo paragrafo sia uno dei più interessanti in tutto il romanzo:

Eravamo troppo giovani per trascurare le notti. E invece, come solo in seguito mi resi conto, era la paura del giorno, o più esattamente della mattina, le ore più limpide del giorno. Allora si vede, e anche si è visti chiaramente. Ma noi, noi non volevamo vedere chiaramente e nemmeno esser visti chiaramente. 

E' proprio quel "vedere chiaramente" che mi ha fatto fare alcune riflessioni... Come se alludesse non soltanto al fatto che sia lui che i suoi coetanei di una certa estrazione sociale sono non soltanto disinteressati al problematico contesto socio-politico del loro tempo ma anche alla sua assenza di progetti e di ideali. Francesco Ferdinando e il suo gruppo di amici vivono in funzione dei divertimenti con alcune avventure sentimentali occasionali, per evitare le responsabilità, comodamente adagiati negli agi economici delle loro famiglie.

-Pur essendo decisamente diverso da loro, il protagonista è molto affascinato dai ceti più umili, che si guadagnano il pane con il lavoro quotidiano, e, molto lontani da agi e comodità, riescono comunque a fondare famiglie solide e relazioni vere. Egli ammira dunque il vetturino Manes Reisiger e il lontano parente Joseph Branco, caldarrostaio. E' sostanzialmente affascinato dalla frugalità e della semplicità dei figli delle classi sociali più basse.

Continuo a citare quella che, secondo la mia edizione, è la pagina 44:

La mattina dunque, per sfuggire sia a questa chiarezza sia al sonno pesante a me ben noto, che ti assale dopo una notte passata in bianco a far baldoria, tal quale un falso amico, un cattivo guaritore, un bonaccione imbronciato, un insidioso benefattore, mi rifugiavo da Manes, il vetturino. Spesso quando arrivavo, alle sei di mattina, lui era appena sceso dal letto.

Poco prima di arruolarsi come alfiere nello stesso reggimento di Manes, Francesco Ferdinando trascorre con il vetturino alcuni mesi a Zlotogrod, in Galizia.

-A 23 anni Francesco Ferdinando si sposa con Elisabeth, ragazza che in realtà non ha mai amato per davvero. Il matrimonio avviene il giorno prima di partire per la guerra. Si rivelerà, alcuni anni dopo, un'unione fallimentare.

Ecco come si sente prima di lasciare tutto per entrare nell'esercito:

In prossimità della morte i miei sentimenti diventavano più onesti, quasi più puri, proprio come talvolta, di fronte ad una grave malattia, idee e verità si fanno all'improvviso più limpide, tanto che, nonostante la paura, nonostante l'assillante presentimento del dolore che ci prende alla gola, si prova una sorta di orgogliosa soddisfazione per il fatto di conoscere, finalmente, la felicità.

E la grande malattia all'inizio del Novecento è un conflitto, durato quattro anni, che ha comportato innanzitutto dieci milioni di vittime e migliaia di mutilati e poi, alcuni radicali cambiamenti nelle carte geografiche politiche dei popoli europei: crollano l'impero russo, l'impero ottomano, l'impero tedesco (sostituito dalla Repubblica di Weimar fino alla primavera del 1933) e, ovviamente, l'impero austro-ungarico. Nasce la Jugoslavia, che muore poi alla fine del 1995 quando si ritorna, dopo le guerre etniche iniziate nel 1991, allo smembramento di questa entità territoriale in Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro. Si fa strada, oltre a ciò e già a partire dal 1917, una superpotenza militare ed economica extra-europea: gli Stati Uniti d'America.



Ad ogni modo, credo che l'amore per qualcuno e l'angoscia per il pericolo della morte siano i sentimenti più forti che gli uomini possano provare.

Francesco Ferdinando vive in prima persona la storica battaglia di Krasne-Butsk, che vede una pesante sconfitta per l'esercito austro-ungarico e la vittoria russa il 24 settembre 1914. Come si specifica in questo romanzo, un terzo del reggimento austriaco è stato fatto prigioniero. Tra i prigionieri di guerra ci sono anche Manes e Trotta.

B) LA VITA NEL DOPOGUERRA: 

Termina la guerra e Francesco Ferdinando ritorna in Austria a Vienna. Nel frattempo Elizabeth collabora con una stilista proveniente dai Balcani: è Jolanda Szatmary, con la quale è probabile che Elizabeth intrattenga anche rapporti omosessuali.

Oltre a ciò, il protagonista si trova a dover affrontare dei grandi cambiamenti: l'imperatore Francesco Giuseppe I è morto nel 1916, tutti i titoli nobiliari sono decaduti, dopo questo conflitto la nobiltà austriaca si ritrova impoverita. Così è costretto a lavorare: una parte della sua grande casa diviene una pensione (l'attuale albergo).

Per un breve periodo c'è un riavvicinamento tra Elizabeth e Francesco. Nasce il loro primo figlio. Però questo periodo di rapporti sereni tra i due coniugi non dura. Elizabeth è una donna che a me è parsa fragile, inconsistente, condizionata molto da Jolanda. E in effetti una mattina si allontana con quest'ultima per realizzare un vecchio sogno di infanzia: diventare attrice. 

Francesco Ferdinando manda il figlio ancora molto piccolo in un collegio e muore anche la sua vecchia madre che, molto attaccata alle convenzioni aristocratiche, aveva sempre avuto un rapporto conflittuale e di diffidenza con Elizabeth.

Il nazional-socialismo si fa strada. Adolf Hitler rispecchia perfettamente la frustrazione e il malcontento tedesco e dei popoli di lingua tedesca, schiacciati da un debito pubblico umiliante.

Sentendosi solo e isolato, adattatosi malvolentieri ad un mondo economico prevalentemente borghese, a Francesco Ferdinando non resta che recarsi ogni sera presso la cripta dei cappuccini di Vienna alla tomba di Francesco Giuseppe, emblema di un mondo del tutto tramontato.

Non mi curai più del mondo. Restai solo, solo, solo. Andavo alla Cripta dei Cappuccini.



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