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19 febbraio 2018

"Ella e John"... Ma la vita del coniuge, in fin dei conti, ci appartiene?


Mancherebbe l'ultimo post di Glottologia, ma lo pubblicherò fra 4 o al massimo 5 giorni, ve lo prometto. Perché quando io inizio qualcosa con l'intenzione di terminarla, la termino sempre e comunque, sono fatta così. 
Anche se è la terza volta che interrompo il mio excursus sui popoli indoeuropei. 
Portate pazienza, non odiatemi!!! 
Mi dispiace di essere stata così discontinua nel portare avanti questa gran bella idea, fonte di considerevole arricchimento culturale per me e per voi.
(fra 2° e 3° post: interruzione dovuta alla creazione spontanea della favola del Gigante Buono, fra 3° e 4°: interruzione giustificata per la ricorrenza alla memoria della Shoah, fra 5° e 6°: interruzione dovuta alla visione di un film che mi ha lasciata con l'amaro in bocca).

Ieri sono andata al cinema due volte: la prima perché ero in turno come volontaria in biglietteria (ed è stato proiettato un cartone animato tra l'altro avventuroso e abbastanza ironico), la seconda, perché ho accompagnato mia madre a vedere il film "Ella e John", ultima creazione dell'ormai celebre regista Paolo Virzì.
Facciamo così: siccome è da un sacco di tempo che sul mio blog non parlo più di film, e da parte mia sarebbe bene ricominciare un pochino, ho suddiviso il post in tre parti: nella prima ho scritto le linee essenziali della trama, nella seconda ci sono alcuni spezzoni del film accompagnati dalle caratterizzazioni dei protagonisti della vicenda, nella terza invece le mie considerazioni e le mie perplessità sul finale della storia.

TRAMA DEL FILM:

Siamo negli States, anno 2016.
Ella e John sono due coniugi ormai vicini agli ottant'anni, che non godono affatto di buona salute.
Il cancro di Ella ha fatto metastasi in tutti gli organi interni e John soffre di demenza senile.
Pur trovandosi in queste condizioni, la moglie decide di compiere un viaggio in compagnia del marito con il loro vecchio camper.

I loro due figli, William e Jane, si mostrano preoccupatissimi per la scelta della madre. Continuano a telefonarle e a rimproverarla, ma lei non ha la minima intenzione di ritornare indietro per sottoporsi alle terapie.
Per i due anziani coniugi questo viaggio è decisamente rischioso: in una scena vengono minacciati da due giovani rapinatori, in un'altra rischiano di venire arrestati dalla polizia dal momento che il loro camper ha momentaneamente occupato la corsia opposta della strada, un un'altra ancora, mentre si trovano ad una festa in onore dello scrittore Ernest Hemingway, idolo letterario di John, Ella sviene e viene ricoverata in gravi condizioni in un ospedale. E l'aspetto abbastanza ridicolo di questo episodio è che il marito la "rapisce" dalla clinica e la riporta nel loro camper.
Quella sera, dopo aver consumato una specie di rapporto sessuale e dopo che John si è assopito, Ella decide che la loro vita è giunta a capolinea.
La mattina dopo, alcuni campeggiatori a loro vicini aprono le porte del veicolo dei due coniugi e lo scoprono pieno di fumo di gas, con i loro cadaveri.
Badate bene che ho appena scritto: "Ella decide", non "entrambi decidono". Non a caso ho sottolineato proprio e soltanto quella proposizione.

I PERSONAGGI:

John è un insegnante di letteratura in pensione.
La sua demenza è piuttosto strana: spesso dimentica sia i nomi dei figli sia gli avvenimenti più recenti della sua vita; però ricorda ancora molto bene le sue esperienze di insegnante e sa citare a memoria dei passi dei romanzi di Hemingway.
Durante il viaggio, tutte le sere, quando il buio è calato, la moglie accende il proiettore sul quale scorrono delle immagini della loro gioventù, del loro matrimonio, dei loro figli da bambini.
Ma John a fatica riesce a farsi ritornare in mente luoghi, nomi ed eventi.
Talvolta scambia il nome della moglie con quello di una sua vecchia amante, Lillian.
Verso la fine del film infatti, Ella scopre che cinquant'anni prima, per un certo periodo di tempo, John l'aveva tradita instaurando una relazione extraconiugale e "clandestina" con quella che era la migliore amica della moglie.
E da qui scaturisce un'altra delle pazzie di Ella: arrabbiatissima, per un paio di giorni affida il marito ad un ricovero per anziani.
Poi naturalmente se lo va a riprendere e lo perdona e lo bacia e di nuovo lo ama incondizionatamente, secondo l'ottica dell' "omnia vincit amor" (l'amore vince tutto).
Sono sempre stata piuttosto critica su quest'ottica io.
Non è l'amore che vince tutto secondo il mio umile parere, in casi di tradimento del coniuge.
E' il non-risentimento che fa diventare davvero delle donne forti in circostanze gravi come queste.
E' diverso!
John ha commesso un errore decisamente crudele! Si è procurato l'amante segreta proprio nel periodo in cui la sua giovane moglie, con un figlio piccolo a carico e una figlia che stava per nascere, si spezzava la schiena nello svolgere le faccende domestiche senza alcun tipo di aiuto.
Ma come si fa??!! Che mostro che è stato!!
E lei che se ne è accorta dopo cinquant'anni! Lei che aveva troppe fette di prosciutto sugli occhi per potersi rendere conto che, nel momento in cui la loro famiglia si allargava, il marito era altrove con il cuore.
Questo ci fa capire come il matrimonio non sia soltanto un vincolo giuridico. E' anche un legame morale: io mi impegno ad "amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita".
E questo non significa soltanto che io non devo permettermi di tradire chi ho sposato.
Significa anzi che io sono tenuta a prendermi cura ogni giorno di mio marito, uomo che accolgo volentieri nella mia vita come alleato e come compagno, uomo certamente meraviglioso ma al contempo fragile.
Io dunque mi impegno a prendermi cura delle sue fragilità e inoltre, se voglio che il legame funzioni e sia duraturo, devo riporre molta fiducia sia nel suo ruolo di marito che nelle sue potenzialità di padre.

Ella non mi è piaciuta affatto. Definitela pure una donna forte, ammiratela pure per la sua volontà di godersi gli ultimi attimi di vita con la sua metà, ma io l'ho detestata.
Scortese con gli operatori del ricovero in cui manda per due giorni e una notte il marito e troppo protagonista della vicenda, al punto tale che, quando vengono fermati dal poliziotto per lo sbandamento del camper di cui ho parlato sopra, alle domande risponde sempre lei, cercando spudoratamente di nascondere le ridotte capacità cognitive del marito e per non ammettere di aver infranto il codice della strada.
E comunque, non si deve mai mettere al volante di un veicolo, per giunta grosso e alto, un uomo che alterna momenti di lucidità a momenti di serie dimenticanze.

Sapete che mi accade ultimamente? Cerco di spiegarvelo come meglio posso.
Io sono una ragazza forte.
Cioè, per provare questa affermazione, vi riporto i giudizi che la componente maschile vicina alla mia età formula su di me: "Anna, sei molto forte e determinata"/ "Sai cosa ammiro di te? La tua grandissima sensibilità e la tua forza di volontà"/ "Sei molto dolce, ma al contempo molto tosta"./ "Sei la personificazione dell'altruismo. E hai capito benissimo quello che vuoi ottenere nella vita"./ "Lettere Classiche sarà anche una facoltà tosta, ma tu sei più tosta del tuo percorso di studi!"
Sì, li ho gli ammiratori, state tranquilli.
Comunque la questione è la seguente: quando vedo nei film o incontro nella vita reale una donna così troppo forte, mi infastidisco.
Ma non penso sia per un senso di competizione o di invidia.
Piuttosto, credo ci sia modo e modo di essere forti.
Io sono forte perché so ciò che voglio, so che ho dei talenti e delle qualità, so che se mi impegno riesco a superare gli ostacoli del sentiero di vita che sto percorrendo.
Ma non sono forte perché impongo la mia volontà su mio marito (in effetti sono ancora troppo giovane per essere sposata) o perché decido che, siccome lui non riuscirà a vivere senza di me, allora deve morire con me.
Riuscite a capire??

Le figure dei loro figli sono invece molto positive.
La figlia Jane ha intrapreso la stessa carriera del padre: insegnante di letteratura in un college, moglie ben sistemata e madre di due figli.
Il figlio William si dimostra molto premuroso verso i due genitori: d'altronde, è quello dei due che abita più vicino alla loro dimora e i suoi orari di lavoro gli permettono di accudirli con zelo.
Non mi piace l'atteggiamento che Ella ha nei confronti del figlio.
Tanto per cominciare, al telefono lo tratta sempre male, gli urla quasi.
Alle persone che incontra durante la sua assurda e folle vacanza, parla della figlia come una studentessa modello e una donna realizzata.
Mentre del figlio dice soltanto: "Deve ancora capire qual'è la sua strada."
Ma... un briciolo di gratitudine verso una persona che quotidianamente si preoccupa per te e per il tuo maritino mezzo scemo non ce l'hai proprio??? Sei cieca? Alla tua veneranda età non hai ancora imparato quanto può essere bello e prezioso l'amore di un figlio?
Cara, faresti meglio ad accantonare l'orgoglio e ad acquisire un pochino di riconoscenza e di umiltà!

"Indietro" è una canzone di Tiziano Ferro che ormai ha una decina d'anni e ad un certo punto fa:
"Il bene più segreto sfugge all'uomo che non guarda avanti mai".
Coetanei miei del '95,  ex animatori miei del '94, '93 e '92, don Andrea, catechiste da tempo impegnate con la classi medie del mio paese: vi ricordate che al Campo di maturità 2009 per i neo cresimati questa canzone l'abbiamo messa come colonna sonora durante l'escursione notturna con pile, candele e torce varie del giovedì mattina? E' stato bellissimo, abbiamo visto l'alba!

Sì... Il bene più segreto, cioè l'affetto e le cure delle persone che ci amano, sfuggono alle donne deficienti e alle madri stupide che non si sforzano di vederlo e di valorizzarlo.
Ecco allora che una persona che giudichi fallita lo rimane sempre e comunque, anche se ti vuole un gran bene e anche se si sforza di renderti migliore e piacevole sia il presente sia quel poco di futuro che ti rimane, vecchia str***a!


COMMENTO SUL FINALE:

Non mi è piaciuto. Mia madre è rimasta impressionata, io sono tornata a casa abbastanza arrabbiata.

La conclusione che è molto facile dare è questa: "Il loro era in grande amore. John non avrebbe potuto farcela senza Ella e quindi lei, coraggiosamente ed eroicamente, ha deciso di troncare la sua vita e quella del marito, anche per non essere un peso ai figli. Così entrambi hanno evitato tra l'altro di passare attraverso le fasi finali e terminali delle loro malattie."

AHI AHI AHI, SBAGLIATO!!! 

E' l'atmosfera che permea il film che ti induce, o spettatore, a dar ragione ad Ella.
Tanto per aggiungere una follia all'altra, lei scrive una lettera indirizzata ai due figli in cui dice anche: "Vi ho liberato di un peso che avremmo potuto diventare".

Questo secondo me non è un film sull'amore coniugale, è un film sulla dignità della vita e sulla scelta di volerla vivere fino in fondo anche quando ti si presenta davanti una situazione difficile e drammatica (una malattia incurabile).
 
Primo: se a casa ci sono due figli angosciati a causa della tua assurda idea di viaggio
(chi è il vero demente dei due protagonisti, Ella o John? O meglio: chi dei due è più scemo?)
allora faresti meglio a tornare da loro. Tu sei una donna in fin di vita, devi risparmiare le forze. Tuo marito a volte non sa né chi sei tu né chi è lui stesso. E i vostri figli sono apprensivi, ansiosi, amorevoli verso di voi. Torna da loro. Se ti amano davvero, si mostreranno solidali con entrambi. E non sarete un peso finché vivrete.

Secondo: L'amore di Ella è vero amore?? NO! Non sei tu che decidi quando il tuo compagno di vita deve morire! La sua vita non ti appartiene! Tu puoi amarlo di una amore immenso come il mare, ma la sua vita non ti appartiene.
Solo la tua vita ti appartiene. La persona che ami ti accompagna nel corso della tua esistenza, ma nemmeno lei può mai divenire padrona della tua vita.
Che superba che sei, Ella!! E che pazza, e che irrazionale!
Se sai bene che tu te ne andrai prima di lui, allora lascialo vivere! Questo è il più grande amore che avresti potuto manifestare, questo è il più grande regalo che avresti potuto fargli!
In quei barlumi di lucidità,  avrebbe potuto comunque ricordarti anzi... avrebbe creduto a momenti che tu fossi ancora viva e avrebbe potuto parlare di te con i vostri ritratti, con le vostre fotografie.
Quindi non sarebbe mai stato del tutto consapevole della tua morte. Saresti potuta vivere nei ricordi e nella vicinanza che i tuoi figli avrebbero dimostrato nell'accudire tuo marito.
Perché ti sei messa in testa che John non potesse vivere senza di te?
I miei quattro nonni si sono amati davvero e sinceramente durante la vita. E ora ho due nonne vedove: una è vedova dal '97 e l'altra dall'aprile 2012. E, pur amando profondamente i loro rispettivi mariti, sono sopravvissute e stanno sopravvivendo alle loro morti. Perché hanno dei figli e perché hanno dei nipoti, proprio come te e John.
Se io avessi 75 anni e fossi una malata terminale imbottita di morfina e sapessi che a mio marito è appena stato diagnosticato un tumore con metastasi, non deciderei di farlo morire insieme a me.
Basta con queste storielle alla "Romeo e Giulietta"!!
Per prima cosa piangerei. Piangerei innanzitutto per i nostri figli (quando raggiungerò i 75 anni i miei figli saranno degli adulti intorno ai 40) che nel giro di un lasso di tempo relativamente breve dovrebbero sopportare la perdita di entrambi i genitori, uno dopo l'altro.
E poi piangerei per mio marito, perché non potrebbe sopravvivere tanto più tempo di me. Piangerei quindi perché non potrebbe più coccolare i nipoti, non potrebbe più portare i figli in montagna, non potrebbe più invitare a cena gli amici. Piangerei perché il mondo verrebbe presto privato di una persona bellissima che io ho avuto la fortuna e il piacere di amare.
Quando ami davvero qualcuno vuoi la sua vita, la sua serenità e la sua libertà, non la sua morte. Tu lo ami, ma non lo possiedi. Questo è il punto.
Ultimamente mi sta a cuore un ragazzo. Solo che siccome sono anche timida e riservata, finora nessuno lo sa. Sapete cosa desidero per lui? Desidero che sia libero.
Ma questo non perché "me ne sbatto", altrimenti non ci terrei così tanto.
So bene che ha dei buoni neuroni e una grande sensibilità. So bene che è una persona stupenda.
Per questo voglio solo che sia libero, libero di intraprendere scelte responsabili e ponderate. Voglio che sia libero di manifestare quelle qualità e quei talenti che lo rendono veramente autentico.
E voglio che sia libero di sorridere anche nei momenti in cui la vita gli nasconderà il sole e gli farà percorrere al buio dei ripidi sentieri in salita.


Terzo: Non credo inoltre che amore a 80 anni voglia dire raddrizzare l'amichetto quando la moglie in pigiama ti cambia i vestiti. Cioè, dal mio punto di vista è una trovata volgare, che va a smerdare l'intero film, già che le follie di Ella non lo rendono abbastanza discutibile!
L'amore, indipendentemente dall'età, è tenersi compagnia e tenersi per mano di notte nello stesso letto. E chiudere gli occhi e sognare lo stesso cielo blu con la luna piena e brillante e immaginare di essere due stelle che "camminano unite per illuminare il tempio dell'Universo", come scriveva Tagore.



Si dai... avete già intuito come voglio concludere il post: io cambierei il titolo del film, radicalmente.
Lo intitolerei "Le follie di Ella".
Come esistono "Le follie dell'imperatore" e "Le follie di Kronk", ma almeno quei due film di animazione sono divertenti e pieni di insegnamenti!!






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