Nei secoli VIII° e VII° a.C. l'Italia era un mosaico di popolazioni diverse tra loro.
Come potete vedere se cliccate sopra la cartina, a nord troviamo veneti, reti, leponzi, camuni, galli, celti e liguri.
Al centro, i popoli principali erano sostanzialmente etruschi e umbri.
I piceni erano invece collocati sulla sponda Adriatica, nell'attuale regione delle Marche.
Poco più in basso, vestini, latini, sabini e sanniti.
A sud invece, i lucani, i messapi, i siculi e sicani.
I latini erano gli abitanti di Roma, che all'epoca era una modesta cittadina collocata sulla sponda sinistra del Tevere.
Non sappiamo se prima di loro in Lazio poteva esserci stata una comunità pre-indoeuropea. Probabilmente sì, perché "Roma" sembra non essere una parola latina. Alcuni linguisti, e tra questi, Francisco Villar, ipotizzano che "Roma" potesse essere stato il nome pre-indoeuropeo del Tevere e che, successivamente, potesse essere stato trasferito alla città lungo le sue rive.
Nell'VIII° secolo, nessuno avrebbe mai immaginato che nei secoli successivi questa civiltà avrebbe soppiantato tutte le altre e che il latino si sarebbe diffuso in tutto il mondo allora conosciuto, sia a Oriente che a Occidente. E inoltre, nessuno mai all'epoca avrebbe pensato che dal latino sarebbero potute derivare le lingue romanze, alcune delle quali ai nostri giorni rientrano nella classifica delle lingue più diffuse e più parlate al mondo (spagnolo, portoghese, francese).
L'Italiano risulta la 21°lingua più parlata al mondo e diffusa in Italia, Repubblica di San Marino, Città del Vaticano, parte della Svizzera, Albania, Slovenia, Croazia, Malta.
Tra l'altro, bisogna precisare anche che a causa della massiccia immigrazione di italiani all'estero nel XX° secolo, l'italiano è parlato anche a Monaco di Baviera, in alcune città del Canada, in alcune metropoli degli Stati Uniti (dove ci sono proprio dei quartieri di ristoranti italiani), in alcune zone del Brasile e dell'Argentina.
Una delle sorelle di mia nonna materna, Amelia, negli anni '30 è emigrata a San Paolo in Brasile e lì ha fatto famiglia.
LA FONDAZIONE DI ROMA:
Riporto pari pari ciò che scrive Villar nel suo manuale.
"La leggenda letteraria, che intendeva collegarsi al mondo ellenico, sosteneva che il troiano Enea nella sua fuga sarebbe arrivato fino al Lazio, dove avrebbe fondato la città di Lavinium. Uno dei suoi figli a sua volta avrebbe fondato un'altra città latina: Alba Longa, che sarebbe stata governata per trecento anni da una dinastia reale alla quale sarebbe appartenuto anche il monarca Numitore, nonno di Romolo. Quest'ultimo fu fondatore di Roma nel 753 a.C."
Sì, è un pochino complicato e infatti questo paragrafo me lo sono riletto cinque volte per capirlo e impararlo bene.
Comunque "Alba Longa" è una denominazione già sicuramente latina.
Comunque è così:
Alba Longa- "creazione" di uno dei figli di Enea.
Poi c'è Numitore, originario di Alba Longa e nonno di Romolo.
Romolo e Remo, gemelli nati da uno stupro subito da una vestale (vestali= sacerdotesse dell'epoca).
Pensate che quando alle elementari la maestra di storia ci raccontava la leggenda di Romolo e Remo e concludeva, come sapete tutti, che Romolo era stato il fondatore della città, io mi chiedevo:
"Ma come fa uno da solo a fondare una città? Da solo non ce la fa! Non ci credo che sia veramente esistito! Per me Roma è nata dopo che dei popoli sono immigrati vicino al Tevere."
Tenete presente che avrò avuto qualcosa come 8 anni.
Quattordici anni dopo, un linguista, con i suoi approfonditi studi sulle popolazioni indoeuropee, conferma in qualche modo il mio "antico" pensiero.
Poco dopo, Villar afferma:
"La fondazione di una città richiede non solo un fondatore, ma anche un certo nucleo di gente che ci viva. Probabilmente i primi abitanti provenivano in parte da Alba longa e in parte erano sabini. (...)
Il primo re eletto dopo la morte di Romolo fu proprio un sabino, Numa Pompilio".
La fondazione di Roma però, inizialmente aveva avuto come nucleo principale il colle del Palatino e nei secoli successivi si sarebbe estesa ad altri colli.
ISCRIZIONI ANTICHE LATINE:
A) Il LAPIS NIGER
E' stato scoperto nel 1899, in seguito agli scavi nel Foro Romano.
Si tratterebbe della più antica iscrizione latina, databile intorno al VI° secolo a.C.
Essa stessa, seppur lacunosa, documenta la sacralità del luogo in cui era posta:
"QUOI HON… SAKROS ESED… REGEI
KALATOREM… IOUXMENTA
KAPIA… IOUESTOD"
KALATOREM… IOUXMENTA
KAPIA… IOUESTOD"
in latino classico (il latino di Cicerone):
"QUI HUNC… SACER ESTO… REGI
CALATOREM… IUMENTA
CAPIAT… IUSTO"
CALATOREM… IUMENTA
CAPIAT… IUSTO"
In italiano: "Colui che (violerà questo luogo) sia maledetto. Al re l'araldo...prenda il bestiame... giusto".
L'inizio comunque sembrerebbe essere una formula di maledizione scagliata contro i violatori del luogo. Ad ogni modo, i caratteri irregolari, più che farsi portatori di un'informazione, sembrano voler spaventare anche gli analfabeti dell'epoca.
B) VASO DI DUENO
E' stato rinvenuto nel 1880 fra il Quirinale e il Viminale ed è un vaso in bucchero, fatto di tre vasi tra loro conglobati a triangolo. La scrittura è retrograda, ovvero, procede da destra verso sinistra e si svolge attorno ai tre vasi lungo tre righe sovrapposte. (Come in ebraico ora).
E' stato fatto risalire al V° secolo a.C.
" IOVESAT DEIVOS, QOI MED MITAT NEI TED ENDO COSMIS VIRCO SIET
ASTED NOISI OPE TOITESIAI PACARI VOIS
DUENOS MED FECED EN MANOM EINOM DUENOI NE MED MALO STATOD."
ASTED NOISI OPE TOITESIAI PACARI VOIS
DUENOS MED FECED EN MANOM EINOM DUENOI NE MED MALO STATOD."
in latino classico:
"IURAT DEOS QUI ME MITTIT NI IN TE COMIS VIRGO SIT (...)"
La seconda riga non è chiara, mentre la terza farebbe, sempre in latino classico:
"BONUS ME FECIT IN BONUM… NE ME MALO STATO."
Traduzione:
"Colui che mi manda giura per gli dèi che se una ragazza non sarà gentile con te (...) Un uomo onesto mi ha fatto per un buon fine... tu non usarmi per un fine cattivo."
"Duenos" sarebbe quindi stata la forma arcaica di "bonus".
Con tutta probabilità si tratterebbe di un oggetto in cui il contenuto poteva alludere a un filtro per conquistare l'amore di una ragazza.
AMBITO LEGISLATIVO ARCAICO:
Le XII Tavole sono il primo scritto di diritto romano. Sono state compilate negli anni 451-450 a.C. dai decemviri legibus scribundis (magistrati ufficiali dell'epoca) e contengono regole sia di diritto pubblico sia di diritto privato.
Sono state trascritte su sollecitazione del Tribuno della plebe, dal momento che si volevano sottrarre le leggi vigenti all'epoca da interpretazioni arbitrarie degli individui più potenti.
Resta comunque il fatto che queste leggi hanno un carattere molto arretrato, simile a quello del Codice di Hammurabi.
-TAVOLA IV:
"Un bambino gravemente deformato deve essere ucciso."
"Se una persona muore senza aver fatto testamento, il parente maschio prossimo erediterà il patrimonio. "
-TAVOLA VIII:
"Se una persona mutila un'altra e non raggiunge un accordo con essa, sia applicata la legge del taglione."
"Se avrà tentato di rubare nottetempo ed è stato ucciso, l'omicidio sia considerato legittimo."
-TAVOLA XI:
"È vietato il matrimonio fra plebei e patrizi."
PRIME FORME DI LETTERATURA:
Il più antico autore latino è considerato Livio Andronico, un poeta nativo della Magna Grecia che nel 240 a.C. era stato portato come schiavo nella casa del patrizio Livio Salinatore.
Qui, aveva dovuto divenire il precettore dei figli del padrone.
Le tragedie e le commedie create da Andronico sono andate tutte perdute; ci risulta però che egli, per insegnare la lingua greca e per metterla a confronto con il latino, aveva tradotto l'Odissea dal greco al latino.
La sua traduzione doveva essere piuttosto fedele.
"ἄνδρα μοι ἔννεπε, Mοῦσα, πολύτροπον" (àndra moi ènnepe, musa, politropon)
"Virum mihi, Camena, insece versutum".
-ἄνδρα e virum= uomo (italiano).
"ἄνδρα" deriva dall'I.E. *nèr, mentre "virum" dall'I.E. *wiros. Entrambi in indoeuropeo indicavano lo stesso concetto.
-"μοι" e "mihi" equivalgono a "me".
-"Mοῦσα" e "Camena" sono divinità che assolvono la stessa funzione: essere protettrici e ispiratrici della poesia. (Le Camene nella civiltà latina erano divinità arcaiche, propio come i Lari, protettori del focolare, della casa e degli abitanti).
-"ἔννεπε" e "insece" vogliono dire "narrare".
- "πολύτροπον" e "versutum" significano "versatile".
Dunque: "Narrami, o dea, dell'uomo versatile". L'uomo versatile è Ulisse e in "versatile" sono racchiuse tutte le sue qualità: marito fedele, nostalgico della patria e della famiglia, eroe valoroso, uomo tenace di fronte alle avversità, persona astuta e intelligente.
TIPI DI LATINO:
Anche qui, non si può certo dire che io, per quanto sia dotata di diploma di maturità liceale e per quanto il giorno della mia laurea in Lettere si stia avvicinando, sappia "il latino".
Non ho mai studiato "il latino", ho imparato "un latino". Ovvero, il latino di Cicerone, lingua letteraria più rappresentativa.
Non ho mai memorizzato né le parole né le traduzioni delle iscrizioni che vi ho riportato sopra.
So solo che esistono, punto. Le ho copiate da alcune dispense universitarie.
Io il latino arcaico non lo so e mi troverei in grande difficoltà se mi chiedeste di tradurlo.
E' come vi dicevo nel post dedicato alle popolazioni greche: dopo la maturità classica conoscevo un solo greco, il greco attico.
All'Università ho appreso la passata esistenza di altri dialetti greci antichi e ho preso un po' di familiarità con il greco dell'Iliade, che è una lingua composita. Ma non so "il greco": conosco regole grammaticali e parte del lessico del greco attico e saprei comparare l'eolico con l'attico per quel che riguarda qualche differenza lessicale e fonetica.
La fonetica del dialetto dorico l'ho dimenticata praticamente subito dopo aver passato l'esame di lingua!
Le lingue classiche sono troppo vaste per poterle possedere interamente, non basterebbe una vita.
Così come è vasto il diritto. Ci sono tanti tipi di diritto: diritto privato, diritto pubblico, diritto costituzionale, diritto di famiglia, diritto canonico, diritto amministrativo, diritto commerciale, diritto penale (e sono solo alcuni).
Ma quel che mi chiedo è questo: dopo 5 (che con la vastità dei programmi didattici e la complessità della preparazione della tesi di laurea è abbastanza facile che diventino 6) anni di Giurisprudenza si riesce a possedere tutto questo sapere??!
Forse gli studenti di Legge usciranno dall'Università più o meno così: consapevoli della varietà e della vastità del diritto, con una buona preparazione di base in diversi tipi di diritto e con un ricordo più o meno vago di discipline considerate minori o comunque non fondamentali.
Più o meno come me con Lettere: scoperta la vastità del campo umanistico, non posso e non devo far altro che tenere nella mente e nel cuore quei testi letterari e quelle informazioni storico-linguistiche che mi hanno fatta diventare donna.
A metà luglio mi laureo, con una tesi piuttosto particolare in Storia della musica.
In questi tre anni e mezzo (perché di fatto sono stati 3 anni e 1/2: mi sono iscritta a Verona nel dicembre 2014) sono cresciuta non solo culturalmente, ma anche umanamente.
Quanto mi è stata utile per esempio quella lezione sul conflitto interiore di Petrarca!
Alfonso Traina, nella sua "Propedeutica al latino universitario" elenca diversi tipi di latino :
1) latino preletterario (delle iscrizioni)
2) latino arcaico (da Livio Andronico all'inizio del I° sec. a.C.)
3) latino classico (Cesare e Cicerone)
4) latino augusteo (Impero di Augusto)
5) latino imperiale (primo secolo dell'Impero)
6) latino cristiano (autori cristiani)
7) latino medievale, con modifiche sintattiche e lessicali
Come se ciò non bastasse, ritengo necessario aggiungere anche le stratificazioni del latino:
1) latino letterario, lingua dei poemi, delle poesie, dell'epica, della satira, della tragedia e della storiografia.*
2) lingua giuridica, dell'arte oratoria
3) lingua agricola
4) lingua religiosa
5) lingua militare
6) latino parlato dai ceti colti
7) latino parlato dal popolo, genitore delle lingue romanze.
*Notate bene che il latino letterario non è tutto uguale, lo stile varia da opera ad opera e da autore ad autore.
La classifica che va dal latino preletterario al latino medievale è stata stilata secondo uno stile diacronico (attraverso il tempo), mentre quella che comprende i vari strati della lingua latina è stata fatta secondo un metodo sincronico, cioè, indipendentemente dallo scorrere del tempo e dal corso della storia. In qualsiasi periodo in cui la lingua latina era parlata, queste stratificazioni sono sempre esistite.