"Io sono Lì" è un film del 2011 diretto da Andrea Segre, regista che si sta focalizzando sui temi dell'immigrazione, del dialogo interculturale e della solidarietà sociale.
La protagonista della pellicola è Shun Lì, una donna cinese che lavora a Roma come operaia in una fabbrica tessile per saldare i suoi debiti e per ottenere i documenti necessari che permetteranno a suo figlio, un bambino di otto anni, di raggiungerla in Italia per poter vivere con lei.
Lì scrive delle lettere a suo figlio, per fargli capire che lo pensa spesso e che continua ad amarlo nonostante sia molto lontana. Eccone una: "Figlio mio, come stai? Mi manchi tanto. Come sta il nonno? Come va la scuola? Quando il capo mi chiede di cucire trenta camicie al giorno, io ne faccio dieci in più, e queste dieci sono per te. Tutti i lavori che farò li farò per te, per farti arrivare il prima possibile. Devi solo avere pazienza e vedrai che torneremo insieme."
E' molto importante rilevare che la prima scena del film riguarda il culto del poeta Qu Yuan,
che viene praticato da Lì e da un'altra donna cinese all'interno di uno squallido appartamento nella periferia di Roma. Qu Yuan è il poeta più importante dell'antica tradizione letteraria cinese e in Cina viene celebrato facendo galleggiare candele e lanterne sulle acque dei fiumi, in modo tale da poter proteggere la sua anima che naviga attraverso le acque. In quell'occasione però, Lì fa galleggiare delle piccole candele rotonde nella vasca da bagno e dice: "Che il poeta Qu Yuan ci aiuti ad affrontare un nuovo anno di vita e ci protegga in questa terra lontana."
vicinissima a Venezia, per occuparsi della gestione di un'osteria frequentata soprattutto da anziani pescatori. Lì parla poco l'italiano e conosce ancor meno il dialetto veneziano: per questo inizialmente viene derisa dai frequentatori del locale, molti dei quali la congedano senza pagare gli arretrati delle ordinazioni.
Tuttavia, Lì rimane suggestionata dal paesaggio marittimo della cittadina. Così scrive al suo bambino:
"Ciao figlio mio, come stai? Mi manchi molto. Il mare qui è molto bello. Non so perché ma sembra più piccolo del nostro. Forse perché ha due nomi: uno è mare, l'altro è laguna. Chiamarlo mare o laguna dipende dalla distanza. In italiano la laguna è femminile, calma, misteriosa. Invece il mare è maschile, non riposa mai, sempre in balia del vento e delle onde. A me il vento piace, perché mi porta da te, figlio mio."
Fino al giorno in cui fa la conoscenza di Bepi, un pescatore di origini croate, residente a Chioggia da circa trent'anni. Bepi è soprannominato "il poeta" dagli altri pescatori grazie alla sua versatilità nel comporre rime e piccole liriche.
A poco a poco, tra Lì e l'anziano pescatore nasce un rapporto che, a mio avviso, non è esattamente un'amicizia, come dicono invece altre recensioni su questo film che potete trovare altrove. Non è assolutamente un amore erotico ma non è nemmeno una relazione di amicizia. E' semmai un rapporto caratterizzato da una profonda tenerezza, come in teoria dovrebbe essere un rapporto padre-figlia.
Bepi, oltre ad essere dotato di una grande sensibilità, sa ascoltare e sa comprendere la malinconia di Lì e la sua nostalgia per Fucho, la sua città natale. Egli dialoga con Lì; le fa domande a proposito del poeta Qu Yuan, si commuove per la nostalgia che lei prova per suo figlio e soffre nel vedere a quali dure condizioni di lavoro è sottoposta.
Il sincero dialogo con Bepi, improntato su un profondo rispetto reciproco, è un conforto per Lì.
In una limpida mattinata di marzo, Bepi la invita a fare un giro in barca.
"Bepi: «Lì? Quanto tempo rimani ancora a Chioggia?»
Lì: «Non lo so. Io aspetto la notizia.»
Bepi: «La notizia?»
Lì: «Si. E' difficile spiegare. Io lavoro e aspetto. Lavoro e così pago. E un giorno il capo farà venire mio figlio, ma non so quando. Decidono loro quando.»
E, al delicato suono delle placide onde del mare, Bepi le accarezza dolcemente il viso e la abbraccia. Questa uscita in barca si rivela una fonte di ispirazione per il vecchio pescatore, che compone una poesia per Lì:
"Tutti i fiumi
scendono al mare
senza poterlo riempire.
C'è un vento freddo
ma scalda il cuore,
fa sorridere Lì
come un piccolo fiore".
Che cos'è che rende "Io sono Lì" un film malinconico e drammatico? Proprio il fatto che, l'ottimo rapporto tra la barista cinese e il vecchio pescatore diventa oggetto di pettegolezzi e di calunnie proprio da parte degli amici di Bepi, i quali sono convinti non soltanto che quest'ultimo sia attratto sessualmente da Lì, ma anche che lei lo voglia sposare al solo scopo di rubargli l'eredità. Ma quale eredità?? Bepi è in realtà molto povero perché possiede soltanto una barca e un vecchio casone sul mare.
In questa pellicola cinematografica, Segre illustra tutti gli assurdi pregiudizi sugli stranieri. I pettegolezzi e le malelingue degli altri pescatori si diffondono in tutta la cittadina, fino al punto in cui giungono alle orecchie del capo di Shun Lì, che una sera la convoca per parlarle in privato e per dirle: "A Chioggia girano troppe voci su di noi, per colpa tua. Gli italiani parlano male dei cinesi. Tu non devi frequentare Bepi, il poeta. Altrimenti dovremo mandarti via e dovrai ricominciare da capo. Dovrai ripagare tutti i debiti dall'inizio. Non gli devi più parlare, a parte le ordinazioni."
Si interrompe così il meraviglioso rapporto tra Bepi e Lì. Per la protagonista della vicenda, rimane un unico ma prezioso conforto: quello della sua compagna di stanza Lian, la quale vive una vita simile alla sua. Lian le dice: "Hai mai visto come fa l'acqua? Va dal mare alla laguna e poi torna indietro. Ma non ritorna tutta al mare. C'è dell'acqua che non riesce più ad uscire e rimane intrappolata nella laguna."
E' un'immagine bellissima e, a mio avviso, se ci si riflette un po', si riesce anche a trovare un significato metaforico. Il mare è immenso e diviene un meraviglioso specchio d'acqua quando il sole, nel sorgere e nel tramontare, lascia i suoi riflessi rosei e aranciati in superficie. Però, alba e tramonto a parte, il mare è anche una monotona distesa d'acqua, dove le onde sembrano tutte uguali (e questo soprattutto quando è calmo o poco mosso). Per questo il mare mi affascina ma mi mette sempre inevitabilmente anche un po' di malinconia; perché le onde compiono sempre gli stessi movimenti: dal mare aperto giungono a riva, dove si infrangono, e poi "ritornano indietro", secondo il fenomeno della risacca. Così è la vita di Lì in Italia: monotona e triste, molto povera di affetti, caratterizzata da numerose ore di lavoro al giorno e da una forte e dolorosa nostalgia per la sua famiglia e per il suo paese natale, al quale lei è molto affezionata. La compagnia di Bepi dava un po' di colore alla quotidianità di Lì. Bepi in un certo senso rappresenta quei riflessi luminosi del sole di cui parlavo poche righe sopra. Quei riflessi di cui Lì è stata ingiustamente privata...
E quella quantità d'acqua che rimane intrappolata nella laguna è quel sentimento di oppressione che Lì e Lian provano nel dover sottoporsi alla volontà di un capo che ha a cuore soltanto i guadagni economici e che ignora completamente la sfera dei sentimenti e delle relazioni, al punto tale che controvoglia concede a Lì una mezza giornata libera affinché lei possa acquistare un regalo di compleanno da mandare al figlio.
Poco tempo dopo, Lì viene trasferita nuovamente in un'altra città del nord Italia per lavorare in un grande magazzino.
Passa un altro anno di duro lavoro, le stagioni scorrono veloci; da una primavera soleggiata e vivace si passa ad un altro inverno. Fino al giorno in cui il suo capo si reca a farle visita portando con sé il figlio della donna. Pur essendo colma di gioia, Lì si chiede chi abbia pagato tutti i debiti al posto suo.
Il finale della storia è molto significativo: Lì ritorna a Chioggia per poter incontrare di nuovo Bepi, ma apprende che il poeta pescatore è morto e che le ha lasciato una lettera in cui dichiara di lasciarle in eredità il suo vecchio casone. La lettera si conclude così: "Mi piacerebbe che un giorno mi regalassi un funerale come quello del vostro poeta". ... Nell'ultima scena, il regista ci lascia con una breve lirica del poeta Qu Yuan, recitata mentalmente da Lì, che dice:
"Chiedo al guardiano del cielo di aprirmi. Appoggiato alla porta lui mi scruta. Un turbine di vento si raccoglie con il saluto di nubi e arcobaleni".
Il film merita, davvero. E' poetico, malinconico, delicato, sentimentale. Rivela tutto il fascino di Chioggia e dimostra come certi pregiudizi alimentano la paura nei confronti del diverso.
La colonna sonora è caratterizzata esclusivamente da melodie lente, dolci, languide, espressive al punto tale che toccano le corde più profonde dell'anima.