E' una tematica che abbiamo affrontato durante una lezione del corso di storia del cinema e che da un po' di tempo pensavo di proporre anche a voi lettori.
Il post è suddiviso in due parti: nella prima vengono presentati dei bambini che sono entrati molto presto nel mondo del cinema e dello spettacolo, nella seconda invece alcuni adolescenti che si sono trovati a recitare dei ruoli molto difficili e complessi.
Devo precisare una cosa però: molte delle riflessioni che sto proponendo in questo post vengono dalla mia mente e dalle mie capacità di riflettere, quindi sarebbe sbagliato dire che sto ricopiando gli appunti di una lezione accademica. Quella lezione è stata più che altro la scintilla che ha stimolato il mio cervello a pormi alcune domande su questo aspetto cinematografico.
Il post è suddiviso in due parti: nella prima vengono presentati dei bambini che sono entrati molto presto nel mondo del cinema e dello spettacolo, nella seconda invece alcuni adolescenti che si sono trovati a recitare dei ruoli molto difficili e complessi.
Devo precisare una cosa però: molte delle riflessioni che sto proponendo in questo post vengono dalla mia mente e dalle mie capacità di riflettere, quindi sarebbe sbagliato dire che sto ricopiando gli appunti di una lezione accademica. Quella lezione è stata più che altro la scintilla che ha stimolato il mio cervello a pormi alcune domande su questo aspetto cinematografico.
IL BAMBINO NEL CINEMA:
Va innanzitutto detto che far recitare dei bambini pone delicate questioni di carattere etico.
Eccone alcune:
a) L'impegno come attori all'interno di un film rispetta la loro infanzia, fase della vita caratterizzata soprattutto dalla voglia di divertirsi, di giocare e di confrontarsi con bambini della loro età?
b) E' un bene sfruttare nel mondo dello spettacolo l'immagine di un bambino che magari già a
sei anni dimostra un grande talento musicale?
c) Per un bambino è psicologicamente benefico impegnarsi nell'interpretazione di ruoli particolarmente drammatici come quello del bambino orfano, abbandonato e non amato?
d) Possono i bambini percepire in modo chiaro e consapevole il divario che c'è tra ciò che viene rappresentato sullo schermo e ciò che invece è realtà tridimensionale e quotidianità?
SHIRLEY TEMPLE:
Shirley Temple nacque in California nel 1928. A quattro anni era già
considerata una bambina prodigio dal momento che aveva assai
precocemente dimostrato un eccezionale talento nel canto e nel ballo.
Era conosciuta da milioni di americani ed era soprannominata "riccioli d'oro".
Negli anni Trenta, Hollywood ha
abusato dell'avvento del "Child Star", ovvero, del bambino che era
inserito nel mondo del cinema e dello spettacolo e che collaborava
soprattutto con adulti nella realizzazione degli shows televisivi.
Questo
video è ambientato nel 1934. Shirley aveva soltanto sei anni e già si
ritrovava ad abbandonare così presto la sua infanzia per comportarsi
come un'attrice adulta.
Magari farà anche tenerezza vedere quella
piccola fra gli adulti, però ricordate che non c'è nulla di spontaneo né
in tutte le mosse che compie né in ciò che canta. La canzone è stata
indubbiamente imparata a memoria e molto prima di andare in onda sono
state fatte innumerevoli prove per cancellare anche il più piccolo
errore nel modo di ballare della bambina.
Vi pongo due domande:
Secondo voi la gioia e il sorriso di
Shirley sono veri o fanno solo parte di una serie di atteggiamenti che è
necessario adottare in uno spettacolino televisivo di questo genere? In
parole povere: Shirley era davvero felice quando andava in scena?
"IL MONELLO"- CHAPLIN:
E' un film muto del 1921 scritto e interpretato da Chaplin.
Il protagonista è un bambino orfano e abbandonato nell'angolo di un quartiere degradato da una ragazza madre sola al mondo e senza alcun aiuto economico.
Charlot, un uomo povero e umile decide di adottare il neonato. Passano cinque anni e il bambino crede davvero che Chaplin sia suo padre.
Charlot esercita il mestiere di vetraio ambulante, professione che gli permette appena di sopravvivere, soprattutto con un bambino a carico.
Su richiesta del padre adottivo, il monello lancia dei sassi alle finestre delle case e poi, per non farsi scoprire dagli abitanti, corre via. Pochi istanti dopo Charlot, munito di vetri di ricambio, accorre in aiuto e ripara i danni.
Io qui vi propongo proprio la scena più drammatica del film, ma prima vi spiego che cosa succede in quel punto.
La ragazza madre di cinque anni prima è diventata una brava attrice ma è anche piena di rimorsi per aver abbandonato il figlio. Con determinazione allora fa pubblicare degli appelli sui giornali e contatta le forze di polizia.
Questo è il momento in cui dei poliziotti cercano brutalmente di separare il monello da Chaplin, subito dopo aver scoperto che qualche anno prima il vetraio aveva raccolto il bambino in fasce.
E' una scena da brividi, lo so. Però notate l'espressività ricercata di mani e braccia, sicuramente suggerita da adulti professionisti di tecniche cinematografiche. Jackie Coogan aveva soltanto sei anni quando è stato protagonista di questo film e, secondo il mio docente di storia e critica del cinema, in questo punto gli è stato chiesto di adottare un comportamento un po' pericoloso, ovvero quello di recitare la parte del bambino disperato e strappato con la forza dalle braccia di una persona che lo ha sempre amato.
Secondo me è abbastanza difficile pensare che la forte emotività di questa scena non abbia influito almeno per un determinato periodo sulla psiche di Jackie Coogan.
ROMA CITTÀ APERTA, ROSSELLINI:
E' un film che appartiene agli anni al periodo del Neorealismo (1943-1952). I registi neorealisti narrano nei loro film la povertà, il dolore e la stanchezza di popolazioni stremate dalla guerra o comunque oppresse dalle autorità costituite che si dimostrano indifferenti e insensibili nei loro confronti. Il Neorealismo vuole rappresentare la dura realtà e la faticosa quotidianità del popolo.
Roberto Rossellini, come altri suoi colleghi neorealisti, sceglieva volentieri dei bambini e dei ragazzini come attori non professionisti, dal momento che i suoi film cercavano di cogliere l'immediatezza della realtà.
Questa è una scena che nei primi quattro minuti fa ridere, negli ultimi due invece fa piangere. C'è un forte contrasto di toni che è stato anche contestato da alcuni membri della critica. Il film è ambientato durante l'occupazione nazista.
Marcello, il bambino che vedete, subisce l'improvvisa perdita di entrambi i genitori: il padre viene arrestato dagli ufficiali nazisti e la madre viene uccisa mentre rincorre il furgone che si allontana piuttosto rapidamente, nel quale c'è anche suo marito.
E' struggente il punto in cui il bambino si getta sul corpo della madre abbracciandolo. L'attore nei panni di Marcello si chiamava Vito Annichiarico. E anche qui mi chiedo, come per Jackie Coogan: può una scena tragica come questa avere influito in modo significativo sui rapporti affettivi del bambino attore?
Un'altra scena significativa del film è proprio quella finale: dei ragazzini, tutti in età da catechismo, assistono al di là di una rete all' esecuzione capitale di Don Pietro da parte degli ufficiali della Gestapo.
La musica fa la sua parte nel rendere tragica la scena, questo è vero, ma prestate attenzione anche alle espressioni dei bambini: tristissime, sgomente. E tutti, nell'ultimo minuto del film si avviano lungo la strada, qualcuno cammina abbracciato ad un altro. Sono tutti sotto un cielo inasprito dai bombardamenti, vivono tutti in una splendida città vessata però dalla violenza e dalla paura.
Troveranno la forza di reagire dopo essere stati testimoni oculari di una morte violenta? Si spera di sì.
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L'ADOLESCENTE NEL CINEMA:
Io penso che anche la scelta di far recitare in un film adolescenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni ponga almeno due questioni di carattere etico, abbastanza simili a quelle scritte poco sopra.
a) L'attività di attore all'interno di un film favorisce positivamente le relazioni tra adolescenti e adulti?
b) La recitazione e l'inizio della carriera cinematografica in giovanissima età è utile per la crescita morale e interiore di un adolescente che sogna in modo ottimistico il suo futuro?
c) Riesce l'adolescente attore a conservare i tratti più caratteristici della sua personalità quando si trova impegnato a recitare la parte di un personaggio che ha un'indole un po' diversa dalla sua?
"IL RICCIO"- GARANCE LE GUILLERMIC:
Molti di voi la conoscono! E' Garance Le Guillermic, la protagonista del film "Il riccio".
Io credo che a Garance sia stato chiesto di diventare in fretta una piccola donna con un film di questo genere, perché Palomà di per sé anagraficamente avrebbe 12 anni ma ragiona da adulta, si esprime come un'adulta, si pone delle questioni esistenziali che soltanto gli adulti (intendiamoci, gli adulti intelligenti) si pongono.
I QUATTROCENTO COLPI- TRUFFAULT:
Sono ormai trascorsi due anni dalla pubblicazione della mia recensione su questo film.
Ad ogni modo, anche il ruolo del ragazzino non amato è difficile da interpretare.
Antoine è stato spedito al riformatorio per niente! O meglio: non ha commesso nulla di grave; diciamo che ci è finito a causa della cattiveria degli adulti.
Anche qui tendo a pormi la stessa domanda che mi sono fatta per i due bambini sopra: come deve essersi sentito psicologicamente Jean Pierre Leaud a recitare il ruolo dell'adolescente non voluto dai genitori e maltrattato da tutti?
E' solo cinema, d'accordo. Però è un'esperienza attoriale che comunque è stata parte di lui e della sua reale esistenza.
Ma io, testarda come sono, mi chiedo: tenendo presente il fatto che questo film è ispirato alle tristissime vicende autobiografiche del regista Truffault, a Jean Pierre è mai saltato in mente di fargli una domanda assurda ed esasperata come questa: "Ma perché non reciti tu al posto mio la parte del povero incompreso, visto che da ragazzino lo sei effettivamente stato?"
Lo so, sarebbe stato impossibile farsi sostituire da Truffault, che nel 1958 era già un giovane uomo di 26 anni, pienamente realizzato nel campo del cinema. All'attore adolescente è mai sorta una domanda simile in momenti in cui magari non riusciva bene a rendere la condizione del ragazzo non amato?
L'adolescente ha solitamente un gran bisogno dell'approvazione e del sostegno degli adulti, soprattutto di quelli che compongono la famiglia in cui vive.
Fare la parte del ragazzo non capito è molto rischioso, anche se questa condizione si limita alla sola sfera cinematografica. Jean Pierre Leaud aveva 15 anni quando ha recitato come protagonista in questo film.
"A TESTA ALTA"- MALONY:
E' un film francese del 2015. L'attore interpreta la parte del piccolo delinquente che ruba auto, guida senza patente e non va quasi mai a scuola.
Malony, il protagonista del film, è figlio di una ragazza madre tossico-dipendente ed è stato cresciuto da lei senza ricevere un'educazione civile e dei valori.
Ed ecco il risultato:
Io credo che anche qui alcune pose e alcuni atteggiamenti siano stati suggeriti, magari dal regista.
Ad ogni modo, anche in questo caso l'adolescente attore è stato davvero bravo a calarsi nel ruolo dell'adolescente ingestibile e senza regole.