Il romanzo "Oliver Twist" é probabilmente l'opera più celebre di Dickens. Io l'ho letto diversi anni fa (avevo 10 anni) e l'ho trovato molto avvincente: é la storia travagliata e dolorosa di un ragazzino che, sin dalla prima infanzia, viene a contatto con la povertà, con l'ignobile cattiveria degli adulti e con la criminalità. Nonostante ciò, Oliver riesce a coltivare e a mantenere le ammirevoli qualità del suo carattere: lo scrittore infatti ci presenta un ragazzino tenero, dolce, ingenuo, molto più maturo della sua età, sincero e attento ai buoni valori morali.
Prima di illustrare le vicende e i personaggi di questo capolavoro, preferirei scrivere alcune righe sia a proposito della vita di Charles Dickens sia riguardo all'epoca in cui egli è vissuto.
Dunque, Dickens nacque nel 1812 a Portsmouth, secondo di otto figli di una famiglia povera e di umili origini. Charles ebbe un'infanzia difficile: a 12 anni, quando il padre venne imprigionato per debiti, si trovò costretto a lasciare gli studi per lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe. Egli dunque ebbe modo di conoscere nel profondo le misere condizioni della classe operaia; e questo argomento divenne un tema molto ricorrente nei suoi romanzi (soprattutto, a mio modesto avviso, in "David Copperfield").
Alcuni anni dopo, quando il padre venne scarcerato, Charles iniziò gli studi di Legge a Londra e poco più tardi, nacque in lui l'ambizione di diventare cronista parlamentare. Intraprese allora questa carriera e ottenne successo. Le sue opere: "Tempi difficili", "Canto di Natale", "Oliver Twist", "David Copperfield", "La piccola Dorrit" e "Il Circolo Pickwick" sono state definite dalla critica dei "romanzi sociali", ovvero, delle opere che denunciano la miserabile vita dei poveri, soggetti a maltrattamenti, ad angherie ad assurdi pregiudizi.
Infatti, Dickens contestava aspramente la società vittoriana inglese dell'Ottocento, caratterizzata dall'ipocrisia dei borghesi (la middle class), i quali, nel descrivere la loro epoca, valorizzavano con esagerato ottimismo soltanto gli aspetti positivi, ovvero, il progresso scientifico e industriale, l'espansione coloniale britannica attraverso le Indie e le Americhe e l'incremento di ospedali nelle città, nascondendo invece la gravità dei mali sociali del loro secolo, ovvero, la miseria nera dei poveri, lo sfruttamento dei bambini nelle fabbriche, la prostituzione, la criminalità diffusa nelle periferie delle città... Senza contare che la "middle class", falsa e contraddittoria anche nel suo stile di vita e nei suoi modi di pensare, pur appellandosi a valori come l'onestà, la rispettabilità, la devozione religiosa, nutriva un profondo e ingiustificato risentimento verso i poveri, secondo una loro strana teoria che diceva, riassunta in un'equazione piuttosto sintetica: "povero materialmente = povero moralmente, cattiva persona". Un ragionamento che nel caso di Oliver non funziona affatto!
La trama del romanzo è molto complessa...
Comunque questo è l'inizio: "Oliver vide la luce in un ospizio dei poveri. Lo aiutarono a nascere un chirurgo che aveva una gran fretta di tornarsene a casa per la cena e una vecchia ubriacona. Aveva appena lanciato il primo strillo per annunciare la sua venuta al mondo quando sua madre, una giovane donna raccolta per strada in condizioni pietose, morì. (...) (...) Oliver piangeva a pieni polmoni, come se si rendesse conto che il suo arrivo sulla Terra non era stato certo dei più felici."
Le autorità parrocchiali avevano deciso di collocarlo in un orfanotrofio gestito dalla Signora Mann, donna egoista e insensibile, la quale utilizzava soltanto una piccola parte del suo abbondante stipendio per sfamare i bambini.
All'età di nove anni, Oliver era entrato in un ospizio gestito direttamente dal sagrestano parrocchiale, Mr Bumble, individuo di pessimo carattere, arrogante e sprezzante nei suoi confronti.
In quell'ospizio, i ragazzini venivano sottoposti a terribili maltrattamenti e soffrivano quotidianamente la fame. Fino al giorno in cui uno di loro, esasperato, aveva deciso di estrarre a sorte per stabilire chi tra loro avrebbe chiesto all'istitutore una scodella di minestra in più in rappresentanza del gruppo. Era stato estratto proprio Oliver il quale, una sera, dopo la somministrazione della razione abituale, aveva rivolto la sua umile richiesta all'istitutore; cosa che aveva suscitato l'indignazione del signor Bumble e degli altri membri del Consiglio parrocchiale, i quali avevano deciso di consegnare il ragazzino come apprendista ad un impresario di pompe funebri.
Oliver era stato affidato ad una famiglia che lo trattava molto male (gli davano come cibo gli avanzi del loro cane, che schifo!!) e lo umiliava pesantemente.
Oliver, addolorato e arrabbiato, era fuggito verso Londra e, nella periferia della città, aveva conosciuto Jack Dawkins, un ragazzino poco più grande, membro di una banda di ladri, addestrati da Fagin, un vecchiaccio dall'aspetto orribile. Oliver inizialmente non comprendeva lo "strano mestiere" della banda, ma, nel momento in cui se ne era accorto, quando aveva visto Jack sfilare un fazzoletto dalla tasca di un anziano signore, il signor Brownlow, era fuggito spaventato ed era stato scambiato per il ladro del fazzoletto. Ferito a causa dell'inseguimento, era stato arrestato ma scagionato quasi subito a causa della testimonianza di un libraio, il quale aveva affermato la sua innocenza. Dopo l'accaduto, il signor Brownlow, uomo colto e generoso, aveva deciso di ospitare il ragazzino ferito a casa sua e di prendersene cura come se fosse un figlio. Per Oliver era quindi iniziato un breve periodo di serenità, interrotto purtroppo da alcuni membri della banda di Fagin, che lo avevano rapito per riportarlo nuovamente nella squallida dimora di quest'ultimo.
Un giorno, Fagin aveva elaborato un piano per attuare un furto in una villa di campagna. Oliver era stato costretto a partecipare attivamente al furto, che era fallito dal momento che i residenti della villa si erano difesi sparando contro i ladri. Oliver però, ferito e abbandonato dalla banda, era stato curato dalle attenzioni premurose di Rose, una giovane ragazza straordinariamente sensibile e di ottimo carattere e anche dalla zia della ragazza, la signora Maylie, donna saggia e solare.
La condizione di salute di Oliver era notevolmente migliorata e, grazie a Rose e a Maylie, cresceva sereno in un'atmosfera piena di affetto, quell'affetto che tutti i bambini dovrebbero conoscere sin dalla prima infanzia.
Da ricordare il fatto che Rose e Maylie erano amiche del signor Brownlow e dunque, attraverso le due donne, Oliver aveva avuto modo di rivederlo e di riabbracciarlo.
Tralascio ulteriori descrizioni particolareggiate. Mi limito a dire che, nella seconda parte del libro, l'autore, oltre a raccontare la nuova vita felice di Oliver, pian piano fa emergere delle notizie interessanti che, alla fine del libro, rivelano l'identità dei genitori di Oliver. Ovviamente, nelle ultimissime pagine del romanzo, Oliver viene adottato dal signor Brownlow e viene anche a conoscenza della verità sulle sue origini.
Ribadisco che, a mio modesto avviso, "Oliver Twist" è un vero capolavoro della letteratura inglese capace di coinvolgere il lettore, attratto soprattutto dalla figura del bambino protagonista.
IL FASCINO DI OLIVER:
Non esagero, lettori, nell'affermare che la personalità di Oliver è davvero affascinante (o almeno lo è per me).
All'inizio del romanzo, Dickens lo presenta come un bambino umile, remissivo e sottoposto a dei maltrattamenti terribili. Suscita indignazione questo passo, all'inizio del secondo capitolo:
"Per una settimana, dopo la sua scandalosa richiesta, Oliver rimase chiuso in una stanzetta buia dove riflettere sulle sue colpe in solitudine. (...) La sua comunque, non era l'esistenza monotona che potrebbe sembrare: perché non gli mancasse l'esericzio fisico veniva condotto ogni mattina in cortile a lavarsi con l'acqua gelida e il signor Bumble, per evitargli qualche malanno, lo riscaldava a suon di bastonate. Quindi, per offrirgli un po' di compagnia, lo si frustava ogni due giorni in refettorio, davanti ai compagni, perché servisse da esempio (...)" Incredibile... gli ipocriti "uomini della parrocchia", duri di cuore, non solo non hanno ascoltato l'umile e gentile richiesta di un bambino affamato: "Per favore, signore, vorrei ancora un po' di farinata", ma addirittura gli hanno riservato un pessimo trattamento, lo hanno calpestato nella sua dignità, umiliato nella sua intelligenza. Quegli schifosi hanno privato Oliver del diritto ad un trattamento decente!! Ma dove avevano il cuore quelli??!! Nemmeno sotto le suole delle scarpe, presumo!!
Oliver è anche ingenuo, puro, genuino. Notiamo queste caratteristiche anche nel punto in cui egli incontra per la prima volta il ladruncolo Jack nella periferia di Londra: "-Me la passo male", disse Oliver con un sospiro, "Ho fame, sono stanchissimo: cammino da sette giorni."- "Sette giorni? Oh ma sì, ora capisco, ordine del becco, eh?"- esclamò il ragazzo. Poi, notando l'aria sbigottita di Oliver, gli disse: "Non dirmi che non sai cos'è il becco, amico." "E' la bocca degli uccelli, mi sembra." "Santa ingenuità!! Becco in gergo significa magistrato. Quando si cammina per ordine del becco non si può tornare indietro. (...)" Questo è uno dei pochissimi punti del romanzo che fa sorridere.
E poi, importantissimo rilevarlo, Oliver è dolce, tenero, sensibile, riconoscente. Ecco i passaggi che lo dimostrano maggiormente:
a) Quando, ferito e febbricitante, si trova a casa del signor Brownlow, assistito amorevolmente dalla signora Bedwin, la governante di casa Brownlow: " (...) comparve una vecchia signora che fino a quel momento aveva vegliato, ricamando, su una poltrona lì accanto. "Non parlare figliolo. Non affaticarti o ti ammalerai di nuovo. Sei stato molto male, sai? Ora torna a sdraiarti." Aiutò Oliver ad adagiarsi sul guanciale e gli scostò i capelli dalla fronte con un gesto affettuoso, al punto tale che Oliver non poté fare a meno di afferrarle la mano e di appoggiarsela al viso."
b) Quando, ferito gravemente a causa della sparatoria tra i ladri e il signor Giles, servitore di Rose e di Maylie, Oliver giace in un comodo letto. "(...) Al posto dell'incallito furfante che si aspettavano, le due donne videro un ragazzino pallido, sfinito dalla sofferenza e dalla stanchezza, che dormiva profondamente. Il braccio, steccato e fasciato, era piegato sul petto, la testa era reclinata sull'altro (...) Mentre il dottore osservava il paziente, Rose si sedette al capezzale e scostò i capelli dalla fronte di Oliver. (...) Lui si mosse e sorrise nel sonno. Come se quella carezza avesse suscitato un bellissimo, tenero sogno."
... E ci sarebbero numerosi altri esempi da portare...
Quel che io trovo straordinario e affascinante è proprio questo: il ragazzino in questione, nonostante abbia subito fame e soprusi; e nonostante abbia conosciuto la criminalità, la malvagità, l'ipocrisia degli adulti, riesce ad essere buonissimo e continua ad essere buono.
Non manifesta sentimenti di odio verso le persone che lo umiliano e che lo maltrattano. Spesso reagisce alle angherie con il pianto, raramente con la rabbia (reagisce con rabbia soltanto quando la famiglia che lo prende come apprendista si permette di insultare anche sua madre con l'appellativo di "donnaccia"). Dal punto di vista etico-morale, tra Oliver e i molti adulti presentati da Dickens (naturalmente, eccezion fatta per Mr. Brownlow, Mrs. Bedwin, Rose e Maylie) c'è un profondo abisso.
Insomma, questa è una storia che inizia malissimo, nel peggiore dei modi, ma finisce bene.
E' un libro lungo 315 pagine. Ma avrei voluto che fosse durato almeno altre 315... o almeno, avrei voluto che l'autore scrivesse un seguito.
Davvero, avrei voluto che Dickens narrasse anche l'adolescenza e la vita adulta di Oliver...
Che ne è stato di lui dopo le rivelazioni sulle sue origini? Ha avuto modo di proseguire gli studi? Ha deciso di frequentare l'università a Londra? Che laurea ha ottenuto, una laurea in Legge o in Economia? O forse é divenuto un appassionato di letteratura e di filosofia? Che professione ha intrapreso poi? E' rimasto per sempre nella casa del signor Brownlow? Ha mantenuto i contatti anche con Rose e Maylie? E' riuscito a trovare il grande amore della sua vita? Ha dovuto affrontare altri terribili travagli e sventure?
Tutto questo non lo saprò mai, potrò soltanto immaginarlo nella mia mente, dal momento che purtroppo non esiste e non esisterà mai il seguito dell' "Oliver Twist" :-( !!!
Non manifesta sentimenti di odio verso le persone che lo umiliano e che lo maltrattano. Spesso reagisce alle angherie con il pianto, raramente con la rabbia (reagisce con rabbia soltanto quando la famiglia che lo prende come apprendista si permette di insultare anche sua madre con l'appellativo di "donnaccia"). Dal punto di vista etico-morale, tra Oliver e i molti adulti presentati da Dickens (naturalmente, eccezion fatta per Mr. Brownlow, Mrs. Bedwin, Rose e Maylie) c'è un profondo abisso.
Insomma, questa è una storia che inizia malissimo, nel peggiore dei modi, ma finisce bene.
E' un libro lungo 315 pagine. Ma avrei voluto che fosse durato almeno altre 315... o almeno, avrei voluto che l'autore scrivesse un seguito.
Davvero, avrei voluto che Dickens narrasse anche l'adolescenza e la vita adulta di Oliver...
Che ne è stato di lui dopo le rivelazioni sulle sue origini? Ha avuto modo di proseguire gli studi? Ha deciso di frequentare l'università a Londra? Che laurea ha ottenuto, una laurea in Legge o in Economia? O forse é divenuto un appassionato di letteratura e di filosofia? Che professione ha intrapreso poi? E' rimasto per sempre nella casa del signor Brownlow? Ha mantenuto i contatti anche con Rose e Maylie? E' riuscito a trovare il grande amore della sua vita? Ha dovuto affrontare altri terribili travagli e sventure?
Tutto questo non lo saprò mai, potrò soltanto immaginarlo nella mia mente, dal momento che purtroppo non esiste e non esisterà mai il seguito dell' "Oliver Twist" :-( !!!