Un altro romanzo di Dostoevskij che merita di essere letto...
Pubblicato per la prima volta nel 1848, "Le notti bianche" ha affascinato alcuni registi come il famoso Luchino Visconti, il quale realizzò l'omonimo film nel 1957.
"Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili e irosi. Parlando di vari signori irascibili e irosi, non posso non ricordare il mio comportamento durante tutto quel giorno."
Il romanzo inizia con questi pensieri, formulati dal protagonista-narratore, un giovane sognatore di 26 anni, solo al mondo, senza familiari né amici.
Istintivamente, quando ho letto queste frasi, ho pensato alla conclusione della poesia "X Agosto", scritta da Pascoli: "E tu, Cielo, dall'alto dei mondi/sereni, infinito, immortale/Oh! d'un pianto di stelle lo inondi/quest'atomo opaco del Male!"
In questa poesia, oltre a ricordare la morte violenta di suo padre, Giovanni Pascoli presenta una concezione dell'umanità decisamente negativa, piuttosto simile a quella che coltivò Dostoevskij.
In quest'ultima strofa della poesia, egli ammira ed esalta la bellezza del cielo notturno, sereno ma al contempo "infinito" e quindi misterioso, dal momento che gli uomini non possono concepire la sua immensità. Però, immagina anche che le stelle si accorgano del dolore e della sofferenza che caratterizzano il mondo, delineato qui con i termini di "atomo opaco"... Opaco sia in senso scientifico-astronomico, ovvero, "corpo che non dotato di luce propria", sia in senso letterario-morale, e quindi :"non illuminato dal bene".
Anche in questo componimento di Pascoli dunque, c'é una contrapposizione tra un cielo sereno ("mondi sereni" significa proprio: "cielo pieno di stelle brillanti") e un mondo oscuro, triste e violento, pervaso quindi dal male.
La narrazione continua così: "Fin dal mattino un'improvvisa angoscia cominciò a tormentarmi. Ad un tratto ebbi l'impressione che tutti volessero abbandonarmi e allontanarsi da me. Certamente ognuno si sentirà in diritto di domandarmi chi fossero tutti costoro, perché abito ormai da otto anni a Pietroburgo e non sono riuscito a fare quasi nessuna conoscenza. Ma che senso hanno le conoscenze? Anche senza di esse conosco tutta Pietroburgo: ecco perché ebbi l'impressione di essere abbandonato da tutti quando tutta Pietroburgo spiegò le ali e se ne andò improvvisamente in campagna. Fu una sensazione terribile rimanere da solo e, in preda a un profondo sconforto, vagai tre giorni interi per la città, senza capire minimamente cosa mi capitasse. (...) Loro non mi conoscono, io invece li conosco tutti intimamente: ho quasi imparato a distinguere le loro fisionomie, contento quando sono allegri e rattristato alla vista dei loro turbamenti. "
Il racconto è ambientato nel mese di giugno, all'inizio dell'estate, ovvero nel periodo in cui molti pietroburghesi si trasferiscono nelle zone di campagna per alcune settimane, per trascorrere un periodo di tranquillità e di riposo, lontano dagli affari cittadini.
Proprio in questo punto, è possibile notare la profonda capacità di empatia del protagonista: pur non conoscendo nessuno, egli è in grado di osservare attentamente le persone che incontra per le strade della città ed ha imparato a leggere bene la loro mimica facciale. Tuttavia, il sognatore non comprende soltanto il loro stato d'animo, ma si rallegra o si rattrista non appena ha letto la loro espressione. Di solito, le persone particolarmente riflessive sanno interpretare gli sguardi altrui e talvolta ne intuiscono persino i pensieri...
Ad ogni modo, vi è mai capitato di camminare per le vie del vostro paese o della vostra città e di rimanere colpiti dal volto di alcune persone che però non conoscete, da certe espressioni di dolore o da certi sorrisi particolarmente luminosi? Vi è mai capitato poi di immaginare il motivo della loro gioia o della loro malinconia? A me è successo diverse volte...
Comunque, il protagonista rimane quasi solo a San Pietroburgo, dove ammira lo spettacolo delle "notti bianche"...
Nel mese di giugno si verificano fenomeni particolarmente suggestivi nella Russia settentrionale: la luce del giorno dura moltissimo; il sole tramonta verso mezzanotte per sorgere poco dopo le 3 del mattino. In una di queste notti, passeggiando lungo le rive del fiume che attraversa San Pietroburgo, il sognatore incontra una ragazza.
... dal film: "Le notti bianche" di L. Visconti |
Da quel momento, inizia una profonda relazione tra i due giovani; un rapporto molto particolare, che è sicuramente più di un'amicizia ma che non può essere definito come un'appassionata relazione d'amore. Tuttavia i due personaggi dialogano volentieri raccontandosi le loro vicende passate e condividendo i loro stati d'animo...
Il sognatore scopre che la ragazza si chiama Nasten'ka, ha 17 anni, è orfana e vive alla periferia di Pietroburgo con una vecchia nonna cieca la quale esercita un controllo ossessivo sulla nipote, appuntando con uno spillo il suo vestito con quello della ragazza.
Nasten'ka è ufficialmente fidanzata con un inquilino della nonna, che le aveva chiesto di attendere un anno prima del matrimonio, periodo in cui egli avrebbe cercato di migliorare la sua condizione di povertà. Trascorso l'anno, Nasten'ka gli invia una lettera, fissando un incontro sulle rive del fiume.
Ma, invece del giovane inquilino, la ragazza incontra e conosce il protagonista del romanzo.
Il rapporto tra Nasten'ka e il protagonista del racconto dura quattro notti... La quarta notte, compare il fidanzato della ragazza: "(...) In quel momento passò vicino a noi un giovane. Egli si fermò improvvisamente, ci guardò con attenzione e poi fece di nuovo qualche passo:"Nasten'ka, sei tu!" Dio che grido! Come sussultò! Come si divincolò dalle mie mani per corrergli incontro!... Io stavo fermo a guardarli, più morto che vivo. Gli strinse la mano e si gettò tra le sue braccia, poi corse di nuovo verso di me, mi si fermò vicino, veloce come il vento, come il lampo e, prima ancora che io potessi riprendermi, mi abbracciò con tutt'e due le mani e mi baciò forte, con passione. Poi, senza dire una parola, si gettò di nuovo verso di lui, lo prese per mano e lo trascinò dietro di sé."
Per il sognatore, la storia ha un esito triste: egli si era illuso di poter costruire, con il passare del tempo, un rapporto d'amore con Nasten'ka... ma dopo che lei ritrova il suo vero amore, non gli resta che rifugiarsi di nuovo nei suoi sogni, con gli occhi pieni di lacrime per non aver potuto vivere pienamente una relazione sentimentale...
Quest'opera di Dostoevskij mette in evidenza il fatto che le relazioni umane sono molto importanti nella vita di ogni uomo, e che esse possono essere sia motivo di gioia e di soddisfazione sia motivo di angoscia e di delusione.
Lo scrittore inoltre presenta in modo piuttosto ambiguo la condizione del "sognatore", ovvero dell'uomo solitario che passeggia per le vie della città e non instaura rapporti con quelli che incontra...
Indubbiamente c'é qualche aspetto positivo nella vita dei sognatori... i sognatori si concedono il lusso di ritagliarsi nella quotidianità degli spazi per fantasticare sulla propria esistenza, riflettono molto, la loro capacità di introspezione è così sviluppata che per loro è facile entrare in sintonia con gli altri senza bisogno di un dialogo verbale...
Però è anche vero che i sognatori sono degli "isolati", degli emarginati, degli incompresi che godono di pochissime relazioni sincere... Si dimostrano impacciati e insicuri quando si avvicinano alle persone; e questo perché temono l'eventuale giudizio negativo che gli altri potrebbero avere su di loro.
I sognatori sanno bene che il loro carattere originale e pittoresco li rende un po' "strani" agli occhi di molti.