Il 2015 me lo ricorderò come "l'anno del sole".
In questi giorni mi ritorna spesso alla mente una famosa poesia di Pascoli.
Ve la propongo, anche perché é dedicata al penultimo mese dell'anno.
NOVEMBRE:
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.
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E' importante tuttavia soffermarsi sull'ultimo verso: l'animo dell'autore sente il profumo dei fiori. E ecco qui che compare un motivo caro a Pascoli: l'auscultazione degli elementi naturali. Nell'ascoltare "i battiti del cuore della Natura", egli cerca di mettersi in sintonia con il Creato e di intuire negli oggetti un significato simbolico che lo aiuti a praticare la capacità dell'introspezione.
La seconda strofa rompe l'incanto con un "ma", una congiunzione avversativa che riporta il poeta alla realtà e che dunque segna una netta linea di separazione tra il reale e il fittizio. Inutile qui non ricordare anche "L'Infinito" di Leopardi, di cui riporto soltanto i primi otto versi:
"Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. (...)"
In Leopardi, la profonda differenza tra realtà e immaginazione è contrassegnata in modo chiaro da un "ma".
Nei primi tre versi, il grande intellettuale marchigiano illustra un contesto reale: il colle solitario e la siepe che copre l'orizzonte e gli impedisce di vedere ciò che è lontano.
Subito dopo però, egli immagina "interminati spazi", "sovrumani silenzi" e "profondissima quiete".
Successivamente però, come tutti sappiamo, il soffio del vento che muove i rami degli alberi riporta il poeta alla realtà del tempo presente.
Nella terza strofa, prevale un tono malinconico, struggente. Il fresco vento autunnale fa cadere dagli alberi le ultime foglie che si posano, silenziose e delicate, sul terreno. In effetti, è molto efficace la sinestesia "cader fragile", dove il verbo è legato alla vista e l'aggettivo al tatto.
Le composizioni di Pascoli sono piene di sinestesie, figure retoriche ingegnose in cui il poeta accosta in un'unica espressione due elementi che appartengono a sensi diversi.
E, per concludere, il famoso ossimoro "estate fredda" condensa il contenuto della poesia: il tempo è sereno e soleggiato proprio come di solito lo è in primavera e in estate, ma l'aria è molto fresca, dal momento che la poesia è ambientata in autunno inoltrato.
E teniamo presente anche che la giornata del 2 novembre è dedicata alla Commemorazione dei Defunti.
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