Non so se si possa chiamare veramente racconto questo scritto che sto per proporvi. Sicuramente si tratta di riflessioni significative e belle.
Sarò sincera fin da subito: le ho scritte la notte scorsa di getto, su un quadernino perché ero proprio in preda ad un'ispirazione alla quale il mio cervello e il mio cuore non hanno potuto resistere.
Ho terminato la stesura stamattina prestissimo (poco dopo le 2!). Alcune ore dopo, l'ho riletta un paio di volte e ne ho apportato alcune piccole modifiche. E adesso mi ritrovo qui a riscriverla in formato digitale per voi.
NOTA IMPORTANTE: Pensieri dedicati soprattutto a Luca, il mio migliore ed unico vero amico.
RACCONTO/RIFLESSIONE DI NATALE:
Parte prima-Laura:
(questo è stato più che altro un esercizio introspettivo su di me, in terza persona però!)
Le acque del fiume scorrono placide e tranquille.Accarezzano le rocce e bagnano le esili foglie di piccoli alberelli allietati dal flebile canto della brezza. All'orizzonte il sole tramonta lentamente. I suoi riflessi dorati illuminano il percorso delle acque e ingentiliscono le forme delle vecchie case
incastonate tra dolci e verdi colline. Il cielo, attraversato da vivaci lingue di fuoco, attende in silenzio la nascita delle stelle. Laura cammina lungo le rive del fiume. Sorride serenamente mentre i suoi piedi calpestano le ultime foglie secche cadute dagli alberi. "E con oggi ho terminato le lezioni accademiche di dicembre!"- sospira- "Ciao, Università, ci vediamo nel 2017 con gli esami ormai!". Giunge la sera. Laura sente vivo dentro di sé il desiderio di contemplare il fascino della sua città alle luci di un meraviglioso tramonto dicembrino.
Alcune automobili percorrono l'asfalto, sembrano indifferenti al brillante luccichio dei festoni e delle decorazioni natalizie appese alle vetrine dei negozi. Da bambina, Laura subiva il fascino delle decorazioni di Natale. Ora invece, l'arrivo del Natale costituisce per lei un'ottima occasione per ripensare ad alcuni piacevoli ricordi di infanzia. La ragazza si ferma un istante a lato del marciapiede. Dapprima volge lo sguardo verso il fiume. Poi, con un sorriso che mette ben in risalto l'espressività dei suoi occhi lucidi e trasparenti come cristalli, sussurra: "Ah, le belle passeggiate che facevamo sotto Natale nei paesini di montagna quando ero piccola!" La sua mente, con pennellate rapide e decise, dipinge allora una famiglia unita e felice: una giovane madre dai capelli dorati, un uomo alto accanto a lei che le tiene la mano mentre sulle spalle porta una piccola creaturina intenta a massaggiare i suoi capelli ricci e folti.
"Com'era bello vedere il mondo seduta sulle tue spalle, papà!", pensa Laura con un pizzico di nostalgia. "Luoghi inviolabili, della memoria... soltanto gli orli un po' sfuocati ma così indissolubili e così...troppo intensi da dirsi". Senza accorgersene, Laura inizia a cantare la prima strofa di "Dimentica", una canzone di Raf.
"Questi ricordi sono parte di me! Nessuno me li ruberà mai." Quei pochissimi ricordi che la giovane conserva della sua prima infanzia appaiono chiari e lucidi.
"In questo momento vorrei proprio essere in Trentino, magari all'interno di una piccola casetta di legno affiancata da due cipressi. Leggere a lume di candela davanti ad un caminetto le poesie più passionali che siano mai state scritte nella storia della letteratura. E lasciare fuori neve e nebbia!". La ragazza sospira nuovamente. I suoi occhi si incrociano con i rami degli alberi spogli protesi verso il cielo. "Ma secco è il pruno e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno", recita mentalmente. Poi si dirige verso un ponte che unisce le due rive del fiume e di conseguenza due parti della città. Lo percorre. Arrivata a metà, però, si ferma nuovamente per ascoltare la melodia delle acque che continuano a scorrere sotto di lei.
"Negli stessi fiumi scorriamo e non scorriamo, siamo e non siamo, diceva Eraclito di Efeso. E' fin troppo chiara l'allusione al tempo della vita che scorre incessantemente, perché noi siamo in continuo divenire e il presente è sempre costituito da un istante.", pensa Laura tra sé.
Una volta, Giulio le aveva detto che, secondo lui, questo concetto filosofico era stato reso molto bene in "Donnie Darko". "Hai presente quella grande porta ad arco preceduta da una grande scalinata, quella porta dalla quale entrano ed escono frettolosamente molte persone? Ecco, anche quello rappresenta il fluire della vita e il presente che ci sfugge continuamente." A volte quel ragazzo sapeva sorprenderla per davvero! Ora ingenuo e genuino come un bambino, ora invece saggio e maturo come un uomo adulto.
Percorsa da un leggero soffio di vento che penetra prepotentemente nei suoi occhi, Laura si dirige verso la macchina. Mentre percorre altre vie della città, i suoi occhi inevitabilmente incontrano quelle luminarie sgargianti che pendono dall'alto di fili elettrici. "Anche il Natale, come molte persone, ha la doppia faccia. Da una parte, le grandiose luci simbolo del benessere, del lusso ma anche dell'indifferenza verso la miseria delle popolazioni del sud del mondo, dall'altra invece... i pranzi in famiglia, i baci, gli abbracci, il calore dell'amore sincero. Ma d'altra parte, le luci sono necessarie per un clima festoso e il Natale non sarebbe Natale senza gli affetti più cari!" E con questo pensiero, Laura sale sulla sua auto e prende la strada verso casa.
Parte seconda- Giulio:
Non me ne sono accorta mentre scrivevo, ma poco prima di addormentarmi. Questa parte è scritta un po' alla Joyce, nel senso che vi sono alcuni scarti dalla terza alla prima persona e di conseguenza improvvisi scarti di focalizzazione, da esterna a interna. Quel che è buffo è che non l'ho fatto intenzionalmente! Ho pensato mentre chiudevo gli occhi: "Oddio! Nella parte di Giulio ci sono salti di focalizzazione!" e un secondo dopo: "Beh, meglio così, sono venuti bene".
Le stelle sono già alte e risplendono al di sopra della tacita campagna. La luna piena illumina i tetti delle case e crea le ombre degli alberi sulla fresca erba.
All'interno di una casa, di fronte al divano del salotto, c'è un grazioso presepe meccanico in cui le pale dei mulini a vento si muovono e il canto del gallo annuncia l'inizio del giorno, secondo ritmi ben precisi. Su una poltrona, accanto ad un abete decorato con eleganti fiocchi rossi, un ragazzo, assorto e zelante nello studio della musica, fa vibrare con un archetto le corde di un violino. Le struggenti note del preludio della Traviata si diffondono nella calda atmosfera della stanza. E' una delle melodie preferite di Giulio: l'andamento malinconico gli ricorda sempre quel famosissimo dipinto di Friedrich intitolato: "Viandante sul mare di nebbia", con l'uomo visto di spalle e un paesaggio marittimo avvolto in un leggero manto nebbioso che avvolge in un abbraccio cielo, terra e mare. Il ragazzo, ogni volta che suona questo preludio, immagina di trovarsi sulle rive del mare in una fredda e grigia mattina di inverno a contemplare un'aurora un po' offuscata da una sottile nebbiolina. Laura però non lo interpreta così... Laura! Ma quanto è sensibile quella benedetta ragazza!! Ogni volta che le suono questo preludio le viene da piangere e mi dice: "Penso ai bambini rimasti orfani a causa dei bombardamenti, abbandonati a loro stessi".
Giulio è decisamente geniale: mentre i suoi occhi svegli seguono attentamente lo spartito e le note sul pentagramma, mentre le sue mani bianche danno vita a quel piccolo strumento a corda in contatto con un archetto, ride dolcemente tra sé pensando alle lacrime facili della sua cara amica.
Ad un tratto però, una voce lo interrompe: "Giulio! Per favore, vieni nella camera del nonno." Il ragazzo lascia malvolentieri il materiale musicale per raggiungere l'altra stanza, in modo tale da poter obbedire al richiamo della madre. "Giulio! Mancano tre giorni a Natale, potresti suonare qualcosa di più natalizio della melodia di un'opera di Verdi!"
"Mamma... nulla è più natalizio della Traviata". Allo sguardo un po' perplesso della madre, il giovane aggiunge sorridendole: "L'ha detto Laura!"
"Dille che venga a trovarci durante le feste. Io ora corro in ospedale, fai compagnia al nonno".
Giulio si avvicina al letto del nonno che lo osserva con i suoi grandi occhi, azzurri come un limpido cielo d'estate.
Poverino! E' completamente infermo, a letto. Mangia come un uccellino ed è privo di forze. Eppure, come fa a sorridermi così? Possibile che sia proprio io per lui un motivo di gioia? Povero nonno! Gli rimangono ancora pochi mesi di vita. Lo scorso anno è morta la nonna di Laura e tra poco se ne andrà anche il mio.
"Tua mamma... tua mamma sta facendo un sacco di sacrifici per te, per me, per questa famiglia! Con dei turni estenuanti all'ospedale." Giulio prende una mano del nonno, la accarezza e se la appoggia su una guancia.
Nonno, che vita difficile hai avuto anche tu! Da ragazzino vivevi nell'inferno della guerra civile italiana. La guerra ha ucciso tuo padre. Tu, il maggiore di cinque fratelli, subito dopo la quarta elementare, sei dovuto andare nei campi a lavorare per mantenere la famiglia. "Testa piena di pensieri, Giulio?" Il nonno lo scruta in modo un po' curioso e un po' interrogativo.
"Nonno, come trascorrevi il Natale quando eri ragazzino?" A quella domanda, gli occhi del nonno si illuminano, divengono brillanti come quel fascio di luce lunare che illumina le loro mani solidamente intrecciate.
"Quando ero ragazzino non c'era tutto questo lusso..." e, nel dirlo, con un cenno di capo indica tutti i mobili che arredano la camera.
"Alla Vigilia, dopo una cena molto frugale che consisteva in un po' di minestra con un pezzo di pane, andavamo in chiesa ad ascoltare il parroco. Poi ci si scambiavano gli auguri. La notte di Natale era la più bella dell'anno! La mattina di Natale, se durante la notte era nevicato, io , i miei fratelli e i miei cugini scendevamo in strada a giocare con la neve..."
Sul viso di Giulio è stampato un placido sorriso, un sorriso pieno di vita e di tenerezza. La sua mente lo riporta per alcuni istanti alla sua infanzia, quando, durante il periodo delle vacanze natalizie costruiva con suo padre un grande pupazzo di neve in mezzo al giardino.
Ma le parole del nonno lo riportano al presente. "Avevo imparato a memoria una bella poesia di Natale di Umberto Saba. Ma ora ricordo soltanto alcuni versi che dicevano:
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza."
Le mani di Giulio, che poco prima erano fredde, sono ora calde come quelle del nonno che continua a stringergliele.
Mentre fuori, un freddo vento soffia e scuote i rami secchi degli alberi, come se volesse infondere in loro la speranza nell'arrivo della primavera.
I miei auguri di Buon Natale a tutti voi, ma con un consiglio: non andate in discoteca stasera. Dico sul serio! Andate a vedervi la Traviata. Non a teatro, ma su Youtube. Commuovetevi, emozionatevi, perché è vero, Violetta Valery è una figura natalizia. E' una donna buona e generosa che per amore compie un grande sacrificio. La trama già la sapete, perché l'avete letta su questo blog all'inizio del mese. Se non capite alcune parole letterarie o rese un po' incomprensibili dai cantanti, non preoccupatevi. Emozionatevi e basta.
Qui sotto vi lascio una canzone romantica di Michael Bublè (Cold dicember night). Io la adoro!