Ho appena terminato la sessione estiva, ci credete? Solo ora ho tempo per scrivere un post su un argomento che mi sta molto a cuore, soprattutto da qualche mese a questa parte.
Come avrete potuto intuire dal titolo, questo scritto è dedicato al tema dell'amicizia. Anche in questo caso i classici greci e latini mi sono stati di grande utilità per poter comprendere il vero significato di questa parola, che ai giorni nostri viene spesso banalizzata e sovraestesa.
Io partirei da un celebre esempio in letteratura greca.
AVVERTENZA! Per chi conosce sia la lingua greca che la lingua latina, o comunque una delle due, sappiate che le traduzioni in italiano dei passi citati sono mie e non sono proprio molto letterali. Non sono sbagliate, sono semplicemente "libere" e più adattate alle strutture sintattiche della nostra lingua.
ACHILLE E PATROCLO:
Iliade, libro XVIII°. (vv. 80-84)
Achille cura Patroclo |
"ἀλλὰ τί μοι τῶν ἦδος ἐπεὶ φίλος ὤλεθ' ἑταῖρος
Πάτροκλος, τὸν ἐγὼ περὶ πάντων τῖον ἑταίρων
ἶσον ἐμῇ κεφαλῇ; τὸν ἀπώλεσα, τεύχεα δ' Ἕκτωρ
δῃώσας ἀπέδυσε πελώρια θαῦμα ἰδέσθαι
καλά· (...) "
"Ma di quale gioia potrò godere, dopo che è morto il mio caro compagno Patroclo, che io ho considerato al di sopra di tutti i compagni, anzi alla pari di me? Io l'ho perduto! Ettore lo ha spogliato delle armi enormi, meravigliose alla vista, belle (...)"
Ragioniamo sui termini greci: ἑταῖρος
(letto etàiros) sta per "compagno".
Compagno in che senso?
Tra Patroclo e Achille c'era qualcosa di più di un sentimento di amicizia? Non possiamo saperlo con certezza.
L'ipotesi della loro omosessualità ha goduto di grande successo per diversi secoli, ma ora, grazie agli studi accurati di filologi tedeschi, si tende a scartare questa idea a favore di una stretta e forte relazione di amicizia che li legava. Come precisavo lo scorso anno, in tutta l'Iliade non è mai descritto alcun rapporto sessuale omoerotico, mentre invece è chiaro che le schiave dei guerrieri omerici erano certamente le amanti di questi ultimi, o comunque oggetti per soddisfare i loro desideri carnali.
Se, al contrario di me, propendete di più per l'idea omoerotica, potete pure contestare questo esempio che porto; tanto non mi offendo. Però leggete comunque, perché io sono convinta che il furioso Achille, a proposito di affetti, abbia qualcosa di positivo da insegnare a noi uomini del XXI° secolo.
Negli ultimi anni questa parola è diventata sinonimo di "convivente" o comunque di "fidanzato", ma nell'VII° secolo a.C. e nella lingua omerica non era questo il primo significato.
Qualsiasi dizionario di greco antico riporta come principale significato di ἑταῖρος l'espressione "compagno d'armi" e poi c'è anche quella di "amico". Ora rileggete una mezza frase della mia traduzione: "il mio caro compagno Patroclo, che io ho considerato al di sopra di tutti i compagni".
La prima volta, questo termine è utilizzato soprattutto in senso affettivo, in senso cioè di "amico molto importante". Sì, perché Patroclo era la metà di Achille, era parte di lui.
Patroclo era mite, tranquillo, saggio. Achille era soprattutto impetuoso, violento, iracondo.
La seconda volta, la stessa parola amplia il proprio significato anche nel senso di "membro dello stesso esercito". Però, Patroclo vale di più di tutti gli altri, in ogni caso. Sia in senso affettivo sia nel senso di valore militare. Con Patroclo, Achille diventava premuroso e gentile.
Patroclo è un compagno in tutti i sensi, proprio come indica l'etimologia latina "cum+ panis", ovvero, "condividere lo stesso pane". Ogni vero amico è un compagno.
La vera amicizia implica condivisione di stile di vita, di ideali, di interessi. E perché no, di tanto in tanto anche di cibo mangiato in compagnia in qualche ristorante, tra una chiacchiera e l'altra, tra una risata e l'altra.
Un vero amico è una parte di noi che si illumina ogni volta che lo incontriamo o comunque ogni volta che lo sentiamo, qualunque sia il mezzo elettronico da noi utilizzato.
Non è nostro amico chi compare diverse volte nei selfie di gruppo, quanto piuttosto chi è capace di starci vicino nei momenti di difficoltà, chi, nonostante abbia una manciata di impegni e di doveri da svolgere, cerca volentieri una sera o una mezza giornata libera da poter trascorrere con noi, se gli stiamo davvero a cuore.
Non voglio demonizzare le fotografie. Le fotografie sono la memoria di bei momenti vissuti, ma ricordiamoci che raffigurano immagini bidimensionali di corpi e di volti che cambiano nel tempo.
Se ti senti veramente amico di qualcuno, senti abbastanza spesso anche il bisogno di abbracciarlo, in qualche modo di "godere" della sua fisicità.
E qui inserisco un video in cui il prof. D'Avenia parla dell'amicizia in una conferenza. Cita anche l'Odissea. E aggiunge qualcosa in più rispetto a ciò che ho scritto io sopra.
Iliade, libro XVIII°. (vv. 90-93)
"(...) ἐπεὶ οὐδ' ἐμὲ θυμὸς ἄνωγε
ζώειν οὐδ' ἄνδρεσσι μετέμμεναι, αἴ κε μὴ Ἕκτωρ
πρῶτος ἐμῷ ὑπὸ δουρὶ τυπεὶς ἀπὸ θυμὸν ὀλέσσῃ,
Πατρόκλοιο δ' ἕλωρα Μενοιτιάδεω ἀποτίσῃ."
"... dal momento che il mio cuore non mi esorta né a vivere né a convivere con gli altri uomini se prima Ettore non perda la vita, dopo essere stato colpito dalla mia lancia, e l'uccisione non paghi del Meneziade Patroclo."
La vendetta. Ecco a che cosa pensa l'impetuoso Achille. Pensa alla vendetta, pieno di odio e di rabbia com'è. Ettore ha massacrato il suo più caro amico, per questo non può essere degno di perdono.
D'altra parte, come ci comporteremmo noi se qualcuno facesse del male ai nostri più cari amici?
Se arrivassimo all'omicidio per vendetta saremmo "pazzi e violenti", proprio come il padre di Ettore definisce Achille.
Però nella fase più acuta dell'amarezza e della rabbia potremmo arrivare a pensare di poter vendicare la violenza con la violenza. Perché siamo umani fragili e non siamo buoni come Gesù.
θυμὸς (zumòs) è sinonimo di ψυχή (la psiche), ma al contrario di ψυχή, oltre a significare "cuore, anima", significa anche "ira". In un contesto come questo ci sta. Achille, dal cuore addolorato, straziato e pieno d'ira, medita di uccidere Ettore in un duello per poter trovare pace nell'animo.
Iliade, libro XVIII°. (vv. 98-100)
"αὐτίκα τεθναίην, ἐπεὶ οὐκ ἄρ' ἔμελλον ἑταίρῳ
κτεινομένῳ ἐπαμῦναι· ὃ μὲν μάλα τηλόθι πάτρης
ἔφθιτ', ἐμεῖο δὲ δῆσεν ἀρῆς ἀλκτῆρα γενέσθαι."
"Vorrei morire subito, poiché non mi apprestavo a soccorrere il compagno che era in punto di morte; egli molto lontano dalla patria è perito, ed era necessario che io lo difendessi dalla morte."
E qui non emerge forse l'istinto protettivo che si ha verso gli amici? Qui c'è il senso di colpa per l'assenza e la lontananza, oltre che la disperazione.
Achille è un guerriero omerico dai sentimenti molto forti.
CICERONE, "DE AMICITIA":
Questo è un trattato, non è un racconto epico. Ma contiene perle di saggezza.
(Inizio 20) "Quanta autem vis amicitiae sit, ex hoc intellegi maxime potest, quod ex infinita societate generis humani, quam conciliavit ipsa natura, ita contracta res est et adducta in angustum ut omnis caritas aut inter duos aut inter paucos iungeretur."
"Quanta poi sia la forza dell'amicizia, ciò può essere soprattutto compreso da questo, che a partire dall'infinita società del genere umano, che la natura stessa favorisce, il legame è così ristretto e così serrato che tutto l'affetto si stringe tra due o tra pochi."
Qui vorrei focalizzarmi sul termine "societas" per formulare un ragionamento.
Sembra un termine banale, di immediata traduzione, ma ecco a voi i vari significati che comprende: "società, vincolo, complicità, alleanza, legame". E ne ho citati soltanto cinque.
Quello che qui Cicerone vuole comunicarci è che la società è fatta di molte persone, tutte diverse l'una dall'altra per aspetto fisico e per caratteristiche della personalità. Le società umane sono così perché la natura umana è variegata.
Il numero massimo di amici che possiamo avere è dieci, diceva Alessandro D'Avenia sopra.
Globalmente ha parlato molto bene, ma qui mi permetto di correggerlo: i veri amici si contano sulle dita di una mano, non di due. In questo paragrafo, Cicerone definisce l'amicizia come un legame molto stretto che è possibile creare tra pochissime persone, più facilmente tra due persone.
Ed è la verità.
Viviamo in un secolo in cui, soprattutto a causa di internet e dei social network, si fa fatica ad essere selettivi, aggettivo invece che a me ancora sia addice, nonostante faccia un largo uso dei mezzi tecnologici ed elettronici.
Cosa vuol dire essere selettivi? Ignorare completamente chi non ci piace? No!
Significa "distinguere", nell'infinita varietà del genere umano, chi è più affine a noi da chi lo è meno. "Selezionare" le persone non equivale ad essere chiusi e musoni.
Per "selezionare" bisogna innanzitutto soddisfare il proprio desiderio di conoscere molte persone attraverso esperienze e attività per poi legarsi profondamente con poche, con quelle poche persone autentiche e solide che sono disposte a "sopportarci" come compagni nel viaggio della vita.
Nel paragrafo precedente, Cicerone fa un confronto tra rapporti con i parenti e rapporti con gli amici.
Eccolo:
(19) "Sic enim mihi perspicere videor, ita natos esse nos ut inter omnes esset societas quaedam, maior autem ut quisque proxime accederet. Itaque cives potiores quam peregrini, propinqui quam alieni; cum his enim amicitiam natura ipsa peperit; sed ea non satis habet firmitatis. Namque hoc praestat amicitia propinquitati, quod ex propinquitate benevolentia tolli potest, ex amicitia non potest; sublata enim benevolentia amicitiae nomen tollitur, propinquitatis manet."
"Infatti mi sembra di capire che noi siamo stati generati così che tra tutti vi sia un vincolo tanto più grande quanto più ciascuno viene a trovarsi vicino. E così i cittadini sono da preferirsi ai forestieri, i parenti agli estranei. Con i parenti infatti la natura stessa impone l'amicizia, ma non sempre i rapporti tra i familiari sono abbastanza buoni. Dunque per questo l'amicizia è superiore alla parentela: dalla parentela può venir meno l'affetto, dall'amicizia no: sottratta la benevolenza all'amicizia viene tolto il nome, mentre alla parentela rimane."
Ciò che ho tradotto come "bontà dei rapporti" lo indica la parola "firmitas, firmitatis", il cui senso è "solidità, consistenza".
"Consistenza" a sua volta deriva dal verbo latino "consisto", ovvero, "prendere posizione, star saldo".
Anche questo significato rimandava, nell'epoca dell'Antica Roma, al campo della pratica di guerra, ma ci fa riflettere su come dovrebbe essere la psicologia di un serio rapporto tra amici.
A che cosa rimanda dunque la "consistenza nei rapporti"? Come è possibile in un periodo come questo, in cui la superficialità dilaga?
Dal punto di vista di una semplice amicizia rimanda esattamente a questo che sto elencando sotto:
1) Abolire le doppie facce e le bugie. Se vuoi davvero bene a una persona, o comunque se vuoi fartela amica, evita di dire cose false. Le menzogne fanno male e deteriorano i rapporti. L'autenticità li fa fiorire.
2) Essere d'aiuto. Accorrere in aiuto di una persona alla quale vuoi bene è basilare se sai essere davvero amico. E non bisogna mai vergognarsi a chiederlo, a maggior ragione se ti fidi veramente di una persona che ti è amica, e magari da diverso tempo.
3) Pensarsi. Non è necessario vedersi ogni giorno per consolidare il legame. Pensarsi in alcuni momenti della giornata significa essere in sintonia l'uno con l'altro.
4) Incontrarsi. L'incontro rinnova l'affetto. Se per molto tempo non vedi più una persona, il legame si affievolisce o si raffredda. Il "non ho tempo", in un rapporto, non dovrebbe esistere!
Siamo giovani e pieni di impegni e sarebbe molto grave se non lo fossimo!
Ma la nostra vita non è fatta soltanto di studio, di lavoro, di varie attività e interessi. Tutto questo non dovrebbe precluderci il diritto alla vita sociale. La vita è fatta anche di relazioni.
5) Condividere. Non tanto le foto e i video. Anche quelli, sì. Ma io mi sto riferendo soprattutto ai momenti. Ai dialoghi e ai silenzi. Non è negativo rimanere in silenzio per un po' e, mentre scorrono i pensieri, cercare di indovinare i pensieri dell'altro. Il silenzio non corrisponde sempre all'imbarazzo o al vuoto interiore. Il silenzio è anche tranquillità e armonia.
6) Fare cose indimenticabili. Non stordirsi collettivamente con l'alcool, le droghe e la discoteca.
Fare cose indimenticabili nel senso di una passeggiata e una cena.
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