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29 novembre 2024

IL PRINCIPE, N. MACHIAVELLI (PT.2):

Proseguiamo con la riflessione su altri capitoli.

CAP. XVIII°:

("In che modo i Principi debbano mantenere la fede")

Dovete adunque sapere come sono dua generazione di combattere: l'uno con le leggi, l'altro con la forza; il primo è proprio dell'uomo, quel secondo delle bestie: ma, perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo.

In questo passaggio Machiavelli sostiene che i governatori debbano essere in grado di ricorrere sia alla ragione sia alla brutalità.

L'accezione che l'autore in questo punto dà al termine forza mi fa pensare immediatamente alla βία greca, sostantivo che accomuna la forza con la violenza. 

Ben diversi, in greco antico, sono altri due famosi sostantivi associati al concetto di forza:

-δύναμις, che sottintende una forza associata ad un movimento.

-κράτος, equivalente a "potere". Tra l'altro, nella mitologia greca, Kratos si era alleato con Zeus per sconfiggere i Titani.

Il ragionamento di Machiavelli prosegue: un buon Principe deve essere forte come un leone e astuto come una volpe.

Apro una brevissima parentesi culturale: sin dall'Antichità e dalle favole di Esopo e di Fedro la volpe è l'emblema dell'astuzia... in senso non molto positivo. 

L'autore poi prosegue:

Bisogna adunque essere golpe a conoscere e' lacci, e lione a sbigottire e' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può pertanto uno signore prudente, né debbe, osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro, e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E, se li uomini fussero tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono: ma, perché sono tristi e non la osservarebbano a te, tu etiam non l'hai ad osservare a loro. Né mai a uno principe mancorono cagioni legittime di colorare la inosservanzia.

Ma è necessario (...) essere gran simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici gli uomini, e tanto obbediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare.

(...) Debbe adunque avere uno principe gran cura che non li esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle soprascritte qualità e paia, a vederlo et udirlo, tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto relligione. E non è cosa più necessaria a parere di avere che questa ultima qualità.

I Principi non si possono convocare a giudizio. Possono rompere i patti solo se a loro stessi non conviene mantenerli. Da qui credo derivi il motto, attribuito a Machiavelli: "Il fine giustifica i mezzi". Ma è davvero così?

Infine, il Principe deve far finta di avere molte qualità visto che il popolo tende a giudicare solo le apparenze. L'autore cita come esempio Ferdinando il Cattolico: "...non predica mai altro che pace e fede, e dell'una e dell'altra è inimicissimo..."

Per me in questo trattato acquisisce un ruolo importante anche il tema del rapporto tra apparenza e realtà: il principe deve saper simulare e dissimulare, ovvero, deve costruire un'immagine di sé che sia efficace agli occhi dei cittadini-sudditi e che corrisponda alle loro aspettative.

CAP. XIX°:

("In che modo si debba fuggire l'essere disprezzato e odiato")

Il Principe deve evitare azioni che possano renderlo inviso al popolo:

...uno principe debbe tenere delle congiure poco conto, quando el populo li sia benevolo; ma, quando li sia inimico et abbilo in odio, debbe temere d'ogni cosa e d'ognuno.

(...) Di nuovo concludo che uno principe debbe stimare e' grandi, ma non si deve far odiare dal populo.

Segue immediatamente dopo la menzione al Parlamento Francese, istituito durante il regno di Luigi IX° e divenuto in seguito fisso con sede a Parigi per decisione di Filippo il Bello che, oltretutto, ne modifica il carattere feudale aggiungendo il "terzo stato". Per Machiavelli, il parlamento limita l'eventuale prepotenza i potenti.

Inizia poi quello che per i lettori può essere considerato un valido ripasso della storia di buona parte della Roma imperiale. Machiavelli elenca una carrellata di imperatori romani ostacolati o dall'avidità e dalla crudeltà dell'esercito, o dal popolo insolente oppure dalle ambizioni dei potenti attorno a loro.

Ma, anche qui, non mancano esempi positivi di governo. Ne riporto soltanto alcuni.

-Marco Aurelio è definito dal trattatista "onoratissimo": ha fronteggiato con energia e autorevolezza le irruzioni dei Marcomanni nella Pannonia.

-Commodo (180-192), successore del saggio Marco Aurelio e profondamente diverso, di indole crudele e corrotta, è morto vittima di una cospirazione nel 192.

-Settimio Severo (193-211) invece era "volpe e leone al contempo": ha riorganizzato le coorti pretoriane e ha dato maggior rilievo alle reclute barbare nell'esercito. Oltre a ciò, ha rinforzato le entrate statali a spese dei latifondisti. 

-Caracalla (211-217), figlio di Settimio Severo, dopo aver ucciso il fratello Geta,  ha aumentato lo stipendio dei soldati, includendo anche reclute di origine germanica. Ma con le sue politiche a favore soltanto dell'apparato militare si è reso odioso agli occhi dei senatori. E così, durante una spedizione militare contro i Parti, è stato assassinato da Macrino, prefetto del pretorio.

-Alessandro Severo (222-235) è stato trucidato dai soldati. Di indole mite e tollerante, dal momento che consentiva il sincretismo religioso, ha rispettato le prerogative del Senato senza imporre pressioni fiscali alla plebe. Durante una battaglia lungo il fiume Reno è stato ucciso dall'esercito ribelle.

CAP. XX°

("Se le fortezze e molte altre cose, che ogni giorno si fanno da Principi, sono utili o no")

All'inizio del presente capitolo Machiavelli si chiede se sia più opportuno armare o disarmare il popolo.

Non fu mai, adunque, che uno principe nuovo disarmassi e' sua sudditi: anzi, quando li ha trovati disarmati, li ha sempre armati; perché armandosi, quelle arme diventono tua, diventono fedeli quelli che ti sono sospetti, e quelli che erano fedeli si mantengono, w di sudditi si fanno tua partigiani.

Nella necessità quindi, il popolo combatterà per il Principe che non deve temerlo al punto da disarmarlo.

Inoltre, è abitudine dei Principi costruire fortezze per difendersi dai nemici o, comunque, da chi vuole invadere o conquistare il loro territorio.

L'autore porta come esempio Guido Ubaldo, figlio di Federico da Montefeltro, era stato cacciato da Urbino nel 1502 da Cesare Borgia. Una volta ritornato, ha fatto demolire tutte le fortezze presenti nei dintorni della sua città e, al posto di queste, Ubaldo ha preferito potenziare lo sfarzo e lo splendore della sua corte.

L'autore conclude in questo modo il capitolo: 

Però la migliore fortezza che sia, è non essere odiato dal populo...

(...) Considerato, adunque, tutte queste cose, io lauderò chi farà le fortezze e chi non le farà, e biasimerò qualunque, fidandosi delle fortezze, stimerà poco essere odiato da' popoli.

CAP XXV°:

("Quanto possa la Fortuna nelle cose umane, e in che modo se li abbia a resistere")

Non mi è incognito come molti hanno avuto et hanno opinione che le cose del mondo sieno in modo governate dalla fortuna e da Dio, che li uomini con la prudentia loro non possino correggerle, anzi, non vi abbiamo remedio alcuno.

L'autore presenta l'idea, ancora diffusa, che la Fortuna sia imperscrutabile e imprevedibile come la volontà divina.

...iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l'altra metà o presso, a noi.

Secondo l'idea dell'autore hanno successo politico soltanto i Principi che riescono a mettere in sintonia le loro azioni con le circostanze esterne.

La Fortuna è subito dopo paragonata ad un fiume impetuoso, per questo motivo è importante che i Principi, nei periodi di quiete e di pace, si preparino pensando all'avvento di tempi più difficili. 

Verso la fine della trattazione si delinea dunque quel che per Machiavelli significa la parola "virtù", intesa come la capacità di incidere sul proprio destino modificando gli eventi.

Porta come esempio Giulio II°, personalità impetuosa ma funzionale alle circostanze dell'epoca.

Il finale del presente capitolo è di stampo sessista: 

...perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla.

CAP. XXVI°:

("Esortazione a pigliare l'Italia e liberarla dalle mani dei Barbari")

Quest'ultimo capitolo Machiavelli si dimostra un po' ingenuo e un po' lecchino. 

L'autore auspica che un condottiero prenda in mano la bandiera italiana. Nel XVI° secolo, l'Italia è divisa, priva di un capo e saccheggiata da eserciti stranieri. Gli attuali capi di regni e ducati nella penisola italiana non sono autorevoli e, per di più, i loro ordinamenti militari appaiono superati. La monarchia è quindi la forma di governo più adeguata per poter unificare l'Italia.

Machiavelli, perfettamente cosciente del fatto che l'Italia del suo tempo è teatro di scontro tra Francia e Spagna, si augura che siano i Medici ad avviare un processo di unificazione dell'Italia, dal momento che godrebbero dell'appoggio della Chiesa. 

L'ultimo capitolo del Principe invita i lettori a porsi una domanda: ai giorni nostri, sulla base di quali caratteristiche una persona può essere definita "italiana"? Chi è italiano? Soltanto chi ha la pelle bianca, chi è nato in Italia e chi parla la lingua italiana? Questa è l'unica definizione ammissibile di "cittadino italiano" oppure è un luogo comune proveniente da idee nazionaliste?

Nel capitolo XXVI° la possibilità di riscatto è contenuta nell'esortazione a reagire. 

Il trattato si conclude con la citazione di alcuni versi della canzone "All'Italia" di Petrarca:

Virtù contro a furore/ prenderà l'arme, e fia el combattere corto:/che l'antico valore/nelli italici cor non è ancor morto.

Questo componimento è contro l'individualismo politico: come se si volessero persuadere i potenti ad agire con valori etici.

27 novembre 2024

"IL PRINCIPE"- N. MACHIAVELLI (PT.1)

A cavallo tra novembre e dicembre sono previsti alcuni post sul tema "letterati e artisti al servizio del potere principesco".

Iniziamo con alcune riflessioni a due menti, suddivise a loro volta in due distinti post, a proposito del Principe di Machiavelli.

Presenteremo soltanto alcuni capitoli del trattato cercando di riflettere anche sul modo in cui possono risultare attuali.

"La grandezza di Machiavelli consiste nel fatto che, agli albori della nuova società, egli ha riconosciuto la possibilità di una scienza della politica e ne ha formulato in modo semplice e preciso i lineamenti fondamentali. (...) Nel Principe sono posti singoli problemi politici, importanti soprattutto per un principe, che poi vengono trattati ciascuno in un capitoletto, di regola anch'essi alla luce di esempi."

(Max Horkheimer, "Gli inizi della filosofia borghese della storia")

INTRODUZIONE AL TRATTATO:

Sono convinto che Il Principe sia un tentativo di analisi scientifica della politica. 

Tuttavia non va dimenticato che l'autore toglie la morale dalla trattazione politica e, in alcuni passaggi, mescola la storia con la mitologia. 

Machiavelli dedica quest'opera a Lorenzo de' Medici, figlio di Piero de' Medici, nipote di Papa Leone X°, eletto nel 1513.

Pigli adunque vostra Magnificentia questo piccolo dono con quello animo che io lo mando; il quale se da quella fia diligentemente considerato e letto, vi conoscerà drento uno estremo mio desiderio, che Lei pervenga a quella grandezza che la fortuna e le altre sua qualità li promettano. E, se Vostra Magnificentia dallo apice della sua altezza qualche volta volgerà gli occhi in questi luoghi bassi, conoscerà quanto indegnamente io sopporti una grande e continua malignità di fortuna.

L'estratto è un accenno alle difficili condizioni in cui l'autore era costretto a vivere affinché il signore intervenisse in suo favore: Machiavelli era infatti stato accusato di aver preso parte alla congiura per assassinare Giuliano de' Medici.

Sono rimasto colpito da un altro passaggio in questa introduzione al trattato:

... così come coloro che disegnono e' paesi si pongano bassi nel piano a considerare la natura de' monti e de' luoghi alti, e per considerare quella de' bassi si pongano alto sopra i monti, similmente a conoscere bene la natura de' populi bisogna esser principe, et a conoscere bene quella de' principi bisogna esser populare.

Machiavelli ci comunica che bisogna essere degli attenti osservatori esterni per studiare bene i fenomeni politici e sociali.

Attualmente in una quotidianità nella quale siamo fruitori di molte informazioni, visto che Internet è a portata di clic, è necessario essere degli attenti osservatori, ma, aggiungerei, anche persone capaci di pensiero critico.

ANALISI DI ALCUNI CAPITOLI:

RUASSUNTO CONTENUTI CAPITOLO I°:

("Quod sint genera principatuum et quibus modis acquirantur")

Uno stato è o una Repubblica o un Principato retto da un sovrano. I Principati possono essere ereditari o nuovi, come il Ducato di Milano per Francesco Sforza oppure anche nuove acquisizioni di uno stato ereditario come ad esempio Napoli per il Re di Spagna.

I Principati nuovi si acquisiscono con le armi proprie o con quelle d'altri, con la virtù o con la fortuna.

 CAPITOLO III°:

("De principatibus mixtis")

In questo capitolo è evidente che per Machiavelli l'occupazione militare viene considerata inutile. Oltretutto, mantenere un Principato nuovo è difficile ed è quindi necessario che il Principe risieda nello Stato appena conquistato.

Viene portato subito un esempio storico: Luigi XII° di Francia ha conquistato e poco dopo perso il Ducato di Milano visto che ha deluso le aspettative del popolo. Milano è stata occupata dalle truppe francesi, guidate da Trivulzio, nel 1499. 

Trivulzio era un milanese esiliato in Francia. 

A seguito di questa occupazione militare Ludovico Il Moro, duca cacciato da Milano, si era rifugiato in Germania dall'imperatore Massimiliano. Ma pochi mesi dopo i milanesi erano insorti contro Trivulzio e contro Luigi XII°.

Re Luigi XII° vantava discendenze da Valentina Visconti e Luigi d'Orleans, per questo aspirava a conquistare il ducato di Milano. Tuttavia il suo errore è stato, per Machiavelli, non risiedere nel territorio occupato.

L'autore continua le sue argomentazioni suggerendo l'iniziativa di insediare colonie come nuovi stati.

Nelle colonie non si spende molto; e sanza sua spesa o poca, ve le manda e tiene, e solamente offende coloro a chi toglie e' campi e le case, per darle a' nuovi abitatori, che sono una minima parte di quello stato; e quelli ch'elli offende, rimanendo dispersi o poveri, non li possono mai nuocere; e tutti li altri rimangono da uno canto inoffesi, e per questo dovrebbero quietarsi, dall'altro paurosi di non errare, per timore che non intervenissi a loro come a quelli che sono stati spogliati.

Concludo che queste colonie non costano, sono più fedeli et offendono meno, e li offesi non possono nuocere, sendo poveri e dispersi, come è detto.

Le colonie sono terre confiscate da assegnare ai coloni del proprio stato dopo aver tolto territori solo ad un gruppo di autoctoni che poi non ha appoggi per organizzare rivolte. 

Isolare e mettere in secondo piano i bisogni e le istanze di un gruppo per accontentarne un altro: questo mi ricorda gli attuali partiti che, come suggerisce la parola, sono così chiamati perché si rivolgono soprattutto ad una parte della popolazione di uno stato. I partiti in effetti sono nati come associazioni di cittadini che condividono una determinata idea politico-sociale e anche un determinato programma da realizzare nell'eventuale elezione a governo.

I partiti di Centro devono allearsi o con una destra o con una sinistra per salire al potere, visto che da soli non avrebbero consistenza: per loro natura moderati, senza l'appoggio di un altro partito che sia o conservatore o social-progressista, tenderebbero a cercare di accontentare tutti per ottenere il consenso di qualsiasi categoria di cittadini e di lavoratori, che si tratti di pensionati, imprenditori o di dipendenti pubblici o privati.

 CAPITOLO VI°:

("DE PRINCIPATIBUS NOVIS QUI ARMIS PROPRIIS ET VIRTUTE ACQUIRUNTUR")

Io invece sono rimasta piuttosto affascinata dal sesto capitolo, relativo al caso in cui un privato cittadino diventa governatore fondando uno stato.

...Ma, per venire a quelli che per propria virtù e non per fortuna sono diventati principi, dico che li più eccellenti sono Mosè, Ciro, Romulo, Teseo e simili.

Machiavelli ci fornisce un elenco di personaggi che sono divenuti capi di popoli per proprie virtù. Tuttavia è fondamentale specificare che Ciro è l'unica figura storica e reale. Si tratta del fondatore del regno persiano:

Bisognava che Ciro trovassi e' Persi malcontenti dello imperio de' Medi, e li Medi molli et effeminati per la lunga pace.


Il Regno dei Medi era il più grande stato dell'Asia occidentale tra VII° e VI° secolo a.C. e, sotto il governo di Astiage, i Medi hanno potuto godere di un lungo periodo di pace e di serenità. In seguito questa popolazione è stata sottomessa da Ciro. Dunque è iniziato il Regno persiano fino a Dario III°.

Quanto agli altri personaggi menzionati: Mosè è un personaggio fondamentale nel libro dell'Esodo, è il salvatore del popolo ebraico dalla schiavitù d'Egitto, Romolo è il leggendario fondatore di Roma e Teseo è un eroe e re ateniese del XII° secolo a.C.

Credo che in questo capitolo sia stato introdotto il principio di imitazione, affinché i governanti dell'epoca di Machiavelli potessero ispirarsi a dei modelli tratti dalla storia, dalla mitologia e dalle leggende dell'antichità.

I nostri politici italiani ed europei hanno dei modelli di riferimento?

In ogni caso, Machiavelli qui cita Gerone di Siracusa, vissuto circa tra il 263 e il 214 a.C. che, da cittadino privato è divenuto governatore della città siciliana. L'occasione, per questo personaggio storico, di acquisire il potere, è stata la condizione del suo popolo:

...perché, sendo li Siracusani oppressi, lo elessono per loro capitano; donde meritò d'esser fatto loro principe. E fu di tanta virtù, etiam in privata fortuna, che chi ne scriva dice: "quod nihil illi deerat ad regnandum praeter regnum. Costui spense la milizia vecchia, ordinò della nuova, lasciò le amicizie antiche, prese delle nuove; e, come ebbe amicizie e soldati che fussino sua, possé in su tale fondamento edificare ogni edificio: tanto che lui durò assai fatica in acquistare, e poca in mantenere.

 CAPITOLO IX°

("De principatu civili")

Si potrebbe riassumere il contenuto di questo capitolo così: un privato diventa governatore del suo paese o per il favore dei suoi concittadini oppure per il favore dei grandi.

Tuttavia, Machiavelli tiene presente che chi governa grazie al favore dei grandi regge il proprio principato con fatica perché può essere tradito dai suoi pari.

I grandi infatti non si possono manovrare a proprio piacimento, invece, chi arriva al principato da solo, ha pochi ribelli e pochi nemici interni se è stato eletto con il favore popolare:

Debbe pertanto uno che diventi principe mediante el favore del populo, mantenerselo amico; il che li fia facile, non domandando lui se non di non essere oppresso. Ma uno che contro al populo diventi principe con il favore de' grandi, debbe inanzi ad ogni altra cosa cercare di guadagnarsi el populo; il che li fia facile quando pigli la protezione sua.

 CAPITOLO XI°:

("De Principatibus ecclesiasticis")

Una volta ottenuto il potere papale, il Principe può essere certo di riuscire a mantenerlo, indipendentemente dal modo in cui si comporta, visto che questo tipo di potere è sostenuto dalla consuetudine della religione cristiana cattolica:

Costoro soli hanno Stati e non gli difendono, hanno sudditi e non gli governano; e gli Stati, per essere indifesi, non sono loro tolti; e li sudditi, per non essere governati, non se ne curano, nè pensano nè possono alienarsi da loro. Solo adunque questi Principati sono sicuri e felici. Ma essendo quelli retti da cagioni superiori, alle quali la mente umana non aggiugne, lascerò il parlarne, perchè essendo esaltati e mantenuti da Dio, sarebbe ufficio d’uomo presuntuoso e temerario il discorrerne.

In seguito Machiavelli, molto contrario allo stretto connubio tra politica e religione, afferma l'enorme influenza del potere temporale nel tempo in cui vive e nel contesto delle dinamiche europee, citando come esempi Alessandro VI° e Giulio II° che, dopo aver sottomesso l'attuale Emilia-Romagna allo Stato della Chiesa, ha lasciato a Leone X° suo successore un vasto territorio acquisito.

La Chiesa deve intervenire direttamente sulle decisioni prese in politica oppure è molto meglio che goda della semplice facoltà di consigliare i fedeli ad adottare un determinato stile di vita e a perseguire l'impegno sociale?

L'epoca del potere temporale è terminata, così come il ruolo politico e militare dei pontefici. Alessandro VI° e Giulio II° erano figli del loro tempo.

Ai nostri giorni, come i cattolici si rapportano con la figura del Papa? 

Il Papa, per i cristiani cattolici, è una guida spirituale. Il problema è quando accettano e approvano in modo acritico tutto ciò che dice, trascurando il fatto che il fulcro del cristianesimo è la persona di Gesù, non il devozionismo al Pontefice! Il Papa non è una divinità, è il capo della Chiesa.

Recentemente, a Papa Francesco è stato chiesto: "Se Dio esiste, perché c'è anche il male?". E la sua risposta è stata: "Dio non ha la bacchetta magica". 

Dio non è una creatura fiabesca. Questa è forse una risposta che piacerebbe ai bambini. Per i cristiani Gesù si è fatto uomo, è stato crocifisso ed è risorto. La Fede non è letteratura. Joseph Ratzinger, con le sue riflessioni teologiche, non avrebbe mai e poi mai dato questa riposta.

Tra le molte promesse fatte ai lettori di questo post c'era anche una recensione del film su Papa Francesco: "Chiamatemi Francesco". Credo ad ogni modo che, con i tempi che corrono, sia necessario un papa come Bergoglio: forse, con la sua semplicità, ponendo l'accento su valori di vita come l'accoglienza, la pace e la solidarietà e condannando i mali della società e anche del clero, riesce a far breccia anche nei non credenti e nei fedeli di altre religioni che possono apprezzarlo.

20 novembre 2024

"ELEGIA AMERICANA", FILM SULLA GIOVINEZZA DI J.D. VANCE:

"Il luogo da cui veniamo è chi siamo, 

ma scegliamo ogni giorno chi vogliamo diventare".

(cit. tratta dal film)

Quest'opera cinematografica ha suscitato una serie di riflessioni soprattutto in Matthias. Naturalmente abbiamo avuto modo di confrontarci pochi giorni dopo aver visto il film a casa mia.

Elegia americana è un film del 2020 ispirato all'omonimo romanzo di James David Vance, il braccio destro di Donald Trump,  senatore dell'Ohio dal 2023.

Questo film si concentra soprattutto sull'infanzia e sulla giovinezza di Vance, mettendo bene in luce fragilità ed errori di alcuni membri della sua famiglia di origine.

Mi interessava molto vederlo per poter conoscere la vita di un politico di destra radicale e per riflettere sui motivi per cui un uomo ancora giovane e che ha sperimentato il riscatto sociale abbia idee molto reazionarie.

Strano comunque che Hollywood, considerato un ambiente progressista, abbia girato un film proprio sulla vita di J.D. Vance.

NOTIZIE ESSENZIALI SU J.D. VANCE:

J.D. Vance è nato il 2 agosto 1984 a Middleton, in Ohio. Lui e la sorella sono stati cresciuti soprattutto dalla nonna materna Bonnie. 

Si è diplomato nel 2003 alla Middletown High School.

Dal 2003 al 2007 è stato un marine durante la guerra in Iraq: nel film compare anche la scena in cui parte per l'incarico di corrispondente di guerra.

Si è laureato con il massimo dei voti e la lode presso la Ohio State University nel 2009 e, subito dopo, ha frequentato la Yale Law School. Proprio in questo ambiente una dei suoi docenti lo ha persuaso a scrivere un libro autobiografico pubblicato nel 2016, Hillibilly Elegy, ovvero, Elegia Americana.

Nel maggio 2022 ha vinto le primarie del Partito Repubblicano in Ohio e nel novembre dello stesso anno è stato eletto senatore.

Ora Donald Trump vuole candidarlo come Vicepresidente degli Stati Uniti d'America.


PERSONAGGI PRINCIPALI DEL FILM:

BONNIE VANCE: Posso definirla una figura motivante per J.D.: con il nipote si dimostra decisa e autorevole dato che crede nelle sue doti. Lo incita a studiare per uscire da una situazione di disagio sociale e di trascuratezza emotiva. Da sottolineare però che questa donna non è stata una madre per sua figlia: non si preoccupava, da giovane, delle conseguenze che i suoi violenti litigi con un marito alcolizzato potevano avere sulla salute mentale della figlia. 

BEV VANCE: La madre di Vance. È squilibrata e, quando era una ragazza madre, ha studiato in una scuola professionale per infermiere. Tuttavia, a poco a poco si è arresa di fronte alle difficoltà della sua vita quotidiana che implicavano il mantenimento di due figli con uno stipendio appena sufficiente per coprire tutte le spese. 

Nelle prime scene del film ho intuito subito che qualcosa, in questa figura, non andava, dal momento che, con i figli, questa madre alternava momenti di tenerezza ad attimi di irritabilità. Ad ogni modo, purtroppo, l'enorme senso di frustrazione, unito anche da continui fallimenti sentimentali, la rendono pazza, violenta con entrambi i figli e dipendente da droghe. Perde il lavoro dopo un episodio di follia: correre con i pattini a rotelle lungo le corsie dei reparti di terapia intensiva.

Si tratta di una figura che non riesco a condannare in quanto incredibilmente fragile, oberata di responsabilità sin dai 18 anni e terribilmente infelice.

SORELLA DI VANCE: Nel film lavora come commessa in un negozio, è sposata e ha due figli. Con J. D. ha un buon rapporto ma negli anni della sua adolescenza la relazione con la madre risulta estremamente conflittuale. Eppure, con la sua grande bontà, invita il fratello a perdonare la loro figura materna considerandone il vissuto infantile drammatico.

USHA VANCE: Nel film, ambientato negli anni 2010-2011 con frequenti flashbacks relativi all'infanzia e all'adolescenza di Vance, Usha assume il ruolo di fidanzata, alleata e sostenitrice della carriera e degli studi di J.D. 

DISCORSO INIZIALE DEL FILM:

Sin dalle prime scene il film cita valori tipicamente di destra, estrapolando una citazione del romanzo:

... per alcuni di noi la speranza del sogno americano rimane irraggiungibile. E anche se gli altri disprezzano il nostro credo, manteniamo la fede non solo in Nostro Signore ma in noi stessi, nella nostra abilità di rialzarci e di volare. Fate in modo che questa fede non crolli mai.

DIO, PATRIA E FAMIGLIA. Questo slogan è stato coniato da Giuseppe Mazzini, il quale sosteneva che tutti, pur godendo di libertà individuali, devono osservare determinati doveri. Dio ci ha creati liberi, la Patria è il regno della legge, uguale per tutti, mentre la famiglia è la patria del cuore, è il primo luogo di educazione dei cittadini.

Lo slogan è stato successivamente assimilato dai fascisti e adattato dai nazisti con la deleteria e blasfema frase: "Gott mit Uns" , cioè, "Dio è con noi".

In queste iniziali parole del film vedo prima di tutto un senso di enorme insoddisfazione nel constatare che il benessere negli Stati Uniti non è goduto e non è fruibile da tutti. Infatti una parte di americani e di famiglie americane vivono in povertà.

Ma in queste parole interpreto anche una chiusura mentale nei confronti del multiculturalismo, dell'interculturalità, del "diverso che minaccia la tradizione". Vance qui parla di fede... ma si tratta di vera fede oppure dell'ostinazione a conservare in modo formalistico una tradizione religiosa che ci contraddistingue da altri popoli?!

Le destre difendono le tradizioni. Io non metto in discussione l'importanza di conoscere e osservare culture e tradizioni locali, mi spaventa il fatto che queste possano divenire causa di fermenti nazionalisti e populisti piuttosto aggressivi. Non metto in discussione la rilevanza delle nostre radici cristiane, tuttavia, queste non devono costituire un pretesto per emarginare e per disprezzare il diverso: dobbiamo ricordare che Gesù prestava sensibilità e attenzione verso il povero, l'emarginato e l'ammalato. Dobbiamo ricordare che la dignità di ogni vita umana è preziosa.

Poi personalmente concordo sul fatto che la questione immigrati non dev'essere l'unica questione alla quale il centrosinistra deve prestare sensibilità e attenzione.

Io non potrò mai votare a destra, soprattutto a seguito di un'esperienza di lavoro in stazione, dove ho visto diverse forme di disagio sociale. Anche se mi trovo abbastanza d'accordo con chi afferma che negli ultimi anni "la sinistra ha perso se stessa", dato che i suoi temi fondamentali sembrano limitarsi al contrasto all'omofobia e all'accoglienza dei migranti. La sinistra ha forse smarrito se stessa perché si è imborghesita, è diventata molle, non sa dare soluzioni ad una piaga sociale, soprattutto italiana, che a me colpisce molto ed è questa: i figli di famiglie povere sia economicamente che culturalmente sono ingabbiati in lavori precari o incappano per molti anni nei contratti di lavoro "in grigio" o "in nero", sono molto facilmente destinati allo sfruttamento perché non hanno gli strumenti per poter raggiungere una posizione lavorativa perlomeno discreta e dignitosa. Questo è un paese demograficamente in crisi che non aiuta né i giovani né le famiglie già costituite né gli anziani, è un paese in cui persino i cinquantenni, disoccupati dopo anni di lavoro, si trovano costretti a re-inventarsi e addirittura a ricominciare a studiare. Eppure un modo per migliorare questa situazione, dopo anni di governo, il Pd non lo ha trovato.

La squadra di Donald Trump, J.D. Vance per primo, dovrebbe leggere il saggio storico di Patrick O'Geary intitolato Il mito delle nazioni, il cui contenuto, ripercorrendo le tappe della storia medievale europea, dimostra come i popoli d'Europa siano entità in continuo divenire proprio a causa di contatti e relazioni con identità diverse da loro. Anche il popolo del continente americano è un'entità in continuo divenire, dal momento che è molto eterogeneo.

Riporto una citazione che può risultare significativa anche per voi lettori tratta proprio dal saggio di O'Geary che costituiva uno dei libri del mio programma d'esame universitario di Storia Medievale: 

La ricostruzione offerta non implica di immaginare una storia europea «senza popoli», ma semplicemente di accettare l'evidenza che i popoli d'Europa sono stati e restano «un progetto in corso, un cantiere aperto», riconoscendo come il perdurare di etichette etniche tradizionali nasconda decisive discontinuità culturali, sociali e biologiche: «I Franchi nati con il battesimo di Clodoveo non sono i Franchi di Carlo Magno o quelli del popolo francese che Jean-Marie Le Pen sperava di riunire intorno al suo movimento politico. I Serbi che comparvero sulle macerie dell'impero degli Ávari non erano il popolo che fu sconfitto nella battaglia di Kosovo del 1389 e non erano nemmeno i Serbi chiamati da Slobodan Miloševi? a partecipare al suo progetto di megalomania nazionalista»

COSA SPINGE UNA PERSONA CHE PROVIENE DA UNA SITUAZIONE DI POVERTA' E SPERIMENTA IN PRIMA PERSONA IL PROGRESSO SOCIALE, CULTURALE ED ECONOMICO A PENSARE IN MODO REAZIONARIO?

Partiamo dalla certezza che Vance è conservatore e tradizionalista. È legato ad una concezione patriarcale della famiglia: secondo lui le donne che non vogliono figli e che pensano soltanto alla carriera lavorativa o all'indipendenza economica sono "da ricoverare in psichiatria". Eppure è sposato con una donna di origini indiane... ma, quando i giornalisti glielo fanno notare, Vance risponde che "Usha non ha grilli per la testa ed è una buona madre. Tutte le donne devono aspirare ad essere madri".

È stato J.D. Vance a inventare e a far circolare bufale ridicole a proposito degli haitiani di Springfield, facendo affermare anche a Trump che "mangiano i gatti domestici". Oltretutto, per lui gli immigrati irregolari sono "persone sporche, dannose", perché hanno reso ancora più grave il problema del traffico di droga negli Stati Uniti e la loro presenza ha contribuito ad abbassare gli stipendi degli operai americani bianchi. Per questo supporta l'idea di Trump di effettuare le deportazioni di massa (ma si rendono conto?! Questo è neonazismo, non vera politica!).

Rimango così colpito da affermazioni del genere che a volte mi chiedo se Vance pensi veramente a tutto quello che dice oppure se i suoi discorsi siano finalizzati prima di tutto alla propaganda e ad acquisire voti.

In politica internazionale J.D. appoggia appieno le istanze della Russia nel conflitto russo-ucraino. Inoltre è a favore dell'isolazionismo statunitense, per cui dell'Europa non gli importa molto.

J.D. Vance è un uomo consapevole delle dinamiche elettorali di questi ultimi anni: sa che ultimamente i politici vengono votati se esprimono diffidenza verso i migranti e se si aggrappano al concetto di nazionalismo, sa che le persone residenti nel mondo industriale americano non si sentono rappresentate dai democratici e approfitta del loro disagio visto che l'industria pesante negli Stati Uniti è in forte crisi.

Molti americani che faticano ad arrivare a fine mese si sentono trascurati dal Partito Democratico, visto come un covo di radical chic socialmente agiati e soprattutto difensori di LGBT+ e migranti. Trump e Vance rappresentano bene la rabbia di operai e industriali.

Questo però fa pensare anche all'Italia degli anni Novanta e al fatto che gli operai del Veneto e della Lombardia simpatizzavano di più per la Lega che non per i partiti di Centrosinistra perché gli esponenti leghisti rappresentavano meglio il loro malcontento.

Ad ogni modo, quest'anno anche molti latinos hanno dato fiducia a Trump perché è assolutamente contrario all'aborto e ai diritti delle comunità LGBT+. I latinos sono in genere cattolici conservatori che, in alcuni casi, hanno sperimentato le dittature di estrema sinistra.

NIKKY HALEY RAPPRESENTA LA "COMPONENTE SANA" DEL PARTITO REPUBBLICANO AMERICANO?

Nikky Haley, governatrice del Sud Carolina dal 2011 al 2017, avrebbe potuto fare la differenza nel Partito Repubblicano: è una moderata pro-life, è a favore del divieto per i legislatori di riscuotere pensioni legislative durante il loro mandato, è a favore dell'inserimento lavorativo degli immigrati regolari (😒a questo punto sarei curiosa di capire che razza di idea si è fatta degli immigrati clandestini, che non sono nati delinquenti, ma si trovano costretti a delinquere e a divenire elementi di fastidio a causa di politiche di accoglienza e di integrazione inefficaci e poco umane!)

Tuttavia si è ritirata dalle primarie sospendendo, nel marzo 2024, la sua campagna elettorale risultata a tutti gli effetti fallimentare: infatti ha vinto le primarie solo nel Vermont. 

E quest'autunno, purtroppo, anche lei ha dichiarato di aver votato per Donald Trump, nonostante le pesanti offese ricevute mesi prima da quest'ultimo. 

Non è detto che un politico di destra o comunque un elettore di destra siano necessariamente persone negative. Però pensando alla Haley inviterei i lettori del presente post a chiedersi: se da una parte il centro-sinistra non risulta più efficace e si ha la sensazione che sia distante dai problemi della gente, dall'altra che cosa sta succedendo alla destra moderata? Per quali motivi il centro-destra non è più incisivo negli ultimissimi tempi?

Il centro-destra ha idee europeiste e tendenzialmente sostiene il libero mercato. Si preoccupa del lavoro? Si è occupata soprattutto dell'economia di aziende di privati e di imprenditori. La destra moderata non è fascista e aborrisce il nazismo. Esiste una rilevante differenza tra personaggi come Maurizio Lupi, Antonio Tajani e personaggi come Matteo Salvini e Giorgia Meloni: i primi sono in grado di esprimersi in modo civile e le loro frasi possono essere prese in considerazione per confronti, i secondi sbraitano e approfittano di qualche evento drammatico di cronaca per fomentare l'odio verso le minoranze, facendo leva sulle paure delle persone e sconfinando nel neo-nazismo. Ma, se negli anni Trenta erano gli ebrei e gli zingari i capri espiatori, oggi sembra esserlo lo straniero, l'africano in particolare. L'africano è colpevole della mentalità patriarcale, l'africano ruba e delinque, l'africano approfitta dell'assistenzialismo italiano, l'africano non ha voglia di lavorare, e chi più ne ha più ne metta di queste castronerie alimentate da certa destra.

Credevo che la Presidente Meloni avesse perduto il vizio di urlare e avesse acquisito un minimo di capacità di ascolto e mediazione una volta assunto un ruolo così importante ma mi sbagliavo.

ULTERIORI CONSIDERAZIONI SULLA VITTORIA DI DONALD TRUMP:

Pochi giorni fa Matthias mi ha passato via whatsapp una parte della newsletter ricevuta per mail da Massimo Polidoro, docente universitario a Milano, scrittore e divulgatore scientifico al quale abbiamo fatto degli accenni in qualche post. Ci sarebbero due suoi saggi interessanti da trattare all'interno del blog, forse ci riusciremo più avanti.

Ad ogni modo, Polidoro è titolare di un canale youtube. Vorrei quindi passarvi il link che rimanda ad un video di dieci minuti circa a proposito del suo pensiero sulle ultime e recentissime elezioni americane. I contenuti di questo video assomigliano molto al contenuto della newsletter:

https://youtu.be/cOi2wb_893o?si=hsTve_hpFgGg9qWq

Le argomentazioni di Massimo Polidoro, al quale anch'io ho stretto la mano dopo aver partecipato alle presentazioni di due suoi libri, hanno suscitato in me una serie di pensieri che qui riporto:

-Reagiamo sulla base dei sentimenti in una società hi-tech di consumismo e di apparenze. Dilaga una mentalità che, esaltando le emozioni, vuole banalizzare o ignorare il pensiero critico.

-La vittoria di Trump mi ha abbastanza stupita, credevo che Kamala potesse vincere anche se di stretta misura. Ecco chi è veramente Donnie Trump: fedina penale sporca, misogino, negazionista del cambiamento climatico, razzista, filo-hitleriano. Dunque l'esito di queste elezioni è solo una questione di ignoranza e mancanza di razionalità da parte di molti americani oppure deriva da frustrazioni, senso diffuso di abbandono da parte delle istituzioni in situazioni di degrado e povertà, atteggiamenti di timore e sfiducia verso il futuro?

-Con Trump il mondo occidentale andrà verso un'involuzione autoritaria? Sui social imperversano commenti inquietanti di cittadini italiani come questo: "Viva Trump!" che sembrano ricalcare il vecchio ma mai completamente superato: "Viva il Duce!".

-La seconda vittoria di Trump può rispecchiare un'estrema conseguenza di queste ultime crisi economiche che hanno reso gli americani "più incattiviti", più vulnerabili alle influenze di quei non-politici che parlano alle loro viscere, non alla loro parte più razionale, e quindi più soggetti a pregiudizi come questo: "l'immigrato è un criminale e ci ruba la possibilità di trovare e di mantenere un lavoro?".

-E ora cosa succederà? Nessuno lo sa. In un mondo di profonde disuguaglianze e pieno di continui cambiamenti è difficile prevedere persino quel che accadrà tra due anni. Ma quanti di noi saranno in grado di riconoscere l'estrema complessità del reale? Quanti di noi sapranno servirsi di una facoltà che Guicciardini chiamava "capacità di discrezione"?

-Come costruire un mondo migliore? Forse tenendo a mente un aforisma poetico di Ungaretti che dice: "Tra un fiore colto/ e l'altro donato/ l'inesprimibile nulla".


13 novembre 2024

"L'età dell'innocenza", E. Wharton:

"Era così, pensò Archer, che New York riusciva a controllare i suoi periodi di transizione: facendo di tutto per tenerli nascosti fino a quando non fossero stati superati e poi convincendosi in perfetta buona fede che avessero avuto luogo in un'epoca precedente".

New York, XIX° secolo.

A) PERSONAGGI PRINCIPALI:

Il personaggio più importante è Newland Archer, avvocato borghese profondamente umano. 

Nella vita di questo giovane uomo ruotano altre due figure femminili, entrambe molto rilevanti: May Welland ed Ellen Olenska.

May diventa moglie di Archer. Appare come una ragazza "perfetta", dai comportamenti ineccepibili, onesta, delicata, candida, perfettamente allineata alle idee del suo tempo: lei, in quanto donna, è nata per cucire, ricamare, sposarsi prestando assoluta fedeltà al marito e crescere figli.

Ellen Olenska, la cugina di May, appare una donna sensibile e indipendente, pur avendo attraversato un'esistenza molto complicata e tortuosa: da piccola ha perduto i genitori, per questo è stata cresciuta dalla zia Medora Manson che si è preoccupata di garantirle un'istruzione valida soprattutto dal punto di vista letterario e musicale. In seguito, Ellen è divenuta moglie di un conte polacco alcolizzato e violento. Non sopportando più una vita da donna oppressa e maltrattata, si è separata ed è ritornata a New York, la sua città natale che la disprezza e la emargina a causa di questa scelta.

Newland Archer è affascinato dalla personalità di Ellen al punto di innamorarsene sinceramente. 

Di fronte ai formalisti newyorkesi avvelenati di fariseismo, Archer difende la decisione di Ellen dato che, a suo avviso, la contessa Olenska all'età di trent'anni è ancora nel pieno della giovinezza e quindi ha il pieno diritto di rifarsi una vita lontana dalle angherie del conte Olenski. Al contrario, la zia Medora, nel pieno della maturità dei suoi anni, incita Archer affinché convinca la nipote a ritornare con il conte. Ma, dal momento che Ellen rifiuta categoricamente di ritornare da Olenski, Medora le taglia gli assegni di mantenimento. Per questo la considero una figura abbastanza negativa: nonostante sia una persona più colta della norma nel tempo in cui vive, è vera apertura mentale la sua? La formazione umanistica, che Medora ha, è sufficiente come requisito per avere buon cuore e una mentalità aperta? O meglio, è possibile mettere in relazione un'ampia e solida formazione umanistica con il vero senso della vita?

Il giovane avvocato accetta il matrimonio con May. Ellen, pur ricambiando Newland, gli suggerisce di anticipare le nozze con sua cugina, soprattutto per evitare che la stessa May soffra nell'eventualità in cui si accorgesse della loro attrazione reciproca.

Dal canto suo, Newland sconsiglia alla contessa Olenska di chiedere legalmente il divorzio dal marito, dal momento che per i signori Archer sarebbe un disonore avere, tra i legami di parentela, anche una donna che volontariamente ha divorziato.

In Newland Archer dimora una visibile contraddizione: pur dimostrandosi critico e spesso insofferente nei confronti di molte delle convenzioni sociali dell'America del suo tempo, ne risulta comunque vincolato e coinvolto. 

Si potrebbe tranquillamente affermare che Archer vive in una società nella quale le convenzioni hanno più potere delle leggi. Nel secondo Ottocento il divorzio era giuridicamente possibile nel mondo occidentale ma rarissimi erano i casi reali.

Una frase che dimostra il dissidio del protagonista è la seguente, rivolta ad Ellen: "Mi hai fatto intravedere per la prima volta una fugace visione di vita vera e contemporaneamente mi hai chiesto di continuare a viverne una falsa".

B) COME AMA NEWLAND ARCHER?

Come ama Newland Archer? Possibile che abbia amato due donne in modo diverso?

Domande che potrebbero far inorridire le coppie, tra il mio pubblico di lettori, che si amano in piena consapevolezza e libertà, compiendo quotidianamente un percorso di vita condiviso non certo scevro di problemi e momenti difficili.

Diciamo che, anche secondo la mia esperienza, è possibile amare fortemente e sinceramente una sola persona. Per me infatti Matthias è insostituibile. Pensate che alcuni amici di mia zia e qualche volontario dell'Emporio della solidarietà in cui presto servizio pensano mi assomigli come se fosse mio fratello quando vedono una fotografia da smartphone! Potrebbe esserlo, avendo 31 anni; ma in realtà è molto più di un fratello, è stato il mio primo vero migliore amico. E' stato la luce, il miglior dono che il mio percorso di vita abbia mai potuto farmi dopo aaanni di intense letture e di riflessioni che non potevo e non riuscivo a condividere con persone vicine alla nostra età. In questi due anni mi ha fatto conoscere un sacco di persone, i nostri interessi si sono concatenati, siamo sempre più legati e ci sentiamo complementari: Matthias razionalizza, io interiorizzo.

Non solo Matthias non ha avuto paura di confrontarsi ma mi ha accolta e mi ha amata per quello che sono... e lo stesso dice lui di me. 

Dal mio punto di vista questa è una delle vignette più toccanti di One Piece (l'immagine è tratta dal n°61) e credo anche rappresentativa della nostra relazione: fate conto che ci sia io al posto di Brook e Matthias al posto di Lufy. 


Ad ogni modo, per rientrare pienamente nel tema del post, è certamente possibile asserire che Newland abbia imparato ad amare May durante la loro vita coniugale. Nel periodo del fidanzamento infatti, l'autrice esplicita come Archer non si senta completamente autentico nelle manifestazioni d'affetto che riserva a May. D'altronde è lei la vera innamorata.
Tra Newland e May c'è sempre stata benevolenza reciproca e stima, oltre che rispetto.
May può rappresentare l'amore quieto e pacato.
Vi riporto alcune frasi relative al matrimonio tra May e Newland, avvenuto in primavera. E' uno dei capitoli che ho maggiormente preferito dal punto di vista stilistico:

The day was fresh, with a lively spring wind full of dust. All the old ladies in both families had got out their faded sables and yellowing ermines, and the smell of camphor from the front pews almost smothered the faint spring scent of the lilies banking the altar. Newland Archer, at a signal from the sexton, had come out of the vestry and placed himself with his best man on the cancel step of Grace Church. The signal meant that the brougham bearing the bride and her father was in sight; but there was sure to be a considerable interval of adjustment and consultation in the lobby, where the bridesmaids were already hovering like a cluster of Easter blossoms.


Ellen invece rappresenta il fascino non soltanto con il suo aspetto avvenente e con il suo modo di vestire sobrio ed elegante ma anche con la sua ricchezza interiore: è molto altruista, molto intelligente, molto realista, diversa dalle aristocratiche della sua epoca; basti pensare che tratta da pari la sua cameriera. La vita della contessa Olenska è molto diversa da quella di May. 
Durante il periodo del fidanzamento e anche nei primi tempi del matrimonio, Ellen è sempre in cima ai pensieri di Newland che ne è quasi ossessionato, al punto tale da chiederle di voler diventare la sua amante. 
Ma Ellen, preoccupatissima per la salute della nonna Manson Mingott, rifiuta la proposta. 
La signora Mingott, commossa dalla generosità di Ellen, si offre di mantenerla oltre che di ospitarla in casa propria nell'ultimo periodo di vita.

C) CONVENZIONI SOCIALI DEL XIX° SECOLO PER NOI ASSURDE:

Ve le elenco tutte.

-Una donna che si separa da un marito violento e, per di più, appartenente alla nobiltà è disprezzabile e anomala.

- Una donna che ha deciso di non vivere più con il marito è meglio non si presenti in pubblico, è scandalosa (regola che Ellen infrange puntualmente). Ammetto di aver letto due volte questo libro, una in italiano, l'altra nell'inglese americano di circa centocinquant'anni fa. Vorrei qui riportare un passaggio in lingua originale a proposito di questa convenzione infranta:

Newland Archer, during this brief episode, had been thrown into a strange state of embarassment. It was annoying that the box which was thus attracting the undivided attention of masculine New York should be that in which his betrothed was seated between her mother and aunt; and for a moment he could not identify the lady in the Empire dress, nor imagine why her presence created such excitement among the initiated. Then light dawned on him, and with it came a momentary rush of indignation (...) the young woman was May Welland's cousin, the cousin always referred to in the family as "poor Ellen Olenska". Archer knew that she had suddenly arrived from Europe a day or two previously... (...) to receive Countess Olenska in the family circle was a different thing from producing her in public, at the Opera of all places, and in the very box with the young girl whose engagement to him, Newland Archer, was to be announced...

-Le donne di qualsiasi età e di qualsiasi condizione non devono mai avvicinarsi di loro spontanea volontà ad un uomo: deve sempre essere il contrario.

-L'ora di cena è alle sette della sera, in qualsiasi periodo dell'anno. Cenare dopo è sconveniente. Inoltre, dopo l'ora di cena, le persone rispettabili rimangono a casa propria, non devono recarsi a casa d'altri, le visite di piacere si fanno nel pomeriggio. La sera non si esce se non per assistere ad uno spettacolo teatrale o ad un'opera musicale. 

-Vietato entrare in un palco di teatro durante l'esecuzione dell'assolo di un cantante! (Convenzione che Newland infrange frequentemente).

Se, dopo aver letto qualche libro di Jane Austen o di altri autori britannici, gli inglesi in Regno Unito della stessa epoca vi sembravano ipocriti e troppo influenzati da cerimoniose convenzioni sociali, secondo me gli americani erano cento volte peggiori!

D) INCIPIT ROMANZO:

Vi riporto alcune righe dell'incipit in lingua originale:

On a January evening of the early seventies, Christine Nillson was singing in "Faust" at the Academy of Music in New York.

Though there was already talk of the erection, in remote metropolitan distances "above the Forties", of a new Opera House which should compete in costliness and splendour with those of the great European capitals, the world of fashion was still content to reassemble every winter in the shabby red and gold boxes of the sociable old Academy.

Conservatives cherished it for being small and inconvenient, and thus keeping out the "new people" whom New York was beginning to dread and yet be drawn to; and the sentimental clung to it for its historic associations, and the musical for its excellent acoustics, always so problematic a quality  in halls built for the hearing of music.

In questo inizio, ambientato all'Accademia di Musica di New York durante l'esecuzione di un'opera, sono ben specificate le coordinate spazio-temporali in cui inizia la narrazione. 

Dunque, Edith Wharton è un'autrice allineata con le tendenze letterarie del suo secolo secondo le quali lo spazio e il tempo sono ben chiari ai lettori poiché risultano oggettivi e indiscutibili. Al contrario, nel Novecento, cambia soprattutto la concezione del tempo, visto che, sia in filosofia sia in letteratura, viene data importanza all'idea che l'individuo si evolve continuamente nel corso della sua vita e dunque la sua identità è determinata dai ricordi del vissuto e dagli eventi che lo hanno fatto divenire ciò che è.

Approfittando di questa citazione, vorrei farvi riflettere sull'ambiente del teatro. Per quale motivo a vostro parere la Wharton ha iniziato il romanzo proprio in questo luogo e, per di più, alla fine del successivo capitolo, inserisce l'annuncio ufficiale del fidanzamento tra Newland e May? Perché non iniziare il libro in una sala da ballo oppure all'interno di una carrozza oppure in qualche vicolo cittadino?

Ho provato a darmi questa risposta: perché la vita dei personaggi di questo romanzo non è poi così distante dal ruolo degli attori. 

In effetti la vita dei signori Welland, dei Manson e degli Archer, come quella di tutti gli americani di quell'epoca, è fatta di ossequi, di falsità e ipocrisie, nonché di vuoto interiore e, in molti casi, di una spaventosa incapacità introspettiva! Oltretutto, gli attori e i cantanti lirici che si esibiscono su un palcoscenico, sono esposti al giudizio dei loro spettatori. Anche i personaggi di questa storia giudicano, condannano e sono a loro volta continuamente esposti a giudizi.

E) FINALE:

Ve lo riassumo.

Siamo negli ultimi anni dell'Ottocento. Newland Archer è vecchio e debole. May è morta. 

Il protagonista si reca con uno dei figli a Parigi, dal momento che è stato invitato da Ellen Olenska. 

Tuttavia, Newland non se la sente di rivederla e manda soltanto il figlio a conoscerla:

Sapeva di aver perso qualcosa: il fiore della vita. Ma ormai ci pensava come a qualcosa di talmente irraggiungibile e improbabile che angosciarsi per non averlo avuto sarebbe stato come disperarsi per non aver vinto il Primo Premio di una lotteria".

Non approvo le recensioni che affermano l'incapacità di scegliere di Newland. Questo protagonista ha scelto, eccome. Ha scelto di adeguarsi alle aspettative altrui, familiari e sociali, piuttosto che assecondare i suoi veri sentimenti. Ha preferito un sodalizio tranquillo e monotono a fini procreativi, mentre Ellen è rimasta sola ma forte e indipendente. Il protagonista è dunque criticabile? Non lo so. So solo che è profondamente umano.