Visualizzazioni totali

30 gennaio 2025

Un'eloquente poesia sulla tragedia della Shoah:

Vi propongo una poesia di Salvatore Quasimodo relativa agli orrori di Auschwitz, scritta pochi anni dopo l'apertura del campo di sterminio da parte dei sovietici.


"AUSCHWITZ", SALVATORE QUASIMODO:

Laggiù, ad Auschwitz, lontano dalla Vistola,
amore, lungo la pianura nordica,
in un campo di morte: fredda, funebre,
la pioggia sulla ruggine dei pali
e i grovigli di ferro dei recinti:
e non alberi o uccelli nell’aria grigia
o su dal nostro pensiero, ma inerzia
e dolore
che la memoria lascia
al suo silenzio senza ironia o ira.

Tu non vuoi elegie, idilli: solo
ragioni della nostra sorte, qui,
tu, tenera ai contrasti della mente,
incerta a una presenza
chiara della vita. E la vita è qui,
in ogni no che pare una certezza:
qui udremo piangere l’angelo il mostro
le nostre ore future
battere l’al di là, che è qui, in eterno
e in movimento, non in un’immagine
di sogni, di possibile pietà.
E qui le metamorfosi, qui i miti.
Senza nome di simboli o d’un dio,
sono cronaca, luoghi della terra,
sono Auschwitz, amore. Come subito
si mutò in fumo d’ombra
il caro corpo d’Alfeo e d’Aretusa!


Da quell’inferno aperto da una scritta
bianca: “Il lavoro vi renderà liberi”

uscì continuo il fumo
di migliaia di donne spinte fuori
all’alba dai canili contro il muro
del tiro a segno o soffocate urlando
misericordia all’acqua con la bocca
di scheletro sotto le docce a gas.
Le troverai tu, soldato, nella tua
storia in forme di fiumi, d’animali,
o sei tu pure cenere d’Auschwitz,
medaglia di silenzio?


Restano lunghe trecce chiuse in urne
di vetro ancora strette da amuleti
e ombre infinite di piccole scarpe
e di sciarpe d’ebrei: sono reliquie

d’un tempo di saggezza, di sapienza
dell’uomo che si fa misura d’armi,
sono i miti, le nostre metamorfosi.
Sulle distese dove amore e pianto
marcirono e pietà, sotto la pioggia,
laggiù, batteva un no dentro di noi,
un no alla morte, morta ad Auschwitz,
per non ripetere, da quella buca
di cenere, la morte.



24 gennaio 2025

“LA ZONA D’INTERESSE”: UN FILM CONTRO L’INDIFFERENZA?

TEMATICA DUE: L'ORRORE DI AUSCHWITZ.

Film uscito lo scorso anno e considerato di grande spessore. 

A me non è piaciuto, a Matthias invece è piaciuto molto.


Questo film si concentra sullo stile di vita del nazista Rudolf Hoss, direttore del campo di sterminio di Auschwitz, e della sua famiglia numerosa: vivono in una villa di campagna ma, vicino a loro, separato da un muro, c'è il campo di sterminio di Auschwitz.
La zona d'interesse del titolo è un'area di 25 miglia attorno al campo di concentramento che consente alla famiglia Hoss di ignorare beatamente fucilate, urla e rumori di treni che provengono proprio dal campo!

Somiglianze con "La banalità del male" di Hannah Arendt: 

Per me La zona d'interesse è un film originale e interessante dato che rappresenta il punto di vista dei nazisti coinvolti nell'attuare lo sterminio degli ebrei, omettendo però qualsiasi inquadratura sugli interni dei campi di sterminio.
Gli spettatori vedono come i tedeschi proni ad Hitler vivono la soluzione finale durante la seconda guerra mondiale.

Infatti i temi della Zona di interesse rimandano alla Banalità del male di Hannah Arendt: l'autrice sosteneva che, in alcuni periodi storici, persone in apparenza normali con vite apparentemente tranquille possono ritenere giuste o commettere azioni disumane e terribili quando sono governati da regimi autoritari che impongono l'obbedienza agli ordini, cancellando sia il pensiero critico sia la responsabilità individuale.
Il male non è sempre frutto di cattive intenzioni e non proviene sempre da persone psicologicamente deviate.
Quindi, agli occhi della Arendt, Eichmann era un funzionario molto zelante, il cui unico scopo durante gli anni della guerra consisteva nell'eseguire gli ordini che gli venivano imposti senza mai discutere.

Le mie teorie su alcuni aspetti del film:

Fa molto pensare anche il fatto che la famiglia di Rudolf non rifletta mai sul tema dello sterminio degli ebrei, ma, di sottofondo, sia a livello visivo sia a livello sonoro, la tragedia viene continuamente evocata. 
A livello di inconscio per me è evidente che la famiglia nazista non è serena, solo che non vogliono accettarlo e ammetterlo. 
Questi sono gli esempi:

-La figlia neonata di Rudolf piange sempre, come se fosse l'unica ad intuire quello che sta succedendo. 

-I membri della famiglia si infastidiscono per motivi futili: la moglie Hedwig si irrita sempre con le cameriere, semplicemente perché vede un piatto o una tazza in più sulla tovaglia.

-Il comportamento di Rudolf Hoss. Al di fuori del contesto familiare, il direttore del campo di Auschwitz approfitta sessualmente delle prigioniere ebree. Anche in questo caso, il film lo fa intuire, ma non mostra chiaramente questo aspetto drammatico.
Oltretutto, verso la fine del film, ad Hoss vengono gli sforzi di vomito mentre scende le scale dell'Ufficio amministrativo dellle SS. Tuttavia decide di non rinunciare al suo ruolo perché è molto legato al prestigio della carica che gli è stata conferita, anche se appare chiaro che non è contento.

-La nonna materna dei bambini viene a visitare la figlia Hedwig, il genero e i nipoti. Ma la sua permanenza dura poco: una mattina scompare lasciando una lettera alla figlia, che quest'ultima brucia con rabbia. Il regista non spiega i motivi per cui la signora ha deciso di andarsene ma è possibile ipotizzare che sia per la vista, dalla finestra delle camere della villa, delle fiamme dei forni crematori.

La bambina polacca fosforescente:

Ogni tanto compare una bambina ebrea che mette delle mele nei recinti di un campo di sterminio.


Con una bicicletta e con un cestino di frutta, la bambina si avvicina ad un luogo di orrore e di morte, nel buio, cercando di non farsi scoprire dai nazisti.
Questo inserto non è casuale, secondo me il regista voleva far capire che se una persona è mossa da senso di solidarietà ed è consapevole delle sofferenze altrui, riesce a compiere delle piccole buone azioni, anche in un periodo di guerra totale, di dittature e di tragedie. 


Il finale:

Gli ultimi minuti del film si svolgono all'interno del Museo di Auschwitz-Birkenau.
Perché la pellicola si sposta improvvisamente nel futuro?
Anche qui, io ho due interpretazioni.

1) Penso che l'intenzione sia stata quella di istituire un collegamento con il presente: gli operatori all'interno del museo della Shoah puliscono le vetrine che contengono gli oggetti delle vittime della Shoah e passano, efficienti e inespressivi, all'interno delle camere a gas ma sono talmente abituati al contesto del luogo in cui lavorano che danno poca importanza al valore tragico della memoria della Shoah.

2) Forse Rudolf immagina di andare in un museo su Auschwitz in cui lo glorificano perché ha contribuito a ripulire l'Europa dagli ebrei. Nell'ultima parte del film infatti, nessuno pronuncia una parola sulle atrocità della Shoah, si vedono solo oggetti esposti e persone che lavorano.

Impatto emotivo del film:

A me questo film ha suscitato angoscia, soprattutto nel finale, consapevole che "questo è stato" e che potrebbe accadere di nuovo.

Ora vi presento la mia idea sul medesimo film, leggermente diversa.

Non mi è piaciuto ed eccovi i principali motivi:

a) Avrei desiderato un film dai contenuti completamente diversi, un film che mettesse molto più l'accento sul dramma degli ebrei perseguitati durante quel periodo, non certo un film su dei porci nazisti che fanno la loro bella vita di alto-borghesi e che, a mio avviso, ignorano gli orrori dei campi di sterminio! Mi aspettavo che La Zona d'interesse somigliasse di più al film Quando Hitler rubò il coniglio rosa: protagonista in questo caso è una famiglia di ebrei molto intelligenti, portati per la letteratura e per la musica, con due figli meravigliosi. Anna è una ragazzina diversa dalle sue coetanee, dato che si trova costretta a crescere in fretta per sfuggire alle persecuzioni naziste. Infatti deve cambiare tre stati: prima è costretta a trasferirsi dalla Germania alla Svizzera, poi dalla Svizzera alla Francia, poi dalla Francia al Regno Unito.
I film basati sul punto di vista degli oppressori non dovrebbero risultare pericolosi nel tempo in cui viviamo?  La zona d'interesse mostra la totale mancanza di fraternità e di empatia nella vita quotidiana degli aguzzini e questo rischia di sminuire il dolore di una profonda ferita che un popolo si porterà dentro per sempre, in anni come i nostri in cui partiti reazionari, post fascisti e post nazisti ritornano grandemente in auge e sono molto stimati anche dal mondo cattolico.

b) La signora Hedwig non merita comprensione ma astio e odio da parte del pubblico degli spettatori. Totalmente acritica, insensibile, immersa nel lusso della sua villa, è la tipica "angioletta del focolare" tutta casa, figli e giardino e quindi rispondente ai canoni femminili dei nazisti, orgogliosissima del marito e soprattutto, di ciò che lui ordina e fa attuare dall'altra parte del giardino. Hedwig è convinta che il Fuhrer sia assolutamente nel giusto.
"Mio marito dice che sono la regina di Auschwitz", dice tutta contenta e ridente mentre contempla le sue rose, rosse come il sangue.

c) Rudolf non mi fa pena, nemmeno se sbocca! Perché non fa nulla per risvegliare la propria umanità. Non è contento del proprio ruolo, ma lo fa! Quanta differenza tra questo film (che a mio avviso dovrebbero bannare dai cinema) e Lettere da Berlino, altra opera degna di essere vista! 
Lettere da Berlino, film cupo dal pesante clima psicologico, si concentra sul tormento interiore di un ufficiale nazista che si mette in discussione grazie a Otto, "all'uomo ombra" che scrive e mette cartoline contro il nazismo in molti angoli della città di Berlino per risvegliare le coscienze. Dopo la condanna a morte di Otto e della moglie Anna, questo ufficiale si suicida. Nella Zona d'interesse non c'è alcun cambiamento: piuttosto di fare l'ufficiale nazista o il direttore di Auschwitz meglio suicidarsi puntandosi una pistola alla tempia!

d) Ammetto che nella Zona d'interesse ci sono notevoli effetti tecnico-visivi: in un passaggio lo schermo diventa tutto rosso, dopo che la cinepresa ha inquadrato una rosa dello stesso colore. Si tratta di un rosso carminio che ricorda il sangue e che riconduce al genocidio ebraico. Il nero totale che dura alcuni secondi, poco prima dei titoli di coda, è il nero che richiama alla morte e alle tenebre dell'Europa tra il '41 e il '45, gli anni della "soluzione finale".
Ma secondo me non basta tutta questa tecnica per renderlo un film di qualità. Nessun regista mi impressiona con gli effetti visivi, esigo una chiara ed consapevole presa di coscienza etica del dolore delle vittime! Sono stati trucidati sei milioni e mezzo di ebrei, mentre le belle signore naziste prendevano il tè nei loro giardini con piscina! 😡

(Magari avresti dovuto vedere il film con più distacco e meno indignazione).


16 gennaio 2025

"LORD JIM", J.CONRAD: ASPETTATIVE DISATTESE E CONFLITTO INTERIORE

Contenuti:

Jim è un marinaio inglese che sogna di affrontare imprese avventurose. 
Il libro inizia con la descrizione del protagonista:

"Era tre o quattro centimetri sotto il metro e ottanta, di corporatura robusta, vi veniva incontro a passi sicuri, un po’ curvo sulle spalle, con la testa protesa in avanti e uno sguardo fisso di sotto in su che vi faceva pensare a un toro sul punto di caricare. La voce era profonda e sonora; nei modi, una sorta di sicurezza caparbia, senza nulla tuttavia di aggressivo. Pareva un atteggiamento voluto e apparentemente diretto a se stesso non meno che agli altri. Nella persona meticolosamente curato:tutto di bianco immacolato dalle scarpe al cappello, e nei diversi porti orientali, dove si guadagnava da vivere come commissario marittimo, era molto conosciuto." 

Jim viene nominato primo ufficiale sul Patna, una nave che trasporta pellegrini musulmani che vogliono raggiungere La Mecca.
Il Patna è "vecchio come Matusalemme, smilzo come un levriere, e mangiato dalla ruggine peggio di una tanca in disuso."

Il giovane inizia così il suo viaggio in mare, luogo molto vasto, estraneo alle vicende storiche, politiche e belliche di ogni tempo, luogo in cui gli uomini si trovano di fronte alla fragilità della loro condizione:

"Non vi è niente di più seducente, di più deludente e di più avvincente della vita sul mare.
Il mare è un luogo metafisico: spazio isolato, astorico, di pienezza e di solitudine, in cui i conflitti spirituali raggiungono con facilità le posizioni estreme e radicali ed in cui gli uomini vengono a trovarsi, drammaticamente, alle prese con l’Assoluto."

In una notte tempestosa la nave fa un incidente e una lamiera sembra cedere. 

Jim pensa che il Patna stia per colare a picco e, ritenendo di non poter fare nulla per salvare i passeggeri, abbandona la nave con gli ottocento passeggeri a bordo imbarcandosi su una scialuppa con il comandante e con due timonieri. 

In realtà il Patna non affonda, viene recuperato in un porto pochi giorni dopo.

In seguito, Jim deve affrontare il processo. Il brevetto di ufficiale gli viene revocato per negligenza al dovere. 
Pieno di rimorso e di vergogna per aver abbandonato la nave, il giovane cambia vita svolgendo diversi lavori ordinari e spostandosi nelle terre d'Oriente.
Marlow, comandante di una nave che aveva assistito al processo di Jim, racconta la sua vicenda ad un ex-avventuriero di nome Stein e poi offre a Jim l'opportunità di recarsi a Patusan (isola non reale sulle carte geografiche), insediamento di agricoltori buddisti. 
A Patusan, Jim riesce a creare un rapporto di rispetto e fiducia con la popolazione, anche con Doramin, il capo tribù, e con suo figlio Dain Waris.
Dopo aver aiutato Doramin a sconfiggere il predone Sherif Ali, Jim diventa allora un eroe per la popolazione locale, che lo ribattezza "Tuan Jim", ovvero, "Lord Jim". 
In seguito il protagonista conosce Gioiello, una donna della tribù di Doramin, e se ne innamora, ricambiato.

Marlow, che arriva a Patusan per far visita a Jim, si accorge che nell'animo dell'amico rimane qualche traccia di amarezza e di malinconia.
Un giorno il pirata Brown e i suoi uomini, sfuggiti ai funzionari spagnoli nelle Filippine, raggiungono Patusan con l'intenzione di saccheggiare l'isola ma vengono respinti e si rifugiano su una collina. 
Jim allora offre a Brown la possibilità di andarsene, assumendosi di fronte a Doramin la responsabilità della scelta.

"Ma Jim non conosceva l'egotismo quasi inconcepibile di quell'uomo (di Brown), che reagiva con la furia scatenata e vendicativa di un autocrate frustrato a tutto ciò che si opponeva alla sua volontà."

Prima di fuggire, Brown uccide Dain Waris proprio sotto gli occhi del servitore di Jim. 
Dopo il fatto drammatico, Gioiello suggerisce a Jim di partire. 
Lui invece rifiuta di fuggire e accetta di andare incontro alla morte per mano del capo tribù. 

La tecnica narrativa in "Lord Jim":

Nei primi capitoli la storia è raccontata in terza persona. 

Ma per la maggior parte del romanzo il narratore è Marlow che racconta la storia di vita di Jim ad un gruppo di amici durante una cena.

Nel racconto di Marlow si inseriscono anche alcune storie riferite da diversi personaggi secondari come Gioiello, Doramin e Brown. La storia è fatta di diversi punti di vista, con i vari personaggi che raccontano a Marlow alcuni fatti legati alla vita di Jim.

Somiglianze e differenze con "Cuore di tenebra":

Entrambi sono romanzi che trattano di viaggi per mare.
Il personaggio di Marlow è narratore sia in "Cuore di tenebra" sia in "Lord Jim". 
In "Cuore di tenebra", Marlow naviga il fiume Congo per raggiungere il villaggio di Kurtz, in "Lord Jim", il protagonista arriva a Patusan percorrendo un lungo fiume con una nave.
Se in "Cuore di tenebra" è presente una critica al colonialismo e allo sfruttamento degli africani, in "Lord Jim" una delle tematiche chiave è il rapporto tra il dovere morale e le scelte individuali.

Una somiglianza e una differenza con "Tifone":

Non ho letto "Lord Jim" e questa, come vi sarete accorti, è una recensione ricavata soprattutto da un riassunto e dalle considerazioni di Matthias. 
Per quel che mi ha riferito credo comunque ci sia una somiglianza importante e al contempo una differenza fondamentale con "Tifone".
In quest'ultimo romanzo infatti, il protagonista è Tom MacWhirr, un uomo semplice, timido, apparentemente mediocre, capitano incompreso e a volte anche sminuito dalla sua famiglia.
Tom si ritrova a guidare il piroscafo Nan-Shan e a dover affrontare un'esperienza molto pericolosa.

Come "Lord Jim", anche "Tifone" inizia con la descrizione del personaggio principale:

La sola cosa che forse il suo aspetto poteva suggerire era, a volte, la timidezza; perché lo si poteva vedere seduto in qualche ufficio a terra, con un vago sorriso e lo sguardo rivolto in basso. Ma quando lo alzava i suoi occhi apparivano diretti e di un azzurro intenso. I capelli biondi e molto sottili avvolgevano come morbida seta la calva calotta del suo cranio, da una tempia all'altra. Il pelo sul volto invece, rossiccio e fiammeggiante, sembrava un viluppo di filo di rame cresciuto e scolpito lungo il profilo delle labbra (...). Era di statura sotto la media, con le spalle un po' incurvate e gli arti così robusti che gli abiti sembravano sempre troppo stretti per le braccia e le gambe. 

Vorrei tener presente inoltre che "Tifone" è un racconto costituito soprattutto da descrizioni che prevalgono sui dialoghi.
Durante un viaggio in cui attraversa il mare Cinese con duecento passeggeri a bordo, il capitano MacWhirr si ostina a proseguire lungo la rotta, scelta che invece il suo primo ufficiale Jukes gli sconsiglia. 
Ad un tratto si scatena una tempesta molto violenta:

La Nan-Shan era saccheggiata dalla tempesta con una furia insensata e devastante: le vele di cappa strappate via dai gerli, le tende con i doppi lacci volate via, il ponte spazzato dai marosi, i tendalini ridotti a pezzi, le battagliole contorte e i vetri dei fanali in frantumi; due delle scialuppe erano sparite. (...) La gigantesca tempesta ululava e cozzava tutt'intorno nelle tenebre, come se tutto il mondo fosse un oscuro burrone. (...) Il mare, schiacciato sotto le raffiche di vento più forte, tornava a sollevarsi e a sommergere la prua e la poppa della Nan-Shan con ondate bianche di schiuma, che si allargavano nella notte oltre le due fiancate.

Ma Tom MacWhirr dimostra nervi saldi, assoluta fiducia nella resistenza della propria imbarcazione e determinazione straordinaria: nel trasportare il piroscafo nell'occhio del ciclone riesce a salvare sia la nave sia il proprio equipaggio. 

A differenza di Jim, Tom pensa a tutto fuorché a salvare se stesso, pensa ad eseguire fino in fondo il proprio dovere di comandante e applica l'etica della solidarietà nelle difficoltà più terribili.
Lord Jim, a seguito del suo grave errore di valutazione, diviene uno sconfitto che deve essere punito sia dal punto di vista giuridico sia dal punto di vista esistenziale. Jim perde la stima e la considerazione sociale.
In "Tifone" invece, a seguito di questa vicenda, il capitano Tom viene rivalutato all'unanimità sia dai colleghi che dalla famiglia, i quali gli tolgono definitivamente l'etichetta di "uomo tristemente mediocre".

Temi dell'opera:

A livello di tematiche "Cuore di tenebra" è un romanzo più profondo rispetto a questo.  
A me è piaciuto anche "Lord Jim".

-L'eroe romantico:

Lord Jim viene definito un eroe "romantico" da Marlow, anche perché all'inizio del libro sogna ad occhi aperti il suo futuro in mare, è un idealista che vive nell'epoca vittoriana, quando l'impero coloniale britannico è al massimo della propria egemonia. 
All'inizio del libro Jim si sente parte di un'avventura eroica e ha grande fiducia nelle sue capacità:

"...i suoi pensieri erano colmi di imprese valorose: amava quei sogni e il successo delle sue gesta immaginarie. Erano la parte migliore della vita; ne erano la verità segreta, la realtà nascosta. Avevano una splendida virilità e il fascino delle cose vaghe; gli passavano davanti con passo eroico; si portavano via la sua anima e la ubriacavano con il filtro divino di una fiducia illimitata in se stessa. Non c’era niente che lui non potesse affrontare."

Tuttavia, perde la possibilità di essere un eroe abbandonando centinaia di pellegrini sul Patna durante una tempesta.

-Rimorso e infelicità

Jim è un uomo in continua fuga da se stesso, vive un dissidio interiore, è continuamente tormentato dal rimorso per aver commesso un enorme errore.
Dopo la vicenda del Patna, Jim ha perduto la fiducia in se stesso e nei suoi sogni e, per di più, ha perduto la stima di chi lo conosceva.
Tuttavia, Jim non può fuggire dal proprio passato, anzi, lo teme, e questa paura condiziona tutto il suo percorso di vita dopo l'incidente. 


-Dovere e morale:

Jim è colpevole di un'azione che non è soltanto l'atto di venir meno ai propri doveri professionali che sarebbero stati questi: rimanere sulla nave e cercare di salvare i pellegrini.

Il protagonista invece è saltato su una scialuppa di salvataggio mettendo in secondo piano le vite dei pellegrini e di molti marinai. 
Saltando sulla scialuppa ha tradito l'equipaggio e non ha rispettato una legge etica che vorrebbe gli uomini uniti, solidali tra loro anche nei momenti in cui è molto più facile pensare alla propria salvezza piuttosto che rispettare fino in fondo le responsabilità che il proprio ruolo implica.



9 gennaio 2025

"La linea d'ombra", J. Conrad: gli ostacoli sono occasioni di crescita

La linea d'ombrala nebbia che io vedo a me davantiper la prima volta nella vita mia mi trovoa saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovomi offrono un incarico di responsabilitàportare questa nave verso una rotta che nessuno sa...

il pensiero della responsabilità si è fatto grossoè come dover saltare al di là di un fossoche mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passatosaltare verso il tempo indefinito dell'essere adultodi fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia pauracosa sarò? dove mi condurrà la mia natura?

("La linea d'ombra", Jovanotti)

1) PRIMA TEMATICA DEL 2025: GLI OSTACOLI E LE DISILLUSIONI DELLA VITA ADULTA IN DUE ROMANZI DI JOSEPH CONRAD.

La linea d'ombra è un romanzo di Joseph Conrad, scritto nel 1915 e uscito a puntate sulla rivista Metropolitan Magazine di New York nei mesi di settembre-ottobre 1916. È stato pubblicato in forma di libro dall'editore Joseph Malaby Dent nel 1917.

A) IL TITOLO DELL'OPERA:

Per linea d'ombra l'autore intende un confine che, metaforicamente, separa la prima dalla seconda giovinezza.

Ecco come inizia il libro:

Soltanto i giovani hanno momenti simili. Non sto parlando dei giovanissimi. No. I giovanissimi, in effetti, non hanno momenti. È il privilegio della prima giovinezza di vivere in anticipo sui propri giorni, in quella bella continuità di una speranza che non conosce né pause né introspezione. Ci si chiude alle spalle il piccolo cancello della fanciullezza e si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre splendono di promesse e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione. Non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l’umanità è passata per quella stessa strada. È il fascino dell’esperienza universale da cui ci si aspetta una sensazione non comune o personale: un pezzetto di se stessi. 

(...) Già. Si va avanti. E il tempo, anche lui va avanti; finché dinnanzi si scorge una linea d’ombra che ci avvisa che anche la regione della prima giovinezza deve essere lasciata indietro. 

A mio avviso, nella nostra epoca, sono soprattutto due le fasi della giovinezza: la prima è più spensierata, è quella che inizia nell'adolescenza e prosegue dopo gli esami di maturità. In questi anni si sogna, si iniziano a disegnare dei progetti per il futuro, si godono anche momenti di spensieratezza, è possibile dedicare molto tempo ai propri interessi e a ciò che piace. Se ci sono delle esperienze di lavoro, spesso sono stagionali oppure occasionali.

La seconda giovinezza inizia spesso intorno all'ultimo anno di università o appena dopo la fine del ciclo di studi accademico. È il tempo in cui un giovane, piuttosto frequentemente, perde purtroppo i nonni, che per me e molti miei coetanei sono spesso stati dei punti di riferimento nell'infanzia e nell'adolescenza, si accorge che i genitori invecchiano, inizia a comprendere che i risultati e le soddisfazioni arrivano più con l'autodisciplina piuttosto che con la motivazione. Tra l'altro, un laureato del nostro tempo si trova pienamente coinvolto nelle prime esperienze lavorative, in tempi che corrono, spesso diverse da quelle che immaginava, e, se ha una mente abbastanza simile a quella di una spugna, assorbe diverse competenze formative e lavorative oltre che lezioni di vita. Una componente fondamentale del mondo del lavoro è la relazione.

Oltre a ciò, si instaurano, forse proprio intorno alla mia età, i rapporti umani più forti e più veri, sia affettivi che di amicizia, e si comincia a pensare a progetti di vita di coppia o ad attuarli.

B) TRAMA:

La narrazione è in prima persona. Il giovane protagonista anonimo si licenzia dalla sua professione di marinaio su una nave a vapore nei mari d'Oriente. 

Il suo comandante Kent, profondamente dispiaciuto, non comprende le ragioni di questa scelta. 

Evidentemente però, al giovane uomo in questione iniziava a stare un po' stretto questo ruolo. Probabilmente si è licenziato ascoltando un senso di inquietudine. Si sarà chiesto, anche se Conrad non lo esplicita: ma possibile che la mia vita sia tutta qui? Anche se svolgo bene questo ruolo, sento che non potrà essere definitivo.

Chissà a quanti di voi lettori è accaduto di sperimentare una fase di vita nella quale ci si sentiva insoddisfatti della propria professione...

Dopo il licenziamento, per diversi giorni il personaggio principale di questo libro alloggia presso la casa dell'ufficiale Giles che gli propone, di punto in bianco, una progressione di carriera: diventare comandante di un veliero fermo a Bankok dato che il precedente capitano è recentemente defunto. Il giovane accetta l'incarico.

Durante questa esperienza il  protagonista si trova costretto ad affrontare notevoli difficoltà ed enormi problemi: prima di tutto si scontra ogni giorno con Burns, il suo primo ufficiale, un cinquantenne invidioso e frustrato per non aver ottenuto lo stesso ruolo. 

Tuttavia, l'ostacolo più grande della narrazione risulta essere il seguente: la nave incappa in una bonaccia che la costringe all'immobilità in mezzo all'oceano per venti giorni, durante i quali scoppia un'epidemia di febbre tropicale che indebolisce le forze di quasi tutto l'equipaggio tranne quelle del protagonista che, con l'aiuto del cuoco Ransome, riesce a mantenere comunque la nave in funzione:

Il fatto era che la malattia giocava con noi in modo altrettanto capriccioso dei venti. Andava da un uomo all’altro con tocco più o meno pesante, che lasciava sempre il segno dietro di sé, facendo traballare alcuni, abbattendo altri per un po’ di tempo, abbandonando l’uno, tornando all’altro, cosicché tutti ormai avevano un aspetto malaticcio e negli occhi lo sguardo apprensivo da animali braccati. Intanto Ransome e io, gli unici due rimasti indenni, andavamo in mezzo a loro a distribuire assiduamente chinino.

C) SORPRESE O STRADE CONVENZIONALI?

In quale modo è meglio fare carriera, dopo una lunga gavetta oppure all'improvviso, cogliendo un'occasione giusta e inaspettata?

Mi accorsi che la mia immaginazione aveva percorso canali convenzionali e che le mie speranze erano sempre state senza grandezza. Avevo concepito un comando come il risultato di un lento corso di promozioni, al servizio di qualche compagnia molto rispettabile. La ricompensa di un servizio fedele. (...)  Ed ecco, ora avevo il mio comando, l’avevo in tasca, in modo inequivocabile, ma assolutamente inaspettato. Al di là delle mie fantasie, al di fuori di ogni aspettativa ragionevole, e anche malgrado l’esistenza di una specie di oscuro intrigo per tenerlo lontano da me.

In questo primo post del 2025 vi pongo una serie di domande: il mondo del lavoro è meritocratico? (NO!! 😡😔)

Che cosa cambiereste nel mondo del lavoro attuale se dipendesse da voi? Che cosa sbaglia la scuola nell'orientamento degli studenti? (la scuola italiana sbaglia quasi tutto e, per di più, non ha supporto né dalle famiglie né dalla politica).

Evito di esprimermi per oggi dal momento che su queste e altre domande simili io e Matthias ritorneremo quando avvieremo i post relativi alle questioni "Scuola, formazione, giovani e lavoro". Si tratta di una serie tematica che sta a cuore ad entrambi, prima però avranno la precedenza tematiche quali "Auschwitz e la Shoah", "Memoria, ricordo ed elaborazione del lutto" e "Mondi senza persone".

Anticipo già che saranno presentate le tesi di Michele Boldrin a tal proposito, due film su due insegnanti e la figura di Monica Morucci, praticamente, la protagonista dei "Liceali 2", quella che stravolge, senza intenzione, i rapporti tra i ragazzi della sezione in cui viene inserita. Monica è "altro" sia rispetto ai compagni di classe sia rispetto alle figure docenti nelle quali incappa. Da adolescente la ritenevo strana, anche un po' pesante ma indubbiamente le riconoscevo una certa dose di intelligenza. Ora, da adulta, in lei vedo diversi lati di me e molte mie idee simili alle sue. 

Tornando alla Linea d'ombra, vorrei inoltre farvi un po' riflettere su quei venti giorni di bonaccia che l'equipaggio marino di questo romanzo vive... 

BONACCIA

Quale significato esistenziale dareste a questa parola? 

Ad esempio, non eravamo un po' tutti immobili, come una barca in mezzo ad un mare illimitato e calmissimo, con le nostre vite sospese durante il lockdown della primavera 2020?

D) RIMANDO AUTOBIOGRAFICO?

Sì, c'è, dal momento che la vicenda qui narrata rievoca la storia vera del primo comando toccato all'autore appena trentenne sulla nave a vapore denominata Vidar. 

Oltre a ciò, alcuni studiosi sostengono che La linea d'ombra possa essere considerata una metafora della prima guerra mondiale prima di tutto perché sottolinea l'importanza del cameratismo e poi anche perché Boris Conrad, figlio dell'autore, proprio nel 1916 era rimasto gravemente ferito nel conflitto.

E) L'OSTACOLO COME OPPORTUNITA' DI CRESCITA:

Le difficoltà e gli ostacoli, durante un periodo lavorativo o comunque durante una fase di vita problematica e complicata dal punto di vista affettivo o familiare, possono minare la nostra autostima e causare un senso di sfiducia nell'avvenire.

Tuttavia la vita umana è una soltanto. Il tempo, come ho già affermato altre volte, è prezioso, va trascorso con le persone che amiamo, va riempito con azioni, scelte, esperienze, pensieri... L'attesa della realizzazione di un obiettivo che vogliamo veramente raggiungere può durare diversi anni ma fondamentale sarebbe non farsi prendere dall'ansia o dall'angoscia o, peggio ancora, deprimersi. 

Perché ogni giorno è in sé una vita o, se preferite, un mattone che contribuisce alla realizzazione di sé, in ogni campo.

L'esperienza di navigazione caratterizzata da una preoccupante bonaccia e da malattie tropicali segna profondamente e in modo indelebile il nostro protagonista che arriva a dubitare delle proprie capacità, sebbene alla fine riesca a raggiungere Singapore, la meta prefissata, per trasportare in ospedale l'equipaggio malato. 

Indubbiamente si è trattato di un'esperienza drammatica e dolorosa che, tuttavia, lo ha reso una persona diversa, più forte e più matura dato che, nell'ultimo capitolo, nel comportamento del protagonista scompare l'ingenuità ed è evidente un maggior contenimento dell'irritazione.

Nell'ultima pagina del libro, con un rinnovato senso di responsabilità, il nostro personaggio principale dichiara di voler imbarcarsi il prima possibile per l'Oceano Indiano:

 «Non c’è riposo per me finché la nave non sarà al largo nell’Oceano Indiano, e anche allora ce ne sarà poco». 

F) PROTAGONISTA ANONIMO:

Un'ultima domanda per concludere: per quale motivo al personaggio principale di quest'opera non viene attribuito un nome? 

Probabilmente perché ognuno di noi può essersi trovato, nel proprio percorso di vita, in situazioni spiacevolmente imprevedibili o molto difficili o di forte shock che sono state la causa o di una maturazione caratteriale oppure di una maggior consapevolezza di sé.