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9 gennaio 2025

"La linea d'ombra", J. Conrad: gli ostacoli sono occasioni di crescita

La linea d'ombrala nebbia che io vedo a me davantiper la prima volta nella vita mia mi trovoa saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovomi offrono un incarico di responsabilitàportare questa nave verso una rotta che nessuno sa...

il pensiero della responsabilità si è fatto grossoè come dover saltare al di là di un fossoche mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passatosaltare verso il tempo indefinito dell'essere adultodi fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia pauracosa sarò? dove mi condurrà la mia natura?

("La linea d'ombra", Jovanotti)

1) PRIMA TEMATICA DEL 2025: GLI OSTACOLI E LE DISILLUSIONI DELLA VITA ADULTA IN DUE ROMANZI DI JOSEPH CONRAD.

La linea d'ombra è un romanzo di Joseph Conrad, scritto nel 1915 e uscito a puntate sulla rivista Metropolitan Magazine di New York nei mesi di settembre-ottobre 1916. È stato pubblicato in forma di libro dall'editore Joseph Malaby Dent nel 1917.

A) IL TITOLO DELL'OPERA:

Per linea d'ombra l'autore intende un confine che, metaforicamente, separa la prima dalla seconda giovinezza.

Ecco come inizia il libro:

Soltanto i giovani hanno momenti simili. Non sto parlando dei giovanissimi. No. I giovanissimi, in effetti, non hanno momenti. È il privilegio della prima giovinezza di vivere in anticipo sui propri giorni, in quella bella continuità di una speranza che non conosce né pause né introspezione. Ci si chiude alle spalle il piccolo cancello della fanciullezza e si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre splendono di promesse e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione. Non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l’umanità è passata per quella stessa strada. È il fascino dell’esperienza universale da cui ci si aspetta una sensazione non comune o personale: un pezzetto di se stessi. 

(...) Già. Si va avanti. E il tempo, anche lui va avanti; finché dinnanzi si scorge una linea d’ombra che ci avvisa che anche la regione della prima giovinezza deve essere lasciata indietro. 

A mio avviso, nella nostra epoca, sono soprattutto due le fasi della giovinezza: la prima è più spensierata, è quella che inizia nell'adolescenza e prosegue dopo gli esami di maturità. In questi anni si sogna, si iniziano a disegnare dei progetti per il futuro, si godono anche momenti di spensieratezza, è possibile dedicare molto tempo ai propri interessi e a ciò che piace. Se ci sono delle esperienze di lavoro, spesso sono stagionali oppure occasionali.

La seconda giovinezza inizia spesso intorno all'ultimo anno di università o appena dopo la fine del ciclo di studi accademico. È il tempo in cui un giovane, piuttosto frequentemente, perde purtroppo i nonni, che per me e molti miei coetanei sono spesso stati dei punti di riferimento nell'infanzia e nell'adolescenza, si accorge che i genitori invecchiano, inizia a comprendere che i risultati e le soddisfazioni arrivano più con l'autodisciplina piuttosto che con la motivazione. Tra l'altro, un laureato del nostro tempo si trova pienamente coinvolto nelle prime esperienze lavorative, in tempi che corrono, spesso diverse da quelle che immaginava, e, se ha una mente abbastanza simile a quella di una spugna, assorbe diverse competenze formative e lavorative oltre che lezioni di vita. Una componente fondamentale del mondo del lavoro è la relazione.

Oltre a ciò, si instaurano, forse proprio intorno alla mia età, i rapporti umani più forti e più veri, sia affettivi che di amicizia, e si comincia a pensare a progetti di vita di coppia o ad attuarli.

B) TRAMA:

La narrazione è in prima persona. Il giovane protagonista anonimo si licenzia dalla sua professione di marinaio su una nave a vapore nei mari d'Oriente. 

Il suo comandante Kent, profondamente dispiaciuto, non comprende le ragioni di questa scelta. 

Evidentemente però, al giovane uomo in questione iniziava a stare un po' stretto questo ruolo. Probabilmente si è licenziato ascoltando un senso di inquietudine. Si sarà chiesto, anche se Conrad non lo esplicita: ma possibile che la mia vita sia tutta qui? Anche se svolgo bene questo ruolo, sento che non potrà essere definitivo.

Chissà a quanti di voi lettori è accaduto di sperimentare una fase di vita nella quale ci si sentiva insoddisfatti della propria professione...

Dopo il licenziamento, per diversi giorni il personaggio principale di questo libro alloggia presso la casa dell'ufficiale Giles che gli propone, di punto in bianco, una progressione di carriera: diventare comandante di un veliero fermo a Bankok dato che il precedente capitano è recentemente defunto. Il giovane accetta l'incarico.

Durante questa esperienza il  protagonista si trova costretto ad affrontare notevoli difficoltà ed enormi problemi: prima di tutto si scontra ogni giorno con Burns, il suo primo ufficiale, un cinquantenne invidioso e frustrato per non aver ottenuto lo stesso ruolo. 

Tuttavia, l'ostacolo più grande della narrazione risulta essere il seguente: la nave incappa in una bonaccia che la costringe all'immobilità in mezzo all'oceano per venti giorni, durante i quali scoppia un'epidemia di febbre tropicale che indebolisce le forze di quasi tutto l'equipaggio tranne quelle del protagonista che, con l'aiuto del cuoco Ransome, riesce a mantenere comunque la nave in funzione:

Il fatto era che la malattia giocava con noi in modo altrettanto capriccioso dei venti. Andava da un uomo all’altro con tocco più o meno pesante, che lasciava sempre il segno dietro di sé, facendo traballare alcuni, abbattendo altri per un po’ di tempo, abbandonando l’uno, tornando all’altro, cosicché tutti ormai avevano un aspetto malaticcio e negli occhi lo sguardo apprensivo da animali braccati. Intanto Ransome e io, gli unici due rimasti indenni, andavamo in mezzo a loro a distribuire assiduamente chinino.

C) SORPRESE O STRADE CONVENZIONALI?

In quale modo è meglio fare carriera, dopo una lunga gavetta oppure all'improvviso, cogliendo un'occasione giusta e inaspettata?

Mi accorsi che la mia immaginazione aveva percorso canali convenzionali e che le mie speranze erano sempre state senza grandezza. Avevo concepito un comando come il risultato di un lento corso di promozioni, al servizio di qualche compagnia molto rispettabile. La ricompensa di un servizio fedele. (...)  Ed ecco, ora avevo il mio comando, l’avevo in tasca, in modo inequivocabile, ma assolutamente inaspettato. Al di là delle mie fantasie, al di fuori di ogni aspettativa ragionevole, e anche malgrado l’esistenza di una specie di oscuro intrigo per tenerlo lontano da me.

In questo primo post del 2025 vi pongo una serie di domande: il mondo del lavoro è meritocratico? (NO!! 😡😔)

Che cosa cambiereste nel mondo del lavoro attuale se dipendesse da voi? Che cosa sbaglia la scuola nell'orientamento degli studenti? (la scuola italiana sbaglia quasi tutto e, per di più, non ha supporto né dalle famiglie né dalla politica).

Evito di esprimermi per oggi dal momento che su queste e altre domande simili io e Matthias ritorneremo quando avvieremo i post relativi alle questioni "Scuola, formazione, giovani e lavoro". Si tratta di una serie tematica che sta a cuore ad entrambi, prima però avranno la precedenza tematiche quali "Auschwitz e la Shoah", "Memoria, ricordo ed elaborazione del lutto" e "Mondi senza persone".

Anticipo già che saranno presentate le tesi di Michele Boldrin a tal proposito, due film su due insegnanti e la figura di Monica Morucci, praticamente, la protagonista dei "Liceali 2", quella che stravolge, senza intenzione, i rapporti tra i ragazzi della sezione in cui viene inserita. Monica è "altro" sia rispetto ai compagni di classe sia rispetto alle figure docenti nelle quali incappa. Da adolescente la ritenevo strana, anche un po' pesante ma indubbiamente le riconoscevo una certa dose di intelligenza. Ora, da adulta, in lei vedo diversi lati di me e molte mie idee simili alle sue. 

Tornando alla Linea d'ombra, vorrei inoltre farvi un po' riflettere su quei venti giorni di bonaccia che l'equipaggio marino di questo romanzo vive... 

BONACCIA

Quale significato esistenziale dareste a questa parola? 

Ad esempio, non eravamo un po' tutti immobili, come una barca in mezzo ad un mare illimitato e calmissimo, con le nostre vite sospese durante il lockdown della primavera 2020?

D) RIMANDO AUTOBIOGRAFICO?

Sì, c'è, dal momento che la vicenda qui narrata rievoca la storia vera del primo comando toccato all'autore appena trentenne sulla nave a vapore denominata Vidar. 

Oltre a ciò, alcuni studiosi sostengono che La linea d'ombra possa essere considerata una metafora della prima guerra mondiale prima di tutto perché sottolinea l'importanza del cameratismo e poi anche perché Boris Conrad, figlio dell'autore, proprio nel 1916 era rimasto gravemente ferito nel conflitto.

E) L'OSTACOLO COME OPPORTUNITA' DI CRESCITA:

Le difficoltà e gli ostacoli, durante un periodo lavorativo o comunque durante una fase di vita problematica e complicata dal punto di vista affettivo o familiare, possono minare la nostra autostima e causare un senso di sfiducia nell'avvenire.

Tuttavia la vita umana è una soltanto. Il tempo, come ho già affermato altre volte, è prezioso, va trascorso con le persone che amiamo, va riempito con azioni, scelte, esperienze, pensieri... L'attesa della realizzazione di un obiettivo che vogliamo veramente raggiungere può durare diversi anni ma fondamentale sarebbe non farsi prendere dall'ansia o dall'angoscia o, peggio ancora, deprimersi. 

Perché ogni giorno è in sé una vita o, se preferite, un mattone che contribuisce alla realizzazione di sé, in ogni campo.

L'esperienza di navigazione caratterizzata da una preoccupante bonaccia e da malattie tropicali segna profondamente e in modo indelebile il nostro protagonista che arriva a dubitare delle proprie capacità, sebbene alla fine riesca a raggiungere Singapore, la meta prefissata, per trasportare in ospedale l'equipaggio malato. 

Indubbiamente si è trattato di un'esperienza drammatica e dolorosa che, tuttavia, lo ha reso una persona diversa, più forte e più matura dato che, nell'ultimo capitolo, nel comportamento del protagonista scompare l'ingenuità ed è evidente un maggior contenimento dell'irritazione.

Nell'ultima pagina del libro, con un rinnovato senso di responsabilità, il nostro personaggio principale dichiara di voler imbarcarsi il prima possibile per l'Oceano Indiano:

 «Non c’è riposo per me finché la nave non sarà al largo nell’Oceano Indiano, e anche allora ce ne sarà poco». 

F) PROTAGONISTA ANONIMO:

Un'ultima domanda per concludere: per quale motivo al personaggio principale di quest'opera non viene attribuito un nome? 

Probabilmente perché ognuno di noi può essersi trovato, nel proprio percorso di vita, in situazioni spiacevolmente imprevedibili o molto difficili o di forte shock che sono state la causa o di una maturazione caratteriale oppure di una maggior consapevolezza di sé.


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