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22 marzo 2015

L'intimo misticismo di Tagore, poeta indiano


La passione per la poesia mi spinge a leggere e a interpretare alcune suggestive liriche di poeti stranieri meritevoli di un'alta considerazione. Sono rimasta davvero affascinata da alcuni componimenti scritti da Tagore, poeta indiano vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento.
In questo post vorrei esporre gli eventi fondamentali che hanno contrassegnato la vita di questo grande letterato e vorrei anche cercare di commentare alcune sue poesie.


LA BIOGRAFIA:
Ritratto di Rabindranath Tagore


Rabindranath Tagore nacque a Calcutta il 6 maggio 1861. Suo nonno fu uno dei primi indiani che viaggiarono in Europa, dove venne ricevuto con onore alle corti di Francia e Inghilterra.
Il padre di Tagore fu un mistico religioso che contribuì grandemente alla vita culturale del Bengala.
Rabindranath fu il quattordicesimo di quindici figli. Da bambino era sensibile, fantasioso, creativo, intelligente ma ribelle a qualsiasi forma di istituzione che impedisse la manifestazione del suo spirito libero e indipendente. Frequentò saltuariamente le scuole e venne istruito a casa da precettori privati. Da ragazzino lesse con sincero interesse i classici del bengali medievale e della letteratura sanscrita. 
A 17 anni, Rabindranath venne mandato in Inghilterra dove studiò letteratura inglese e letteratura tedesca all' "University College" di Londra. In questa fase della sua prima giovinezza ebbe modo di conoscere e di apprezzare le opere di Shakespeare, i componimenti di  Keats e anche di Shelley, due poeti romantici.
Qualche anno dopo ritornò in India, dove si sposò (matrimonio combinato dalla famiglia, ovviamente!) a ventidue anni, con una ragazzina, dalla quale ebbe cinque figli. Negli anni Ottanta dell'Ottocento iniziò la sua prima produzione poetica, caratterizzata da liriche brevi ma altamente espressive. Oltre all'attività poetica, si dedicò anche all'insegnamento.
Nel 1913 ricevette il Premio Nobel per la poesia, esattamente un anno dopo la pubblicazione della sua raccolta "Gitanjali", parola che, tradotta in italiano significa "Canti". Nei suoi canti è possibile rilevare un profondo sentimento religioso e un sincero stupore per la bellezza della natura.
Dal 1919 al 1931, Tagore compì alcuni viaggi all'estero: soggiornò principalmente in Ungheria, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti e in Italia.
Fu amico di Gandhi. Nel 1932 gli venne affidata all'Università di Calcutta una cattedra di letteratura bengali.
Nell'aprile del 1941, tutta l'India festeggiò il suo ottantesimo compleanno. Ma Tagore morì il 7 agosto dello stesso anno a causa di una grave malattia.

LE LIRICHE:


A differenza di altri poeti indiani suoi contemporanei, che scrissero prevalentemente in inglese, Tagore si servì soltanto della lingua bengali per la propria produzione letteraria. La sua fama internazionale è però legata alle traduzioni in lingua inglese, in gran parte fatte da lui stesso. Da rilevare il fatto che la produzione letteraria di Tagore è vastissima: si contano infatti 90 opere non soltanto poetiche ma anche prosastiche, di argomento filosofico e religioso.

Riporto qui sotto il testo di un canto tratto dalla raccolta "Gitanjali" e le mie riflessioni:

CANTO 5°:

"O tu, ultima stella della prima alba,
lascia il tuo messaggio, quasi addormentato e segreto,
nel primo fiore dell'alba.
Possa Colui che è la fonte di tutte le gioie
baciarmi così nella nuova vita
alla fine di quella trascorsa.
Possano tutti i sogni della notte fiorire in nuovi canti
al momento del risveglio.
Possa la Solitaria, che dimora nel mio cuore,
apparire in abito nuziale al mattino
della mia nuova vita."

Subito dopo averla letta, ho chiuso gli occhi e ho immaginato che il poeta, nel momento dell'ispirazione, si fosse affacciato alla finestra della sua camera per osservare le prime luci dell'alba di una giornata primaverile limpida e serena.
In questo canto si possono trovare diversi termini che riguardano la sfera religiosa: innanzitutto, quel "Colui" del quarto verso, pronome che, a mio avviso, sta ad indicare Dio, considerato dal poeta "la fonte di tutte le gioie". Nelle stelle che soavemente si spengono e nella dolce nascita del sole, Tagore vede la magnificenza di Dio, creatore dell'Universo e governatore degli elementi naturali. Il pensiero di Dio instilla dunque gioia nell'animo del poeta.
Pur essendo cresciuto in un clima culturale induista, Tagore era divenuto un mistico capace di una visione monoteista. E ammirava moltissimo l'immagine di un Dio sommamente buono, che si fa uomo e che accetta di morire in croce. In Tagore, il riferimento a Cristo non è né metaforico né allusivo, ma diretto. Egli infatti una volta aveva affermato: "Tra coloro che hanno una risposta per le domande più segrete del nostro spirito c’è Gesù Cristo. Egli ha detto: ’Io sono il Figlio. Il Padre si riconosce nel Figlio’. Non c’è solo scambio di rapporti tra il Padre e il Figlio, ma manifestazione di Spirito dal Padre e dal Figlio. Cristo ha detto: ’Egli è in me’. Così come gli innamorati possono dire: ’Tra noi non c’è separazione’".
Nei versi 5 e 6, Tagore parla sia di una "nuova vita", sia di una "vita trascorsa". Questi due versi potrebbero avere due differenti significati. Io almeno li ho interpretati in due modi:

a)"Possa l'amabile pensiero di Dio riempire di felicità il mio cuore all'alba di questo nuovo giorno (la nuova vita), al termine della notte e del sonno notturno (la vita trascorsa)". La luce dell'alba e l'inizio di un nuovo giorno inviterebbero quindi il poeta a rinnovare la sua voglia di vivere e di amare.

b) "Possa la gioia che proviene da Dio accogliermi nella vita ultraterrena (la nuova vita) una volta concluso il mio percorso terreno (la vita trascorsa)". Il poeta sa bene di non essere una creatura immortale. Dunque, l'alba è un'occasione non soltanto per lodare la grandezza di Dio ma anche per sperare vivamente nell'esistenza di una vita ultraterrena felice e beata.

Molto belli e suggestivi anche i versi 7 e 8, che io ho letto in questo modo: "Al momento del risveglio, possano tutti i miei sogni rifiorire in buoni propositi alla luce di un nuovo giorno." Questa interpretazione si ricollegherebbe con quello che ho scritto nel punto  a)  poco sopra.
Curioso infine il fatto che il poeta scriva "Solitaria" con la s maiuscola! Ebbene, la"Solitaria" è intesa come l'Essenza di Dio, che il poeta avverte nel profondo dell'animo.

... Niente paura, Tagore ha scritto anche altre poesie, più semplici e più brevi di questa!! :-))
 Ne riporto alcune tratte dalla raccolta giovanile intitolata "Sfulingo", parola che significa "Scintille":

 LIRICA N° 15:

Le nubi donarono
al sole tramontato
i loro colori dorati;
alla luna non resta
che un pallido sorriso.



LIRICA N°17:


In cielo due stelle
camminano unite
per illuminare
il tempio dell'Universo.

Questa lirica è la mia preferita, perché rappresenta l'immagine che io ho dell'amore. Un'immagine, devo ammetterlo, molto romantica.


LIRICA N°20:

Attraverso l'oscurità
il sole del mattino
recò un messaggio:
con un abbraccio luminoso
risvegliò la bellezza del mondo.


LIRICA N°83:  (E questa la dedico alle persone timide e introverse!!)

Vuoi celare te stesso!
Il cuore non ubbidisce,
diffonde luce dagli occhi.



LIRICA N°104:

O uccello di primavera,
tra le foglie della foresta
canti l'amore.
Il cielo, nella tua voce,
esprime le sue melodie.












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