Visualizzazioni totali

9 novembre 2013

Il messaggio del carpe diem di Orazio, utile per chi, come me, è più attento al domani che all'oggi


Sin dall'antichità, molti letterati e filosofi hanno elaborato, in prosa e in poesia, riflessioni sul destino dell'essere umano e sul tempo che scorre. 
Il poeta latino Orazio, uno dei più importanti autori vissuti nell'Età Augustea, compone alcune odi che riguardano lo scorrere del tempo inesorabile e la brevità della vita umana.
Riporto qui la traduzione e l'analisi della sua ode più famosa e, a mio parere, anche la più significativa dal punto di vista etico.



"Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi 

finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios 
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati 
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare 
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi 
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida 
aetas: carpe diem, quam minimum credula                                                                       postero.

"Non cercare di sapere, tanto non è lecito (saperlo), quale fine gli dei abbiano stabilito per me e quale per te, Leuconoe, e non tentare la sorte. Quanto è meglio sopportare qualunque cosa accadrà, sia che Giove ti abbia assegnato più inverni(ancora da vivere), sia che (ti abbia dato) come ultimo (questo) che ora fiacca il mar Tirreno su opposte scogliere: sii saggia, filtra i vini e recidi per un breve spazio una lunga speranza. Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso: cogli l'attimo, confidando il meno possibile nel domani."


Innanzitutto, è necessario precisare che nell'ode è presente un tono colloquiale, evidenziato sia dal pronome personale "tu" all'inizio del primo verso, sia dall'accenno al mare in tempesta, sia dall'anafora del quem, aggettivo interrogativo che tra l'altro, precede i pronomi personali (il primo è "quem mihi", il secondo "quem tibi"). 
La sintassi del componimento è prevalentemente paratattica.


Il poeta, raggiunta ormai la maturità della vita, si rivolge a una giovane ragazza, Leuconoe (questo nome significa: "ragazza dalla mente candida") che attende con ansia la sua vita futura e che desidera ardentemente realizzare le sue aspettative e i suoi sogni. Il poeta le consiglia di non coltivare delle speranze che potrebbero rivelarsi vane e la esorta a godere fino in fondo il presente, in particolare, le gioie e le soddisfazioni che esso le offre quotidianamente.

Orazio quindi invita a vivere con intensità ogni attimo, valorizzando il presente. 

Quando in classe abbiamo letto per la prima volta quest'ode, mi è subito venuto in mente il mio modo di vivere, o meglio, di non vivere, o meglio ancora, di vivere piuttosto male il presente. Io ho due grandi sogni: penso molto spesso non solo a tutto ciò che di meraviglioso potrei fare quando diventerò una buona insegnante ma anche all'immensa felicità che mi darà una persona disposta ad amarmi per quella che sono.  


La mia mente crea moltissime immagini riguardanti le mie grandi speranze e i miei grandi progetti per la mia vita adulta. Io credo nel mio avvenire e questo è un aspetto molto positivo, ma al contempo tendo a considerare il presente come se fosse soltanto "il tempo delle fatiche e dei sacrifici", ovvero, come se fosse un tempo in cui io devo assolutamente praticare uno studio assiduo e un'intensa analisi introspettiva (entrambe comportano impegno e fatica) al fine di realizzare un domani sereno.

A volte sono così idealista da credere per davvero che il mio avvenire sarà privo di delusioni e pieno di felicità, amore, tranquillità...

E' molto importante per me ammettere anche un'altra cosa: (anche perché ho 18 anni e a quest'età è necessario imparare ad essere sinceri con se stessi) piuttosto spesso, nella mia quotidianità, sono incline a prestare un'eccessiva importanza agli aspetti negativi    

( ovvero, a interiorizzare i piccoli torti che mi vengono fatti) mentre attribuisco un'importanza molto relativa agli aspetti positivi del mio presente (quindi alle piccole soddisfazioni e ai sentimenti di benevolenza che alcune persone provano nei miei confronti).                         

Vivo proiettando me stessa nel futuro. E non sono una persona completamente felice.  

Ma forse nessuno al mondo potrà mai raggiungere la completa felicità e la piena realizzazione di sé. 
Probabilmente, anche nella mia vita futura di donna adulta dovrò incontrare qualche ostacolo e dovrò attraversare dei periodi difficili. 

Credo anche che l'insegnamento di Orazio non sia valido soltanto per le persone come me ma anche per tutti coloro che vivono immersi nei ricordi di un passato felice e che si rifugiano in quell'epoca passata provando un senso di sfiducia nei confronti di un presente (magari doloroso).

Talvolta la realtà può essere veramente sconcertante e tragica, ma bisogna affrontarla cogliendo tutti quei piccoli segni di amore e di solidarietà che ci circondano.
Bisogna vivere, comunque.









2 commenti:

  1. Giusto. Per godersi il futuro bisogna decidersi a vivere il presente, proiettarsi alla fine serve a poco, sia perché il futuro non è MAI come lo si pianifica, sia perché il futuro diventa presente ad ogni respiro. Quindi meno piani a lungo termine e più azioni nel presente, carpe diem, appunto.

    Il tuo è effettivamente il tempo dei sacrifici e lo sarà ancora per un pò, anche se non è giusto chiamarlo così, perché costruirsi un futuro è tutt'altro che un sacrificio. Ma non deve essere solo questo. I sacrifici purtroppo non sempre sono ripagati, e tu devi costruirti qualcosa che vada oltre lo studio, devi goderti quello che hai perché non tornerà. E non stare troppo ad analizzarti, non serve a nulla. Entrambe le cose posso influire come non influire minimamente nel tuo futuro, mentre influirà di certo il tuo modo di vivere il presente. Cerca di stare bene ma non inseguire mai la felicità in modo ossessivo, è controproducente.
    Poi sai, se esistessero, le persone completamente felici mi metterebbero paura. Sarebbero persone senza dubbi, senza incertezze, senza ombre, sfaccettature. Non sarebbero umane.
    Se vuoi l'arcobaleno devi accettare la pioggia :)

    p.s.: sei nell'età delle seghe mentali. Non serve a nulla dirti di non preoccuparti troppo perché tanto lo farai comunque. Tutto quello che posso dirti è di non permettere ai pensieri che ti assillano o ad un'analisi troppo profonda di te stessa di impedirti di goderti il presente, tutto qui. Ma anche queste, è possibile che siano parole al vento. Io il presente non fui in grado di godermelo alla tua età, nonostante mi dicessero di non preoccuparmi. Così ho sprecato un sacco di tempo con crucci inutili. È ironico, passiamo la giovinezza a pensare al futuro e l'età adulta a pensare al passato. Che casinisti che siamo ;)

    RispondiElimina
  2. Grazie per le tue parole profonde e anche un po' poetiche! Mi ha dato davvero dei bei consigli :-)

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.