Nel suo trattato “Galileo 2001”, illustrando alcune considerazioni personali che riguardano il progresso scientifico avvenuto negli ultimi anni, Umberto Veronesi afferma che la bioingegneria, ovvero, la possibilità di modificare alcuni geni nelle piante e negli animali, potrà, in un futuro prossimo, sconfiggere il problema della fame grazie a piante resistenti ai parassiti, mentre la scoperta della natura e della funzione del DNA, permette agli esseri umani di padroneggiare il codice della vita e di coronare così l'antico sogno di dominare la natura.
L'uomo infatti, ha iniziato a coltivare tale ambizione sin dai tempi di Francesco Bacone, filosofo e scienziato seicentesco, convinto che la scienza abbia il compito di dominare la natura attraverso lo studio dei fenomeni naturali. Tuttavia, Veronesi ritiene giusto considerare in modo molto attento l'etica della responsabilità allo scopo di indirizzare le potenzialità della scienza a fini utili e vantaggiosi per l'umanità.
A tal proposito, il fisico italiano Carlo Rubbia asserisce che tra i settori di ricerca scientifica, i progressi più significativi sono stati raggiunti nell'ambito della vita e quindi divengono indispensabili sia le esigenze dell'etica sia il bisogno di considerare l'essere umano nella sua integrità. L'uomo deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni nell'ambito scientifico, considerando non soltanto i dati tecnici ma anche l'importanza della persona umana.
L'opinione del matematico Tullio Regge è molto simile a quella di Rubbia, dal momento che attribuisce la responsabilità dell'utilizzo delle scoperte scientifiche non solo agli scienziati, ma anche ai politici, ai tecnici e agli uomini d'affari che, se sottovalutano il bene dell'umanità, realizzano progetti economici proficui dal punto di vista del denaro ma dannosi per l'ambiente.
Regge
esorta inoltre a”lavorare insieme” affinché si promuova l'intero
progresso umano e “questi disastri (ambientali) non accadano più”.
Alla luce degli eventi storici, è importante ricordare le
parole di Papa Benedetto XVI, che mette in guardia da una scienza
utilizzata in maniera poco lungimirante ”senza salvaguardare i
criteri che provengono da una visione più profonda”.
Il Pontefice, intendendo esprimere una forte apprensione sia di fronte ai rischi ambientali che potrebbero causare allarmanti variazioni climatiche, sia di fronte alla fabbricazione di armi da guerra sia a tutte le iniziative di stampo tecnico-scientifico che compromettono la vita umana, afferma che: “ Ci sono illusioni alle quali non ci si può affidare senza rischiare conseguenze disastrose per la propria e l'altrui esistenza”.
Il Pontefice, intendendo esprimere una forte apprensione sia di fronte ai rischi ambientali che potrebbero causare allarmanti variazioni climatiche, sia di fronte alla fabbricazione di armi da guerra sia a tutte le iniziative di stampo tecnico-scientifico che compromettono la vita umana, afferma che: “ Ci sono illusioni alle quali non ci si può affidare senza rischiare conseguenze disastrose per la propria e l'altrui esistenza”.
Questo
principio, basato su forti implicazioni morali e sociali, invita
l'uomo a limitare le applicazioni della scienza nell'attività umana,
per evitare danni all'ambiente, alla salute umana e animale.
Nella Conferenza sull'ambiente di Rio che si è svolta nel 1992, si dichiara che: “Per
proteggere l'ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere
utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità... ” .
La conferenza di Rio del 1992 |
Esso
suggerisce ad esempio la ricerca di soluzioni alternative
all'utilizzo dei combustibili fossili, ritenuti una delle maggiori
cause dei cambiamenti climatici.
Le applicazioni della scienza nella vita umana devono quindi essere regolate per rendere i progressi tecnologici utili e proficui per il genere umano.
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